| Disegno di legge:
S. 2515. - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo europeo che
istituisce un'associazione tra le Comunità europee ed i loro
Stati membri, che agiscono nel quadro dell'Unione europea, da
una parte, e la Repubblica di Slovenia, dall'altra, con
tredici allegati, sei protocolli e atto finale e
dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 10 giugno 1996
(approvato dal Senato) (4222).
(Parere della I, della II, della V, della VI, della VII,
della VIII, della IX, della X, della XI, della XII, della XIII
e della XIV Commissioni).
| |
| La Commissione prosegue l'esame del disegno di legge.
Antonio DI BISCEGLIE (gruppo sinistra
democratica-l'Ulivo) relatore osserva come la
discussione di ieri abbia fatto emergere una scarsa
consapevolezza dell'importanza dell'Accordo in esame da parte
di alcune forze politiche. Il provvedimento ha infatti una
valenza strategica per il nostro paese in quanto gli
permetterebbe di svolgere un ruolo propulsivo rispetto al
processo di allargamento ad est dell'Unione europea. Osserva
quindi che se l'Italia avesse posto come pregiudiziale la
questione del risarcimento degli esuli, senza peraltro poter
invocare una solida base giuridica, questo avrebbe determinato
l'isolamento totale del paese ed una situazione di reale
difficoltà per le popolazioni di confine. L'intesa raggiunta
con la Slovenia ha, invece, già determinato delle ricadute
positive sulla città di Trieste e su tutto il Friuli-Venezia
Giulia. Le
Pag. 35
valutazioni di alcuni deputati intervenuti nel corso della
discussione appaiono pertanto riduttive e rischiano di
alimentare sentimenti di rivalsa, senza peraltro indicare
prospettive di convivenza e di pacificazione.
Dopo aver ricordato che l'Accordo contiene gli strumenti
per verificare la sua attuazione, ribadisce la rilevanza del
provvedimento, che l'Italia non deve subire ma interpretare da
protagonista.
Dario RIVOLTA (gruppo forza Italia) dopo aver dato atto
al Sottosegretario Fassino di aver affrontato con intelligenza
il problema dello sviluppo delle relazioni dell'Italia con i
paesi dell'est europeo, osserva che, per quanto riguarda la
Slovenia, l'Accordo incentiva sicuramente la cooperazione con
quel paese. L'Accordo denota inoltre la volontà di superare i
motivi di contrasto in una prospettiva che guarda al medio e
lungo periodo ed alla necessità di avere rapporti di tipo
economico con un paese che rappresenta tra l'altro un canale
di comunicazione con l'est europeo.
Ritiene tuttavia insufficiente quello che il Governo sta
facendo per la tutela degli interessi italiani, ricordando
come, nel corso di un incontro tra i Presidenti delle
Commissioni esteri dei paesi dell'Unione europea e di quelli
che hanno presentato domanda di adesione, il rappresentante
sloveno, nonostante fosse stato da lui sollecitato in tal
senso, nel suo intervento non ha fatto cenno agli accordi
sottoscritti con l'Italia, che rappresentano una delle
premesse dell'adesione della Slovenia all'Unione europea.
Osserva in proposito come quando si omette di far valere gli
interessi nazionali questi vengono considerati dagli altri
paesi con scarsa attenzione. Rileva altresì come non sia stata
fissata alcuna scadenza alla Slovenia per l'attuazione degli
impegni assunti con l'Italia.
Preannuncia pertanto l'astensione del suo gruppo.
Roberto MENIA (gruppo alleanza nazionale) nel
preannunciare il voto contrario del suo gruppo, dichiara che
il relatore e il sottosegretario Fassino non hanno fornito le
risposte da lui attese. Si sono infatti limitati ad osservare
che se qualcuno non comprende l'impostazione dell'Accordo è a
motivo di una chiusura preconcetta dovuta alla scarsa simpatia
per la Slovenia. Personalmente ritiene che per far proseguire
la collaborazione con la Slovenia sia necessario ottenere il
rispetto di alcuni princìpi. Osserva quindi che la tesi
secondo la quale si tratterebbe di una polemica superata che
non fa i conti con la storia appare discutibile anche sotto il
profilo del diritto internazionale. Il Trattato di Osimo è
stato infatti stipulato con la Repubblica jugoslava la cui
legittima erede è la Repubblica Serbo-Montenegrina, mentre
Slovenia e Croazia sono due Stati originati da una secessione
dalla ex Jugoslavia e quindi due nuovi soggetti del
diritto internazionale. Questo consentiva pertanto di
affermare che il Trattato di Osimo non doveva più considerarsi
in vigore nei confronti della Slovenia. Rileva inoltre più in
generale come l'ex Jugoslavia non avesse adempiuto ad alcuni
impegni di carattere economico assunti con il Trattato di
Osimo.
