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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344684
STA0299-0065
Stenografico d'Aula n. 299 del 20 gennaio 1998 (STA13-299)
(suddiviso in 319 Unità Documento)
Unità Documento n.65 (che inizia a pag.41 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.49)
SEGUITO DISCUSSIONE: DOC. IV, n. 11A. ...(Ripresa della discussione - Doc. IV, n. 11-A) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: DOC. IV, n. 11A. ...(Ripresa della discussione - Doc. IV, n. 11-A)
FEDERICO ORLANDO.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
ZZSTA ZZRES ZZSTA200198 ZZSTA980120 ZZSTA000198 ZZSTA000098 ZZSTA299 ZZ13 ZZDI ZZLL
    FEDERICO ORLANDO.  Onorevole Presidente, onorevoli
  colleghi, quell'aria di sacrestia dorotea che ha aleggiato
  ieri in tutti i settori di quest'aula ha accresciuto in me il
  disagio di far parte, sia pure molto marginalmente e molto
  provvisoriamente, della classe politica.  Io credo che quando,
  dopo Tangentopoli, è emersa con il caso Previti la più grave
  di tutte le corruzioni, quella della magistratura, avremmo
  dovuto avere un sussulto di responsabilità e andare al cuore
  del problema, e cioè come possa salvarsi una democrazia quando
  sono in vendita non suoi ministri o deputati, ma suoi giudici,
  quelli cioè che dovrebbero giudicare della corruzione di tutti
  gli altri.  Vogliamo dare nuove garanzie di indipendenza alla
  magistratura - perché questo è il problema - o vogliamo solo
  contestare i giudici che toccano la sacrestia della politica,
  come s'è fatto in bicamerale e abbiamo continuato a fare ieri
  in quest'aula?
     Questo, ripeto, è il problema che il caso Previti ci
  poneva e che la Camera mi sembra abbia eluso.  E non ditemi che
  qui c'è da parlare solo di  fumus persecutionis,  perché
  si è parlato di tutto, con sfoggio di cultura giuridica
  processuale e sostanziale, ma nessuno ha ancora detto come
  sopravviva una Repubblica democratica se i suoi giudici
  possono venire comprati, condizione necessaria e sufficiente
  anche del golpismo.  Perciò io non pronuncerò una requisitoria
  contro il presunto corruttore dei giudici e nemmeno un'arringa
  a sua difesa, avendo a ciò già provveduto il relatore per la
  maggioranza nella inedita veste di "giudice dei giudici" o, se
  preferite, di avvocato parlamentare.
     Non mi piace né il "tintinnar di manette" né il tintinnar
  di ...rosari o di parcelle, mi interessa ben altro: mi
  interessa la difesa delle istituzioni liberaldemocratiche
  minacciate dal mercimonio nel più delicato dei tre poteri
  dello Stato, quello giudiziario.
     Mi limiterò a ricordare ciò che tutti i colleghi sanno
  benissimo e cioè che la nostra democrazia, attraverso lo
  Statuto albertino e poi la Costituzione repubblicana, ha
  accolto dal Parlamento inglese l'immunità per le idee e i voti
  espressi dai parlamentari, e dall'assemblea rivoluzionaria
  francese l'immunità dall'arresto: due immunità volte a
  tutelare i rappresentanti del popolo dagli arbitri dei re.  Ma
  noi abbiamo umiliato l'immunità per le opinioni fino a coprire
  con essa l'oltraggio e l'ingiuria a danno di indifesi
  cittadini e abbiamo trasformato il sospetto verso i
  moschettieri del re in sospetto verso i magistrati del
  pubblico ministero, snaturando la garanzia per i deputati
  della rivoluzione in privilegio per i deputati di
  Tangentopoli.
     E' vero che l'onorevole Previti ha posto come distico ad
  un suo libro sulla giustizia - che ho letto con attenzione -
  uno sfiduciato pensiero di Leonardo Sciascia, e cioè che non
  esistono uomini giusti nella giustizia, ma è altrettanto vero
  che i giudici non giusti, come la vicenda forse dimostra,
  allignano più nei tribunali frequentati dall'onorevole Previti
  che non nelle procure da cui egli si difende.
     Signor Presidente, ieri il procuratore generale della
  Corte dei conti ha denunciato che Tangentopoli continua, anzi
  dilaga.  A questo morbo che potrebbe uccidere la nostra
  democrazia, snaturando la sete di giustizia dei cittadini
  nell'illiberale giustizialismo per cui l'indagato è già
  colpevole, noi abbiamo risposto con un emendamento, venerdì
  scorso, che esclude dalle nuove norme anticorruzione il 99 per
  cento del personale politico amministrativo.
     Abbiamo ripristinato con tecnica dorotea il finanziamento
  dei partiti; stiamo per concedere denaro pubblico a giornali
  privati che si autoproclamano organo di partiti virtuali;
  stiamo per decidere su una
 
                              Pag. 42
 
  vicenda infinitamente più grande dell'onorevole Previti con
  una visione ultrariduttiva del problema.
     Questo accumularsi di nostre responsabilità di fronte ai
  cittadini, signor Presidente della Camera, rende prevenuti i
  cittadini verso di noi e rende perciò meno libero ciascuno di
  noi nel voto di questa sera.  Viene prima la tutela corporativa
  del parlamentare o la credibilità del Parlamento, che non è
  minacciata da una procura della Repubblica ma dalla rivolta
  morale del paese contro quello che facciamo, o, peggio, dalla
  sua sprezzante indifferenza per tutti noi?  Come liberale non
  ho dubbi sul principio: prima la condanna, poi la pena!
     Però questo Parlamento ha fatto e fa di tutto - e me ne
  dispiace - per renderne difficile la coerente applicazione
  (Applausi).
 
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