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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


344763
STA0299-0144
Stenografico d'Aula n. 299 del 20 gennaio 1998 (STA13-299)
(suddiviso in 319 Unità Documento)
Unità Documento n.144 (che inizia a pag.74 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.49)
SEGUITO DISCUSSIONE: DOC. IV, n. 11A. ...(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 11-A) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: DOC. IV, n. 11A. ...(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 11-A)
BEPPE PISANU.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
ZZSTA ZZRES ZZSTA200198 ZZSTA980120 ZZSTA000198 ZZSTA000098 ZZSTA299 ZZ13 ZZDI ZZLL
    BEPPE PISANU.  Signor Presidente, onorevoli colleghi,
  l'intervento che mi accingo a svolgere non è e non può essere
  un'usuale dichiarazione di voto sulla vicenda Previti, perché
  forza Italia ha lasciato liberi i propri deputati di decidere
  secondo coscienza.  Abbiamo ritenuto che su un argomento che
  tocca alcuni dei nodi fondamentali di un ordinamento
  democratico non possa esservi alcuna posizione di partito.
  Così è per quanto riguarda il significato stesso del mandato
  parlamentare; così è per la posizione della Camera dei
  deputati nel quadro complessivo degli equilibri istituzionali;
  e così è per la possibilità che questo quadro venga alterato
  da decisioni che incidono sul  plenum  dell'Assemblea.  Su
  tali questioni riteniamo che tutti i deputati debbano
  riflettere e decidere senza vincoli di appartenenza, compresi
  i deputati di forza Italia che, pure, sono toccati più
  direttamente e intensamente, anche sul piano umano, da questa
  vicenda.  Noi non vogliamo compiere valutazioni collettive e
  prendere decisioni di schieramento.  E tanto meno vogliamo che
  il Parlamento possa dividersi tra innocentisti e colpevolisti,
  sostituendosi abusivamente alla sede naturale del processo o,
  peggio ancora, intentando, come da più parti si è detto, un
  processo al processo.
     Al collega Mussi ed anche ai colleghi che sembrano
  considerare decisiva l'entità dei reati contestati al collega
  Previti voglio semplicemente ricordare che questa valutazione
 
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  - lo si voglia o no - è del tutto estranea sia alle
  circostanze che possono giustificare la custodia cautelare,
  sia alla natura politico-costituzionale del voto che la Camera
  deve esprimere.  In realtà, onorevole Diliberto, il problema
  politico costituzionale che abbiamo davanti si può ridurre a
  questo: stabilire se le ragioni contenute nella richiesta
  dell'autorità giudiziaria siano prevalenti rispetto alle
  ragioni dell'immunità parlamentare e dell'integrità del
  plenum  dell'Assemblea.  Sul valore dell'immunità mi
  limito a richiamare il limpido intervento del collega
  Melograni.  Quanto al  plenum  mi basta qui sottolineare
  che esso è elemento costitutivo dell'Assemblea, è presupposto
  per la regolarità delle sue deliberazioni; e aggiungo che la
  conservazione del  plenum  salvaguarda il diritto del
  popolo sovrano a vedersi pienamente e completamente
  rappresentato.
     La Camera si è dimostrata estremamente sensibile a questi
  valori se è vero - come è vero - che delle numerose richieste
  di autorizzazione all'arresto presentate nei cinquant'anni di
  storia repubblicana ne furono accolte - e non senza
  travagliate discussioni - soltanto quattro (è stato ricordato
  anche poco fa).  Tutte e quattro riguardavano delitti
  gravissimi contro la persona o di insurrezione armata contro i
  poteri dello Stato.
     Come rappresentante del maggior gruppo di opposizione
  avverto una grande preoccupazione quando penso che la Camera
  sarà chiamata a pronunciarsi nel giro di due giorni su tre
  richieste di arresto relative a due deputati dell'opposizione.
  Si tratta di una coincidenza, certo, di un fatto oggettivo che
  viene ad incidere su un altro fatto oggettivo e precisamente
  sull'esiguo margine di voti a disposizione della maggioranza
  in questa Camera.  Queste due constatazioni rendono ancor più
  pungente la decisione che dobbiamo assumere, in relazione alle
  delicatissime tematiche costituzionali che ho richiamato e che
  credo debbano essere oggetto di un'ulteriore decisiva
  riflessione da parte di tutti i colleghi e specialmente dei
  colleghi della maggioranza.
     Questa - lo ha ricordato l'onorevole Mussi e su questo
  punto voglio svolgere la parte conclusiva del mio intervento -
  è la prima volta che la Camera è chiamata a pronunciarsi su
  una richiesta di autorizzazione all'arresto dopo la riforma
  del 1993.  Bene, onorevole Mussi, io sottolineo qui che con
  quella legge non venne solamente abolito l'istituto
  dell'autorizzazione a procedere, ma si incise profondamente
  anche sull'istituto della autorizzazione all'arresto di un
  parlamentare.  Prima della riforma, infatti, esisteva una sola
  ipotesi di arresto automatico di un parlamentare, che era
  legata al fatto che egli - cito testualmente - venisse "colto
  nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio
  il mandato o l'ordine di cattura".  Oggi, dopo la riforma, a
  questa ipotesi se ne aggiunge un'altra, che è quella appunto
  dell'esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna.
     In altre parole, onorevoli colleghi, il Parlamento ha
  notevolmente ridotto la portata delle sue prerogative,
  rendendo senz'altro eseguibile anche l'arresto nel caso di
  deputati colpiti da sentenze definitive.  Nel 1993, dunque,
  onorevole Mussi, la politica decise di fare un altro passo
  indietro e cioè, dopo aver abolito l'autorizzazione a
  procedere, abolì anche l'autorizzazione all'arresto di un
  parlamentare già condannato con sentenza irrevocabile.  Il
  senso di quella riforma ci appare chiaro ed è il seguente: se
  vi sono inchieste giudiziarie e processi a carico di
  parlamentari non potrà più essere la politica ad ostacolarne
  il corso.  Si tratta di una impostazione lineare, in coerenza
  con la quale personalmente non posso che ribadire quel che ho
  sempre sostenuto: si facciano i processi, siano rapidi e si
  accertino così le responsabilità di ciascuno, dissipando il
  più rapidamente possibile ogni dubbio.
     Questa è la mia opinione anche per quanto riguarda il caso
  di Cesare Previti, che ha diritto come ogni cittadino ad
  essere giudicato in tempi brevi e da uomo libero.
     Ma proprio perché il nuovo ordinamento costituzionale ha
  rimosso ogni
 