Nei rapporti con la Slovenia si tratta di affermare il
principio di non discriminazione sulla base della nazionalità.
In Slovenia è infatti in vigore una legge per la restituzione
dei beni nazionalizzati che si applica tuttavia ai soli
cittadini sloveni. Questa legge prevede, alternativamente, la
restituzione del bene sottratto, di un bene di pari valore o
il risarcimento a prezzi di mercato, misura quest'ultima ben
diversa dall'indennizzo del tutto irrisorio contemplato dalla
legislazione italiana. Sotto questo aspetto appare addirittura
immorale la corsia preferenziale prevista per gli esuli che si
limita a riconoscere il diritto di riacquistare quello che
agli esuli è stato illecitamente sottratto. Per tutte queste
ragioni ribadisce che il suo gruppo esprimerà un voto
contrario.
Marco PEZZONI (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo) nel
preannunciare il voto favorevole del suo gruppo, osserva
Pag. 36
come l'Accordo rappresenti un passaggio strategico nella
costruzione di una nuova Europa come soggetto politico ed
economico che, attraverso un graduale processo di
allargamento, possa ricomprendere i pareri del Mediterraneo al
fine di costruire un'identità più equilibrata dei popoli
europei. Per tali ragioni l'Italia sostiene che l'allargamento
debba riguardare anche la Slovenia e la Romania. Dinanzi a
questa prospettiva rappresenta un errore porre come
pregiudiziale rispetto alla ratifica dell'Accordo la soluzione
di questioni bilaterali che, seppure rilevanti, nulla hanno a
che fare con l'Accordo stesso. Tale strada è stata del resto
già percorsa qualche anno fa e l'intera Europa ha reagito in
modo negativo determinando l'isolamento dell'Italia. Rileva
quindi come il processo di integrazione potrà proseguire solo
se tutti gli Stati membri metteranno in primo piano gli
interessi comunitari e non le questioni bilaterali. Se
l'Italia porrà l'accento esclusivamente sugli interessi
nazionali sarà tra l'altro difficile vincere la sfida
dell'allargamento. Ritiene certamente legittimo sollecitare il
riesame di alcune questioni bilaterali, ma osserva come taluni
passi avanti possano essere compiuti proprio impegnandosi a
livello multilaterale.
Fabio CALZAVARA (gruppo lega nord per l'indipendenza
della Padania) nel rilevare come vi siano problemi economici e
culturali da risolvere, ritiene che la Slovenia abbia diritto
ad entrare in Europa, anche se il suo gruppo nutre perplessità
in merito all'atteggiamento della Slovenia rispetto ad alcune
questioni di carattere bilaterale evidenziate dai deputati
Menia e Rivolta. Per tali ragioni, preannuncia l'astensione
del suo gruppo.
Gabriele CIMADORO (gruppo CCD), nel ritenere che vi
siano ragioni per esprimere un voto contrario che vanno tenute
in considerazione, si riserva di esprimere una valutazione
definitiva in Assemblea.
Mario BRUNETTI (gruppo rifondazione
comunista-progressisti) nel rilevare come si tratti di un
provvedimento importante che suscita tuttavia osservazioni e
dubbi, preannuncia voto favorevole, riservandosi il suo gruppo
di definire la propria posizione in Assemblea.
La Commissione dà mandato al relatore di riferire
favorevolmente all'Assemblea e delibera inoltre di richiedere
l'autorizzazione a riferire oralmente.
Il Presidente si riserva la nomina del Comitato dei nove
sulla base delle designazioni dei gruppi.
Roberto MENIA (gruppo alleanza nazionale) preannuncia
la presentazione di una relazione di minoranza.
| |