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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344337
SMC0291-0003
Bollettino Giunte e Commissioni n. 291 del 19 gennaio 1998 - edizione definitiva - (SMC13-291)
(suddiviso in 3 Unità Documento)
Unità Documento n.3 (che inizia a pag.6 dello stampato)
             ...XIII COMMISSIONE PERMANENTE
                        (Agricoltura)
 
 
IN SEDE REFERENTE
C4454. LAVCOMM
C4454.
Disegno di legge: A.S. 2910 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1^ dicembre 1997, n. 411, recante misure urgenti per gli accertamenti in materia di produzione lattiera (Approvato dal Senato) (4454). <Parere della I, della II (ex articolo 73, comma 1- bis, reg. mat. sanzioni), della V, della VI e della XIV Commissione e parere del Comitato per la legislazione articolo 16- bis, reg.)>.
(Esame e rinvio).
Flavio TATTARINI. Il Ministro Michele PINTO. Alfonso PECORARO SCANIO, presidente. Gianpaolo DOZZO. Giacomo de GHISLANZONI CARDOLI. Fortunato ALOI. Teresio DELFINO. Sauro SEDIOLI.
Lunedì 19 gennaio 1998. - Presidenza del presidente Alfonso PECORARO SCANIO, indi del vicepresidente Fortunato ALOI, indi del presidente PECORARO SCANIO. - Intervengono il Ministro per le politiche agricole, Michele Pinto e il Sottosegretario di Stato per il medesimo dicastero, Roberto Borroni.
ZZSMC ZZRES ZZSMC190198 ZZSMC980119 ZZSMC000198 ZZSMC000098 ZZSMC291 ZZ13 ZZD ZZC13 ZZRE ZZHH ZZII ZZFF
     La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
 
     Flavio TATTARINI (sinistra democratica-l'Ulivo),
  relatore,  desidera cogliere l'ennesima occasione di
  dibattito sulla vicenda delle quote latte, che viene fornita
  dall'esame del decreto-legge n. 411 del 1997, per cercare di
  sgomberare il campo da un tentativo tanto insidioso quanto
  ingannevole, perseguito da più parti sociali, politiche,
  istituzionali, di accreditare nell'opinione pubblica e presso
  i soggetti più direttamente interessati l'idea che questa
  maggioranza e questo Governo abbiano lavorato e stiano
  lavorando per perpetuare ingiustizie, per crearne di nuove,
  per coprire o lasciar correre il malaffare che si è annidato
  ed è prosperato nel sistema a danno degli allevatori, del
  comparto agricolo e del paese a causa del mancato governo del
  sistema stesso nei 14 anni precedenti.
     Questa idea è, a suo avviso, ingiusta e non corrisponde a
  verità, perché è vero l'esatto contrario: si è lavorato e si
  sta lavorando con i seguenti obiettivi: per consolidare una
  scelta prioritaria che è quella del ripristino della legalità,
  della certezza produttiva per migliaia di imprese, per i veri
  allevatori; per fare giustizia, che vuol dire capire chi ha
  sforato per necessità aziendale, distinguendolo da chi ha
  sforato con mezzi illeciti e ricordarsi dei moltissimi che
  comunque hanno rispettato le regole; per riformare il sistema
  e rendere agibile e trasparente un'azione di governo a tutti i
  livelli; per riconquistare ascolto e autorevolezza
 
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  politica in Europa, anche in vista della conclusione della
  discussione, già in atto, sulla riforma del sistema.
     Questo Governo e questa maggioranza si sono proposti, con
  varie iniziative legislative, compreso il decreto-legge n. 411
  del 1997 oggi all'esame della Commissione, ed il lavoro della
  Commissione d'indagine, di conseguire il risultato di maggiore
  certezza sui dati della produzione e commercializzazione delle
  quote e della loro gestione; un vero e proprio macigno, un
  ostacolo decisivo per produrre una svolta radicale rompendo
  incertezze, contraddizioni, omertà, connivenze che hanno
  distorto il sistema.
     Occorre certezza per ricostruire la situazione e per
  avviare, attraverso una revisione della legge n. 468 del 1992
  una fase riformata del sistema.
     In questa direzione si sono mosse critiche di vario tipo:
  sui ritardi con quali si arriverebbe alle conclusioni, sul
  ruolo degli strumenti di gestione come l'AIMA; sul fatto che
  si sia modificato, a partire dalla campagna 1995-1996, il
  modello di compensazione; sul fatto che la riforma della legge
  n. 468 del 1992 dovrebbe essere già realizzata; sulla
  eccessiva attenzione ai pronunciamenti ed alle iniziative
  prescrittive o infrattive dell'Unione europea e sulla presunta
  debolezza politica che non ci consentirebbe di acquisire più
  forti spazi nel quantitativo nazionale garantito; sui carichi
  negativi che si accumulano sui produttori e persino sul ruolo
  e sul peso delle forme della rappresentanza sociale.
     Non sono obiezioni insignificanti, sulle quali è disposto
  a discutere, fissando però alcuni punti di riferimento certi
  per il confronto, per sfuggire a demagogia e propaganda, per
  non seminare illusioni, per arrivare ad una conclusione certa,
  apprezzabile e costruttiva del lavoro della Commissione.
     Allora si domanda se sia possibile costruire una fase
  nuova del sistema più equa ed in grado di sviluppare la
  capacità d'impresa dei nostri allevatori e di tutelare le
  produzioni nazionali; una riforma del modello di governo, del
  controllo e delle forme di partecipazione sociale e delle
  relazioni economiche ed istituzionali, senza prima aver
  raggiunto dati certi ed attendibili.
     Questo è un primo punto su cui aprire il confronto ed è
  ovvia la risposta a questo interrogativo.
     Se non si vuole cadere nei pasticci già sperimentati
  occorre andare fino in fondo al programma di lavoro già
  avviato, confortato dai risultati e dalle indicazioni della
  Commissione Lecca ed in larga misura concretizzato e definito
  con nettezza cronologica anche in questo decreto, puntando con
  la campagna 1998-1999 a conseguire la svolta auspicata di un
  quadro nuovo di riferimento di dati e regole conseguendo in
  questi mesi anche la riforma della legge n. 468 del 1992.
     Una riforma per la quale esistono già proposte del Governo
  e di alcuni gruppi, che dovrà essere costruita attraverso una
  seria concertazione con le forze sociali e le regioni per
  promuovere: un piano di ristrutturazione incentivato; la
  regionalizzazione del sistema; il consolidamento della quota A
  e B; nuove regole per la riassegnazione delle quote rese
  disponibili, fissando criteri di priorità a partire dai
  giovani allevatori; nuove regole per la compensazione; la
  possibilità di una Authority garante del sistema e della
  mobilità delle quote.
     Era possibile - si domanda - un percorso più accelerato,
  esiste un percorso
  alternativo?
     E' giusto mescolare giudizi legittimi su incertezze e
  ritardi spesso legati alle oggettive difficoltà di questo
  processo, sulla sfiducia negli strumenti operativi come l'AIMA
  con la sfiducia e l'incertezza di possibili risultati
  positivi?  Ritiene di no e lo ritiene un rischio ed un pericolo
  per l'intero lavoro.
     Inoltre è possibile, contemporaneamente, porsi l'obiettivo
  di rientrare nelle regole, riformare le stesse per una
  maggiore coerenza alle norme e per conquistare
 
