| FERDINANDO TARGETTI. Nella seduta di mercoledì 14 ultimo
scorso l'onorevole Maiolo ha interpellato il Governo sul
comportamento della procura di Milano nell'inchiesta Banca
popolare di Milano e, in particolare, di mio fratello Riccardo
Targetti, pubblico ministero in quella procura, che è titolare
dell'inchiesta.
Non entrerò nel merito delle domande poste dall'onorevole
Maiolo al Governo circa la sussistenza dei motivi che
avrebbero dovuto indurre la procura di Milano a sottrarre
l'indagine a mio fratello per inimicizia nei confronti
dell'imputato e sull'opportunità di un'azione disciplinare nei
confronti del dottor Borrelli per non avere compiuto tale
atto. Non è mio compito dare tali risposte e l'onorevole Ayala
a mio parere ha replicato puntualmente e convincentemente,
mostrando l'inconsistenza degli addebiti. Tuttavia mi corre
l'obbligo di dare una precisazione per il fatto che nella
riesposizione compiuta dall'onorevole Maiolo del contenuto di
una lettera del professor Schlesinger, presidente della Banca
popolare di Milano all'epoca in cui i fatti oggetto di
indagine si svolsero, pubblicata dal Corriere della Sera
e nella replica del sottosegretario Ayala sono stato chiamato
in causa.
Dall'interrogazione e dalla discussione apparirebbe: in
primo luogo che io sia stato escluso nel 1987 dal consiglio
della Banca agricola milanese (istituto controllato dalla
Banca popolare di Milano) dal professor Schlesinger; in
secondo luogo che la mia richiesta di far parte del consiglio
della Banca popolare di Milano nel 1993 sia stata rifiutata
dal professor Schlesinger stesso. Questi fatti sarebbero una
delle prove dell'inimicizia nutrita da mio fratello nei
confronti del professor Schlesinger. Ciò che vorrei affermare
in modo categorico è che le due affermazioni sono
assolutamente prive di fondamento. Innanzitutto va chiarito
che i due fatti sono avvenuti prima dell'inizio dell'indagine
sulla Banca popolare, che è iniziata nel 1994, ma questo non è
il punto principale. Circa il primo avvenimento i fatti si
svolsero in ben altro modo rispetto a quello ricostruito. Nel
1987 io ero già membro del consiglio di amministrazione della
Banca agricola milanese oltre ad essere vicepresidente del
Credito lombardo (gruppo Monte dei paschi di Siena).
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I membri del comitato elettorale della Banca popolare di
Milano aderenti al sindacato FISAC-CGIL (ricordo che, dato
l'assetto istituzionale di quell'istituto di credito, i
consiglieri di amministrazione sono nominati, di fatto, dai
membri di tale comitato in rappresentanza dei soci) mi
chiesero di scegliere tra le due cariche ed io scelsi di
restare vicepresidente del Credito lombardo. Per quel motivo
non fui riproposto al consiglio della Banca agricola
milanese.
Quindi, in primo luogo io non fui escluso dal consiglio
della BAM in primo luogo nel 1987, ma non fui rinominato nel
1988; secondo, chi lo decise furono i soci della banca ed i
motivi furono l'incompatibilità con un'altra mia carica;
terzo, in tutta questa vicenda non ebbi mai rapporti diretti o
indiretti con il professor Schlesinger che mi potessero far
pensare che a lui risalisse la responsabilità del mio mancato
rinnovo.
Il secondo fatto è ancora più inconsistente. Io non mi
rivolsi mai, né nel 1993 né in nessun altro momento al
professor Schlesinger per avanzare una ipotetica candidatura
al consiglio di amministrazione della Banca popolare, né
quindi ottenni mai da lui un rifiuto. Peraltro, le nomine
nelle società per azioni vengono compiute, come dovrebbe
essere noto anche all'onorevole Maiolo, dai soci e non dal
presidente della società. Infine, preciso che i miei referenti
rimanevano i membri del collegio elettorale di nomina
FISAC-CGIL e non quelli di nomina FABI, che erano gli elettori
del presidente.
Tutto quanto detto sembra far emergere una volontà, da
parte del professor Schlesinger, di un millantato sgarbo da
lui procurato alla mia persona e alla mia famiglia. Quali
siano i motivi che lo inducono a rendere noto questo suo
inesistente sgarbo per mezzo della stampa, a me sono ignoti e
mi fanno solo sorgere il sospetto che siano un tassello di una
sua strategia difensiva.
Circa i motivi di una valutazione acritica da parte
dell'onorevole Maiolo di una lettera ipocrita che viola la
privacy di una famiglia, pubblicata su un giornale,
questi sono facilmente rinvenibili nella sua volontà politica
di usare ogni strumento per delegittimare la magistratura
ambrosiana (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra
democratica-l'Ulivo e dei popolari e
democratici-l'Ulivo)
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