| FRANCESCA IZZO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e
colleghi, onorevole Saponara, sono io la parlamentare che era
inizialmente orientata a votare contro la richiesta di
autorizzazione all'arresto dell'onorevole Previti e che si è
poi decisa all'astensione, in seguito alla linea di difesa da
lui adottata e condivisa dalla maggioranza della Giunta.
Cercherò nei minuti a mia disposizione di argomentare tale
posizione e innanzitutto la mia contrarietà all'arresto.
Il quadro accusatorio che emerge dalle carte inviateci dal
giudice per le indagini preliminari di Milano configura, a mio
avviso, reati di estrema gravità ed appare inoppugnabile. Noi
però, come parlamentari, siamo chiamati a decidere su un
aspetto determinato: se riteniamo assolutamente necessaria, in
attesa che si concludano le indagini, la carcerazione
preventiva dell'onorevole Previti. E' sulla adeguatezza, sulla
congruità della misura dell'arresto di un parlamentare alle
esigenze dell'inchiesta che dobbiamo pronunciarci.
Per il primo capo di imputazione, le indagini preliminari
si sono già chiuse e sono quindi venute meno le ragioni
dell'arresto. Per il secondo, il pericolo di inquinamento
delle prove - che di fatto è il solo motivo della richiesta
della misura cautelare - avrebbe potuto essere contrastato, al
limite, come riconosce lo stesso GIP in alcuni passaggi della
sua ordinanza, con gli arresti domiciliari. Poiché sono
fermamente convinta che le misure che ledono la libertà
personale dei cittadini debbono essere comminate solo in caso
di assoluta e conclamata necessità, scorgo qui una
sproporzione, che assume particolare rilievo trattandosi di un
membro del Parlamento.
Ha larghissima risonanza in quest'aula e presso la più
larga opinione pubblica l'argomento in base al quale si
sostiene - richiamandosi al principio sacrosanto
dell'eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge -
che, poiché altri coimputati dell'onorevole Previti nel
medesimo procedimento o in altri connessi hanno subito gli
arresti, lo stesso debba valere per lui. Ogni disparità di
trattamento si configurerebbe come un privilegio di casta,
come una difesa corporativa di un ceto. Io non condivido
questo argomento. L'uguaglianza dinanzi alla legge significa
anche il rispetto di norme come l'articolo 68 della
Costituzione, che prevede precise garanzie per gli eletti, i
rappresentanti del popolo.
Il Parlamento ha già ampiamente modificato tale articolo,
eliminandone le parti che assicuravano non già la difesa della
giustizia ma l'impunità. Infatti l'onorevole Previti è sotto
inchiesta della magistratura e sarà processato ed
eventualmente condannato senza bisogno di alcuna
autorizzazione da parte di questa Camera.
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Questo Parlamento, nell'ipotesi di non concessione
dell'arresto, non salva dal processo e dall'eventuale condanna
l'onorevole Previti, come capziosamente molta stampa ha
scritto; ma la concessione dell'arresto preventivo di un
parlamentare è un atto talmente grave e denso di valori
istituzionali e simbolici che acquista di per sé il
significato di una condanna: una condanna che diventa nella
coscienza collettiva il sostituto simbolico del processo.
Io sono convinta che la condanna di un cittadino, e a
maggior ragione di un parlamentare, la debbono pronunciare i
giudici nelle sedi proprie, non gli organi di informazione e
tanto meno questa Assemblea.
Io considero questa Assemblea il Parlamento di uno Stato
di diritto e nulla deve spingere a farla somigliare ad una
convenzione. Al di là di tutte le sottigliezze e i distinguo,
mi sembra indubbio che così verrebbe interpretata,
stravolgendone il ruolo e le prerogative.
L'etica pubblica del nostro paese ha urgente bisogno che
ogni potere ed istituzione assolva i suoi compiti nel rispetto
dei propri limiti. Poiché, come ho già detto, mi ero persuasa
che le indagini finora condotte sull'onorevole Previti sono
tali da consentire la celebrazione di un normale processo, mi
ero disposta a votare contro l'arresto nel rispetto delle
prerogative sia della magistratura sia del Parlamento, ma gli
argomenti usati dalla difesa mi hanno provocato un gravissimo
disagio fino a farmi mutare d'avviso.
L'arrogante insistenza dell'onorevole Previti sulla tesi
della persecuzione, del complotto ordito, tra gli altri,
dall'intera magistratura milanese nei suoi confronti e della
sua parte politica, mira a colpire anch'essa e con inaudita
violenza il Parlamento e le sue funzioni; mira, in effetti, a
far assumere a quest'aula il ruolo di tribunale che emette un
giudizio politico sull'operato della magistratura. E' questa
un'azione inaccettabile, da respingere con decisione.
In conclusione, data l'assenza di fumus
persecutionis nel quadro accusatorio inviatoci dal GIP di
Milano e data, nello stesso tempo, l'incongruità della
richiesta dell'arresto preventivo, dichiaro con grande disagio
che mi asterrò.
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