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  in quella sede risultati più rispondenti agli interessi dei
  nostri allevatori, puntando in vario modo ad un ampliamento
  della quota nazionale sostenuto ora anche dall'Autorità
  garante della concorrenza e del mercato e pensare di snobbare
  il ruolo particolarmente attivo dell'Unione europea che
  reclama, appunto, il rispetto dei limiti, come condizione per
  qualsiasi positivo confronto?
     Esistono soluzioni, compatibili con le regole, che
  consentano di affrontare il carico di sacrifici che si
  accumulano sui veri produttori in questa fase, oltre le
  proposte avanzate dal Governo ed approvate al Senato?  Proposte
  che già forzano, pure nella transitorietà, i problemi imposti
  dalle norme sulla concorrenza.  E' ragionevole pensare - si
  domanda ancora - di andare oltre il recupero, per il
  1995-1996, del vecchio modello di compensazione e oltre le
  modalità e le quantità di provvisoria restituzione di
  liquidità, senza perdere tutto?
     Il ripristino della compensazione in vigore nel 1995-1996
  realizzata sulla base di dati più certi e più giusti non è
  condizione decisiva per ricondurre a normalità la
  situazione?
     Infine - si domanda - si può affrontare e risolvere un
  problema così complesso caricandolo contemporaneamente di
  tanti obiettivi diversi compreso quello di delegittimare ruoli
  istituzionali, ruoli delle rappresentanze sociali?
     Non c'è dubbio che sarebbe ottimo riunire nel
  coordinamento globale ed immediato la certezza dei dati, la
  riforma della legge n. 468 del 1992, la riforma dell'AIMA, la
  riforma del quantitativo nazionale, ma è altrettanto ottimo e
  realistico ottenere con la necessaria e inevitabile gradualità
  tutti questi obiettivi e riuscire a governarli.  Nessuno ha mai
  detto che questo decreto-legge è l'unico strumento.  E'
  possibile un impegno comune di lavoro, pur mantenendo opzioni
  politiche diverse per concretizzare entro una data certa
  l'insieme di queste proposte di riforma?
     Si può affrontare tutte queste problematiche con forme di
  lotta che ne ribaltano gli obiettivi e che spesso vanno oltre
  l'esigenza di legalità e di certezza?
     Vorrebbe che il confronto trovasse una linea coerente e
  consapevole di risposte a partire da queste valutazioni oltre
  le quali ritiene che si apra solo la via alla incertezza e
  alla confusione più assoluta.
     L'azione del Governo e della maggioranza ha avviato una
  svolta radicale, questo è un fatto, ed è la prima volta in 14
  anni.  Un tentativo serio, certo in mezzo a difficoltà e limiti
  ma con determinazione e coerenza.
     Ad onor del vero dovrebbe ricordare che già nel 1994-1995
  un'altra iniziativa fu avviata da AIMA e Ministero, sotto la
  spinta dell'Unione europea con la presenza attiva di ispettori
  FEOGA, che in vista della conclusione dell'accordo sulla multa
  comminata all'Italia di 3.620 miliardi e del riconoscimento
  dell'attuale livello di quantitativo nazionale garantito,
  pretesero una verifica concreta sullo stato del sistema
  (aziende, quote, contratti, quantità prodotte e
  commercializzate) ed indicarono anche in maniera netta e
  perentoria come evitare nella nuova fase che si apriva il
  diffondersi di incertezze, precarietà e raggiri, rimanendo
  inascoltati.
     Il tentativo si concluse, come è evidente e come emerge
  anche da numerosi riscontri delle due relazioni della
  Commissione Lecca, con un fallimento disastroso che pesa
  ancora oggi, che ha aggravato le condizioni di gestione e
  controllo.  Un fallimento che evidenzia responsabilità
  politiche, istituzionali, amministrative, sociali e che
  impegna ad un atteggiamento rigoroso e responsabile per
  segnare davvero una svolta.
     E' giusto dire, allora, che è la prima volta che si fa un
  tentativo serio in una situazione più difficile e senza il
  diretto sostegno dell'Unione europea che, al contrario, ha
  assunto un atteggiamento rigorosamente formale e non ha
  lesinato iniziative che hanno rischiato di mettere in seria
  difficoltà questa fase di lavoro.
 
