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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344645
STA0299-0026
Stenografico d'Aula n. 299 del 20 gennaio 1998 (STA13-299)
(suddiviso in 319 Unità Documento)
Unità Documento n.26 (che inizia a pag.16 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.4)
SVOLGIMENTO: 3 - 00768; 3 - 00866; 3 - 01385; 2 - 00446; 2 - 00658; 2 - 00666; 2 - 00669; 3 - 01207. ...(Risanamento del Mare Adriatico)
...SVOLGIMENTO: 3 - 00768; 3 - 00866; 3 - 01385; 2 - 00446; 2 - 00658; 2 - 00666; 2 - 00669; 3 - 01207. ...(Risanamento del Mare Adriatico)
VALERIO CALZOLAIO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA
ZZSTA ZZRES ZZSTA200198 ZZSTA980120 ZZSTA000198 ZZSTA000098 ZZSTA299 ZZ13
    VALERIO CALZOLAIO,  Sottosegretario di Stato per
  l'ambiente.  Signor Presidente, onorevoli colleghi, per
  quanto richiesto con l'atto di sindacato ispettivo
  dall'onorevole Galletti, ricordo all'Assemblea, più che allo
  stesso onorevole Galletti che ha la memoria storica di tali
  fatti, che il fenomeno delle mucillagini è stato descritto per
  la prima volta nel 1729, successivamente a fine dell'ottocento
  e recentemente a partire dagli anni cinquanta, quindi in
  periodi nei quali l'alto Adriatico non riceveva dai fiumi i
  carichi inquinanti ascrivibili agli insediamenti civili,
  industriali ed agli allevamenti zootecnici nelle dimensioni
  attuali sia in termini quantitativi che qualitativi.
     Ciò, tuttavia, non significa che tali immissioni in mare
  non influenzino oggi l'avvio e la crescita delle
  proliferazioni
 
                              Pag. 17
 
  mucillaginose e i dati scientifici a tutt'oggi raccolti
  segnalano proprio le specificità e l'aggravamento del
  fenomeno, come il collega Galletti ricordava nel suo
  intervento parlando di patologia e di accentuazione del
  fenomeno stesso.
     In realtà l'alto Adriatico è soggetto a due diversi
  fenomeni negativi dovuti a fattori biofisici, chimici e
  climatici: la proliferazione algale da una parte e lo sviluppo
  di mucillagini dall'altra.
     Il primo fenomeno è dovuto alla quantità di inquinanti
  immessi in mare attraverso scarichi e corsi fluviali; in
  particolare, per quanto attiene al fosforo e all'ozono,
  l'effetto eutrofizzazione dovuto a questa fertilizzazione del
  mare provoca sviluppi massicci di alghe, la cui successiva
  decomposizione consuma ossigeno, provocando ipossia-anossia
  sul fondo marino con il rischio di moria di pesci.
     Il secondo fenomeno, invece, non sembra dipendere
  direttamente da scarichi o corsi fluviali, ma da altri
  fattori.
     La ricerca sull'argomento si è mobilitata a partire dagli
  anni '90, avviando alcuni programmi nazionali, come Prisma 1,
  ed internazionali (Elna, Mare, Paloma), dai quali purtroppo
  non è emerso con chiarezza quali siano i fattori scatenanti,
  pur avendo individuato in alcuni microinquinanti e nel
  rapporto squilibrato azoto-fosforo le cause favorenti
  l'insorgenza di stress cellulare, condizione biologica che
  determina la produzione di polisaccaridi da parte di organismi
  unicellulari (batteri e microalghe).
     Si può invece affermare con maggiore cognizione che una
  condizione necessaria per innescare il fenomeno della
  mucillaginosa è attribuibile alla mancanza di circolazione
  delle acque nel periodo estivo, che rimangono per lunghi
  periodi nel bacino settentrionale, unitamente a condizioni di
  marcata stratificazione termoclina in assenza di forti
  rimescolamenti.
     A tale situazione negli ultimi anni si è cercato di far
  fronte predisponendo alcuni interventi correttivi consistenti
  nella riduzione del fosforo nei detersivi; nell'impiego di
  tecnologie depurative avanzate per l'abbattimento del fosforo;
  nella predisposizione di interventi normativi nel settore
  agro-zootecnico finalizzato all'ottimazione dell'uso dei
  fertilizzanti.
     I risultati ottenuti da tali interventi sono stati
  incoraggianti, anche se ben lungi da una soluzione del
  problema.  Ciò è confermato dalla minore incidenza negli ultimi
  anni delle fioriture algali, a conferma del fatto che,
  attraverso l'adozione di misure di contenimento dei fenomeni
  inquinanti di provenienza tellurica, è possibile migliorare la
  qualità delle acque marine costiere.
     In questo senso il mancato risanamento dei bacini
  fluviali, dovuto alla carenza numerica e qualitativa degli
  impianti di depurazione, non ha consentito di conseguire
  risultati più significativi.
     Per quanto attiene le attività di ricerca nel mare
  Adriatico, di cui ho già parlato e che sono state avviate già
  a partire dal 1990 con l'autorità per l'Adriatico, si registra
  un risultato modesto in termini di acquisizione di conoscenze
  statistiche, a fronte dell'impegno finanziario assunto.  Tali
  risorse sono state e sono ancora gestite dal MURST, nonostante
  che con la soppressione dell'autorità per l'Adriatico,
  avvenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
  del 3 marzo 1994, venisse disposto che le medesime, unitamente
  al complesso gestionale e di coordinamento scientifico,
  dovessero essere trasferite al Ministero dell'ambiente ed
  all'ANPA-ICRAM.
     Di recente il Ministero dell'ambiente ha proposto al
  Ministero dell'università e della ricerca scientifica la
  costituzione di un tavolo di lavoro congiunto ai fini della
  definizione delle priorità di ricerca in materia di tutela e
  difesa degli ecosistemi marini, che devono essere sostenute e
  finanziate.
     Nell'attesa di una azione congiunta nell'indirizzo sopra
  specificato, con le risorse assegnate al Ministero
  dell'ambiente con l'ultima legge finanziaria, possono essere
  riprese le attività di monitoraggio e di controllo dei
  fenomeni di eutrofizzazione e di presenza di mucillagini in
  Adriatico da parte dell'ICRAM, i
 
                              Pag. 18
 
  cui organi direttivi sono stati di recente ricostituiti.  Ciò
  anche in quanto i citati eventi interferiscono nocivamente
  sulla correttezza delle attività di pesca nell'area, causando
  alle categorie interessate danni economici, imputati
  all'inquinamento delle acque del mare anche se tuttora
  difficilmente quantizzabili.
     Detto programma, anche se collegato al progetto di
  monitoraggio marino finalizzato al controllo costante della
  qualità delle acque costiere, avviato dall'ispettorato
  centrale difesa mare con le regioni marine costiere, deve
  avere autonomo sviluppo ed attuazione, mirando a specifiche
  risposte.
     A tal fine sarà necessario, quanto prima, utilizzare le
  risorse previste dalla legge finanziaria.
 
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