| BEPPE PISANU. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
l'intervento che mi accingo a svolgere non è e non può essere
un'usuale dichiarazione di voto sulla vicenda Previti, perché
forza Italia ha lasciato liberi i propri deputati di decidere
secondo coscienza. Abbiamo ritenuto che su un argomento che
tocca alcuni dei nodi fondamentali di un ordinamento
democratico non possa esservi alcuna posizione di partito.
Così è per quanto riguarda il significato stesso del mandato
parlamentare; così è per la posizione della Camera dei
deputati nel quadro complessivo degli equilibri istituzionali;
e così è per la possibilità che questo quadro venga alterato
da decisioni che incidono sul plenum dell'Assemblea. Su
tali questioni riteniamo che tutti i deputati debbano
riflettere e decidere senza vincoli di appartenenza, compresi
i deputati di forza Italia che, pure, sono toccati più
direttamente e intensamente, anche sul piano umano, da questa
vicenda. Noi non vogliamo compiere valutazioni collettive e
prendere decisioni di schieramento. E tanto meno vogliamo che
il Parlamento possa dividersi tra innocentisti e colpevolisti,
sostituendosi abusivamente alla sede naturale del processo o,
peggio ancora, intentando, come da più parti si è detto, un
processo al processo.
Al collega Mussi ed anche ai colleghi che sembrano
considerare decisiva l'entità dei reati contestati al collega
Previti voglio semplicemente ricordare che questa valutazione
Pag. 75
- lo si voglia o no - è del tutto estranea sia alle
circostanze che possono giustificare la custodia cautelare,
sia alla natura politico-costituzionale del voto che la Camera
deve esprimere. In realtà, onorevole Diliberto, il problema
politico costituzionale che abbiamo davanti si può ridurre a
questo: stabilire se le ragioni contenute nella richiesta
dell'autorità giudiziaria siano prevalenti rispetto alle
ragioni dell'immunità parlamentare e dell'integrità del
plenum dell'Assemblea. Sul valore dell'immunità mi
limito a richiamare il limpido intervento del collega
Melograni. Quanto al plenum mi basta qui sottolineare
che esso è elemento costitutivo dell'Assemblea, è presupposto
per la regolarità delle sue deliberazioni; e aggiungo che la
conservazione del plenum salvaguarda il diritto del
popolo sovrano a vedersi pienamente e completamente
rappresentato.
La Camera si è dimostrata estremamente sensibile a questi
valori se è vero - come è vero - che delle numerose richieste
di autorizzazione all'arresto presentate nei cinquant'anni di
storia repubblicana ne furono accolte - e non senza
travagliate discussioni - soltanto quattro (è stato ricordato
anche poco fa). Tutte e quattro riguardavano delitti
gravissimi contro la persona o di insurrezione armata contro i
poteri dello Stato.
Come rappresentante del maggior gruppo di opposizione
avverto una grande preoccupazione quando penso che la Camera
sarà chiamata a pronunciarsi nel giro di due giorni su tre
richieste di arresto relative a due deputati dell'opposizione.
Si tratta di una coincidenza, certo, di un fatto oggettivo che
viene ad incidere su un altro fatto oggettivo e precisamente
sull'esiguo margine di voti a disposizione della maggioranza
in questa Camera. Queste due constatazioni rendono ancor più
pungente la decisione che dobbiamo assumere, in relazione alle
delicatissime tematiche costituzionali che ho richiamato e che
credo debbano essere oggetto di un'ulteriore decisiva
riflessione da parte di tutti i colleghi e specialmente dei
colleghi della maggioranza.
Questa - lo ha ricordato l'onorevole Mussi e su questo
punto voglio svolgere la parte conclusiva del mio intervento -
è la prima volta che la Camera è chiamata a pronunciarsi su
una richiesta di autorizzazione all'arresto dopo la riforma
del 1993. Bene, onorevole Mussi, io sottolineo qui che con
quella legge non venne solamente abolito l'istituto
dell'autorizzazione a procedere, ma si incise profondamente
anche sull'istituto della autorizzazione all'arresto di un
parlamentare. Prima della riforma, infatti, esisteva una sola
ipotesi di arresto automatico di un parlamentare, che era
legata al fatto che egli - cito testualmente - venisse "colto
nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio
il mandato o l'ordine di cattura". Oggi, dopo la riforma, a
questa ipotesi se ne aggiunge un'altra, che è quella appunto
dell'esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna.