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     Sulla linea delle risultanze dell'indagine il Governo, con
  il precedente e con questo decreto, si è impegnato su tre
  obiettivi:
       1) attenuare i sacrifici delle imprese con un ripristino
  compatibile di liquidità;
       2) fare piena luce e rideterminare in un quadro di
  certezza compensazioni e superprelievo per il 1995-1996 e
  seguenti;
       3) ripristinare la normalità delle regole della campagna
  1998-1999.
     Lo schema del decreto-legge n. 411 del 1997 ripropone
  sostanzialmente il modello precedente: ripristino della
  liquidità; accertamento per i periodi noti; compensazione per
  le tre annualità ed inserisce inoltre l'istituzione di una
  Commissione di garanzia; tuttavia le novità del nuovo testo
  sono molte e rilevanti in particolare dopo il lavoro svolto
  dal Senato, che ha contribuito a spingere avanti la soluzione
  a quegli obiettivi.
     I vari adempimenti previsti fino all'avvio della campagna
  1998-1999 nel mese di maggio, sono accompagnati da una
  scansione cronologica precisa, congiunta con possibili
  sanzioni per i produttori, per gli acquirenti, per l'AIMA, le
  regioni.
  Ripristino liquidità.
     Fermo rimanendo il superprelievo, qualora dovuto, e quindi
  la transitorietà della restituzione, il quadro approvato al
  Senato estende la disponibilità di risorse ad oltre 1.000
  miliardi con la conferma dell'80 per cento per il 1996-1997 e
  l'estensione al 100 per cento della quota B tagliata e il 10
  per cento della quota A; conferma la cancellazione del
  riferimento al 1995-1996, resasi necessaria per l'intervento
  dell'Unione europea che ha impegnato il Governo a ritenere
  definitivi fino alla verifica-rettifica conclusiva, i dati già
  attribuiti ai singoli produttori e trasmessi (è di questi
  giorni la notizia dell'avvio anche della procedura infrattiva
  per i ritardi nella riscossione).
     E' stata cancellata la restituzione del 20 per cento alle
  imprese inserite dalla relazione Lecca fra quelle da
  verificare a causa di varie anomalie riscontrate.
  Accertamenti (articolo 2).
     In questo articolo è presente una rilevante novità: la
  istituzione di una Commissione (presieduta dal generale Lecca)
  preposta all'esame dei contratti di circolazione delle quote
  per verificarne la regolarità o, viceversa, "la natura
  fittizia o comunque illecita".
     La Commissione ha già concluso i suoi lavori.
     L'AIMA può procedere agli altri adempimenti verso i
  produttori e con il ruolo determinante delle regioni passare
  alla fase successiva delle notifiche e verifiche individuali,
  delle certificazioni, degli eventuali ricorsi.
     E' stata inserita la norma che esclude il taglio previsto
  per i quantitativi trasferiti e infine la possibilità per il
  Presidente del Consiglio di procedere a interventi sostitutivi
  dell'opera delle regioni eventualmente inadempienti.
  Compensazioni (articolo 3).
     Qui è inserita la novità più rilevante che potrebbe e
  dovrebbe aprire una possibilità nuova di confronto con gli
  allevatori ed è difficile capire il senso della
  sottovalutazione che si è registrata su questo punto da parte
  di forze sociali e politiche.
     Il Senato ha inserito la norma che, a rettifica avvenuta
  per il 1995-1996, consente la definizione dei due modelli di
  compensazione e l'applicazione di quello più vantaggioso per
  l'allevatore recuperando il punto su cui si era aperto lo
  scontro politico e giurisdizionale più aspro nel 1996,
  l'introduzione, su richiesta dell'Unione europea, di nuove
  regole a campagna conclusa.
 
