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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344659
STA0299-0040
Stenografico d'Aula n. 299 del 20 gennaio 1998 (STA13-299)
(suddiviso in 319 Unità Documento)
Unità Documento n.40 (che inizia a pag.27 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.4)
SVOLGIMENTO: 3 - 00768; 3 - 00866; 3 - 01385; 2 - 00446; 2 - 00658; 2 - 00666; 2 - 00669; 3 - 01207. ...(Esposizione ai campi elettromagnetici)
...SVOLGIMENTO: 3 - 00768; 3 - 00866; 3 - 01385; 2 - 00446; 2 - 00658; 2 - 00666; 2 - 00669; 3 - 01207. ...(Esposizione ai campi elettromagnetici)
VALERIO CALZOLAIO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA
ZZSTA ZZRES ZZSTA200198 ZZSTA980120 ZZSTA000198 ZZSTA000098 ZZSTA299 ZZ13
    VALERIO CALZOLAIO,  Sottosegretario di Stato per
  l'ambiente.  Signor Presidente, onorevoli colleghi,
  l'onorevole Siniscalchi chiede di sapere quali siano gli
  interventi da adottare riguardo la possibile correlazione tra
  l'esposizione ai campi elettromagnetici generati dalle antenne
  radio base per la telefonia cellulare e dagli impianti e
  ripetitori delle emittenti radiofoniche e radiotelevisive, e
  l'insorgenza di gravi rischi per la salute dei residenti nelle
  loro vicinanze.
     L'onorevole Siniscalchi fa riferimento alla installazione
  a Napoli di ripetitori per cellulari, prospettando tuttavia
  interrogativi sempre più frequenti e diffusi in tutto il
  paese.
     La diffusione di tecnologie ha provocato una crescita
  significativa della densità delle radiazioni elettromagnetiche
  non ionizzanti nell'ambiente terrestre, in tutta la gamma
  delle frequenze: dalle radiofrequenze, telecomunicazioni,
  utilizzo delle microonde, schermi di visualizzazione, ai campi
  elettrici e magnetici degli elettrodotti.
     La normativa attualmente in vigore in Italia regolamenta
  solo parzialmente e in modo inadeguato la materia.  Con la
  legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale (legge n.
  833 del 1978), all'articolo 4, al fine di rendere uniformi le
  condizioni di salute sul territorio nazionale viene stabilito
  che con legge dello Stato devono essere dettate norme dirette
  ad assicurare condizioni e garanzie di salute uniformi per
  tutto il territorio nazionale in materia di tutela della
  popolazione e dell'ambiente.
     Lo stesso articolo 4 stabilisce che con decreto del
  Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del
  Ministero della sanità, sentito il Consiglio sanitario
  nazionale, sono fissati e periodicamente sottoposti a
  revisione i limiti massimi di accettabilità delle
  concentrazioni e i limiti massimi di esposizione relativi ad
  inquinamenti di natura chimica, fisica e biologica e - questo
  è il punto - delle emissioni sonore negli ambienti di lavoro,
  abitativi e nell'ambiente esterno.
     Successivamente con la legge istitutiva del Ministero
  dell'ambiente (la legge n. 349 del 1986), all'articolo 2,
  viene stabilito che le competenze individuate dalla citata
  norma del 1978 sono trasferite al Ministero dell'ambiente, il
  quale di concerto con il Ministero della sanità propone al
  Presidente del Consiglio dei ministri la fissazione dei limiti
  massimi di accettabilità delle concentrazioni e dei limiti
  massimi di esposizione relativi ad inquinanti di natura
  chimica, fisica e
 
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  biologica e delle emissioni sonore relativamente all'ambiente
  esterno ed abitativo.
     Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del
  23 aprile 1992, emanato ai sensi della citata norma del 1986,
  prende effettivamente in considerazione soltanto le
  esposizioni delle popolazioni ai campi elettrico e magnetico
  prodotti dalla trasmissione di energia elettrica alla
  frequenza industriale.  Tale decreto fissa all'articolo 5 anche
  la distanza di rispetto degli edifici a permanenze
  continuative rispetto agli elettrodotti andando ad innovare un
  decreto ministeriale dei lavori pubblici del gennaio 1991.
     Questo quadro normativo vigente è dunque parziale e poco
  aggiornato, tanto più che, negli anni recenti, la dimensione
  del problema è enormemente cresciuta.
