| DIEGO NOVELLI. Chiedo scusa se parlo con qualche
difficoltà, non dovuta all'argomento all'ordine del giorno, ma
ad un fastidioso disturbo alla gola.
All'inizio della X legislatura uno sparuto gruppo di
deputati neoeletti avviava, alla luce di quanto stava
accadendo nel paese, un discorso critico sull'istituto
dell'immunità parlamentare, proponendo di separare nettamente
i reati di opinione da quelli cosiddetti comuni.
Eravamo nel 1987 e l'opinione pubblica dall'inizio degli
anni ottanta era continuamente scossa da episodi di
malcostume, di corruzione, di malaffare, come mai era accaduto
in passato. Episodi che vedevano coinvolti uomini politici,
parlamentari, pubbliche amministrazioni centrali e periferiche
dello Stato. I palazzi del potere, le segreterie dei partiti,
le sedi istituzionali erano impermeabili ad ogni richiamo a
ciò che stava accadendo nel paese, considerando i singoli
episodi di malaffare che venivano denunciati come incidenti di
percorso.
La difesa dell'immunità parlamentare anche per i reati
comuni trovava in quest'aula una maggioranza blindata, non
solo per bloccare ogni eventuale modifica costituzionale, ma
soprattutto per respingere le richieste di autorizzazione a
procedere e di arresto che andavano di mese in mese
crescendo.
Il tempo non mi permette di elencare i casi più clamorosi
di diniego alle richieste dei magistrati da parte di questa
Assemblea. Per un malinteso senso di difesa delle prerogative
dei parlamentari venivano non solo difesi ma protetti fior di
mascalzoni che usavano la politica e le istituzioni per i loro
affari privati, corrompendo e lasciandosi corrompere.
Un nostro collega, illustre storico del pensiero politico,
Luigi Firpo, scriveva in uno dei suoi graffianti "Cattivi
pensieri" nel giugno 1988, sotto il titolo "Onorevoli alla
luce del sole", a sostegno di questa nostra piccola battaglia
per la revisione dell'immunità: "Guai se si diffonde
l'opinione che nel sacrario della democrazia possa essersi
instaurato un principio di omertà come nel gioco delle tre
scimmie, che non guardano, non vedono e non parlano".
Purtroppo negli anni che seguirono si è abusato di quel
gioco, poiché l'immunità parlamentare si è difatti tramutata
in impunità parlamentare. Come siano andate a finire le cose è
noto a tutti.
Già allora, però, noi c'eravamo posti, in caso di arresto,
il problema del plenum dell'Assemblea, da qualche
collega trattato in questo dibattito. La soluzione era stata
indicata con l'introduzione del supplente in caso di
impedimento fisico del parlamentare, non soltanto per ragioni
giudiziarie.
Purtroppo, nelle Commissioni bicamerali preposte alla
revisione costituzionale il problema non è mai stato preso in
considerazione.
Questa riflessione sul plenum, che avevo sviluppato
nelle scorse settimane in un articolo pubblicato dal
settimanale Avvenimenti, mi valse la collocazione tra i
dubbiosi circa la richiesta oggi al nostro esame. Ho letto con
attenzione, come penso tutti voi, i documenti e la motivazione
del grave provvedimento: onestamente mi è parso più che
giustificato il rischio dell'inquinamento delle prove che i
magistrati intendono ancora produrre, considerati i
comportamenti dell'inquisito, ampiamente documentati. A
maggior conforto di questa mia decisione sono venute la
deposizione resa dall'interessato di fronte alla Giunta e le
sue comparse televisive.
Signor Presidente, anche per queste ragioni, per
consentire agli inquirenti di fare completa luce non solo
sulle questioni che riguardano l'avvocato Previti ma anche, in
modo particolare, su quello che avevamo chiamato non a caso
non molti anni fa il "porto delle nebbie", il palazzo di
giustizia di Roma, ricordo a lei e a tutti noi che sulla
vicenda IMI-SIR-Rovelli-magistratura romana presentammo
interrogazioni sin dal giugno 1993, senza ricevere alcuna
risposta, come ha documentato l'Adusbef, l'associazione per la
difesa
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degli utenti, che per prima ha denunciato lo scandalo dei
mille miliardi versati dall'IMI, a quanto pare ingiustamente,
agli eredi Rovelli; sono quattrini della collettività, di
tutti gli italiani, e quei soldi credo vadano restituiti. Se
scandali ci sono, come consiglia il Vangelo, è meglio
portarli alla luce (Applausi dei deputati del gruppo della
sinistra democratica-l'Ulivo e di deputati del gruppo dei
popolari e democratici-l'Ulivo).
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