| ROSARIO POLIZZI. Signor Presidente, colleghi, finalmente
questo provvedimento è giunto al termine: abbiamo vissuto
queste ore e questi momenti con grande trepidazione e con
grave disagio, per quello che è stato proposto, per come è
stato proposto, per come poi è stata condotta la messa in atto
della discussione sul provvedimento. Direi che un gravissimo
parto distonico ha finalmente portato ad un qualcosa che
riteniamo assolutamente negativo. E' evidente, a nostro
avviso, che il pubblico denaro sarà speso in maniera
assolutamente inutile ed impropria. I provvedimenti che
abbiamo posto in essere questa sera non serviranno in nessun
caso ed in nessun momento a risolvere, o ad avviare a
soluzione, i problemi dell'emergenza occupazionale, che come è
noto affliggono e continueranno ad affliggere il nostro paese,
in particolare le regioni del Mezzogiorno.
Abbiamo un insieme di previsioni che non hanno nulla a che
fare tra loro, che si contraddicono, si ripetono, vengono
ripresentate con la poca accortezza di chi ha già visto
bocciare il provvedimento non più di sei mesi fa. Si
prorogano, all'articolo 1, comma 3- bis, in maniera
parziale e slegata dalla creazione di impresa prevista dalla
legge n. 468 del 1997, i progetti dei lavori socialmente
utili: su questo problema ci siamo da molto tempo impegnati
per risolvere in qualche modo il dannato limbo in cui vengono
posti alcuni tipi di lavoratori, senza dare ad essi alcuna
soluzione che non sia rappresentata ancora da lavori
socialmente utili, quindi senza portarli, attraverso una sorta
di traghettamento, ad una formazione che consenta di uscire da
questa realtà e di reinserirsi nel mondo del lavoro. Questo,
peraltro, ha sicuramente bisogno di nuova operatività, di
professionalità rinnovate e formate.
Questa proroga non fa altro che illudere i lavoratori
impegnati nei lavori socialmente utili, che in base all'ultimo
rapporto presentato al Parlamento sono oltre 90 mila.
I dati sottolineano come solo il 10 per cento sia di età
inferiore ai 29 anni,
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mentre il 57 per cento ha un'età maggiore di 39 anni. Nell'83
per cento dei casi costoro sono operai e solo il 17 per cento
sono impiegati.
Si era detto, per esempio, che il biennio 1998-1999
sarebbe stato di transizione, per fuoriuscire da queste forme
assistenziali e trasformare i progetti di lavori socialmente
utili e di pubblica utilità in politiche attive del lavoro. Ma
dal provvedimento in esame mi sembra risalti la classica
funzione assistenziale, con forti mancanze di
progettualità.
Stranamente, il disegno di legge non interviene per
semplificare la normativa vigente in materia di ammortizzatori
sociali, ma serve a complicarla ulteriormente, prevedendo
particolari deleghe per alcuni settori ed estendendo a nuove
fattispecie le normative vigenti.
Già il parere del Comitato per la legislazione ha espresso
dubbi sull'intervento operato dall'articolo 1- quater,
consigliando il Governo a valutare con criterio le conseguenze
della sua applicazione.
L'insieme dei diversi provvedimenti è così costruito che
in alcune parti i commi addirittura si sovrappongono o
contrastano fra di loro. La sovrapposizione e la
contrapposizione si verificano tra l'articolo 1- quater e
l'articolo 1- undecies, con l'utilizzo di una
terminologia che, da una parte, induce a pensare alla proroga
dei trattamenti di mobilità e, dall'altra, invece ne prevede
una riammissione. Non abbiamo la pretesa di consigliar nulla,
ma un'indicazione la possiamo dare: un provvedimento che vuol
dare dei sostegni all'occupazione deve tentare di avere una
sua organicità, logicità e progettualità.
Altre osservazioni riguardano l'articolo 1- ter, in
quanto non capiamo perché tra le provincie interessate al
provvedimento debbano esserci esclusivamente quelle
dell'Abruzzo e del Molise e non altre interessate dalla
medesima sentenza dei giudici amministrativi.
Risulta essere non chiaro il provvedimento relativo al
trattamento di reversibilità, che per fortuna poi è stato
modificato, approdando alla soluzione di cui abbiamo poc'anzi
trattato.
Se volessimo continuare, potremmo affermare che l'articolo
1- septies definisce criteri soggettivi ai quali il
ministro deve attenersi per la definizione delle imprese
autorizzate a concedere il trattamento di cassa integrazione
guadagni; non solo, ma afferma con bontà divina che
addirittura possono usufruirne le imprese residenti in zone ad
alto tasso di disoccupazione e prevede un intervento
riguardante l'INSAR.
In definitiva, le parti di questo puzzle non hanno
nessuna organicità. Noi quindi deprechiamo questo
provvedimento. D'altra parte, però, nel manifestare la nostra
contrarietà alla linea politica di questo Governo, non
possiamo non prendere in considerazione, non ascoltare la voce
dei lavoratori, che continuano a chiedere indicazioni precise
sul loro possibile reinserimento, una volta fuoriusciti dal
mercato del lavoro, in un mondo che accetta e spera di avere
le loro professionalità. Ho qualche difficoltà nel farlo,
però, nel momento in cui ribadiamo la nostra netta contrarietà
alla politica di questo Governo, non posso non preannunciare
l'astensione su questo provvedimento.
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