| CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
sin dai tempi dell'università sono rimasto particolarmente
colpito da queste affermazioni. Il fatto che la carcerazione
preventiva sia risolta praticamente in un'anticipazione della
pena costituisce uno degli enigmi più sconcertanti del
processo penale e della giustizia umana in genere.
A ragione ammoniva sant'Agostino che gli uomini torturano
per sapere se devono torturare. Non si deve dimenticare
infatti - continuo nella citazione - che con la carcerazione
preventiva si infligge una sofferenza certa per un delitto
eventuale. Non poche volte prima di essere assolto e proprio
per essere assolto l'innocente viene sottoposto a carcerazione
preventiva e quindi sostanzialmente punito. Sono affermazioni,
queste, che ho tratto dal libro di diritto penale del
professor Giandomenico Pisapia, del quale tutti abbiamo
ammirato, da studenti e da operatori del diritto,
l'intelligenza e la finezza giuridica.
Ripeto quanto disse sant'Agostino: gli uomini torturano
per sapere se si deve torturare! La carcerazione preventiva si
infligge come sofferenza certa per un delitto eventuale. Ecco,
sono anni che in questo Parlamento ci poniamo tale problema e
tentiamo di ridurre al minimo il ricorso alla carcerazione
preventiva, anche con novelle legislative. Tutti abbiamo
sempre detto che essa deve essere un evento eccezionale, in
casi eccezionali: di pericolo di fuga, di inquinamento delle
prove, di reiterazione del reato.
Onorevoli colleghi, nel caso di Previti, come in tanti
altri casi sottoposti al voto del Parlamento (Sgarbi ha
ricordato i casi degli onorevoli Tabacci e Culicchia), non
esistevano i presupposti; ciò è stato ampiamente dimostrato
dal fatto che successivamente questi colleghi sono stati
prosciolti dai reati che erano stati loro addebitati.
Nel caso in oggetto mi sembra sia stato dimostrato -
concedetemi almeno questo
Pag. 65
- che i presupposti per l'arresto sono vacillanti. Ed infatti
il GIP parla - attenzione! - di pericolo non di inquinamento
delle prove ma di pericolo di inquinamento
dell'interpretazione delle prove, introducendo una fattispecie
sconosciuta nel codice penale. Credo che tutti possiamo
riconoscere che la reiterazione dei reati di cui si parla e
degli addebiti mossi all'onorevole Previti oggi sono
oggettivamente impossibili.
Ma vedete, il problema che io mi pongo e che pongo a voi è
questo: vi è accanimento soltanto contro Previti? Noi oggi
discutiamo soltanto del caso Previti? Certamente no, onorevoli
colleghi. Oggi noi stiamo discutendo centinaia, forse migliaia
di casi dove persone innocenti sono finite con troppa
disinvoltura in carcere, per l'uso distorto ed eccessivo delle
manette, quelle di cui ha parlato anche il Capo dello Stato
nel discorso rivolto al paese, l'ultimo dell'anno. Moltissime
volte si è trattato di uomini politici, di ex parlamentari,
consigli regionali, sindaci, amministratori, ma moltissime
volte si è trattato anche di cittadini finiti in carcere per
fatti che non riguardano la politica. Sono stati uomini
politici e semplici cittadini poi assolti con formula piena da
magistrati che hanno saputo riconoscere l'errore iniziale. Do
quindi merito alla magistratura di aver riconosciuto l'errore.
Ma l'errore iniziale era costato la carcerazione preventiva,
quel terribile trauma di cui parlò sant'Agostino e poi ne ha
parlato Pisapia.
Vedete, ciò che personalmente mi angoscia è che in questo
caso la responsabilità di incarcerare non è di chi
professionalmente e per vocazione ha scelto di fare il
giudice. Io non ho scelto di fare il giudice e tuttavia mi
trovo nell'imbarazzante situazione di essere io - di essere
noi! - a stabilire e a decidere se incarcerare un cittadino
che è anche un nostro collega senza presupposti oppure sulla
base di presupposti vacillanti. La procura di Milano, infatti,
chiede a noi di avallare quell'uso distorto della carcerazione
preventiva che tutti abbiamo sempre condannato!
Devo dire che la motivazione addotta da alcuni colleghi
schierati per il "sì" è sconcertante perché, a fronte del
comune giudizio circa l'eccessivo ricorso alla carcerazione
preventiva, alcuni colleghi hanno fatto il seguente
ragionamento: Previti deve essere arrestato per non essere
diverso dagli altri cittadini che subiscono l'uso distorto e
preventivo delle manette contro il quale il Parlamento si è
sempre battuto. E' proprio questo quello che alcuni hanno
detto: Previti deve subire questa situazione proprio come
moltissimi cittadini subiscono le conseguenze di simili errori
ed eccessi. Il compito del Parlamento, però, sarebbe proprio
quello di evitare che simili eccessi abbiano luogo sia ai
danni di Previti sia ai danni di comuni cittadini.
Mancano, quindi, dei presupposti chiari e convincenti.
Sono un semplice parlamentare, ma ho parlato con tre o quattro
procuratori della Repubblica, che fino a qualche mese fa o a
qualche anno fa rappresentavano la pubblica accusa, che mi
hanno spiegato con autorevolezza non solo dottrinaria, ma
anche sulla base della esperienza fatta come operatori sul
campo, che i presupposti dell'arresto non esistono. Qualcuno
magari ha accentuato anche i toni dell'aspetto persecutorio,
qualcuno lo ha fatto semplicemente dicendo che i giudici di
Milano sono in perfetta buona fede, ma i presupposti non ci
sono. Altri procuratori, magari schierati da un'altra parte
politica, hanno invece sostenuto che i presupposti ci
sarebbero. Penso vogliate ammettere che ci troviamo di fronte
ad un grosso dubbio, perché tutte le volte che il Parlamento
ha concesso l'autorizzazione a procedere lo ha sempre fatto a
larghissima maggioranza, in quanto i reati contestati erano
quelli di strage o di omicidio. La decisione di procedere o no
all'arresto non può essere presa con lo scarto di un voto, non
può essere adottata in una situazione di grande incertezza.
Anche i procuratori della Repubblica che pro tempore
sono parlamentari, insieme a chi procuratore della Repubblica
non è stato, sono chiamati a dire...
| |