| MARIO TASSONE. Signor Presidente, tutta la problematica
dei parchi - con particolare riferimento a quelli calabresi -
riveste una speciale rilevanza. Quando fu approvata la
legge-quadro sui parchi, il Parlamento ebbe presente il
significato di un impegno legislativo che certo non sarebbe
stato esaustivo con riferimento alla conservazione ed alla
valorizzazione dei territori. La legge-quadro dava piuttosto
un'altra indicazione: era necessaria un'assunzione di
responsabilità del Governo, delle regioni e degli enti locali
interessati. La conservazione e la valorizzazione delle aree
protette passa quindi attraverso l'impegno coordinato ed
armonico, nonché attraverso la capacità di riqualificare e
valorizzare i territori.
La legge-quadro nazionale non crea a mio avviso principi
in astratto: non si fa semplicemente riferimento alla pura
conservazione del territorio o all'intangibilità delle aree
protette. La legge richiama invece una serie di interventi ai
quali devono concorrere i vari enti e soprattutto le regioni
ed il Governo.
Il parco non può essere un'occasione di blocco dei
processi di sviluppo economico, sociale e civile di un'area.
Si parte invece dalla conservazione del patrimonio e delle
risorse naturali di un'area per metterle in condizioni di
creare una possibilità di sviluppo e di avanzamento civile ed
economico.
Non c'è dubbio che anche la vicenda, richiamata nelle
interpellanze mia e degli altri colleghi, non denota altro se
non l'assenza di un coordinamento tra Governo, enti locali e
regioni. Nel momento in cui il TAR del Lazio annulla il
decreto del Presidente della Repubblica del 1993 e quindi
annulla la cartografia a seguito dell'impugnazione operata da
alcuni comuni e da privati, appare chiaro che in tutto ciò è
mancato un aspetto fondamentale e forte contenuto nella legge
quadro nazionale sui parchi, rappresentato appunto dal
coinvolgimento degli enti locali che hanno titolarità sul
territorio.
Signor sottosegretario, lei risponderà alle nostre
interpellanze; tuttavia debbo richiamare la sua attenzione,
sollecitando appunto una risposta, su tale tematica, per
capire quale collaborazione e quale coinvolgimento degli enti
locali e delle regioni vi siano stati fino ad oggi anche in
riferimento alla legge quadro nazionale.
Richiamo inoltre le conclusioni alle quali è pervenuta la
conferenza nazionale sulle aree protette del 25-28 settembre
1997, in cui si è evidenziata proprio l'esigenza di un dialogo
più serrato tra regioni e Governo.
Signor sottosegretario, abbiamo sì definito la aree
protette ed i parchi, ma non vi è alcuna capacità delle
regioni di intervenire sui parchi stessi, poiché esse hanno un
ruolo marginale solo relativamente al controllo ed alla
sorveglianza. Anzi, molti di questi parchi sono controllati
dal Corpo forestale dello Stato e spesso si registra
un'inadeguatezza per quanto riguarda il numero di agenti
impiegati rispetto alla vastità del territorio. Possiamo
dunque affermare che siamo in presenza di un controllo
puramente nominale. Parliamo di parchi grandissimi come quello
citato della Calabria. Le ricordo, tra l'altro, che nella
nostra regione non vi è solo il parco del Pollino, oggetto
delle nostre interpellanze, ma vi
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sono anche quelli della Sila, delle Serre e dell'Aspromonte.
Sicuramente assistiamo all'impegno solerte dei pochi uomini
della forestale; in ogni caso, dobbiamo registrare una
inadeguatezza e per tale motivo parlo di controllo e
sorveglianza virtuali e nominali.
Ricordo inoltre che la superficie dei parchi della
Calabria rappresenta il 20 per cento del totale. Pertanto, vi
è un territorio assai vasto in riferimento al quale occorre
compiere una profonda riflessione.
