| VALERIO CALZOLAIO, Sottosegretario di Stato per
l'ambiente. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
l'interpellanza degli onorevoli Pittella, Zagatti, Gerardini,
Vigni e Manzato e quella dell'onorevole Tassone riguardano la
pronuncia del TAR del Lazio in merito all'annullamento del
decreto del Presidente della Repubblica istitutivo del parco
nazionale del Pollino, limitatamente alla perimetrazione.
La sentenza del TAR dispone l'annullamento del decreto del
Presidente della Repubblica e della cartografia allo stesso
allegata nella parte in cui individua le tipologie delle aree
del parco nazionale del Pollino ricadenti nei comuni di
Saracena, Castrovillari, San Sosti, Papasidero, Mormanno,
Laino Borgo e Morano Calabro.
Il predetto annullamento è stato disposto per difetto di
adeguata motivazione in ordine al mancato accoglimento delle
richieste di alcuni comuni ricadenti nella parte calabra del
parco, richieste fatte proprie dalla regione Calabria con
delibera di giunta.
La sentenza ha prodotto una incertezza interpretativa
sull'applicazione o meno delle misure di salvaguardia nelle
aree del parco ricadenti nei comuni citati. Il venir meno
delle misure di salvaguardia avrebbe comportato effetti
negativi in aree di grandissima rilevanza naturalistica,
paesaggistica e culturale che l'istituzione dell'area naturale
protetta ha inteso tutelare. Pertanto, nelle more del nuovo
provvedimento di riperimetrazione del parco, il Ministero
dell'ambiente ha emanato il 24 settembre 1997 l'ordinanza n.
651, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 ottobre,
con la quale sono state vietate fino al 30 novembre una serie
di attività.
L'amministrazione ministeriale ha, quindi, avviato il
nuovo procedimento di riperimetrazione del parco nazionale del
Pollino, limitatamente alle aree dei comuni interessati dalla
sentenza del TAR.
Sono state utilizzate in un esame comparato le seguenti
informazioni: le perimetrazioni e la zonizzazione del parco
nazionale precedentemente vigenti; la distribuzione dei siti
di importanza comunitaria (questione sollevata anche
dall'onorevole Tassone nell'illustrazione), identificati
nell'area nel corso del progetto "Bioitaly" del Ministero
dell'ambiente (tali siti sono stati individuati e comunicati
da tempo alla regione Calabria); e infine le cartografie e la
relazione tecnica del lavoro realizzato dal WWF Italia nel
1995, intitolato "Azioni sui nuovi parchi nazionali in Italia
meridionale" nell'ambito del programma "Azioni urgenti per le
aree protette in Italia".
A seguito dell'esame del citato materiale, è stata
individuata una possibile proposta di riperimetrazione che
tiene conto, da una parte, delle esigenze manifestate dai
singoli comuni e, dall'altra, dei valori naturalistici
presenti, la cui tutela, all'interno dell'area protetta, è da
considerarsi irrinunciabile. Ogni comune, infatti, ha esposto
le motivazioni che hanno portato alla scelta di includere o
escludere dal parco nazionale le aree interessate.
Sulla base di tali elementi e considerato il parere della
regione Calabria, il Ministero ha proposto al Consiglio dei
ministri lo schema di decreto del Presidente della Repubblica
(come quello del 1993), integrativo del decreto del 15
novembre 1993. Tale schema ha riconsiderato
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la riperimetrazione del parco nazionale del Pollino in
conformità alla suddetta sentenza del TAR del Lazio.
Il Consiglio dei ministri ha approvato tale schema il 14
novembre e in data 2 dicembre esso è stato firmato dal Capo
dello Stato. Attualmente è in fase di registrazione alla Corte
dei conti.
Come osservava all'inizio della sua illustrazione
l'onorevole Pittella, la questione specifica oggetto delle
interpellanze è risolta. Altrettanto non si può dire per le
questioni più generali, riferite sia ai parchi calabresi che
più complessivamente alla politica per le aree protette, che
gli interpellanti hanno evidenziato nei loro documenti con
argomenti che ho trovato in larga parte condivisibili.
In questa sede posso riferirmi in maniera sintetica alle
loro ulteriori richieste, riservandomi di attivare nelle sedi
dovute le iniziative conseguenti.