     I campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici sono una
  componente invisibile nel nostro ambiente quotidiano, un
  fattore silenzioso di cui però sempre meno solitamente ci
  accorgiamo.  Le preoccupazioni dei cittadini sono comprensibili
  (penso, per fare un esempio vicino e recentissimo, alla
  vertenza dei genitori e dei bambini della scuola Leopardi di
  Roma, peraltro uguale alle decine e decine di altre vertenze
  in moltissimi luoghi, praticamente in tutte le regioni
  italiane) dal momento che essi vedono moltiplicarsi le
  installazioni di linee elettriche, stazioni di trasformazione,
  ripetitori radiotelevisivi, impianti di telefonia cellulare
  per vari bisogni di produzione e comunicazione.
     Dunque come propone l'onorevole Siniscalchi, bisogna ora
  intervenire con chiarezza per informare e prevenire,
  ispirandosi al principio della cautela.
     Vi sono due esigenze.  La prima, inserire correttamente nel
  territorio nazionale tutti gli impianti tecnologici da cui
  derivano radiazioni elettromagnetiche; la seconda, conciliare
  gli aspetti di carattere economico-sociale connessi allo
  sviluppo delle strutture produttive di un moderno paese
  industrializzato con la necessità di salvaguardia della salute
  dei cittadini, del paesaggio e dell'ambiente.
     L'incerto quadro normativo, la crescita esponenziale del
  fenomeno, le citate esigenze hanno indotto il Ministero
  dell'ambiente, di concerto con il Ministero della sanità, ad
  attivarsi innanzitutto per il principio fondamentale sancito
  dalla Costituzione all'articolo 32: il dovere della tutela
  della salute come fondamentale diritto dell'individuo.
     Sei mesi fa i due ministeri citati, nell'ambito delle
  competenze previste, hanno firmato un decreto che istituisce
  un gruppo di lavoro sulla tutela dall'inquinamento
  elettromagnetico, con il compito di predisporre un testo
  normativo organico per la tutela dell'ambiente e della salute
  dall'inquinamento elettromagnetico in ambienti abitativi ed
  esterni.  Del gruppo di lavoro, coordinato e presieduto dai
  sottosegretari, fanno parte esperti del Ministero
  dell'ambiente, del Ministero della sanità, del Ministero per
  le comunicazioni e del Ministero dell'industria.  Sono inoltre
  rappresentati l'Agenzia nazionale per la protezione
  dell'ambiente, l'ANPA, l'Istituto superiore di sanità,
  l'Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza sul
  lavoro.
     Il decreto, pubblicato sulla  Gazzetta Ufficiale
  dell'8 agosto, stabiliva il termine di due mesi dalla data di
  insediamento del gruppo, che è effettivamente avvenuta il 1^
  ottobre, per la definizione di questa bozza di disegno di
  legge-quadro sull'inquinamento elettromagnetico per le alte e
  per le basse frequenze.
     Il gruppo di lavoro ha concluso la prima parte dei propri
  lavori, quelli rivolti alla stesura della bozza di disegno di
  legge, già il 29 ottobre, vale a dire con un mese di anticipo
  rispetto ai tempi previsti nel decreto istitutivo.
     La bozza di provvedimento governativo che abbiamo prodotto
  vuole promuovere una normativa per quanto possibile organica,
  facendo riferimento anche alle regioni, alcune delle quali -
  Abruzzo, Lazio, Piemonte, Puglia e Veneto - hanno già
  legiferato in materia, e alla ricerca scientifica, perché gli
  studi in materia sono recenti, non univoci e non
  definitivi.
     Si possono regolamentare tutte le possibili sorgenti in un
  arco di frequenza tra 0  hertz  e 300  gigahertz  ed
  individuare i criteri validi per definire valori-limite e
 
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  obiettivi di qualità comprensivi delle valutazioni sul breve
  e sul lungo periodo ed improntati al principio della massima
  cautela, tali quindi da garantire la tutela dell'ambiente, dei
  valori paesaggistici, della salute e l'incolumità della
  popolazione.
     Il gruppo di lavoro, a fine ottobre, ha consegnato ai
  ministri la proposta di disegno di legge, subito inoltrata
  alla Presidenza del Consiglio per il successivo iter nel
  Consiglio dei ministri.  Sono trascorsi quasi tre mesi e la
  proposta purtroppo non è ancora stata calendarizzata
  nell'ordine del giorno del Consiglio dei ministri.