Non so se la vicenda che ho richiamato nella mia
interpellanza sia stata già risolta; mi riferisco alla
cartografia ed alla perimetrazione. Qualora tali problemi
fossero già stati affrontati, occorrerebbe comunque
comprendere in quale modo si determineranno le condizioni
dello sviluppo. Il parco, infatti, deve essere anche occasione
di sviluppo e di occupazione nonché di qualificazione sul
piano professionale, con il coinvolgimento dei giovani. Non a
caso, parliamo anche di cooperative di giovani e di imprese
artigiane che operino all'interno del parco. Non vi è dunque
alcuna volontà di cementificare, poiché comunque ciò non
sarebbe possibile; tuttavia, deve esservi l'opportunità di
creare poli di riferimento sul piano economico e dello
sviluppo, ovviamente compatibili con le vocazioni del
territorio, con le risorse esistenti e con lo sfruttamento
delle stesse.
Purtroppo, in passato i parchi sono stati oggetto di
grandi contese e contestazioni tra gli enti locali ed il
Ministero dell'ambiente, nonché tra i primi e le regioni.
Queste ultime, però, in questo momento non hanno molte
possibilità di muoversi e perdono le grandi occasioni di
attuare un'azione non solo di coordinamento, ma anche di
stimolo e di intervento sul piano economico e sociale.
Vi è però un altro problema, signor sottosegretario, sul
quale vorrei richiamare la sua attenzione, problema che
riguarda i siti di importanza comunitaria e la direttiva
"Habitat" n. 9243. In Calabria abbiamo 180 siti di importanza
comunitaria con una superficie di 130 mila ettari.
Come dicevo, ci sono le direttive comunitarie e le leggi
sui parchi. Se tutto questo non è un fatto burocratico e
formale, di semplice perimetrazione, non è un fatto
nominalistico, tra zone A e B, ritengo che questi dati debbano
essere assemblati per creare le condizioni, attraverso
un'interrelazione di strategie, di progettualità e di
politiche economiche tra Stato, regioni, enti locali e
quant'altri operano all'interno del territorio.
Per quanto riguarda la fauna e la vegetazione, vi sono
anche i progetti Life, nonché vari impegni, a livello
comunitario, europeo e nazionale che debbono trovare uno
sbocco anche sul piano politico ed economico, altrimenti il
vincolo del territorio del parco, invece di rappresentare
un'occasione di sviluppo, guarda caso, costituisce
un'occasione di forte depressione e di arretramento economico,
sociale e civile. Ecco perché, signor sottosegretario, voglio
richiamare la sua attenzione con la speranza (non ho dubbi al
riguardo) che la risposta che darà alla mia interpellanza sarà
esaustiva anche rispetto ad una prospettiva che non si fermi
semplicemente al dato di oggi. Le chiedo inoltre, anche per
venirle in aiuto, signor sottosegretario, che se anche
quest'oggi non sarà del tutto esaustivo rispetto alla
problematica esposta, il Governo trovi l'occasione per
affrontare in termini seri il problema dei parchi della
Calabria; lo faccia in quest'aula od in Commissione, ma
comunque in termini molto seri, per svincolarsi da quel
condizionamento burocratico in cui siamo caduti, soprattutto
per una cattiva interpretazione e gestione della stessa
legge.
Non voglio muovere al Governo alcun appunto particolare.
Certamente, però, quest'esecutivo si è qualificato in termini
di rinnovamento per quanto riguarda le strategie
sull'ambiente, mentre ci sono state molte indicazioni e molte
declamazioni, ma non una consequenzialità sul piano operativo
e dell'azione. Mi richiamo anche agli impegni internazionali,
a Yokohama
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ed ai tanti altri appuntamenti che si sono avuti a livello
internazionale. Ritengo si evidenzino alcune inadempienze, ma,
soprattutto, che si debbano registrare alcuni appuntamenti
mancati. Ecco perché credo che i parchi possano rappresentare
anche l'occasione per il Governo, soprattutto avendo come
protagonisti le regioni e gli enti locali, di una grande sfida
in relazione ad una depressione, che è economica, sociale e
civile, della regione Calabria; una grande occasione per
fornire una possibilità di sviluppo, valorizzando pienamente
le risorse naturali che, attraverso la legge sui parchi, si
sono volute proteggere.
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