La prima questione posta dall'onorevole Pittella riguarda
la concertazione con gli enti locali, chiamata in causa dalla
sentenza del TAR del Lazio e, più complessivamente, dal
riesame critico che si sta facendo della legge n. 394 del
1991.
Voglio dire che tale riesame critico ha portato lo stesso
Parlamento - e in particolare la Commissione ambiente - ad
adottare un atto di indirizzo che impegna il Governo a
riflettere su come vanno incentivate e valorizzate le
iniziative non unilaterali e le sedi di confronto preliminare
rispetto agli atti del Governo. In taluni casi abbiamo cercato
di praticare questo metodo, che veniva citato impropriamente
per un solo parco, quello tosco-emiliano, in sede di
approvazione definitiva della legge citata dall'onorevole
Pittella. Si tratta probabilmente di una questione più
generale, forse nemmeno da formulare in quei termini formali.
Occorre ripensare la materia.
Credo che ci sia ampia disponibilità a praticare questa
scelta prima ancora che a valutare le modifiche nelle leggi o
nei decreti; praticare significa coinvolgere i soggetti
pubblici, le forze interessate prima di compiere atti che
altrimenti verrebbero percepiti, anche al di là della volontà
dell'amministrazione, come unilaterali, burocratici, imposti
dall'alto.
In ordine alla richiesta di modifica della perimetrazione
espressa dall'onorevole Pittella, riferirò naturalmente al
ministro; l'attività è comunque in corso, e nella risposta
alle interpellanze ho già detto più precisamente a che punto
sia l'iter.
La questione dei parchi calabresi credo che meriti davvero
autonoma trattazione nazionale; l'Abruzzo e la Calabria sono
regioni in cui la politica dei parchi assume un rilievo,
rispetto allo sviluppo economico-sociale complessivo, del
tutto peculiare, per la scelta fatta innanzitutto dalle
regioni e poi per la presenza di molti parchi nazionali, che
finisce per conservare ad area protetta un'ampia parte del
territorio. Ora, sia per quanto dice la legge sia per gli
intendimenti dell'attuale Governo, si tratta non di conservare
le aree protette ma di valorizzare e promuovere sviluppo in
quelle dotate di particolari valori naturalistici e
ambientali. In questo senso mi rifaccio all'impostazione data
qui stamattina dall'onorevole Tassone; certo, in quelle
regioni dove la percentuale di territorio ha assunto una
dimensione così ampia, come l'Abruzzo e la Calabria, c'è
necessità di una riflessione specifica e anche di un
investimento, non tanto economico-finanziario quanto culturale
e sociale.
Per ciò che concerne alcuni aspetti specifici, come per
esempio la sorveglianza, come lei sa, dopo quattro anni dal
varo della legge siamo finalmente riusciti a stipulare una
convenzione tra i Ministeri dell'ambiente e per le politiche
agricole in ordine all'utilizzo di una parte del personale del
Corpo forestale dello Stato specificamente per la sorveglianza
nei parchi nazionali; tale convenzione stenta un po', ma si
sta traducendo in attività concreta di alcuni forestali.
Probabilmente il loro numero complessivo non è ancora
sufficiente e ci aspettiamo, anche con il concorso di atti di
indirizzo del Parlamento
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(in aula e in Commissione), un sostegno per un'esigenza che
pure condividiamo e apprezziamo.
Andrà pure sottoposto a verifica l'insieme della normativa
che le regioni hanno emanato in materia; infatti, se è vero
che sulla questione dei parchi nazionali è emersa talvolta una
difficoltà di rapporti tra Stato e regioni, è anche vero che
il primo compito previsto dalla legge per le regioni è quello
di dotarsi di un'autonoma normativa di adeguamento regionale
con l'autonoma determinazione delle aree dei parchi regionali
e degli strumenti di gestione diversa del territorio, che oggi
può essere riconsiderata criticamente, perché molte regioni
hanno adottato questa legge sul piano nazionale.
Infine, specificamente sulla vicenda del Pollino,
riconoscendo l'importanza, il rilievo, l'ampiezza di tale
parco mi sono riproposto da tempo un personale sopralluogo e
mi auguro di poterlo realizzare entro la primavera. Spero sia
possibile effettuarlo con il concorso dell'insieme dei
parlamentari, sia di coloro che hanno presentato le
interpellanze sia e soprattutto di coloro che vivono
concretamente quella realtà.
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