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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344461
SMC0292-0016
Bollettino Giunte e Commissioni n. 292 del 20 gennaio 1998 - edizione definitiva - (SMC13-292)
(suddiviso in 75 Unità Documento)
Unità Documento n.16 (che inizia a pag.31 dello stampato)
              ...III COMMISSIONE PERMANENTE
                 (Affari esteri e comunitari)
 
 
...IN SEDE REFERENTE
C4222. LAVCOMM
C4222.
Disegno di legge: S. 2515. Ratifica ed esecuzione dell'Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee ed i loro Stati membri, che agiscono nel quadro dell'Unione europea, da una parte, e la Repubblica di Slovenia, dall'altra, con tredici allegati, sei protocolli e atto finale e dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 10 giugno 1996 (approvato dal Senato) (4222). (Parere della I, della II, della V, della VI, della VII, della VIII, della IX, della X, della XI, della XII, della XIII e della XIV Commissione).
(Esame e rinvio).
Vito LECCESE, presidente. Antonio DI BISCEGLIE. Il deputato Gualberto NICCOLINI. Il deputato Roberto MENIA. Il deputato Fabio CALZAVARA. Il deputato Dario RIVOLTA. Il deputato Gabriele CIMADORO. Il sottosegretario Piero Franco FASSINO. Il deputato Roberto NENIA.
Martedì 20 gennaio 1998. - Presidenza del Vicepresidente, Vito LECCESE. - Interviene il Sottosegretario per gli affari esteri, Piero Franco Fassino.
ZZSMC ZZRES ZZSMC200198 ZZSMC980120 ZZSMC000198 ZZSMC000098 ZZSMC292 ZZ13 ZZD ZZC3 ZZRE ZZHH ZZII ZZFF
     La Commissione inizia l'esame del disegno di legge.
 
     Vito LECCESE,  presidente,  comunica che le
  Commissioni Affari costituzionali, bilancio, Lavoro e
  Politiche dell'Unione europea hanno espresso parere
  favorevole.
 
     Antonio DI BISCEGLIE (gruppo sinistra
  democratica-l'Ulivo),  relatore,  osserva come l'accordo
  in titolo sia caratterizzato dall'individuazione di diritti ed
  obblighi reciproci e dalla previsione di azioni comuni.
  Ricorda quindi come gli accordi di associazione si configurino
  sovente come una fase preliminare rispetto all'adesione
  all'Unione europea.  Gli accordi di questo tipo impegnano
  infatti lo Stato terzo ad adeguare gradualmente la propria
  legislazione agli  standard  europei.  Ricorda inoltre
  come, per quando riguarda i futuri ampliamenti, l'Unione
  europea guardi a sud e a est.  Il Consiglio europeo ha in
  particolare individuato un primo gruppo di candidati - tra i
  quali è compresa la Slovenia - prossimi a conseguire i
  requisiti per l'adesione e con i quali, a partire dalla
  prossima primavera, avranno inizio i negoziati.
     La Slovenia ha presentato nel 1996 domanda di adesione ed
  ha sottoscritto lo stesso anno l'Accordo in esame.  Il Paese è
  indipendente dal 1991 ed ha da subito iniziato un cammino di
  progressivo avvicinamento all'Unione europea.  Peraltro,
  l'accordo è stato sottoscritto solo nel 1996 in quanto
  l'Italia si è impegnata per la definizione di uno storico
  contenzioso relativo ai profughi giuliani e dalmati ed alle
  loro proprietà immobiliari.  La soluzione di tale contenzioso è
  stata avanzata dal Ministro degli esteri spagnolo, Solana, ed
  accolta dalle parti al fine di creare una corsia preferenziale
  per i profughi italiani nell'acquisizione del patrimonio
  immobiliare sloveno.  A tal fine è stata prevista una modifica
  di un articolo della costituzione della Slovenia.  Di
  conseguenza nell'Accordo in titolo è stato inserito uno
  scambio di lettere tra la Comunità europea e i suoi Stati
  membri, da una parte, e la Repubblica di Slovenia, dall'altra,
  con il quale la Slovenia si impegna ad adottare le misure
  necessarie per realizzare il diritto dei cittadini dell'Unione
  europea ad
 
