| VALTER BIELLI. Onorevoli colleghe e colleghi, sono
convinto - anche se non intendo drammatizzarlo - che la
vicenda Previti e il voto che sarà assunto dall'aula
lasceranno comunque il segno profondo nella vita di questo
paese e anche nell'immaginario collettivo della gente.
L'importanza della decisione è evidente, tanto evidente che da
più parti si fa appello ad un voto di coscienza. Ritengo
questo richiamo superfluo, perché tutti i parlamentari, nel
momento stesso in cui sono chiamati ad autorizzare o meno la
custodia cautelare di un membro del Parlamento, non lo fanno a
cuor leggero e tanto meno senza fare appello alla propria
coscienza. La libertà di coscienza è un diritto che vale per
tutti, tanto più per chi in coscienza ha scelto di votare per
concedere l'autorizzazione richiestaci dal GIP, come nel mio
caso. Non c'è chi ha più sensibilità e chi meno, chi è
giustizialista e chi innocentista. Nel merito della decisione
intendo ribadire con forza che il Parlamento non può e non
deve svolgere una funzione impropria, che non gli compete,
qual è quella che si andrebbe a configurare se si facesse in
questa sede il processo al processo; e questa è la proposta
che in qualche modo ci fa la relazione dell'onorevole
Carrara.
La cosa sarebbe grave, assurda ed incomprensibile e si
svolgerebbe tra l'altro in assenza dell'imputato, che nel caso
non sarebbe più l'onorevole Previti. Il nostro voto viene dato
su una richiesta avanzata non dal PM, che è parte in causa, ma
dal GIP, che è figura terza e non di parte. La Camera non
viene sminuita nel proprio ruolo per il fatto che sul
procedimento non deve pronunciarsi, perché se così non fosse
noi introdurremo un vulnus, un attacco alla concezione
stessa della democrazia nel nostro paese. Oggi la nostra
Costituzione prevede - ma mi auguro lo faccia anche domani -
un potere giudiziario autonomo, libero ed indipendente; non
può dipendere dalla politica e tanto meno dai partiti. Se
l'Assemblea si comportasse come un nuovo potere, quasi come
una nuova Corte d'appello, saremmo di fronte ad un fatto di
una gravità inaudita.
Noi parliamo di un parlamentare: dobbiamo tutelare
l'immunità e non recare un vulnus all'Assemblea
parlamentare per quanto riguarda il suo quorum. So bene
che viene mossa quest'obiezione, ma ad essa si può rispondere
che l'immunità ha un valore ed è un diritto in quanto posta a
salvaguardia di un altro valore, quello di poter esercitare
liberamente un ruolo politico; l'immunità a salvaguardia di
altri comportamenti è un privilegio assurdo e sbagliato, che
mina la credibilità stessa delle istituzioni. Ciò su cui
riflettere e decidere e che riconosce il ruolo del Parlamento
a tutela dei parlamentari è la valutazione su quello che viene
definito fumus persecutionis. Ma su tale atteggiamento
persecutorio vale la pena di rifarsi a qualche criterio,
assumere qualche riferimento cui attenersi. A me pare
significativo il commento sulla Costituzione a cura di Branca,
riportato nella relazione di minoranza, che evidenzia come
tale dato, per trovare riscontro, debba avere come presupposto
quello della constatazione di un rigore ingiustificato e
dovuto a ragioni politiche. Ora, cari colleghi, si può dir
tutto meno che il procedimento contro Previti nasca per queste
motivazioni, perché dai fatti riscontrati si rileva
l'esistenza di un intreccio, di un malaffare che non ha
precedenti in Italia e che non ha eguali in alcuna parte del
mondo.
Concludo, signor Presidente, affermando che la richiesta
del GIP nasce a mio giudizio da motivazioni opportune e
giuste, e la preoccupazione di un inquinamento delle prove,
anche se non ritengo che attenga a noi, credo la si riscontri
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fatto che anche in questi giorni viene chiamato in causa un
teste che fino a poco tempo fa non era neppure nominato (penso
a Dotti). Credo allora che tutelare il Parlamento e i
parlamentari, che è un obbligo, sia anche un'assunzione di
responsabilità. Un atteggiamento castale lederebbe la
credibilità del Parlamento; ecco perché saremmo allora di
fronte a privilegi sbagliati ed assurdi, ed ecco perché penso
che si possa votare per concedere l'autorizzazione
richiesta.
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