| ERNESTO BETTINELLI, Sottosegretario di Stato per la
funzione pubblica ... risorsa per la sopravvivenza.
Il Governo ha trovato poi immediata adesione da parte
della Commissione speciale all'idea che l'istituenda autorità
di garanzia rafforzasse la propria autorevolezza e la propria
autonomia anche sotto il profilo organizzativo, non solo
rispetto al potere politico, ma anche rispetto a quello
amministrativo; che rimanesse immune dal sospetto di qualsiasi
contaminazione; un'autorità dotata anche di forti poteri di
persuasione, in grado di stimolare, con una permanente
attività di monitoraggio, la capacità di autocorrezione e,
prima ancora, di autodiagnosi delle varie strutture
amministrative affinché esse stesse possano essere messe in
grado di rimediare alle proprie insufficienze, inefficienze o,
peggio, deviazioni dai principi fondamentali di imparzialità e
trasparenza.
E' infatti vano immaginare che solo con interventi
autoritativi, centralistici ed esterni si possa imporre la
prassi di buona e giusta amministrazione. Ripeto: la riforma
delle pubbliche amministrazioni e conseguentemente la
prevenzione dei fenomeni di mala amministrazione può avere
successo soltanto se innesca meccanismi virtuosi di
autoriforma. Proprio in questa linea, il decreto legislativo
n. 29 del 1993 ha istituito i servizi preposti ai controlli
interni, rafforzati dalla legge n. 59 del 1997, la cosiddetta
legge "Bassanini 1".
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E' certamente vero che non poche amministrazioni hanno
tardato, anche per carenze di mezzi, ad attuare questi
organismi, ma ora si sta finalmente recuperando consapevolezza
e tempo perduto. In ogni caso, l'autorità di garanzia, secondo
l'impostazione accolta dalla Commissione dopo un ragionamento
comune, contribuirà ad accelerare e generalizzare tale
adempimento. Infatti, i servizi preposti ai controlli interni
saranno gli interlocutori necessari dell'autorità medesima,
che richiederà loro di svolgere approfondite indagini sui
presunti fatti di mala amministrazione, di assumere i
conseguenti provvedimenti correttivi, non esclusa l'azione
disciplinare. Entro termini rigorosi e ragionevolmente brevi,
i servizi dovranno trasmettere alla Commissione i risultati
degli accertamenti compiuti e delle misure adottate. In caso
di inattività, l'autorità di garanzia potrà intervenire con
proposte, segnalazioni e comunicazioni istituzionali, anche
facendo ricorso ai media tradizionali ed ai media
nuovi.
Nell'epoca dell'informazione a tutto campo, questo potere
inedito riconosciuto all'autorità di garanzia non può essere
sottovalutato. Facilmente genererà reazioni sociali di
responsabilità politica e amministrativa in grado di produrre
effetti probabilmente più incisivi dei poteri sanzionatori
tipici. L'autorità si attiva ogni qualvolta viene a conoscenza
- ma non attraverso fonti anonime - di comportamenti attivi o
omissivi contrari ai doveri di imparzialità e trasparenza
posti in essere da dirigenti e da pubblici dipendenti con
responsabilità di gestione o di adozione di atti
amministrativi discrezionali. In tali casi, la Commissione non
si avvarrà di poteri amministrativi diretti - sostitutivi, ad
esempio - in quanto è e deve rimanere autorità esterna alle
pubbliche amministrazioni. L'autorità potrà anche sollecitare
l'esecuzione di accertamenti sulla consistenza,
sull'accrescimento patrimoniale, nonché sul tenore di vita di
quei soggetti particolarmente esposti al rispetto dei doveri
di imparzialità e trasparenza. Anche in questo caso, però,
senza affidarsi al clamore facilmente passeggero e
inconcludente di "gendarmoni" - come sono stati definiti -
dotati di poteri speciali; ma affidandosi ai normali e
competenti organismi previsti dal vigente ordinamento e nel
rigoroso rispetto dei principi di garanzia individuale.
E' ovvio, in un simile contesto di ordinaria ma permanente
legalità, che i comportamenti illeciti sotto il profilo penale
e del danno erariale siano comunicati d'ufficio alle
competenti autorità giurisdizionali. L'obbligo, previsto per
tassative categorie di funzionari amministrativi, nonché dei
soggetti che ricoprono cariche politiche rappresentative di
governo, di comunicare all'autorità di garanzia l'andamento
della propria situazione economica e patrimoniale, non può
essere considerato come una vessazione, una manifestazione di
pregiudiziale sospetto nei confronti di singoli lavoratori che
leda la loro dignità. E' vero, piuttosto, il contrario, in
quanto esalta quella disciplina e quell'onore che l'articolo
54 della Costituzione indica come irrinunciabili requisiti per
i cittadini cui sono affidate pubbliche funzioni.
Gli adempimenti previsti non a carico ma - in ultima
analisi - a favore dei soggetti indicati dalla proposta di
legge in esame sono indirizzati a restituire la giusta
immagine ai tanti che quotidianamente operano con dedizione e
onestà al servizio dei cittadini e delle comunità, immagine
inevitabilmente compromessa quando si diffonde a macchia
d'olio la convinzione che la mala amministrazione è una
permanente ed ormai irrimediabile dannazione ed, anzi, che
l'unica via d'uscita è la compiacente tolleranza,
l'equilibrata redistribuzione sociale del malaffare.
Signor Presidente, signore deputate, signori deputati, ho
inteso con questo intervento semplicemente esprimere il
significato della proficua e concorde collaborazione del
Governo con la Commissione speciale, con il suo presidente e
con i relatori, nell'ultima - certamente un po' frenetica -
fase dei lavori.
Proprio per valorizzare questa necessaria unità di intenti
in una materia, come
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quella in discussione, che non può essere patrimonio o
dominio di parte, il Governo non ha voluto presentare
all'Assemblea emendamenti propri. Peraltro - come dicevo - gli
orientamenti del Governo sono stati ampiamente recepiti negli
emendamenti della Commissione, su cui il Governo esprime
parere favorevole. Credo che questo atteggiamento rappresenti
una inequivocabile risposta a quanti, anche pochi giorni
orsono, avevano diffuso la notizia certa di insanabili
contrasti tra Commissione e Governo ed avevano pronosticato il
decesso per asfissia della proposta in discussione. Come si
vede, niente di tutto ciò è accaduto: si è solo ragionato e
parlato seriamente e con reciproco rispetto in un luogo che,
non a caso, si chiama Parlamento.
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