                              Pag. 32
 
  acquistare proprietà in Slovenia.  Il 14 luglio 1997 il
  Parlamento sloveno ha quindi modificato l'articolo 68 della
  Costituzione che consentiva l'acquisto dei beni immobili ai
  soli cittadini sloveni.  Dopo il superamento del contenzioso si
  sono intensificati gli scambi e i rapporti di collaborazione
  tra Italia e Slovenia.  Si è avuto il pieno riconoscimento
  dell'unitarietà della minoranza italiana presente in Slovenia
  e Croazia e presso il Parlamento italiano è stato avviato
  l'esame di un provvedimento legislativo sulla tutela della
  minoranza slovena.  Sono stati quindi conclusi accordi e
  avviati progetti nei settori delle infrastrutture, della
  difesa e dei trasporti.  E' stato inoltre impostato un dialogo
  trilaterale tra Italia, Slovenia ed Ungheria suscettibile di
  significativi sviluppi legati all'allargamento dell'Unione
  europea.
     Dopo aver sinteticamente richiamato i contenuti del
  provvedimento, dichiara di valutarlo positivamente nei suoi
  riflessi sia sulla posizione internazionale dell'Italia che
  sulle regioni di confine.
 
     Il deputato Gualberto NICCOLINI (gruppo forza Italia)
  ricorda come il confine con la Slovenia sia segnato dal sangue
  di una guerra e di un dopoguerra terribilmente tragici.  Un
  confine che fino a pochi anni fa separava due mondi diversi,
  due ideologie, ed era attraversato da centinaia di migliaia di
  esuli vittime di una delle tante pulizie etniche.  Un confine
  ingiusto e antistorico riconosciuto da un frettoloso e
  ingiustificato trattato firmato ad Oslo che ha rappresentato
  quasi un atto di resa senza motivi.  Nessuno più di chi ha
  vissuto queste esperienze può desiderare una vera
  normalizzazione.  Da tempo è stata intrapresa questa strada ed
  ora si intravede il traguardo.  E' importantissimo per Trieste
  tornare a porsi nel cuore dell'Europa, uscendo dalla
  marginalità in cui la città era stata rilegata dal 1945 ad
  oggi.  Sgombrato quindi il campo da luoghi comuni e da
  retropensieri pochi nobili, non può però esimersi da alcune
  riflessioni, che sottopone all'attenzione del Governo e della
  Commissione.  Il relatore ha osservato come con la legge
  costituzionale del 14 luglio scorso il Parlamento sloveno
  abbia stabilito il principio per il quale qualsiasi cittadino
  sloveno può acquistare beni immobili sloveni.  In questo modo
  si è voluto consentire ad alcuni cittadini italiani di
  riacquistare i beni immobili che il regime comunista di Tito
  aveva loro violentemente sottratto nel primo dopoguerra.  Ciò è
  forse sufficiente per il Governo italiano, ma non può essere
  considerato sufficiente in termini di giustizia storica.  La
  Slovenia, quale erede per la sua parte dell'ex-Jugoslavia, ha
  infatti stabilito un principio diverso per i suoi cittadini,
  ai quali è stato riconosciuto il diritto di riottenere - e non
  di riacquistare - i beni nazionalizzati.  Questo è il punto: la
  mancanza del riconoscimento del medesimo diritto a quei
  cittadini italiani costretti a fuggire.
     Ribadisce quindi di essere del tutto convinto che l'Italia
  non debba frapporre ostacoli al cammino europeo della
  Slovenia, come degli altri Paesi ex-comunisti dell'Est, e
  ritiene che non sia interesse di alcuno ritornare alle
  situazioni angosciose del passato Non riesce tuttavia a
  comprendere perché sia così difficile per una nazione piccola,
  dalle grandi potenzialità e votata all'Europa, fare un passo
  storico e importantissimo che consentirebbe realmente a tutti
  di voltare pagina.  E' questo l'impegno che il suo gruppo
  chiede al Governo italiano, sottolineando al contempo la
  necessità di saldare i conti di una guerra pagata in una
  proporzione troppo grande soltanto da una parte degli
  italiani.  Ricorda quindi come il ministro degli esteri Martino
  avesse siglato ad Aquileia un importante Accordo, poi
  disatteso da Lubiana per motivi di politica interna e non
  ripreso dai successivi governi, che tornarono ad una linea più
  morbida, spiegando che solo così l'Italia avrebbe favorito
  l'europeizzazione della Slovenia ed aiutato gli esuli.  Come
  esempio dell'attuale linea morbida dell'Italia ricorda come in
  un piccolo comune della provincia triestina, Duino-Aurisina, a
  composizione etnica mista, fin dagli anni cinquanta esistano
  solo ed esclusivamente
 