                              Pag. 10
 
     Questa, lo ricorda, è stata la goccia che ha fatto
  traboccare un vaso già colmo di difficoltà e
  contraddizioni.
     Inoltre, il Senato ha inserito nel testo l'obiettivo non
  della semplice compensazione, ma della rettifica della
  precedente ed il mandato al Governo per inviare una nuova
  comunicazione in sede di Unione europea che ridefinisca la
  quota di superprelievo e la nuova attribuzione per quella
  campagna.
     Le due norme discendono chiaramente dalla difficolta
  costituzionale dell'applicazione "retroattiva" e dalla
  consapevolezza che si deve comunque trattare in sede di Unione
  europea per non contravvenire ad eventuali incostituzionalità
  della norma, anche correndo il rischio di far carico al
  Governo dei costi, ma non si deve dimenticare che l'Unione
  europea, avendo approvato il vecchio modello compensativo,
  deve pur accedere ad un atteggiamento più ragionevole nei
  nostri confronti.
     Inoltre, dalla consapevolezza che comunque dovrebbe
  verificarsi una riduzione del superprelievo sui produttori non
  solo per effetto della norma più favorevole ma anche e
  soprattutto per un riallineamento conseguente agli
  accertamenti in corso che, mentre confermano lo splafonamento,
  lasciano intravedere le possibilità di una riduzione.
     Davvero non comprende la sottovalutazione e il permanere
  di un giudizio oppositivo a fronte di un meccanismo che
  consentirà a tutti, certo con scansioni diverse, un
  trattamento compensativo assolutamente più vantaggioso e
  certamente allineato con gli obiettivi aziendali che ognuno
  aveva tracciato per la propria azienda nel 1995-1996.
  Accertamenti 1997-1998 (articolo 4).
     Il riconoscimento di validità, pari al Bollettino AIMA,
  dei certificati individuali da questa inviati ai singoli
  produttori entro l'inizio di febbraio 1998, consentirà ai
  produttori che hanno attivato, nel corso del 1996, regolari
  contratti di trasferimento delle quote, regolarmente
  convalidati dalle regioni ma non inseriti nel Bollettino AIMA
  1997-1998, di far valere tale certificazione nei confronti
  dell'acquirente per ottenere il recupero di somme accantonate
  come superprelievo per la quota oggetto di trasferimento.
  Commissione di garanzia (articolo 4-bis).
     E istituita una Commissione di garanzia di 7 membri con il
  compito di verificare la conformità di procedure ed operazioni
  per la determinazione delle quantità di latte prodotto e
  commercializzato nelle prime due campagne e per l'attribuzione
  dei quantitativi produttivi del '97-'98 e soprattutto '98-'99.
  La Commissione dovrà riferire al Governo entro la data
  conclusiva della verifica-rettifica.
     Si profila con questa norma la definizione di una sorta di
  Authority di controllo e garanzia oltre e sopra al Governo e
  al controllo della gestione del sistema.
     E il tentativo, non sottovalutabile, di sperimentare una
  ulteriore forma di organizzazione del sistema dopo la prima
  fase affidata tutta alla responsabilità delle organizzazioni
  agricole e quella successiva affidata, soprattutto, all'AIMA e
  alle regioni ed entrambe fallite: la strada di un sistema
  misto e di una autorità di garanzia può forse determinare un
  nuovo circuito di trasparenza, di certezza e di fiducia più
  che mai indispensabile.
     Da quanto ha detto emerge, ancora una volta, la
  complessità dell'articolazione del lavoro da svolgere, di cui
  il decreto è solo una parte, per molti aspetti già
  concretizzato; ritiene che il punto di arrivo del Senato sia
  una sintesi positiva dei molti problemi aperti, una buona
  griglia per dare forza al lavoro in corso e condurlo a
  positiva conclusione.  Si augura che in questa discussione sia
  possibile concludere con l'approvazione del decreto per
  passare, rapidamente, a confrontarsi sui temi che pone la
  questione agroalimentare oggi, dalla verifica sull'Agenda 2000
  ai contenuti del tavolo di concertazione aperto fra
  organizzazioni agricole e Governo, fino al grande tema del
  completamento della riforma istituzionale.
 
                              Pag. 11
 
     Il Ministro Michele PINTO si riserva di intervenire in
  sede di replica.
 
     Alfonso PECORARO SCANIO,  presidente,  avverte,
  anche su sollecitazione di qualche collega, che essendo stato
  stabilito di procedere ad un incontro informale con i
  rappresentanti dei comitati spontanei dei produttori, fissato
  alle ore 19, si riserva di accettare ulteriori emendamenti
  derivanti dai suggerimenti acquisiti durante l'incontro fino
  alle ore 21.
 
     Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
  Padania) dichiara che sarebbe grato al Ministro se fornisse
  alcuni chiarimenti in merito ai risultati raggiunti dalla
  Commissione Lecca, anche al fine di predisporre emendamenti al
  provvedimento.  Quest'ultimo, nonostante le modifiche
  introdotte al Senato, non soddisfa le aspettative dei
  produttori di latte, i quali si sono incontrati numerose volte
  con i rappresentanti delle forze di maggioranza senza che
  siano state recepite tutte le loro istanze.
     Il relatore, nell'illustrare il provvedimento, denunciava
  che si sia voluto imputare alla maggioranza attuale tutte le
  nefandezze della gestione del settore.  Il suo gruppo si è
  limitato ad imputare soltanto le "nefandezze" di alcuni
  decreti-legge.  Ricorda, in particolare, il decreto-legge n.
  440 del 1996, che ha dato il via ad una serie di
  decreti-legge; tale decreto, si disse allora, era stato
  imposto dall'Unione Europea segnatamente a seguito di una
  lettera del commissario Fischler.  Le posizioni allora espresse
  sono state superate nel corso del procedimento di conversione
  del provvedimento in esame, ove si fa riferimento alla
  possibilità di imputare il superprelievo in base al sistema
  più favorevole ai produttori.  Il dibattito che si svolse sul
  decreto-legge n. 440 del 1996 in Parlamento aveva fondamenti
  logici, all'epoca non recepiti dalla maggioranza.  Concorda con
  il relatore circa il fatto che non è imputabile a tutta la
  maggioranza la gestione del settore; tra le forze che
  sostengono il Governo sono presenti però anche quelle che
  avevano gestito il comparto lattiero-caseario e che ora
  spingono in senso conservatore per il mantenimento dello
  status quo.  Si domanda se il tempo intercorso dalla
  presentazione del decreto alle Camere non stia a significare
  che si è inteso confezionare un provvedimento non più
  suscettibile di miglioramenti.  Il decreto-legge non metterà
  comunque fine alla questione e costituisce anzi un'occasione
  perduta per porre precisi paletti rispetto al pregresso.
     Esprime qualche dubbio circa l'affidamento all'AIMA degli
  accertamenti sui dati produttivi, dei quali vengono incaricate
  le stesse persone che hanno già gestito in passato il settore.
  In tale situazione dubita che si possa arrivare a determinati
  traguardi.  Si domanda, pertanto, se non sarebbe il caso, come
  già proposto in precedenza con riguardo ad altri
  decreti-legge, che gli accertamenti fossero affidati alla
  commissione di indagine.  In una precedente analoga occasione
  gli fu risposto che non era possibile; esprime però il
  convincimento che affidare all'AIMA tali compiti rischia di
  non produrre effetti migliorativi sull'esistente.
     Invita il Ministro a nominare componenti della commissione
  presieduta dal generale Lecca persone che non siano soltanto
  al di sopra di ogni sospetto, ma siano anche tecnicamente
  valide e capaci.
     Esprime infine la propria sorpresa per un passaggio della
  relazione introduttiva relativo allo splafonamento, dato per
  certo sia pure con un'entità minore rispetto al passato.
  Ritiene che il punto necessiti di chiarimenti.  La Lega nord
  per l'indipendenza della Padania si batterà comunque per dare
  definitiva soluzione al problema, nel convincimento che vi
  sono i tempi per migliorare il decreto, consentendo al Senato
  di tornarci sopra.  Modifiche migliorative sono opportune,
  anche per dimostrare ai produttori e agli interessati la
  capacità professionale ed operativa dei componenti la
  Camera.
 
