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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344745
STA0299-0126
Stenografico d'Aula n. 299 del 20 gennaio 1998 (STA13-299)
(suddiviso in 319 Unità Documento)
Unità Documento n.126 (che inizia a pag.66 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.49)
SEGUITO DISCUSSIONE: DOC. IV, n. 11A. ...(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 11-A) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: DOC. IV, n. 11A. ...(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 11-A)
OLIVIERO DILIBERTO.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
ZZSTA ZZRES ZZSTA200198 ZZSTA980120 ZZSTA000198 ZZSTA000098 ZZSTA299 ZZ13 ZZDI ZZLL
    OLIVIERO DILIBERTO.  Signor Presidente, onorevoli colleghi,
  è con grande cautela e senso di responsabilità che il gruppo
  comunista ha deciso il proprio atteggiamento sul caso che oggi
  affrontiamo.  Non si valutano a cuor leggero mai e per nessuno
  le condizioni concernenti la libertà personale dei cittadini,
  di tutti i cittadini.  Tanto più esse ci impongono equilibrio e
  serenità nel caso in cui si debba dare una valutazione su un
  deputato che appartiene ad un gruppo di opposto orientamento
  politico, perché nessun errore sarebbe più grave, a nostro
  giudizio, che atteggiarsi, in temi siffatti, sulla base di
  giudizi o talvolta di pregiudizi di natura politica che
  sarebbero di parte.
     Il gruppo comunista voterà, dunque, per l'accoglimento
  della richiesta di arresto sulla base non già di una
  valutazione politica, ma di una somma di giudizi individuali
  di ciascun deputato aderente al gruppo che in piena libertà di
  coscienza, dopo aver letto la richiesta proveniente dai
  giudici di Milano, ha liberamente formato il proprio
  convincimento.
     Il mio intervento, pertanto, che fa seguito a quello del
  relatore di minoranza Meloni, è teso solo a denunciare, anche
  a nome degli altri colleghi del gruppo, le motivazioni di
  ordine costituzionale che ci hanno portato a questa comune
  valutazione.
     Il Parlamento repubblicano non è un tribunale, non è per
  scelta esplicita dei costituenti un organo giudicante né ci
  troviamo nella condizione di essere costituiti oggi in Alta
  Corte di giustizia, come pure può essere previsto in casi
  eccezionali.
     La richiesta alla Camera per le istanze di limitazione
  della libertà personale dei propri membri non fu mai concepita
  come un privilegio di questi ultimi rispetto agli altri
  cittadini ma, viceversa, solo come una guarentigia di
  democrazia, l'esplicita esclusione di limitazioni alla libertà
  personale per casi di persecuzione politica.  Era viceversa,
  com'è noto, lo Statuto albertino che prevedeva, e per giunta
  per i soli senatori del Regno, un foro privilegiato e cioè che
  essi potessero essere giudicati solo dai propri pari, vale a
  dire dal Senato medesimo: un privilegio di casta e insieme,
  considerate la provenienza e la fonte di nomina dei membri del
  Senato del Regno, anche un privilegio di classe.
     La Costituzione non prevede nulla di ciò: lo si evince
  senza possibilità di equivoci
 
