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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344629
STA0299-0010
Stenografico d'Aula n. 299 del 20 gennaio 1998 (STA13-299)
(suddiviso in 319 Unità Documento)
Unità Documento n.10 (che inizia a pag.6 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.4)
SVOLGIMENTO: 3 - 00768; 3 - 00866; 3 - 01385; 2 - 00446; 2 - 00658; 2 - 00666; 2 - 00669; 3 - 01207. ...(Permessi di soggiorno e tavolo di lavoro sulla tratta delle donne albanesi).
...SVOLGIMENTO: 3 - 00768; 3 - 00866; 3 - 01385; 2 - 00446; 2 - 00658; 2 - 00666; 2 - 00669; 3 - 01207. ...(Permessi di soggiorno e tavolo di lavoro sulla tratta delle donne albanesi).
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA
ZZSTA ZZRES ZZSTA200198 ZZSTA980120 ZZSTA000198 ZZSTA000098 ZZSTA299 ZZ13
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    LIVIA TURCO,  Ministro per la solidarietà sociale.  Il
  tema sollevato dalle due interrogazioni è da tempo
  all'attenzione del Parlamento europeo, della Chiesa italiana e
  delle congregazioni religiose.  Mi riferisco al fenomeno della
  tratta - così lo ha definito l'Unione europea - delle donne e
  comunque della tratta di tutti gli esseri umani, un fenomeno
  drammatico per la nostra società che coinvolge donne e bambini
  avviati alla prostituzione e per questo indotti in uno stato
  di vera e propria schiavitù nel quale ogni diritto viene
  negato.
     Proprio a partire da una valutazione dell'allarme
  provocato da questi dati e perché sollecitata dall'Unione
  europea e soprattutto dalla Caritas, dalle suore italiane - le
  quali sono molto impegnate nella lotta contro questo fenomeno
  - nonché da associazioni di donne, lo scorso anno il mio
  Ministero decise di dedicare l'8 marzo a valutare, a studiare
  ed a sensibilizzare l'opinione pubblica su tale fenomeno.
     Ho citato l'impegno della Comunità europea.  La signora
  Anita Gradin, commissaria per la giustizia e gli affari
  interni, ha dedicato molto tempo all'analisi di questo
  fenomeno, chiedendo un impegno molto preciso al Consiglio
  d'Europa e l'adozione, da parte dei governi membri dell'Unione
  europea e del Consiglio d'Europa, di precisi piani di azione
  per contrastare questo tremendo fenomeno, che punti sulla
  prevenzione, ma soprattutto sul recupero delle donne e dei
  minori coinvolti in questa vera e propria situazione di
  schiavitù.
     Ricordo che proprio l'anno scorso nei giorni 10 e 11
  giugno a Vienna la commissione europea promosse una conferenza
  sul traffico delle donne e degli esseri umani, ponendo questo
  tema tra quelli di maggiore interesse a livello
  internazionale.  Le conclusioni della conferenza contenevano un
  appello a tutti gli Stati membri affinché attivassero al loro
  interno un gruppo di lavoro per individuare a livello
  nazionale le azioni maggiormente efficaci per combattere
  questo fenomeno.  Analoga richiesta è stata peraltro formulata
  anche dalla Chiesa italiana: la Caritas, infatti, ha dedicato
  due convegni a questo tema, lo scorso anno e quest'anno.
     Per dare seguito a queste raccomandazioni - anche se
  faccio presente che già nel passato, precedentemente
  all'assunzione dell'incarico governativo, mi ero occupata di
  questi temi - ho inteso promuovere l'attivazione di una
  commissione per monitorare il fenomeno a livello nazionale e
  soprattutto per individuare le azioni concrete da fare per
  contrastare questo fenomeno.  Ancor prima della istituzione
  della commissione, nel giugno 1996, vi sono stati incontri con
  i rappresentanti delle associazioni del volontariato, della
  Caritas e con le suore, nonché con le associazioni di donne
  (che soprattutto a Roma, Bologna e a Torino si occupano di
  questo problema): da tali incontri sono derivate indicazioni
  concrete; il primo risultato di questo incontro è stato
  l'articolo 5, comma 9- ter,  del decreto-legge n. 467 del
  13 settembre 1996, ripreso con modifiche nel disegno di legge
  governativo sull'immigrazione relativo alla tutela delle donne
  vittime della tratta.