     Alfonso PECORARO SCANIO,  presidente,  cede la
  parola al Ministro, che ha chiesto di fornire i chiarimenti
  richiesti
 
                              Pag. 12
 
  dal collega Dozzo.  Dopo il chiarimento del Ministro
  proseguiranno gli interventi nell'ambito dell'esame
  preliminare.
 
     Il Ministro Michele PINTO desidera innanzitutto
  ringraziare il relatore, che ha illustrato il provvedimento in
  maniera completa, puntuale e costruttiva, ponendosi e ponendo
  numerosi interrogativi che saranno oggetto dei dovuti
  approfondimenti.  Considera opportuno fornire immediatamente
  alcune risposte all'onorevole Dozzo in merito alla relazione
  depositata questa mattina dal generale Lecca.  Ricorda in
  proposito che l'articolo 2 del decreto-legge in esame prevede
  l'effettuazione di una serie di accertamenti finalizzati al
  raggiungimento di due scopi: l'individuazione - finalmente -
  dei quantitativi di latte commercializzati e prodotti;
  l'accertamento delle anomalie presenti nei contratti
  associativi.  La disposizione prevede che l'individuazione dei
  quantitativi di latte commercializzati e prodotti avvenga con
  particolare riguardo ai casi enumerati nelle lettere  a), b)
  c)  ed  e);  la commissione Lecca è stata incaricata di
  svolgere gli accertamenti previsti dalla sola lettera  d)
  del comma 1.  In ossequio a tale incarico, il generale Lecca
  ha presentato oggi una corposa relazione con una serie di
  allegati, che si riserva di trasmettere ai Presidenti della
  Camera e del Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri,
  al Ministro delle finanze, all'AIMA, al Procuratore generale
  presso la Corte dei conti e alla Procura della Repubblica
  presso il Tribunale di Roma.  Ritiene che non vi sia un
  collegamento tra l' iter  di conversione in corso e le
  indagini, limitate ad un solo aspetto, svolte dalla
  commissione Lecca.
     Si era imputato al Governo un interesse a tenere nascosti
  dati e nomi; ritiene che l'esecutivo abbia dimostrato il
  contrario, avvalendosi dell'opera della commissione di
  indagine, del gruppo di coordinamento e infine della
  commissione prevista dal comma 2 dell'articolo 2 del decreto
  in esame, che già ieri ha esaurito i propri lavori grazie
  all'apporto dei suoi componenti, noti per la loro trasparenza
  e capacità.  E' indotto a credere che l'onorevole Dozzo si
  riferisse, nel suo invito al Ministro circa le persone da
  nominare, alla commissione di garanzia prevista dall'articolo
  4-bis del provvedimento.  L'istituzione di tale commissione
  dimostra ancora una volta come il Governo intenda approfondire
  la questione senza accontentarsi dei risultati già raggiunti.
  Essa sarà composta da sette persone, eventualmente attinte
  anche dalla prima commissione di indagine, in segno di
  rispetto per un lavoro da tutti apprezzato e per assicurare
  una continuità finora ininterrotta.  Ribadisce l'impegno a
  trasmettere quanto prima copia della relazione, ricordando che
  non spetta né a lui, né al generale Lecca riferirsi a dati ed
  esperienze personali, specie in presenza delle nuove
  disposizioni normative sulla privacy.  Anticipa in questa sede
  che sono stati esaminati 3.417 contratti, senza limitarsi a
  quelli già acquisiti dalla commissione di indagine.  Il
  decreto-legge in esame prevedeva un termine di 15 giorni per
  la presentazione all'AIMA dei contratti non ancora acquisiti.
  Il termine non è stato rispettato da tutti, tanto che ancora
  ieri sono pervenuti otto contratti; complessivamente, i
  contratti trasmessi in ritardo ammontano a circa 700.  Essi
  sono stati comunque esaminati dal generale Lecca, che ne ha
  però demandato ad altri ulteriori valutazioni.  Dei contratti
  acquisiti, 558 risultano copie di contratti già trasmessi alla
  commissione di indagine e nuovamente inviati; 330 riguardano
  campagne di produzione lattiera non considerate come periodo
  di riferimento dell'indagine.  Anche su tali contratti si è
  fermata l'attenzione degli esperti, fermo restando che i dati
  acquisiti non possono confluire nelle risultanze
  dell'indagine.
     La relazione presentata oggi si dilunga sui casi anomali;
  la prima relazione faceva riferimento a contratti di affitto
  di durata inferiore ai sei mesi, in quanto un termine più
  ridotto rispetto all'estensione temporale della campagna
  produttiva è sintomatico di irregolarità.  Sono stati comunque
  esaminati anche i contratti di durata superiore ai sei mesi,
  ma inferiore ai
 
