| MARCO TARADASH. Presidente, ho chiesto di parlare per un
richiamo al regolamento perché già mi è capitato in passato di
criticare la sua interpretazione estensiva degli articoli 59 e
60 del regolamento relativamente ai richiami all'ordine.
Lei è abituato a far cadere su quest'aula, come una
pioggerella lieve, richiami all'ordine anche soltanto se un
parlamentare transita tra i banchi. Ritengo che ciò non sia
conforme al regolamento della Camera. A mio avviso, questa
abitudine la porta ad una interpretazione estensiva quando si
verificano dei momenti di tensione in Parlamento.
L'onorevole Sgarbi stava litigando con un suo collega (e
se questo non accade nelle aule parlamentari, non si tratta di
un Parlamento); lo faceva ad alta voce e probabilmente non è
stato neppure in grado di percepire il primo o il secondo
richiamo all'ordine; certo è che fare tre richiami all'ordine
come se si disponesse di una mitraglietta, e sulla base del
terzo richiamo all'ordine espellerlo dall'aula, a mio avviso
costituisce una interpretazione estensiva del regolamento.
Le dico ciò perché non apprezzo - dico la verità - questo
clima di ordine impostato al silenzio, alla deferenza, alla
ritualità (che non ha niente a che vedere con il rito
parlamentare di cui siamo tutti rispettosi) che ci viene
imposto e che ormai siamo abituati, con un po' di
rassegnazione, a prendere come una medicina obbligata quando
lei presiede la seduta.
Pertanto la inviterei molto umilmente anche a riflettere
sul modo in cui i richiami vengono amaramente dispensati e mi
associo alla richiesta del collega La Russa. Lei ha già
accettato di far entrare
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in aula l'onorevole Sgarbi; desidero tuttavia che vi sia una
riflessione sul motivo per cui Sgarbi è uscito dall'aula. La
ringrazio (Applausi di deputati del gruppo di forza
Italia).
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