                              Pag. 33
 
  documenti di identità bilingue.  Il cittadino italiano non può
  pertanto avere un documento redatto esclusivamente nella sua
  lingua madre.  Gli interventi presso il Ministero dell'Interno
  volti a sanare questa anomalia costituzionale rimangono sempre
  inevasi sul piano ufficiale, mentre ufficiosamente si
  sottolinea come prevvedendo si rischierebbero ritorsioni in
  Slovenia o comunque rapporti più difficili.  Ritiene che anche
  il Ministero degli esteri possa chiedere alla Slovenia di fare
  quel passo in avanti in termini di giustizia che altri popoli
  europei hanno già fatto.  E' chiaro infatti che, a distanza di
  cinquant'anni, non rappresenterebbe più un grave problema
  riconoscere ai cittadini italiani il diritto a riappropriarsi
  dei beni che gli sono stati sottratti.  L'attuazione di tale
  diritto potrebbe del resto realizzarsi con tutti i necessari
  ammortizzatori ed eventuali difficoltà potrebbero essere
  risolte con un oculato utilizzo degli indennizzi da parte
  italiana.
     Osserva quindi come l'azione del Governo italiano risulti
  insufficiente anche in relazione ad un altro problema.  A
  Krsho, ad un centinaio di chilometri a nord-est di Trieste,
  esiste infatti una centrale nucleare estremamente pericolosa,
  che finora nessuno è riuscito a far chiudere e che rappresenta
  una potenziale Cernobil per il golfo di Trieste.  Il Governo
  italiano è quindi sempre in stato di soggezione, davanti a
  Belgrado prima, a Lubiana e Zagabria oggi.
     Per tali ragioni, pur guardando con grande speranza
  all'Accordo in esame, che in premessa riconosce il nuovo
  ordinamento di Lubiana, deve sollecitare il Governo ad
  attivarsi per chiudere realmente quel contenzioso prima di
  ratificare l'Accordo medesimo.  Preannuncia pertanto che il suo
  gruppo si asterrà dal voto qualora questo intervenisse prima
  del riconoscimento da parte della Slovenia del diritto alla
  restituzione dei beni rapinati agli esuli italiani.
 