                              Pag. 13
 
  dodici mesi in cui si articola la campagna produttiva.  Al
  generale Lecca è stata posta la stessa pertinente domanda
  rivoltagli dall'onorevole Dozzo in merito all'entità delle
  quote liberate.  Il generale Lecca non ha potuto rispondere in
  quanto il compito di effettuare tale valutazione spetta
  all'AIMA anche sulla base di alcuni dati tuttora da elaborare
  e che dovrebbero essere pronti entro giovedì prossimo.
     Nei 2.400 contratti esaminati sono state riscontrate 75
  ipotesi di anomalie; alcuni contratti presentano più di una
  anomalia ed inducono a pensare al compimento di illiceità.
     Sono stati riscontrati 689 contratti associativi di durata
  inferiore ai quindici giorni; la ridotta durata evidenzia la
  lontananza dalla credibilità di tali atti.
     In merito al decreto-legge n. 440 del 1996, ricorda che
  esso fu un atto dovuto a seguito delle iniziative assunte
  dall'Unione Europea.  Con il decreto in esame si cerca di porre
  rimedio alle discrasie create dall'anomalia della situazione
  per i produttori di certe regioni, equilibrando la
  compensazione nazionale con quella a livello di APL.  In questo
  modo, si dà la possibilità di scegliere la strada più
  favorevole per l'allevatore.  Sul punto, condivide le
  osservazioni del relatore: la portata della novità non è stata
  pienamente colta e andrebbe approfondita.
     Il provvedimento non costituisce un'occasione perduta, né
  vi sono, nell'ambito del Governo, forze conservatrici e forze
  progressiste.  Si è portato avanti un discorso sereno e
  approfondito, nonostante egli stesso sia stato fatto oggetto
  di insulti che ha ritenuto di non raccogliere per proseguire
  nella sua azione insieme al Sottosegretario Borroni, alle
  forze della maggioranza e al Governo.  Al Senato sono state
  recepite tutte le proposte emendative accoglibili dal Governo,
  che non ha alcun interesse da conservare, né tantomeno da
  proteggere.
     Riguardo all'AIMA ricorda che il decreto legislativo n.
  143 del 1997 ne prevede lo smantellamento.  Si impegna a far
  pervenire al Parlamento entro la fine del mese, o al massimo
  entro la prima settimana di febbraio, l'ipotesi di riforma
  dell'AIMA.  Nelle more della riforma la gestione non è comunque
  più in mano alle stesse persone: è stato sostituito il
  commissario, cui è stato affiancato un subcommissario; un
  funzionario è stato trasferito ad altri incarichi.  Ha privato
  il proprio ufficio di funzionari competenti per irrobustire
  l'Azienda.
     Dichiara infine il proprio interesse per la riforma della
  legge n. 468 del 1992, il cui  iter  è stato
  opportunamente sospeso al Senato in attesa di approfondire
  tutte le questioni relative alla pregressa gestione del
  sistema delle quote latte.  Ha presentato entro il 15 dicembre,
  come promesso, un aggiornamento al disegno di legge all'esame
  dell'altro ramo del Parlamento, al quale tutto rivolge
  l'invito a contribuire alla conversione del decreto-legge in
  esame e alla riforma della legge n. 468 del 1992.  Si permette
  - nel pieno rispetto per le istituzioni parlamentari - di
  segnalare che la mancata conversione del decreto provocherebbe
  danni gravissimi a tutti coloro che attendono una restituzione
  delle somme loro trattenute, ribadendo l'invito ad una rapida
  approvazione del provvedimento.
 
     Giacomo de GHISLANZONI CARDOLI (forza Italia) rileva
  che la Commissione è chiamata ancora una volta a confrontarsi
  su un questione ormai annosa, che egli ha avuto modo di vivere
  da imprenditore agricolo vicino ad allevatori che invocano con
  rabbia la necessaria chiarezza.  Ritiene che tale chiarezza non
  possa essere negata a persone che lavorano tutto il giorno,
  senza orari, e hanno il diritto di sapere quale sia il reale
  dato produttivo nazionale; né ci si può trincerare dietro le
  disposizioni normative sulla privacy.  I nomi possono essere
  fatti alle Procure della Repubblica al fine di individuare chi
  non ha prodotto e chi ha commesso irregolarità.  E'
  indispensabile partire da zero senza che ciò significhi porre
  una pietra tombale su tutte le illegalità del passato.  Si
  riserva la presentazione di emendamenti anche alla luce delle
  risultanze dell'incontro con i rappresentanti dei comitati
  spontanei dei produttori.
 
                              Pag. 14
 
     Durante lo svolgimento dell'indagine conoscitiva sulle
  quote latte, aveva chiesto più volte di acquisire i contratti
  che legano i consorzi informatici all'AIMA.  In tali contratti
  era prevista la prestazione di garanzie fidejussorie per i
  danni prodotti dai consorzi.  Si domanda se tali garanzie siano
  state attivate, considerato il risultato nullo ottenuto dai
  consorzi stessi.  Si domanda, inoltre, cosa abbia prodotto il
  comitato di alta sorveglianza previsto nei contratti.
     Il decreto-legge in esame si è ingarbugliato su se stesso
  nel corso dell'esame al Senato.  Nel testo originario esso
  prevedeva per esempio la restituzione nella misura ridotta del
  20 per cento nei confronti dei produttori che avessero
  presentato modelli L1 anomali entro il termine di quindici
  giorni dalla entrata in vigore del decreto.  Con le modifiche
  introdotte al Senato non si dà più luogo a tali restituzioni;
  è lecito domandarsi chi in questo momento sia in possesso
  degli importi che in un primo tempo avrebbero dovuto essere
  restituiti e che in base al testo trasmesso dal Senato devono
  rimanere in capo agli acquirenti.
 
     Il Ministro Michele PINTO, interrompendo brevemente
  l'onorevole de Ghislanzoni Cardoli, rileva che si dovrà
  procedere al recupero di tutti gli importi restituiti in
  termini diversi rispetto a quanto previsto dal decreto.
 
