| Onorevoli Deputati! - Articolo 1. L'Istituto
nazionale di fisica nucleare (INFN) è l'ente che in Italia
promuove, coordina e finanzia l'attività di ricerca nel campo
della fisica subnucleare e nucleare, con importanti sviluppi
tecnologici nel campo dell'elettronica, dei rilevatori, degli
acceleratori di particelle, dell'informatica e della
superconduttività. In occasione della riforma dell'ENEA,
operata con legge 25 agosto 1991, n. 282, venne abrogata
totalmente la legge 15 dicembre 1971, n. 1240, che al titolo
II - articoli 25, 26 e 27 - conteneva anche disposizioni
concernenti l'Istituto nazionale di fisica nucleare.
L'abrogazione della citata legge n. 1240 del 1971, concernente
peraltro la ristrutturazione dell'allora Comitato nazionale
per l'energia nucleare (CNEN), venne a determinare la perdita
del formale supporto legislativo su cui si basava l'INFN che,
nel prosieguo degli anni, ha trovato la sua base normativa nel
decreto ministeriale del 26 luglio 1967, e successive
integrazioni e modificazioni apportate con decreti
ministeriali del 30 ottobre 1970, del 19 marzo 1979, del 27
agosto 1981 e del 20 maggio 1987. La norma proposta tende a
fugare ogni dubbio interpretativo e, in coerente raccordo con
quanto previsto dalla legge 9 maggio 1989, n. 168, prevede che
i programmi pluriennali dell'Istituto nazionale di fisica
nucleare siano approvati dal CIPE, su proposta del Ministro
dell'università e
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della ricerca scientifica e tecnologica,
sentito il Consiglio nazionale della scienza e della
tecnologia.
Si prevede, inoltre, che in relazione agli obiettivi di
sviluppo contenuti nel piano, possa essere incrementata la
relativa dotazione organica per un massimo di 120 unità, che,
sulla base di procedure predeterminate, saranno ripartite nei
vari livelli e profili professionali, soprattutto con
riferimento a quelli ricompresi nell'area
tecnico-scientifica.
L'Istituto nazionale di fisica della materia (INFM),
presente in tutto il territorio nazionale con quaranta
laboratori e con varie centinaia di ricercatori e tecnici
universitari di varie discipline, svolge la propria attività
istituzionale assicurando ricadute senz'altro superiori
all'entità del finanziamento richiesto, finalizzato sia al
miglior utilizzo di spese già fatte dallo Stato negli ultimi
quattro anni per oltre 400 miliardi di investimenti, sia alla
partecipazione dell'Italia a progetti internazionali già
avviati, con conseguente ritorno di fondi dall'Unione europea.
L'Istituto, inoltre, dovrà assicurare la prosecuzione
dell'intervento avviato nelle regioni dell'obiettivo 1FESR,
sulla cui base sono già stati avviati 12 progetti-guida di
tipo applicativo in collaborazione soprattutto con piccole e
medie imprese, che comprendono formazione di personale
programmata per garantire una crescita occupazionale nelle
regioni interessate. Va evidenziata, altresì, la necessità del
collegamento della ricerca, anche universitaria, con il mondo
industriale, attraverso azioni specifiche come l'istituzione
di laboratori misti (quali il laboratorio de L'Aquila con
Texas Instruments per misure superficiali di materiali
semiconduttori per l'elettronica, una iniziativa analoga
programmata presso gli stabilimenti SGS-Thomson di Agrate nel
campo della microelettronica), come pure la definizione di
accordi di programma con le associazioni imprenditoriali,
unitamente all'utilizzo interdisciplinare da parte della
comunità scientifica italiana (che comprende fisici, chimici e
biologi) dei laboratori di luce di sincrotrone di Grenoble e
di Trieste e di altre grandi facilities internazionali
per la realizzazione di esperimenti di grande importanza
scientifica, garantendo così il giusto ritorno in termini di
utilizzo degli investimenti - di oltre 400 miliardi - già
effettuati dallo Stato.
L'adeguamento dei finanziamenti ai due citati laboratori
di luce di sincrotrone si rende necessario sia per compensare
l'aumento delle quote di partecipazione italiana all'ESRF di
Grenoble, conseguente alla svalutazione della lira, sia per
far fronte all'aumento dei costi di investimento e
funzionamento del sincrotrone di Trieste, sia per attrarre su
quest'ultimo nuovi utenti stranieri e consistenti ricadute su
progetti internazionali.
Infine il finanziamento alla rete dei dodici osservatori
astronomici ed astrofisici italiani (coordinata dal Consiglio
per le ricerche astronomiche del Ministero dell'università e
della ricerca scientifica e tecnologica), in cui operano circa
1.800 ricercatori e tecnici anche universitari, è necessario,
tra l'altro, per il completamento e la gestione del Telescopio
nazionale Galileo, che entrerà in funzione presso
l'Osservatorio internazionale del Roque de los Muchachos nelle
Canarie a metà del 1996, del quale deve essere garantito
l'utilizzo internazionale; per la partecipazione dell'Italia,
già coinvolta in quanto Stato membro dell'ESO, alla
realizzazione della strumentazione focale e di ottica
adattativa del Very Large Telescope (VLT) in corso di
realizzazione in Cile; per lo sviluppo della ricerca
strumentale ed osservativa presso i singoli osservatori al
fine di eseguire programmi con telescopi più piccoli e
favorire il consolidarsi di competenze locali distribuite sul
territorio; per realizzare l'adeguamento e la gestione della
rete di calcolo astronomico, con particolare riferimento agli
archivi di immagini.
Tali interventi, in definitiva, riusciranno a riorientare
e mobilitare risorse già finanziate dallo Stato per una spesa
di investimento negli ultimi cinque anni di circa 100 miliardi
di lire.
Articolo 2. In aderenza a vari emendamenti
parlamentari la norma precisa le modalità per il
sovvenzionamento delle
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azioni promosse dai parchi scientifici e tecnologici.
La norma intende garantire il migliore risultato ed il più
celere raggiungimento degli obiettivi alle azioni finanziate a
tali parchi. Gli oneri relativi trovano copertura nell'ambito
del fondo speciale per la ricerca applicata di cui alla legge
17 feb- braio 1982, n. 46, e successive modificazioni, a cui
carico sono posti.
Articolo 3. La norma tende al potenziamento della
rete GARR attraverso un finanziamento di lire 2,5 miliardi,
già previsto e disponibile nel piano triennale di sviluppo del
sistema universitario per il triennio 1994-1996, a valere sul
capitolo 1256 dello stato di previsione del Ministero
dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica per
l'anno 1996.
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