     Il deputato Roberto MENIA (gruppo alleanza nazionale)
  ricorda come nella scorsa legislatura, prima con il ministro
  Martino e poi con il ministro Agnelli, il Parlamento abbia
  avuto modo di discutere delle Slovenia.  Ritiene che in materia
  sussista un interesse alla tutela della dignità nazionale che
  non è possibile subordinare a interessi economici.  Dopo aver
  ricordato che, come suo primo atto di governo, il
  sottosegretario Fassino ha compiuto una visita in Slovenia per
  rassicurare le autorità di quel Paese, sottolinea i diritti
  vantati dagli esuli italiani e ricorda le vicende del
  territorio libero di Trieste, osservando come negli anni 50 e
  60 sia quasi venuta meno la presenza italiana nella
  ex-Jugoslavia.  Rileva quindi come non sia possibile mettere
  sullo stesso piano i diritti della minoranza italiana e di
  quella slovena.  Non è infatti possibile equiparare la
  condizione delle due minoranze poiché gli sloveni in Italia
  non hanno bisogno di ulteriori forme di tutela.  Ricorda quindi
  come in Slovenia sia in vigore una legge che prevede la
  restituzione dei beni perduti durante il regime comunista che
  si applica tuttavia ai soli cittadini sloveni.  Ricorda inoltre
  come quattro anni fa fosse stato definito un programma per la
  restituzione ai cittadini italiani dei beni nazionalizzati dal
  regime comunista.  Il contenuto di tale programma è andato via
  via riducendosi e l'ultima proposta prevedeva la restituzione
  di appena una ventina di beni immobili.
     Per tali ragioni, che si riserva di illustrare in modo più
  approfondito nel corso della discussione in Assemblea, il suo
  gruppo ha espresso al Senato un voto contrario e si comporterà
  in modo analogo alla Camera, ritenendo che la ratifica
  dell'Accordo in titolo rappresenti un passo nella direzione
  sbagliata.
 
     Vito LECCESE,  presidente,  propone, e la
  Commissione consente, di rinviare alla seduta di domani la
  replica del relatore e la votazione sul mandato a riferire
  all'Assemblea.
 
     Il deputato Fabio CALZAVARA (gruppo lega nord per
  l'indipendenza della Padania) nel rilevare come sia difficile
  raggiungere un consenso unanime in merito
 
                              Pag. 34
 
  ad un provvedimento che riguarda un paese confinante,
  dichiara di condividere parte delle osservazioni del deputato
  Niccolini e riconosce la rilevanza del problema della
  restituzione dei beni immobili.  Osserva quindi come l'Accordo
  avrebbe dovuto avere dei contenuti più precisi almeno per
  quanto riguarda la restituzione dei beni.
 
     Il deputato Dario RIVOLTA (gruppo forza Italia) chiede
  quali siano le prospettive di sviluppo delle infrastrutture
  che collegano Slovenia e Italia e quale futuro si preveda per
  il porto di Trieste.
 
     Il deputato Gabriele CIMADORO (gruppo CCD) chiede al
  relatore di affrontare il contenzioso evidenziato dal deputato
  Niccolini, preannunciando che il tal caso il suo voto sarà
  favorevole.
 
