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CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, chiedo ai colleghi un
momento di attenzione, approfittando del titolo di questo
articolo, "Procedimenti disciplinari", per porre un problema
che affronteremo dopo, ma che desidero porre adesso anche per
dare tempo ai gruppi ed ai singoli colleghi di fare una
riflessione. Credo che siamo sempre in tempo a fare
dell'autolesionismo istituzionale e dell'autolesionismo
personale, con riferimento ad ogni singolo membro di questo
Parlamento! Con ciò intendo parlare del problema delle
cosiddette lobby, dell'obbligo, previsto nei successivi
articoli di questo provvedimento, per tutti coloro che
svolgono attività di relazione col Parlamento e con i
parlamentari, attraverso proposte, suggerimenti, richieste
intese a perseguire interessi di gruppi o di categorie di
imprese, di iscriversi in un apposito registro, di poter
svolgere questa attività solo se sono iscritti in tale
registro (con l'esenzione per quelli che svolgono attività di
interesse pubblico o per fini di carattere generale, sociale o
umanitario, un confine labilissimo!), e di scrivere, ogni
volta, quale attività intendono svolgere, con chi intendono
parlare, con chi hanno parlato, quale argomento hanno trattato
e via dicendo.
Colleghi, chi svolge l'attività parlamentare sa che noi
siamo un "porto di mare", che ogni parlamentare riceve il
cittadino che ha un problema pensionistico, riceve i Cobas del
latte, riceve i rappresentanti di un'associazione, riceve un
sindacato di una scuola. Ognuno viene a porre un problema, a
dare un suggerimento! Ogni volta che ci troveremo nella
condizione di parlare con un cittadino o con un rappresentante
di un'associazione che ci viene a porre un problema dovremo
porci questi interrogativi: questa persona che viene a parlare
con me, è iscritta nel registro? E se lo è, ha scritto che
viene a parlare con me? Se non l'ha scritto e i garanti poi
fanno una verifica e scoprono che ha parlato con me ma non
l'ha scritto, che accade? Lui avrà una multa ma io che figura
faccio? In qualche modo io violo una norma amministrativa se
ho parlato con una persona che non è legittimata a parlare con
un parlamentare?
Mi scuso del ritardo con cui pongo la questione perché ho
approfondito solo in questi giorni questa parte normativa,
anche se parzialmente emendata. Ebbene, per quel po' di
esperienza parlamentare che ho come consigliere regionale,
dico che nessuno di noi può mettersi nella condizione di
costruire una trappola che chiaramente non eviterà alcun tipo
di interferenza illecita perché se qualcuno vuole influenzare
il Parlamento sugli interessi e sui meccanismi legislativi non
raggiunge certo questo scopo venendo a parlare con un
parlamentare, illustrando un emendamento.
Ricordo ai colleghi il momento dell'esame della legge
finanziaria, allorquando i gruppi o i singoli colleghi hanno a
che fare con decine, centinaia, migliaia di fax, di
segnalazioni, di richieste di incontri su argomenti che
riguardano che cosa? L'interesse generale, sociale,
umanitario, pubblico e economico? Ma chi si mette a
distinguere quando arriva uno e ti espone un problema? Chi si
mette a vedere se questo problema è di interesse generale
oppure è di una categoria o di un singolo cittadino?
In generale, non ho obiezioni da muovere sulle norme di
questo provvedimento di legge che tenta giustamente di rendere
più cogente la trasparenza e la conoscenza della consistenza
patrimoniale dei parlamentari e dei funzionari pubblici.
Questa però mi sembra veramente una norma di tipo liberticida
e che mette ognuno di noi e l'intero Parlamento alla mercé di
una occhiuta intromissione burocratica che renderebbe il
Parlamento sostanzialmente impermeabile ai bisogni e ai
diritti dei cittadini, i quali se non vengono a parlare con i
loro parlamentari dei problemi del paese, vivaddio con chi
dovrebbero farlo? In attesa di arrivare a questo articolo
chiedo ai vari gruppi di pensare se non sia il caso di
stralciare tale norma e di compiere, eventualmente, su questo
argomento una riflessione più approfondita
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(Applausi dei deputati dei gruppi del CCD e dei popolari e
democratici-l'Ulivo).
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