     Giacomo de GHISLANZONI CARDOLI (forza Italia) osserva
  che tanto varrebbe restituire le somme dell'intero prelievo a
  tutti i produttori, riservandosi di valutare in un secondo
  tempo le iniziative da intraprendere.
     Auspica, infine, che si riesca a voltare definitivamente
  pagina nella gestione del settore, riformando nel modo
  opportuno la legge n. 468 del 1992.
 
     Fortunato ALOI (Alleanza nazionale) osserva che il
  provvedimento in esame, passato attraverso le modifiche
  introdotte al Senato, nasce nel segno di una situazione
  emergenziale ed incerta, nella quale non è dato conoscere con
  certezza i dati produttivi.  Ricorda lo stupore con cui una
  delegazione del Bundestag tedesco apprese, nel maggio dello
  scorso anno, che l'Italia non era in grado di conoscere la
  propria produzione di latte.
     Ha ascoltato con interesse i chiarimenti forniti dal
  Ministro e si riserva di leggere la relazione preannunciata in
  precedenza, al di là di tutte le esasperazioni che si sono
  registrate negli ultimi tempi e che lo inducono a
  stigmatizzare certe prese di posizione nei confronti degli
  allevatori esasperati assunte su indicazione del Ministro
  dell'interno.  Auspicando che la Commissione possa presto
  assumere conoscenza dell'ipotesi di riforma dell'AIMA, rileva
  che occorre ripristinare un rapporto di fiducia con gli
  esponenti di un mondo produttivo in difficoltà, che pure
  contribuisce all'economia del Paese.  La riforma della legge n.
  468 del 1992 e il provvedimento in esame devono soddisfare
  tale esigenza di recupero di un rapporto fiduciario; il gruppo
  di alleanza nazionale si riserva di presentare proposte
  migliorative del testo in esame, che presenta significativi
  elementi di novità dopo il passaggio al Senato, ma necessita
  di ulteriori interventi modificativi.
 
     Teresio DELFINO (Misto-CDU) rileva che gli sviluppi
  della vicenda hanno dimostrato che la mancata conversione del
  decreto-legge n. 305 del 1997, pur evocata dal Ministro come
  un momento catastrofico, ha consentito un approccio
  parzialmente diverso.  Non comprende, pertanto, perché il
  Governo e la maggioranza abbiano mantenuto ferme per lungo
  tempo posizioni che hanno modificato soltanto ultimamente,
  mentre già nel 1996 il CDU aveva suggerito di prestare la
  massima attenzione verso le esigenze di trasparenza.  Allora si
  rispose in termini tassativi che certi passi non potevano
  essere effettuati; così non è stato: nel provvedimento in
  esame si riconoscono questioni negate in passato e si cercano
  soluzioni che tengano conto delle ragioni della protesta,
  singolare per durata e modalità.  Il relatore
 
                              Pag. 15
 
  si è posto ed ha posto numerosi interrogativi, molti dei
  quali appaiono strumentali e meramente retorici per dimostrare
  che quella adottata è la soluzione migliore.
     Sottolinea tre questioni: il decreto-legge dovrebbe porsi
  come obiettivo il ripristino della liquidità.  A tale
  proposito, occorre conoscere l'entità degli importi trattenuti
  e di quelli svincolati; non si è ancora pervenuti ad un
  accertamento della produzione reale; domanda infine al
  Ministro, cui lo lega una profonda amicizia che non lo esenta
  dall'esprimere posizioni dissenzienti, per quali ragioni i
  contratti di affitto, pur consentiti dall'ordinamento,
  dovrebbero essere valutati in modo pregiudizialmente
  severo.
     Non lo convince, in conclusione, l'atteggiamento assunto
  dal Governo in merito alla campagna produttiva 1995-96, in
  quanto è opinione diffusa che le illiceità sospettate o già
  scoperte portino comunque ad una rideterminazione degli
  importi da prelevare ai produttori, sui quali non può gravare
  il peso esclusivo delle disfunzioni del sistema.  Si augura,
  pertanto, che il provvedimento possa essere reso più equo,
  compatibilmente con le regole esistenti anche a livello di
  Unione Europea.
 
     Sauro SEDIOLI (sinistra democratica-l'Ulivo) interpreta
  in maniera diversa rispetto al collega Delfino gli
  interrogativi posti dal relatore, che non sono retorici, bensì
  reali, al fine di dare soluzione ad un annoso problema.  Il
  decreto-legge in esame presenta molti elementi che sono frutto
  non solo delle pressioni dello scontro, ma anche del confronto
  e dell'incontro; la conversione è pertanto urgente e
  necessaria per sollevare il clima di incertezza, ripristinando
  la liquidità dei produttori.
 
