| ALFREDO BIONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho
ascoltato l'intervento del collega Giovanardi e ne ho
condiviso l'opinione. L'ho condivisa e la condivido perché io
credo che l'emozione politica e la valutazione aspra, dura,
qualche volta offensiva o minacciosa con la quale vengono
espresse talvolta le opinioni politiche, possano certamente
turbare le persone alle quali vengono rivolte. Credo che
nemmeno Cicerone riuscirebbe a dimostrare che quelle
pronunciate dall'onorevole Bossi siano frasi opportune,
politicamente ineccepibili e corrispondenti a quel metro e a
quel rapporto che dovrebbe, anche nella durezza dei contrasti
politici, contraddistinguere la temperie di chi rappresenta un
partito fortemente rappresentativo nel nostro paese. Credo
anche, però, che si debba ragionare pensando a che cosa sia
accaduto in tanti anni di vita democratica, alle espressioni
che ho sentito usare quando ero giovane nelle piazze nei
confronti dei democristiani, dei comunisti o di coloro i quali
hanno avuto - come chi vi parla - responsabilità politiche ed
istituzionali e che si sono sentiti affibbiare certi aggettivi
(sentendoseli ripetere anche a casa) da chi parlava nei comizi
o da qualche gruppo di giudici che in quel momento credeva di
riequilibrare i "piatti della giustizia".
Credo che per questo si debba considerare quel tipo di
espressione come una espressione che deriva da un rapporto
politico nel quale - se si vuole - il pepe, il sale e lo
zenzero della polemica siano stati più forti delle intenzioni
che, secondo quello che ha affermato l'onorevole Buontempo (il
cui intervento ho apprezzato), dovrebbero essere "misurate"
dalla magistratura. Ma no! Devono essere valutate in un
contesto politico nel quale la posizione polemica - se volete
anche estremistica - con la quale l'onorevole Bossi sostiene
nei comizi le sue ragioni (quelle che lui ritiene siano le sue
ragioni e che noi abbiamo il dovere di rispettare dal punto di
vista del suo diritto a professarle), pur contenendo una quota
micidiale di livore e di asprezza, non debba essere
considerata tale da portare nei tribunali chi l'ha espressa.
Ci mancherebbe altro se nei comizi si dovesse rispondere per
aver avuto un'animosità che non meritiamo! Parlo dei comizi,
delle frasi che in essi si pronunciano, dei giudizi che si
esprimono, delle valutazioni talvolta fortemente offensive che
ci sentiamo attribuire. Ne ho esperienza diretta, perché
anch'io me le sono sentite attribuire, anche fuori da
quest'aula del Parlamento.
Ecco perché ritengo che in piena coscienza si possa votare
contro la valutazione della Giunta. Votare contro, purtroppo:
perché ritengo che la Giunta abbia dato luogo ad un
divisamento. Credo invece che il fatto di cui ci stiamo
occupando appartenga - per quanto nel
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modo più "periferico" possibile - ad uno dei diritti di
espressione traditi nella forma, ma in fondo corrispondente ad
un'animosità che fa parte del linguaggio per cui l'onorevole
Bossi si è fatto un nome.
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