| VALERIO CALZOLAIO, Sottosegretario di Stato per
l'ambiente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per
quanto richiesto con l'atto di sindacato ispettivo
dall'onorevole Galletti, ricordo all'Assemblea, più che allo
stesso onorevole Galletti che ha la memoria storica di tali
fatti, che il fenomeno delle mucillagini è stato descritto per
la prima volta nel 1729, successivamente a fine dell'ottocento
e recentemente a partire dagli anni cinquanta, quindi in
periodi nei quali l'alto Adriatico non riceveva dai fiumi i
carichi inquinanti ascrivibili agli insediamenti civili,
industriali ed agli allevamenti zootecnici nelle dimensioni
attuali sia in termini quantitativi che qualitativi.
Ciò, tuttavia, non significa che tali immissioni in mare
non influenzino oggi l'avvio e la crescita delle
proliferazioni
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mucillaginose e i dati scientifici a tutt'oggi raccolti
segnalano proprio le specificità e l'aggravamento del
fenomeno, come il collega Galletti ricordava nel suo
intervento parlando di patologia e di accentuazione del
fenomeno stesso.
In realtà l'alto Adriatico è soggetto a due diversi
fenomeni negativi dovuti a fattori biofisici, chimici e
climatici: la proliferazione algale da una parte e lo sviluppo
di mucillagini dall'altra.
Il primo fenomeno è dovuto alla quantità di inquinanti
immessi in mare attraverso scarichi e corsi fluviali; in
particolare, per quanto attiene al fosforo e all'ozono,
l'effetto eutrofizzazione dovuto a questa fertilizzazione del
mare provoca sviluppi massicci di alghe, la cui successiva
decomposizione consuma ossigeno, provocando ipossia-anossia
sul fondo marino con il rischio di moria di pesci.
Il secondo fenomeno, invece, non sembra dipendere
direttamente da scarichi o corsi fluviali, ma da altri
fattori.
La ricerca sull'argomento si è mobilitata a partire dagli
anni '90, avviando alcuni programmi nazionali, come Prisma 1,
ed internazionali (Elna, Mare, Paloma), dai quali purtroppo
non è emerso con chiarezza quali siano i fattori scatenanti,
pur avendo individuato in alcuni microinquinanti e nel
rapporto squilibrato azoto-fosforo le cause favorenti
l'insorgenza di stress cellulare, condizione biologica che
determina la produzione di polisaccaridi da parte di organismi
unicellulari (batteri e microalghe).
Si può invece affermare con maggiore cognizione che una
condizione necessaria per innescare il fenomeno della
mucillaginosa è attribuibile alla mancanza di circolazione
delle acque nel periodo estivo, che rimangono per lunghi
periodi nel bacino settentrionale, unitamente a condizioni di
marcata stratificazione termoclina in assenza di forti
rimescolamenti.
A tale situazione negli ultimi anni si è cercato di far
fronte predisponendo alcuni interventi correttivi consistenti
nella riduzione del fosforo nei detersivi; nell'impiego di
tecnologie depurative avanzate per l'abbattimento del fosforo;
nella predisposizione di interventi normativi nel settore
agro-zootecnico finalizzato all'ottimazione dell'uso dei
fertilizzanti.
I risultati ottenuti da tali interventi sono stati
incoraggianti, anche se ben lungi da una soluzione del
problema. Ciò è confermato dalla minore incidenza negli ultimi
anni delle fioriture algali, a conferma del fatto che,
attraverso l'adozione di misure di contenimento dei fenomeni
inquinanti di provenienza tellurica, è possibile migliorare la
qualità delle acque marine costiere.
In questo senso il mancato risanamento dei bacini
fluviali, dovuto alla carenza numerica e qualitativa degli
impianti di depurazione, non ha consentito di conseguire
risultati più significativi.
Per quanto attiene le attività di ricerca nel mare
Adriatico, di cui ho già parlato e che sono state avviate già
a partire dal 1990 con l'autorità per l'Adriatico, si registra
un risultato modesto in termini di acquisizione di conoscenze
statistiche, a fronte dell'impegno finanziario assunto. Tali
risorse sono state e sono ancora gestite dal MURST, nonostante
che con la soppressione dell'autorità per l'Adriatico,
avvenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
del 3 marzo 1994, venisse disposto che le medesime, unitamente
al complesso gestionale e di coordinamento scientifico,
dovessero essere trasferite al Ministero dell'ambiente ed
all'ANPA-ICRAM.
Di recente il Ministero dell'ambiente ha proposto al
Ministero dell'università e della ricerca scientifica la
costituzione di un tavolo di lavoro congiunto ai fini della
definizione delle priorità di ricerca in materia di tutela e
difesa degli ecosistemi marini, che devono essere sostenute e
finanziate.
Nell'attesa di una azione congiunta nell'indirizzo sopra
specificato, con le risorse assegnate al Ministero
dell'ambiente con l'ultima legge finanziaria, possono essere
riprese le attività di monitoraggio e di controllo dei
fenomeni di eutrofizzazione e di presenza di mucillagini in
Adriatico da parte dell'ICRAM, i
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cui organi direttivi sono stati di recente ricostituiti. Ciò
anche in quanto i citati eventi interferiscono nocivamente
sulla correttezza delle attività di pesca nell'area, causando
alle categorie interessate danni economici, imputati
all'inquinamento delle acque del mare anche se tuttora
difficilmente quantizzabili.
Detto programma, anche se collegato al progetto di
monitoraggio marino finalizzato al controllo costante della
qualità delle acque costiere, avviato dall'ispettorato
centrale difesa mare con le regioni marine costiere, deve
avere autonomo sviluppo ed attuazione, mirando a specifiche
risposte.
A tal fine sarà necessario, quanto prima, utilizzare le
risorse previste dalla legge finanziaria.
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