     La commissione governativa è composta da rappresentanti di
  vari ministeri interessati a questo problema (quelli
  dell'interno, di grazia e giustizia, della sanità e per le
  pari opportunità).  Nel frattempo, da quell'iniziativa dell'8
  marzo, il Ministero per le pari opportunità si è
  particolarmente occupato - giustamente - di questo tema,
  seguendo direttamente l'evoluzione delle iniziative anche a
  livello comunitario dando un grande contributo dell'Italia per
  l'adozione di un programma da portare avanti a livello europeo
  e nei singoli paesi.
     Voglio quindi segnalare che in questo momento la
  titolarità dell'iniziativa è più propria del Ministero per le
  pari opportunità, anche se essa era partita da un'iniziativa
  del Ministero per la solidarietà sociale.  Insieme ai
  rappresentanti dei ministeri interessati, sono coinvolti i
  rappresentanti delle associazioni che si occupano di questo
  fenomeno e che sono
 
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  prima di tutto - le ho già citate - la Caritas, l'USMI e
  alcune associazioni di donne.
     Non c'è un problema di finanziamenti per la commissione.
  Comunque, data la natura dell'organo (commissione di
  coordinamento e di lavoro), gli eventuali finanziamenti
  necessari possono essere reperiti attraverso i capitoli di
  bilancio destinati al dipartimento per il normale
  funzionamento di comitati e commissioni.
     Aggiungo che nello scorso mese di aprile il dipartimento
  ha presentato un progetto alla Commissione europea all'interno
  del programma "Stop", sulla tratta delle donne e degli esseri
  umani, istituito nell'ambito della Commissione giustizia ed
  affari interni a seguito della Conferenza di Vienna.  Il
  progetto non è stato accettato dalla Commissione perché
  ritenuto troppo costoso in rapporto ai fondi complessivamente
  disponibili; è stato tuttavia suggerito di ripresentarlo con
  alcune modifiche, cosa che abbiamo fatto.
     Il compito della commissione sarà soprattutto garantire il
  coordinamento fra le attività dei vari ministeri ed ascoltare
  i suggerimenti delle associazioni.  Non c'è dubbio, però (e
  vengo così alla risposta all'interrogazione Volonté n.
  3-01385), che il più importante punto di iniziativa del
  Governo è stato introdurre nel disegno di legge
  sull'immigrazione (già approvato dalla Camera ed attualmente
  in discussione in Senato) una specifica previsione: il capo
  III, articolo 16, contiene una norma volta a regolamentare i
  soggiorni per motivi di protezione sociale.
     La norma prevede che, qualora nel corso di operazioni di
  polizia o di indagini per reati connessi all'esercizio della
  prostituzione o nel corso di interventi dei servizi sociali
  siano accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento
  nei confronti di uno straniero ed emergano concreti pericoli
  per la sua incolumità come diretta conseguenza della sua
  collaborazione alle indagini, lo straniero non venga espulso e
  possa al contrario ottenere un permesso di soggiorno che gli
  consenta di sottrarsi ai suoi sfruttatori e di seguire un
  programma di ricostruzione della personalità e di integrazione
  sociale.  Di tale proposta, valida ovviamente per tutti gli
  stranieri, è presumibile che possano usufruire soprattutto le
  donne, vittime più dirette del traffico di esseri umani per
  sfruttamento sessuale.  Lo ripeto: la norma ci è stata
  sollecitata da coloro che lavorano su questo tema; faccio un
  nome per tutti, quello di don Benzi.  Evitare l'espulsione
  delle persone coinvolte (in gran parte clandestine, venute nel
  nostro paese non per scelta) è una misura importante per
  sottrarle al ricatto del circuito nel quale sono coinvolte.
  Come ho già detto, la norma era già stata fatta propria dal
  Governo con l'articolo 5, comma 9- ter,  del decreto-legge
  n. 467 del 1996, recante disposizioni urgenti in materia di
  politica per l'immigrazione e per la regolamentazione
  dell'ingresso ed il soggiorno nel territorio nazionale dei
  cittadini di paesi non appartenenti all'Unione europea.