     Il sottosegretario Piero Franco FASSINO nel condividere
  le considerazioni del relatore, fa osservare ai deputati
  Niccolini e Menia che la sofferenza delle popolazioni di
  confine trae origine da una guerra dichiarata dall'Italia.
  Prima del 1940 nessuno metteva infatti in discussione
  l'italianità dei quelle terre e la dignità dell'Italia è stata
  offesa proprio quando l'Italia ha occupato territori che non
  le appartenevano.  Pertanto, pur nutrendo un grande rispetto
  per gli italiani che hanno perso la loro terra, rileva come vi
  sia un interesse comune e superare una logica recriminatoria
  ed a costruire le condizioni affinché non si perpetui la
  sofferenza.  L'obiettivo deve essere quello di integrare i
  balcani in Europa e non quello di tenere i conflitti aperti
  alimentando le logiche che li hanno provocati.  Infatti, pur
  essendo consapevole che l'Italia deve difendere i suoi
  interessi, ritiene che il modo migliore per farlo sia appunto
  impegnarsi per l'integrazione.  La stessa minoranza italiana
  sarà meglio tutelata se sussiste un clima di collaborazione
  tra i due Paesi.  Inoltre, dal punto di vista del diritto
  internazionale, gli accordi che regolano i rapporti tra i due
  Paesi sono stati sottoscritti e ratificati ed aprire un
  contenzioso in merito avrebbe esiti disastrosi.
     Sarebbe poi in linea di principio sbagliato subordinare la
  ratifica di accordi multilaterali alle relazioni bilaterali,
  poiché in tal modo l'Italia non sarebbe compresa da nessuno
  dei suoi  partner  e sperimenterebbe la condizione di
  isolamento vissuta durante il Governo Berlusconi.
     Rileva quindi come, in concomitanza con l'Accordo in
  esame, si sia cercato di raggiungere un'intesa che tenesse
  conto della storia attraverso il cosiddetto compromesso
  Solana, che ha conferito agli esuli una corsia preferenziale
  per l'acquisto delle proprietà immobiliari in Slovenia.  Il
  Governo sloveno ha già predisposto un decreto attuativo di
  tale intesa, che entrerà in vigore non appena l'Accordo in
  esame verrà ratificato da tutti i Paesi firmatari.  Ricorda
  quindi come le relazioni tra l'Italia e la Slovenia si siano
  di recente intensificate, ricordando in particolare come lo
  scorso anno il porto di Trieste abbia registrato un incremento
  di traffico che da tempo non conosceva.  Il tentativo è quello
  di fare nuovamente di Trieste il porto di tutta l'Europa
  centrale aperto al Paesi dell'Est.  Dopo aver ricordato che le
  relazioni bilaterali si stanno intensificando anche sul piano
  culturale, dichiara che il Governo è impegnato ad affermare in
  ogni momento la necessità di tutelare la minoranza italiana,
  osservando tuttavia come ciò richieda di raggiungere intese
  con la Slovenia.  Il Governo ha inoltre rapporti settimanali
  con esponenti dell'Unione italiana al fine di verificare
  l'attuazione dei patti sottoscritti.  Rileva quindi coma la
  carta di identità bilingue cui ha fatto riferimento il
  deputato Niccolini corrisponda esattamente ad una richiesta
  avanzata dalle minoranza italiana in Slovenia.
 
     Il deputato Roberto NENIA (gruppo alleanza nazionale)
  fa presente al sottosegretario Fassino che i profughi istriani
  rifiutano la carta d'identità bilingue.
 
     Il sottosegretario Piero Franco FASSINO dopo aver
  rilevato come si continui
 
                              Pag. 35
 
  ad alimentare una logica conflittuale, ribadisce che il
  Governo svolge quotidianamente un'azione di tutela della
  minoranza italiana.  Il Governo rispetta il dramma egli esuli,
  ma ritiene che il problema del risarcimento possa essere posto
  alle autorità slovene come questione politica e non sia invece
  possibile subordinare alla soluzione di tale aspetto delle
  relazioni bilaterali la ratifica dell'Accordo in esame.  Rileva
  infine come in materia di diritti umani e civili non trovi
  applicazione il principio di reciprocità: tali diritti sono
  infatti inalienabili e vanno riconosciuti a tutti i
  cittadini.
 
     Vito LECCESE,  presidente,  rinvia ad altra seduta
  il seguito dell'esame.
 
     La seduta termina alle 13,25.
 
DATA=980120 FASCID=SMC13-292 TIPOSTA=SMC LEGISL=13 NCOMM=03 SEDE=RE NSTA=0292 TOTPAG=0131 TOTDOC=0075 NDOC=0016 TIPDOC=B DOCTIT=0000 COMM=C3 D PAGINIZ=0031 RIGINIZ=027 PAGFIN=0035 RIGFIN=015 UPAG=NO PAGEIN=31 PAGEFIN=35 SORTRES=9801203 SORTDDL= FASCIDC=13SMC 00292 SORTNAV=59801200 00292 b00000 ZZSMC292 NDOC0016 TIPDOCB DOCTIT0016 NDOC0016



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