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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377653
STA0361-0430
Somm. e Sten. d'Aula n. 361 del 27 maggio 1998 (STA13-361)
(suddiviso in 540 Unità Documento)
Unità Documento n.430 (che inizia a pag.95 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.167)
SEGUITO DISCUSSIONE: C4891. ...(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 4891) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: C4891. ...(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 4891)
MARIO TASSONE.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 17,10)
ZZSTA ZZRES ZZSTA270598 ZZSTA980527 ZZSTA000598 ZZSTA000098 ZZSTA361 ZZ13 ZZDI ZZLL
    MARIO TASSONE.  Per quanto riguarda i lavori socialmente
  utili, Presidente, si pone oggi il problema di capire se
  esistano o meno una strategia ed un disegno sull'occupazione.
  Abbiamo posto alcuni interrogativi in termini pressanti, ma
  purtroppo non abbiamo avuto risposta.  Abbiamo anche chiesto la
  presenza del ministro.  Non per fare polemica nei confronti del
  ministro o del Governo nel suo complesso, ma per capire quali
  siano le impostazioni e le prospettive delle politiche
  occupazionali.  Non è possibile che si parli di occupazione
  soltanto al tavolo delle trattative con i sindacati e gli
  imprenditori, mentre qui in Parlamento non si abbia
  l'opportunità di confrontarsi su questo tema.  E' un fatto
  molto grave, che va stigmatizzato e sottolineato per la sua
  portata negativa.
     Signor Presidente, onorevole sottosegretario, ritengo che
  i lavori socialmente utili siano un ammortizzatore sociale:
  solo questo; un'iniziativa assistenziale, che non serve per
  recuperare una prospettiva evolutiva di sviluppo economico.  Ma
  - soprattutto - essi creano una situazione di grande disagio e
  di grande depressione sul piano morale, politico ed economico.
  Vi assumete una responsabilità gravissima: attraverso questa
  prospettiva così confusa e contraddittoria la situazione
  economica delle regioni meridionali - già di per sé drammatica
  - diventa ancora più delicata.
     Onorevoli colleghi, noi non possiamo votare a favore di
  questo provvedimento.  La nostra è una posizione di attenzione
  nei confronti dei destinatari del disegno di legge, ma i
  lavoratori non chiedono semplicemente una proroga.  Gli addetti
  impiegati in progetti di lavori socialmente utili, i giovani,
  i laureati, i neolaureati chiedono a noi e soprattutto al
  Governo una prospettiva, che non può essere quella del
  precariato: una prospettiva di grande dignità e di grande
  decoro.
     Dopo aver parlato tanto in quest'aula della necessità di
  superare una cultura assistenzialistica, voi ponete in termini
  drammatici un problema di cultura assistenzialistica.  L'ho già
  detto oggi con forza: voi confezionate un provvedimento
  assistenzialistico in bella forma, dicendo che in fondo si
  tratta di un percorso di prospettive serie.  Ritengo che, al
  contrario, non sia così.
     Fino ad oggi abbiamo registrato una serie di fallimenti su
  diversi fronti: patti territoriali, contratti d'area, borse di
  lavoro, prestiti d'onore.  Eppure non avete l'amabilità di
  venire in Parlamento a dire a che punto è il lavoro di questo
  Governo, a che punto è il suo impegno per dare una risposta
  alle aree deboli, ai giovani occupati e disoccupati
  (ovviamente mi riferisco soprattutto ai disoccupati, ma i
  giovani impegnati nei progetti dei lavori socialmente utili
  non possono essere considerati occupati: sono precari, senza
  nessuna prospettiva).
     Mi domando, allora, se il Governo non intenda procedere
  come nel caso della legge n. 285, nata per il lavoro precario:
  i lavoratori sono poi stati progressivamente assorbiti in enti
  pubblici (come la regione, il Ministero del tesoro, il
  Ministero delle finanze ed altri ministeri).
     Se questo Governo ha il coraggio di farlo, deve dirci che
  quel rapporto di lavoro si trasformerà da rapporto a tempo
  determinato in rapporto a tempo indeterminato.  Ciò ovviamente
  cozza con l'impostazione economica del Governo, con il
  problema del debito pubblico, con il disagio economico e delle
  strutture pubbliche.
     Queste cose, però, le dovete dire, perché sapete meglio di
  me che i progetti relativi alla transizione, al
  traghettamento, al passaggio da un disegno ad un altro e alle
  varie cooperative che ipotizzate non hanno nulla a che
  spartire con la realtà: sono infatti ipotesi che non si
  realizzeranno mai.  L'unica soluzione che si prospetta mira a
  risolvere il problema momentaneamente
 
                              Pag. 96
 
  o al massimo per i prossimi sei o otto mesi, per poi trovare
  qualche altro  escamotage.
     Questa proroga non è sufficiente: dopo cosa faremo?
  Probabilmente esamineremo un ulteriore provvedimento di
  proroga.  Questo ci sembra davvero un fatto grave che va
  stigmatizzato.
     Signor Presidente, voglio dire un'ultima cosa: non è né
  pensabile né immaginabile che un ministro del lavoro che nelle
  regioni del Mezzogiorno ha promesso posti di lavoro non abbia
  il coraggio, nel momento in cui presenta un decreto-legge -
  che, lo ricordo, è un provvedimento di iniziativa del Governo
  e non del Parlamento -, di venire in aula a rassegnare il suo
  pensiero e la sua filosofia.
     Lo chiedo ai colleghi della maggioranza, al relatore, al
  presidente della Commissione: è possibile che non si pensi per
  un solo momento a difendere la dignità del Parlamento?  E'
  possibile che dobbiamo essere tutti coinvolti dalla logica di
  maggioranza, comunque essa si articoli ed esprima?  E'
  possibile che non vi sia un sussulto di dignità che ci porti a
  rappresentare gli interessi reali del nostro paese che devono
  essere portati avanti con forza, determinazione e coraggio?
     Rivolgo questo appello ai colleghi, perché non ci troviamo
  di fronte ad un problema di maggioranza e di minoranza: è una
  questione che riguarda tutte le realtà del nostro paese e,
  soprattutto, il Mezzogiorno.  Infatti su questo problema
  dell'occupazione chi perde e chi vince non sono solo una
  maggioranza o una minoranza, ma l'intera classe politica e le
  realtà del meridione.
     Parlare dell'Europa è dunque una pura utopia: in Europa
  sta andando soltanto una parte dell'Italia, perché l'altra è
  sganciata dal treno.  Credo che conosciate meglio di me questa
  verità, ma mi pare che la si debba ripetere e che su di essa
  occorra riflettere.  Mi auguro che i responsabili del Governo
  vengano in Parlamento e non si limitino a delegare
  all'amabilità del sottosegretario la replica, così come è
  avvenuto ieri.  Certo, si è trattato di un intervento corretto,
  ma vi sarebbe stato bisogno di un discorso più intenso e forte
  che soltanto il ministro del lavoro o il Presidente del
  Consiglio dei ministri avrebbero avuto il diritto ed il dovere
  di fare  (Applausi dei deputati del gruppo per
  l'UDR-CDU/CDR).
 
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