     Nel frattempo è continuato un confronto e sono emerse
  contrarietà da parte di soggetti direttamente coinvolti, in
  parte ingiustificate, in parte esagerate e comunque
  istituzionalmente discutibili.  Ricordo che il Parlamento si è
  pronunciato chiaramente con una risoluzione dell'VIII
  Commissione ambiente del 17 gennaio 1995 e sono comunque
  depositate, sempre in Parlamento, altre proposte; inoltre
  l'iter approvativo consentirà l'audizione di tutte le forze
  interessate e l'acquisizione ulteriore di ricerche e studi.
     A tale proposito, peraltro, il Ministero dell'ambiente
  insieme all'ANPA, su richiesta della provincia di Bergamo, ha
  deciso di promuovere una indagine epidemiologica volta a
  verificare l'esistenza di una possibile correlazione tra
  l'esposizione ai campi elettrici magnetici ed elettromagnetici
  e l'insorgenza di neoplasie.  Tale attività rappresenta per il
  Ministero dell'ambiente una sorta di progetto pilota da
  riproporre in altre situazioni analoghe.
     Ancora a metà settembre il Ministero dell'ambiente ha
  promosso un'altra iniziativa nei confronti dell'ENEL per una
  verifica della volontà politica di pervenire ad un protocollo
  di intesa tra Governo ed ENEL in materia di prevenzione
  dall'inquinamento derivante dai campi elettromagnetici.  Ho
  scritto più volte al presidente dell'ENEL e un positivo
  incontro preliminare si è svolto il 17 settembre 1997, anche
  valorizzando analoghi protocolli sperimentali in altri
  paesi.
     La risposta all'interrogazione dovrebbe chiudersi qui, ma
  non sarebbe completa se non aggiungessi, sia pur
  sinteticamente, l'approccio e gli obiettivi di un possibile
  intervento statale, innanzitutto normativo.
     Poiché nel settore della protezione dei campi
  elettromagnetici non ionizzanti si riscontra talvolta un uso
  improprio dei termini interazione, effetto biologico ed
  effetto sanitario (danno), è utile chiarire alcuni punti
  fondamentali.  Quando un organismo interagisce con un campo
  elettromagnetico, il suo equilibrio viene perturbato, ma ciò
  non si traduce automaticamente in un effetto biologico
  apprezzabile e in un effetto sanitario.  Si può parlare di
  effetto biologico solo in presenza di variazioni morfologiche
  o funzionali a carico di strutture di livello superiore, dal
  punto di vista organizzativo, a quello molecolare.  I rischi
  sanitari da analizzare ai fini della protezione comprendono
  sia quelli da esposizione di natura acuta, deterministica, per
  i quali è possibile individuare valori di soglia, sia i
  possibili effetti a lungo termine, in particolare la
  cancerogenesi (citata nell'interrogazione), la cui gestione
  deve realizzarsi con modalità diverse da quelle della
  definizione di limiti di esposizione.
     Volendo formulare una normativa in materia di campi
  elettromagnetici, ci si trova di fatto a dover effettuare una
  scelta, adottando un sistema di valutazione del rischio
  finalizzato a trattare le situazioni nelle quali il nesso
  causale tra esposizione e malattia non sia stato stabilito con
  certezza.  Alla base di questo sistema di valutazione vi è
  l'istanza di prestare attenzione a risultati anche parziali,
  accettandone il margine di incertezza e privilegiando la
  riproducibilità del dato sulla comprensione dei meccanismi
  biologici soggiacenti.  In un approccio di questo tipo si
  persegue l'obiettivo di superare le situazioni nelle quali
  l'incertezza viene negata da chi voglia comunque agire ed
  amplificata da chi abbia interesse a dilazionare un'azione.
     L'adozione di questo tipo di approccio comporta, inoltre,
  l'abbandono del limite di esposizione inteso come limite
  sanitario
 
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  a favore dell'adozione di obiettivi di qualità, da
  raggiungere in un certo arco di tempo in modo differenziato
  per diversi scenari di esposizione.