     Questa norma, se da un lato aveva offerto risultati
  positivi, non facendo registrare abusi, aveva d'altro canto
  evidenziato alcune lacune circa la sua piena applicazione e
  l'adeguatezza delle strutture.
     Parte integrante delle disposizioni introdotte con il
  disegno di legge sull'immigrazione è il programma di
  assistenza ed integrazione sociale delle vittime.  Il permesso
  di soggiorno ottenuto dallo straniero che versi nella
  particolare situazione sopra descritta consente esplicitamente
  l'accesso ai servizi assistenziali, lo studio, l'iscrizione
  alle liste di collocamento, lo svolgimento di lavoro
  subordinato.
     La proposizione contenuta nel disegno di legge
  sull'immigrazione - che, lo ripeto, è già stato votato da
  questo ramo del Parlamento - persegue quindi il fine di
  un'applicazione più corretta e completa della norma che era
  stata anticipata nel decreto governativo.  Non ha certo lo
  spirito di premiare chi ha trasgredito la legge, ma piuttosto
  tende ad offrire la possibilità di un ritorno ad una vita
  normale per chi è stato privato della propria libertà e
  dignità con la violenza.
     Il traffico per sfruttamento sessuale rappresenta una
  gravissima violazione dei
 
                               Pag. 8
 
  diritti fondamentali della persona, che un paese come
  l'Italia ha il preciso dovere di combattere.  Ribadisco che in
  tale direzione si sta muovendo anche la Commissione europea.
  Ho tra l'altro già detto dell'impegno della signora Gradin
  nella conferenza di Vienna.  Infatti, la signora Gradin,
  all'apertura di quella conferenza, ha auspicato che il
  dibattito sul tema in argomento si concentri su misure
  specifiche, volte a combattere tale moderna forma di traffico
  degli schiavi, piuttosto che sulla prostituzione quale
  fenomeno in sé.  La conferenza deve dunque costituire il punto
  di partenza - così si è espressa la signora Gradin - per
  azioni a livello nazionale, europeo ed internazionale.
     Nel novembre dello scorso anno, sempre la Commissione
  europea ha promosso un piano di azione sul traffico delle
  donne per sfruttamento sessuale che investe vari aspetti, da
  quello connesso alle politiche migratorie, a quello
  giudiziario, di polizia e sociale.
     La tutela delle vittime non risolve certamente alla radice
  il problema dello sfruttamento sessuale delle donne e dei
  minori stranieri, ma costituisce una valida opportunità
  concessa alle vittime stesse ed un utile strumento di lotta ai
  trafficanti.  Con tale norma, prevista nella legge
  sull'immigrazione (articolo 16), già approvata da un ramo del
  Parlamento, l'Italia è uno dei paesi che applica disposizioni
  previste in sede di Commissione europea.
     Vorrei poi far presente, per completare il quadro relativo
  ai provvedimenti assunti e considerato che l'interrogante ha
  posto in particolare il tema dell'Albania, che il Governo,
  insieme alle associazioni di volontariato, ha destinato una
  parte dei venti miliardi previsti dal disegno di legge per la
  ricostruzione in Albania (si trattava di un decreto-legge poi
  convertito in legge concernente appunto l'aiuto e la
  cooperazione in Albania), rivolti in particolare ad interventi
  umanitari soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione del
  tessuto sociale albanese - non a caso su indicazione del
  governo albanese ed in accordo con le associazioni di
  volontariato italiane ed albanesi - al finanziamento di
  progetti che puntano proprio alla prevenzione del fenomeno
  della tratta delle donne e degli esseri umani.  Si è infatti
  predisposto un programma di informazione mirato alle donne di
  alcune zone dell'Albania, soprattutto di quelle rurali e più
  povere del paese, più esposte al ricatto ed al messaggio che
  anche i nostri  media  possono mandare, dunque, più
  attratte da un'idea facile dell'ingresso in Italia, proprio
  per far presente loro i pericoli che si incontrano e dunque
  per dissuaderle dall'immigrazione clandestina.  Questo è
  l'altro programma che il Governo sta portando avanti.
 
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