     Alfonso PECORARO SCANIO,  presidente,  intervenendo
  nel merito del provvedimento, osserva che il Governo e la
  maggioranza hanno recepito alcune delle istanze provenienti
  dai comitati spontanei dei produttori, i cui presidi egli ha
  avuto modo di visitare, confrontandosi con iniziative più o
  meno discutibili.  Riguardo al tema dello splafonamento,
  ritiene che sia necessario presentarsi in maniera credibile
  nel contesto europeo, acquisendo dati certi per dimostrare
  eventualmente che le diffuse illegalità potrebbero aver
  gonfiato in maniera surrettizia la produzione.  Uno dei punti
  di forza del provvedimento è rappresentato indubbiamente
  dall'istituzione della commissione di garanzia, la quale
  potrebbe essere eventualmente irrobustita.  Un'altra modifica
  potrebbe riguardare le somme trattenute a titolo di prelievo
  per la campagna 1995-96 al fine di vincolarle e di sottrarle
  comunque alla disponibilità degli acquirenti.  Una terza ed
  ultima modifica potrebbe riguardare le restituzioni per la
  campagna 1997-98, che potrebbero fare riferimento anche alla
  quota A. Si tratta di tre modifiche sulle quali la Camera
  potrebbe pronunciarsi senza rinunciare a priori alla
  possibilità di migliorare il testo in esame.  A tale rinuncia
  si può addivenire qualora il Governo sottolinei il problema
  politico del decreto, ponendo la questione di fiducia.  In
  questo caso, nel quadro di un corretto rapporto istituzionale
  fra Governo e Parlamento, la rinuncia diventa naturale.
  Ritiene, in conclusione, che le strade percorribili sono due:
  o il Governo pone con forza la questione politica, ricorrendo
  allo strumento della fiducia, ovvero è possibile studiare
  qualche limitata modifica che consenta comunque di convertire
  il decreto nei termini previsti dalla Costituzione.  Dichiara
  di esprimere tale valutazione a titolo puramente personale in
  rappresentanza della forza politica di appartenenza.
     Esprime, in conclusione, apprezzamento per la relazione
  del generale Lecca, che conferma gli sforzi compiuti per
  raggiungere la necessaria trasparenza.
     Assumendo nuovamente il proprio ruolo istituzionale,
  ricorda che alle ore 19 si svolgerà un incontro informale con
  i rappresentanti dei comitati spontanei dei produttori.
  Rammenta, inoltre, che il termine per la presentazione degli
  emendamenti è fissato per le ore 19, facendo salve le proposte
  emendative eventualmente suggerite nel corso dell'incontro
  informale, che potranno essere depositate entro le ore 21.
 
                              Pag. 16
 
     Fortunato ALOI (Alleanza nazionale), intervenendo
  sull'ordine dei lavori, considera opportuno, senza arrecare
  turbamenti ai tempi previsti per l'esame del provvedimento,
  rinviare a domani le repliche, anche in considerazione del
  previsto incontro con i rappresentanti dei Cobas.
 
     Il Ministro Michele PINTO annuncia che non potrà
  partecipare alla seduta di domani, in quanto impegnato in sede
  di Unione Europea.  Il Governo sarà rappresentato dal
  Sottosegretario Borroni.
 
     Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
  Padania), intervenendo sull'ordine dei lavori, rileva che il
  presidente Pecoraro Scanio ha posto una questione politica non
  indifferente, in quanto sollevata da un esponente della
  maggioranza, chiarendo l'esistenza di una alternativa: o si
  agisce in una dimensione politica e si ricorre al voto di
  fiducia, o è possibile modificare il testo in esame.  Alla luce
  di tali considerazioni, considera opportuno consentire a tutte
  le forze politiche di valutare l'alternativa esistente.
  Ritiene che la Camera possa intervenire in modo costruttivo
  senza limitarsi al ruolo di passacarte.
 
     Alfonso PECORARO SCANIO,  presidente,  precisa che
  il relatore può farsi un giudizio sulla base delle valutazioni
  espresse da tutti gli intervenuti nel dibattito.  Giudica
  opportuno procedere oggi alle repliche, rinviando a domani il
  dibattito sugli emendamenti, anche in ossequio alla scansione
  dell'esame prevista in sede di Ufficio di presidenza tenendo
  conto delle nuove disposizioni regolamentari, che meritano il
  dovuto rispetto.
 
     Fortunato ALOI (Alleanza nazionale) rileva di aver
  voluto, congiuntamente al collega Dozzo, evidenziare le
  questioni poste dall'onorevole Pecoraro Scanio scindendo il
  suo ruolo di legislatore da quello di presidente della
  Commissione.  Ritiene che rinviare le repliche a domani, ad un
  momento cioè successivo rispetto alla presentazione degli
  emendamenti, sia un atto di cortesia anche nei confronti dei
  gruppi che non sono presenti alla seduta odierna e non
  comporti alcuna ripercussione sui lavori della Commissione.
 
     Alfonso PECORARO SCANIO,  presidente,  dopo avere
  ribadito le considerazioni in merito alla calendarizzazione
  del provvedimento in sede di Ufficio di presidenza, invita il
  relatore alla replica.
 
     Flavio TATTARINI (sinistra democratica-l'Ulivo),
  relatore,  intervenendo in sede di replica, giudica
  strano che al termine di un dibattito già previsto e
  calendarizzato non si consenta al relatore di replicare.
  Desidera innanzitutto rispondere al collega Delfino, ribadendo
  quanto già detto fuori microfono nel corso del suo intervento:
  gli interrogativi presenti nella relazione sono di carattere
  maieutico e appartengono pertanto ad una figura nobilissima
  della retorica.
     Concorda con il collega Sedioli circa la valutazione del
  confronto e dell'incontro verificatisi nel corso dell'esame al
  Senato, che hanno consentito di raggiungere un punto più
  avanzato.
     Le questioni poste dall'onorevole Pecoraro Scanio non
  toccano il relatore, il quale non è chiamato ad esprimersi su
  questioni generali, ma si limiterà a valutare gli emendamenti
  eventualmente presentati.  Le questioni dovranno semmai essere
  esaminate, in altra sede, dalle forze di maggioranza.  Per tali
  motivi, non vede alcuna difficoltà nel chiudere l'esame
  preliminare e nel passare, con la massima apertura possibile,
  alla discussione degli emendamenti.
 
     Il Ministro Michele PINTO rinuncia alla replica.
 
     Alfonso PECORARO SCANIO,  presidente,  rinvia il
  seguito dell'esame alla seduta già convocata per domani alle
  ore 9.30.
 
     La seduta termina alle 17,15.
 
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