     In una comunità nella quale si sospetti un danno alla
  salute a causa di determinate esposizioni ambientali, il
  rapporto di fiducia con i tecnici potrà rompersi se
  l'incertezza sarà invocata per giustificare la mancanza di
  azioni a carattere preventivo.  In campo ambientale infatti
  sono le regole, e non l'eccezione, le situazioni nelle quali i
  dati scientifici sono insufficienti per sostenere una
  conclusione definitiva, e nonostante questo una decisione va
  presa.
     In altri campi abbiamo visto quanti "danni" (ambientali e
  sanitari, ma anche finanziari e culturali) provoca minimizzare
  e rinviare.
     Penso al tabacco e all'effetto serra.
     All'inizio si fronteggiano sempre due posizioni
  "politiche", che si richiamano alle divisioni e alle
  parzialità scientifiche (ovvie e benemerite), e due diversi
  principi, entrambi non isolabili, pena il "fondamentalismo":
  il principio della certezza "scientifica", bandiera dei
  "liberisti" (dato il costo di eventuali interventi di
  salvaguardia, senza la certezza assoluta di un danno in atto,
  non ha senso prendere qualsiasi provvedimento) e quello della
  "precauzione", bandiera degli "interventisti" (pur mancando la
  certezza scientifica di danno nel lungo periodo, è opportuno
  muoversi per prevenire i possibili effetti).
     Una normativa serve oggi perché può contemperare questi
  principi, regolando in modo diverso rischi a breve e a lungo
  termine e incentivando la ricerca scientifica pubblica e
  trasparente.
     I limiti di esposizione dovranno essere stabiliti in modo
  da assicurare la protezione dagli effetti acuti oggi
  pienamente accertati, quali la stimolazione di muscoli e nervi
  periferici, le scosse e le ustioni derivanti dal contatto con
  conduttori e l'aumento della temperatura dei tessuti dovuto
  all'assorbimento di energia.  Per quanto riguarda la protezione
  da possibili effetti a lungo termine, non raggiungibile
  attraverso l'adozione di limiti di esposizione, va
  differenziato il caso delle frequenze estremamente basse (50
  hertz)  da quello di radiofrequenze microonde, essendo
  molto diversa l'evidenza scientifica soggiacente.
     Sulla base di questo approccio, cautelativo, possono
  essere comunque delineate strategie di abbattimento delle
  esposizioni che comportino costi accettabili dalla
  collettività, con particolare riguardo agli spazi destinati
  all'infanzia e alle strutture sanitarie, anche per mezzo della
  ricerca e l'applicazione di nuove tecnologie.
     Il dato normativo, quindi, non può che rispecchiare
  coerentemente l'attuale quadro scientifico in tutta la sua
  problematicità, da considerarsi come il presupposto di fatto e
  di diritto che rende possibile aggiornamenti, modifiche ed
  integrazioni nel futuro.
     Onorevoli colleghi, onorevole Siniscalchi, da quanto ho
  detto credo emerga in modo chiaro ed ufficiale quanto ritenga
  opportuno e urgente adottare i corretti interventi sollecitati
  nell'interrogazione.
     Senza cedere ad inutili allarmismi, senza ipotizzare
  soluzioni certe per situazioni incerte, senza logiche
  punitive, ambiente e sviluppo possono essere compatibili e non
  contrastanti, "sin-cronici" e non "dia-cronici" (quando
  vengono fatti divergere, ci sono costi enormi per riparare i
  danni economico-sociali e limitare i danni
  sanitari-ecologici).
     Ho cercato di motivare perché è indispensabile "normare"
  la tutela dall'inquinamento elettromagnetico e perché sarebbe
  utile anche una proposta governativa, avendo maturato
  definitivamente queste convinzioni proprio negli ultimi sei
  mesi, da quando il ministro mi ha delegato la materia.
     La scorsa settimana, come sottosegretari dei tre ministeri
  da lei interrogati oggi, abbiamo scritto al Presidente del
  Consiglio per sollecitare il varo del disegno di legge
  governativo.
     E comunque - come probabilmente saprà - la Commissione
  ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera ha deciso
  di calendarizzare le proposte di
 
                              Pag. 31
 
  legge in materia nella settimana dal 9 al 13 febbraio.  Il
  Ministero dell'ambiente darà il proprio contributo per un
  esame spedito e rigoroso della legge, che considero una delle
  più importanti in materia della XIII legislatura e
  l'innovazione normativa di settore più rilevante oggi in campo
  ambientale.
 
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