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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344739
STA0299-0120
Stenografico d'Aula n. 299 del 20 gennaio 1998 (STA13-299)
(suddiviso in 319 Unità Documento)
Unità Documento n.120 (che inizia a pag.64 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.49)
SEGUITO DISCUSSIONE: DOC. IV, n. 11A. ...(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 11-A) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: DOC. IV, n. 11A. ...(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 11-A)
CARLO GIOVANARDI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
ZZSTA ZZRES ZZSTA200198 ZZSTA980120 ZZSTA000198 ZZSTA000098 ZZSTA299 ZZ13 ZZDI ZZLL
    CARLO GIOVANARDI.  Signor Presidente, onorevoli colleghi,
  sin dai tempi dell'università sono rimasto particolarmente
  colpito da queste affermazioni.  Il fatto che la carcerazione
  preventiva sia risolta praticamente in un'anticipazione della
  pena costituisce uno degli enigmi più sconcertanti del
  processo penale e della giustizia umana in genere.
     A ragione ammoniva sant'Agostino che gli uomini torturano
  per sapere se devono torturare.  Non si deve dimenticare
  infatti - continuo nella citazione - che con la carcerazione
  preventiva si infligge una sofferenza certa per un delitto
  eventuale.  Non poche volte prima di essere assolto e proprio
  per essere assolto l'innocente viene sottoposto a carcerazione
  preventiva e quindi sostanzialmente punito.  Sono affermazioni,
  queste, che ho tratto dal libro di diritto penale del
  professor Giandomenico Pisapia, del quale tutti abbiamo
  ammirato, da studenti e da operatori del diritto,
  l'intelligenza e la finezza giuridica.
     Ripeto quanto disse sant'Agostino: gli uomini torturano
  per sapere se si deve torturare!  La carcerazione preventiva si
  infligge come sofferenza certa per un delitto eventuale.  Ecco,
  sono anni che in questo Parlamento ci poniamo tale problema e
  tentiamo di ridurre al minimo il ricorso alla carcerazione
  preventiva, anche con novelle legislative.  Tutti abbiamo
  sempre detto che essa deve essere un evento eccezionale, in
  casi eccezionali: di pericolo di fuga, di inquinamento delle
  prove, di reiterazione del reato.
     Onorevoli colleghi, nel caso di Previti, come in tanti
  altri casi sottoposti al voto del Parlamento (Sgarbi ha
  ricordato i casi degli onorevoli Tabacci e Culicchia), non
  esistevano i presupposti; ciò è stato ampiamente dimostrato
  dal fatto che successivamente questi colleghi sono stati
  prosciolti dai reati che erano stati loro addebitati.
     Nel caso in oggetto mi sembra sia stato dimostrato -
  concedetemi almeno questo
 
                              Pag. 65
 
  - che i presupposti per l'arresto sono vacillanti.  Ed infatti
  il GIP parla - attenzione! - di pericolo non di inquinamento
  delle prove ma di pericolo di inquinamento
  dell'interpretazione delle prove, introducendo una fattispecie
  sconosciuta nel codice penale.  Credo che tutti possiamo
  riconoscere che la reiterazione dei reati di cui si parla e
  degli addebiti mossi all'onorevole Previti oggi sono
  oggettivamente impossibili.
     Ma vedete, il problema che io mi pongo e che pongo a voi è
  questo: vi è accanimento soltanto contro Previti?  Noi oggi
  discutiamo soltanto del caso Previti?  Certamente no, onorevoli
  colleghi.  Oggi noi stiamo discutendo centinaia, forse migliaia
  di casi dove persone innocenti sono finite con troppa
  disinvoltura in carcere, per l'uso distorto ed eccessivo delle
  manette, quelle di cui ha parlato anche il Capo dello Stato
  nel discorso rivolto al paese, l'ultimo dell'anno.  Moltissime
  volte si è trattato di uomini politici, di ex parlamentari,
  consigli regionali, sindaci, amministratori, ma moltissime
  volte si è trattato anche di cittadini finiti in carcere per
  fatti che non riguardano la politica.  Sono stati uomini
  politici e semplici cittadini poi assolti con formula piena da
  magistrati che hanno saputo riconoscere l'errore iniziale.  Do
  quindi merito alla magistratura di aver riconosciuto l'errore.
  Ma l'errore iniziale era costato la carcerazione preventiva,
  quel terribile trauma di cui parlò sant'Agostino e poi ne ha
  parlato Pisapia.
     Vedete, ciò che personalmente mi angoscia è che in questo
  caso la responsabilità di incarcerare non è di chi
  professionalmente e per vocazione ha scelto di fare il
  giudice.  Io non ho scelto di fare il giudice e tuttavia mi
  trovo nell'imbarazzante situazione di essere io - di essere
  noi! - a stabilire e a decidere se incarcerare un cittadino
  che è anche un nostro collega senza presupposti oppure sulla
  base di presupposti vacillanti.  La procura di Milano, infatti,
  chiede a noi di avallare quell'uso distorto della carcerazione
  preventiva che tutti abbiamo sempre condannato!
     Devo dire che la motivazione addotta da alcuni colleghi
  schierati per il "sì" è sconcertante perché, a fronte del
  comune giudizio circa l'eccessivo ricorso alla carcerazione
  preventiva, alcuni colleghi hanno fatto il seguente
  ragionamento:  Previti deve essere arrestato per non essere
  diverso dagli altri cittadini che subiscono l'uso distorto e
  preventivo delle manette contro il quale il Parlamento si è
  sempre battuto.  E' proprio questo quello che alcuni hanno
  detto:  Previti deve subire questa situazione proprio come
  moltissimi cittadini subiscono le conseguenze di simili errori
  ed eccessi.  Il compito del Parlamento, però, sarebbe proprio
  quello di evitare che simili eccessi abbiano luogo sia ai
  danni di Previti sia ai danni di comuni cittadini.
     Mancano, quindi, dei presupposti chiari e convincenti.
  Sono un semplice parlamentare, ma ho parlato con tre o quattro
  procuratori della Repubblica, che fino a qualche mese fa o a
  qualche anno fa rappresentavano la pubblica accusa, che mi
  hanno spiegato con autorevolezza non solo dottrinaria, ma
  anche sulla base della esperienza fatta come operatori sul
  campo, che i presupposti dell'arresto non esistono.  Qualcuno
  magari ha accentuato anche i toni dell'aspetto persecutorio,
  qualcuno lo ha fatto semplicemente dicendo che i giudici di
  Milano sono in perfetta buona fede, ma i presupposti non ci
  sono.  Altri procuratori, magari schierati da un'altra parte
  politica, hanno invece sostenuto che i presupposti ci
  sarebbero.  Penso vogliate ammettere che ci troviamo di fronte
  ad un grosso dubbio, perché tutte le volte che il Parlamento
  ha concesso l'autorizzazione a procedere lo ha sempre fatto a
  larghissima maggioranza, in quanto i reati contestati erano
  quelli di strage o di omicidio.  La decisione di procedere o no
  all'arresto non può essere presa con lo scarto di un voto, non
  può essere adottata in una situazione di grande incertezza.
     Anche i procuratori della Repubblica che  pro tempore
  sono parlamentari, insieme a chi procuratore della Repubblica
  non è stato, sono chiamati a dire...
 
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