                              Pag. 67
 
  dal testo della Costituzione.  E Costantino Mortati, uno tra i
  più illustri nostri costituzionalisti certamente non di
  cultura marxista, anzi, cari amici e colleghi del partito
  popolare, esponente tra i più autorevoli proprio del
  cattolicesimo democratico, annotava così (cito testualmente)
  la Costituzione nel punto che ora ci interessa: "Il giudizio
  della Camera ha per oggetto non già la fondatezza
  dell'imputazione sollevata a carico di un suo membro ma solo
  l'accertamento dell'eventuale carattere politico della
  medesima.  L'immunità serve a garantire il regolare adempimento
  della funzione contro la possibilità di abusi indirizzati ad
  ostacolarlo".  Principio sacrosanto, di grande civiltà,
  principio cardine della democrazia, ma Mortati continuava
  pessimisticamente (ed egli non aveva ancora visto le cose
  scandalose accadute successivamente all'apparizione dei suoi
  scritti) che vi era - cito ancora testualmente - "una tendenza
  del nostro Parlamento a trasformare l'immunità in privilegio,
  in netta violazione del principio di eguaglianza".
     Dobbiamo oggi giudicare solo su un punto e la domanda alla
  quale dobbiamo rispondere, nonostante quello che ho sentito in
  quest'aula, la detta la Costituzione medesima: esiste una
  forma, anche solo velata, di intendimento politico
  persecutorio ai danni dell'onorevole Previti?  La lettura delle
  carte della richiesta di rinvio a giudizio e di quella di
  arresto, formulate dal GIP, cioè da un magistrato terzo, a noi
  sembra non giustifichi neppure il più vago sospetto di tale
  intento persecutorio.  Questo è l'unico punto in discussione,
  questo è l'unico tema che deve appassionarci perché noi non
  siamo dei giudici ma sarà il tribunale, ed esso solo nei suoi
  diversi gradi, con il sistema di guarentigie previsto dal
  codice e dalla Costituzione stessa per ogni cittadino e non
  solo per i deputati (i quali peraltro, rispetto ai primi,
  hanno una garanzia in più che è questa di oggi) a decidere se
  l'onorevole Previti sia o meno colpevole dei reati di cui è
  accusato.
     Per quanto riguarda noi, vige e vigerà la presunzione di
  innocenza sino a che una sentenza definitiva non avrà
  eventualmente accertato il contrario, ma tale giudizio - lo
  ripeto - non spetta a noi.
     Noi, cari colleghi, non amiamo le manette né i cappi
  sventolati in quest'aula a suo tempo da alcuni colleghi, i
  quali sembra che oggi regolino la propria ansia giustizialista
  solo sulla base delle contingenti valutazioni politiche.  Ci
  battiamo per una seria e garantista riforma della custodia
  cautelare, siamo fattivamente solidali con i giudici delle
  procure in prima fila nel nostro paese nella lotta alla
  corruzione politica e alla criminalità organizzata e dunque,
  innanzi tutto, con quelle di Milano e Palermo.  Se la Camera
  negasse oggi l'autorizzazione all'arresto, creeremmo un
  conflitto devastante tra due poteri autonomi dello Stato, e
  cioè tra la magistratura e il Parlamento.  Siamo però altresì
  convinti che per un corretto e democratico funzionamento delle
  istituzioni deve essere sempre affermato che l'indipendenza
  della magistratura non può spingere quest'ultima in alcuni
  suoi esponenti a travalicare i compiti ad essa affidati dalla
  Costituzione, assumendo talvolta connotazioni politiche o non
  contrastando adeguatamente al suo interno la tentazione ad
  esasperare l'uso della custodia cautelare.
     I magistrati indaghino e giudichino nella piena libertà,
  ma si attengano ai vincoli che la legge - alla quale sola essi
  debbono sottostare - ha posto anche all'operato dei giudici
  medesimi.  Si faccia giustizia dunque, non nel senso della
  sommarietà di essa, ma nel senso che ogni cittadino possa
  sentirsi tutelato con grande rigore dalle medesime garanzie di
  libertà.  Dobbiamo auspicare con eguale vigore le garanzie per
  il cittadino Previti quanto per l'extracomunitario ospite del
  nostro paese, che pure mai avrà accesso alla televisione di
  Stato, il cui arresto non farà notizia, non potrà pubblicare
  lunghe ed articolate memorie difensive e sulle cui garanzie -
  anche le più elementari - non mi è parso di sentire mai una
  particolare attenzione in certi settori di questa Assemblea.
  E' questo io credo un dovere che abbiamo di fronte a tutti i
  cittadini; a quei
 
                              Pag. 68
 
  cittadini il cui mandato abbiamo l'obbligo di onorare non in
  difesa di nostri privilegi, ma essendo noi per primi a
  sostenere con coerenza il principio di eguaglianza, che è a
  fondamento della nostra Costituzione  (Applausi dei deputati
  del gruppo di rifondazione comunista-progressisti, della
  sinistra democratica-l'Ulivo e di deputati del gruppo dei
  popolari e democratici-l'Ulivo).
 
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