| RAFFAELE CANANZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
quella che dobbiamo decidere oggi è una questione di
coscienza, nel senso che non possiamo tenere conto di baratti
politici, non possiamo tenere conto di schieramenti politici,
non possiamo tenere conto dell'emotività popolare. Si tratta
di formarsi un sereno e retto giudizio per sostanziare un atto
politico qual è l'autorizzazione richiesta dalla Costituzione
per determinati atti del magistrato penale restrittivi della
libertà personale del parlamentare, al fine di tutelarne la
funzione nel quadro dell'autonomia delle istituzioni
parlamentari. Ma la Camera, chiamata a pronunciarsi
sull'autorizzazione, deve provvedere con la finalità di
tutelare la propria funzione costituzionale, valutando se il
magistrato intenda vulnerarla colpendo senza fondato motivo un
proprio componente.
Si dice in dottrina che oggetto della valutazione è il
fumus persecutionis; v'è comunque concordanza in
dottrina che mai la Camera può svolgere quello che è il
compito costituzionale della magistratura. L'esame della
Camera non può trasformarsi in un accertamento della
sussistenza del reato e della colpevolezza del deputato
imputato, e tanto meno in un accertamento dei presupposti di
legge per l'applicazione della misura restrittiva della
libertà personale. Questo è incontestabile, perché tocca il
fondamento della democrazia, l'equilibrio e l'autonomia, senza
invasione di campo e senza sviamento di alcun potere
costituzionale.
La Camera non è, rispetto al GIP, il tribunale della
libertà, e l'onorevole Previti l'ha perfettamente ritenuto; la
sua tesi difensiva di fondo è il complotto, come la tesi di
fondo del relatore per la maggioranza della Giunta è l'intento
persecutorio. Però, onorevoli colleghi, perché intento
persecutorio ci sia occorre che l'impianto accusatorio sia
ictu oculi distorto, intento persecutorio evidente
ovvero inconsistente, intento persecutorio latente. Ma quando,
come nella specie, i capi di imputazione (che sono due e non
dieci; sarebbe questa un'altra sfaccettatura possibile
dell'intento persecutorio, la quantità dei capi di
imputazione) o almeno uno dei due è certamente corroborato da
un complesso probatorio convincente e si tratta di un reato
grave, che per giunta nulla ha a che fare con la funzione
politica, non spetta a noi valutare se ci siano le condizioni
o meno per la custodia cautelare e se sia ancora possibile
l'inquinamento della prova. Solo il giudice, che è nel
processo, può stabilire se vi sia la necessità della custodia
cautelare. La misura penale è attribuita solo al giudice;
questo è compito esclusivo e peculiare del giudice di primo
grado e di quello di seconda e di terza istanza per l'ipotesi
di impugnazione.
Escluso l'intento persecutorio per l'esistenza di indizi
ragionevolmente sufficienti a sostenere e sostanziare un
impianto accusatorio, l'autorizzazione non può non essere
concessa, proprio per quel giudizio della coscienza che a
questo punto del discorso diventa profondo rispetto delle
autonomie istituzionali e paladino della ricerca della verità,
ricerca da consentire a tutto campo e con gli ordinari
strumenti previsti dalla legge a chi la Costituzione la
affida, cioè a giudici sereni e imparziali, che perciò devono,
prima della condanna, limitare le libertà del cittadino solo
se necessario, se questa necessità è suffragata dalla legge,
dai presupposti e dalle condizioni che essa pone.
La nostra coscienza, signor Presidente e colleghi, è
serena. Se il nostro resta un giudizio politico e non
l'esercizio di un
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potere giurisdizionale, che non ci compete, l'augurio è che
chi questo potere giurisdizionale deve esercitare lo eserciti
con grande competenza e con illuminata coscienza.
L'autorizzazione, nel rimuovere un ostacolo che incide sul
processo, non solo non rimuove l'esclusiva responsabilità dei
giudici, ma responsabilizza ancor più la magistratura. Il
Parlamento crede nella magistratura. La magistratura sappia
rendersi sempre credibile di fronte al popolo e al Parlamento
(Applausi di deputati dei gruppi dei popolari e
democratici-l'Ulivo, della sinistra democratica-l'Ulivo e di
rinnovamento italiano).
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