In altre parole, onorevoli colleghi, il Parlamento ha
notevolmente ridotto la portata delle sue prerogative,
rendendo senz'altro eseguibile anche l'arresto nel caso di
deputati colpiti da sentenze definitive. Nel 1993, dunque,
onorevole Mussi, la politica decise di fare un altro passo
indietro e cioè, dopo aver abolito l'autorizzazione a
procedere, abolì anche l'autorizzazione all'arresto di un
parlamentare già condannato con sentenza irrevocabile. Il
senso di quella riforma ci appare chiaro ed è il seguente: se
vi sono inchieste giudiziarie e processi a carico di
parlamentari non potrà più essere la politica ad ostacolarne
il corso. Si tratta di una impostazione lineare, in coerenza
con la quale personalmente non posso che ribadire quel che ho
sempre sostenuto: si facciano i processi, siano rapidi e si
accertino così le responsabilità di ciascuno, dissipando il
più rapidamente possibile ogni dubbio.
Questa è la mia opinione anche per quanto riguarda il caso
di Cesare Previti, che ha diritto come ogni cittadino ad
essere giudicato in tempi brevi e da uomo libero.
Ma proprio perché il nuovo ordinamento costituzionale ha
rimosso ogni
Pag. 76
ostacolo sul cammino della giustizia e ha reso di immediata e
automatica applicazione la sentenza di condanna definitiva che
dovesse colpire un parlamentare, proprio per questo mi sembra
che la Camera debba valutare con il massimo scrupolo tutte le
richieste di arresto relative a vicende processuali in cui non
vi sia ancora stata alcuna pronuncia né di primo né di secondo
grado e si versi ancora nella fase delle indagini
preliminari.
Nel caso Previti la Giunta competente non ha ritenuto di
condividere la richiesta del giudice per le indagini
preliminari, sulla base di motivazioni che a mio parere
resistono. Resistono obiettivamente agli argomenti opposti
dalla relazione di minoranza. Ma a parte questo e per le
ragioni che ho detto io ritengo che solo circostanze di
eccezionale gravità e di lampante evidenza potrebbero indurre
oggi un'assemblea politica a ridurre ulteriormente le garanzie
costituzionali che consentono a ciascuno dei suoi componenti
di adempiere il mandato elettorale. Questo è un punto cruciale
della nostra riflessione.
Nel nuovo processo penale - e concludo - si dice che
dovrebbe essere realizzata la parità delle posizioni tra
accusa e difesa. La custodia cautelare in carcere è lo
strumento che più di ogni altro può mettere in crisi questa
parità sia che si tratti di un semplice cittadino sia che si
tratti di un parlamentare. E' una questione di libertà sulla
quale non possiamo mai smettere di vigilare. Nel nostro caso è
una questione di libertà che interseca una questione di
prerogative costituzionali volte a garantire il complessivo
equilibrio tra i vari organi e poteri dello Stato. Per
alterare questo equilibrio sarebbe assolutamente necessaria
una base di certezze che onestamente la Giunta per le
autorizzazioni a procedere non ci dà, né ci ha dato il
dibattito che si è svolto in quest'aula.
Ecco, onorevoli colleghi, così stando le cose mi sembra
lecito attendere da voi un giudizio che sia scrupoloso nei
confronti delle istituzioni e rispettoso dei diritti di Cesare
Previti.
Proprio per questo e in questo spirito, avendo riscontrato
tra i colleghi dei diversi gruppi una grande varietà di
posizioni circa le modalità di voto, il gruppo di forza Italia
non chiederà lo scrutinio segreto (Applausi dei deputati
dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
| |