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  ostacolo sul cammino della giustizia e ha reso di immediata e
  automatica applicazione la sentenza di condanna definitiva che
  dovesse colpire un parlamentare, proprio per questo mi sembra
  che la Camera debba valutare con il massimo scrupolo tutte le
  richieste di arresto relative a vicende processuali in cui non
  vi sia ancora stata alcuna pronuncia né di primo né di secondo
  grado e si versi ancora nella fase delle indagini
  preliminari.
     Nel caso Previti la Giunta competente non ha ritenuto di
  condividere la richiesta del giudice per le indagini
  preliminari, sulla base di motivazioni che a mio parere
  resistono.  Resistono obiettivamente agli argomenti opposti
  dalla relazione di minoranza.  Ma a parte questo e per le
  ragioni che ho detto io ritengo che solo circostanze di
  eccezionale gravità e di lampante evidenza potrebbero indurre
  oggi un'assemblea politica a ridurre ulteriormente le garanzie
  costituzionali che consentono a ciascuno dei suoi componenti
  di adempiere il mandato elettorale.  Questo è un punto cruciale
  della nostra riflessione.
     Nel nuovo processo penale - e concludo - si dice che
  dovrebbe essere realizzata la parità delle posizioni tra
  accusa e difesa.  La custodia cautelare in carcere è lo
  strumento che più di ogni altro può mettere in crisi questa
  parità sia che si tratti di un semplice cittadino sia che si
  tratti di un parlamentare.  E' una questione di libertà sulla
  quale non possiamo mai smettere di vigilare.  Nel nostro caso è
  una questione di libertà che interseca una questione di
  prerogative costituzionali volte a garantire il complessivo
  equilibrio tra i vari organi e poteri dello Stato.  Per
  alterare questo equilibrio sarebbe assolutamente necessaria
  una base di certezze che onestamente la Giunta per le
  autorizzazioni a procedere non ci dà, né ci ha dato il
  dibattito che si è svolto in quest'aula.
     Ecco, onorevoli colleghi, così stando le cose mi sembra
  lecito attendere da voi un giudizio che sia scrupoloso nei
  confronti delle istituzioni e rispettoso dei diritti di Cesare
  Previti.
     Proprio per questo e in questo spirito, avendo riscontrato
  tra i colleghi dei diversi gruppi una grande varietà di
  posizioni circa le modalità di voto, il gruppo di forza Italia
  non chiederà lo scrutinio segreto  (Applausi dei deputati
  dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
 
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