| GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
oggi noi deputati dobbiamo dare risposta al seguente quesito:
è necessario ai fini dell'indagine della magistratura
arrestare l'onorevole Cesare Previti prima del processo?
Questa risposta va data indipendentemente dall'idea che
abbiamo sull'eventuale colpevolezza o meno del parlamentare in
oggetto. La nostra decisione deve essere assolutamente neutra
nei confronti delle responsabilità dell'inquisito, come è
previsto dall'articolo 68 della nostra Carta
costituzionale.
Il nostro ordinamento giuridico prevede che per adottare
una misura cautelare così grave è indispensabile che sussista
almeno uno dei seguenti casi: che il pericolo di inquinare le
prove sia reale e attuale, che sussista il pericolo di fuga o
il pericolo di reiterazione dei reati. Orbene, dopo aver
ascoltato con grande attenzione le relazioni della Giunta
delle autorizzazioni a procedere in giudizio e l'ampio
dibattito in Assemblea ci pare emergere con chiarezza che per
l'ulteriore requisito del pericolo di reiterazione dei fatti
vi è una totale assenza di motivazione da parte del giudice
per le indagini preliminari. Quanto al pericolo di fuga, lo
stesso giudice ritiene che questo elemento
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non sussista. Infine, non sussiste più il requisito del
pericolo di inquinamento delle prove, che sono già state
acquisite dagli inquirenti, e che va comunque desunto da fatti
concreti.
Quindi, al di là di ogni valutazione politica, non
sussistono tecnicamente i requisiti espressamente previsti
dalla legge.
Qualcuno ha poi sostenuto che non concedere l'arresto
salverebbe l'onorevole Previti dalla condanna del tribunale:
questa è una bugia bella e buona, perché l'onorevole Previti è
sotto inchiesta della magistratura e sarà eventualmente
processato ed eventualmente condannato indipendentemente dal
voto di quest'aula e senza bisogno di nessuna autorizzazione
da parte del Parlamento.
Badate bene, onorevoli colleghi, che l'arresto preventivo
di un parlamentare, oltre ad essere un atto molto grave, con
il clima che da troppi anni regna sarebbe come una preventiva
condanna per l'opinione pubblica; condanna che, come purtroppo
abbiamo conosciuto in troppi casi, è rimasta irreversibile
anche in presenza di sentenze di assoluzione o di
proscioglimento. Qualunque cittadino, parlamentare e non, ha
diritto che le eventuali condanne le pronuncino i giudici
nelle aule di tribunale e se questo, per un cittadino
democraticamente eletto, avvenisse al di fuori delle aule
preposte, sarebbe molto grave sul piano istituzionale e sul
piano della democrazia.
Per i deputati socialisti si pone anche oggi, come in
analoghe situazioni nel passato, il dovere di rispondere
solamente alla propria ragione e alla propria coscienza. A me,
loro capogruppo, spetta di dichiarare il nostro apprezzamento
per il lavoro svolto dalla Giunta delle autorizzazioni a
procedere e manifestare solidarietà e simpatia per il lavoro
svolto in maniera discreta e competente dal suo presidente
pro tempore, onorevole Ceremigna, del quale condividiamo
il voto precedentemente espresso, assumendone in toto le
motivazioni, che oggi ribadiamo in quest'aula
(Applausi).
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