| FRANCESCO BONITO, Relatore di minoranza. Come
dicevo, di guisa che politici devono essere i suoi atti, le
sue deliberazioni, le sue decisioni.
Questo impone l'equilibrio istituzionale costruito dalla
nostra Costituzione, la quale, con l'articolo 68, affida al
Parlamento il compito, tutto di natura politica,
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di difendere la libertà del parlamentare nei limiti (e
soltanto in questi limiti) in cui altro potere dello Stato,
anziché il perseguimento dei fini giurisdizionali, persegua
finalità di natura politica, giacché di tale natura sarebbero
i provvedimenti di un giudice che sottoponga a processo un
membro del Parlamento non per accertare verità e
responsabilità, bensì per "colpirlo nella sua attività" di
rappresentante del popolo.
Tralascio di leggere il resto della relazione e mi avvio a
concludere.
Nulla vi è agli atti ed aliunde che possa
ragionevolmente condurre il Parlamento a sottrarre l'onorevole
Previti al processo e, in particolare, a quel provvedimento
che un giudice della Repubblica, un giudice terzo al di sopra
delle parti, ha assunto in suo danno.
Se non v'è persecuzione di natura politica, Cesare Previti
diventa un cittadino che ha diritti e doveri analoghi a quelli
di ogni altro suo concittadino.
Non v'è prerogativa fondata che egli possa invocare, ma
soltanto un privilegio odioso, negato dalla nostra suprema
legge e dai principi fondati di ogni democrazia.
Per queste ragioni con la presente relazione di minoranza
si propone all'Assemblea il voto contrario alla proposta della
Giunta.
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