| MAURO PAISSAN. Signor Presidente, siamo - ormai è evidente
- ad un punto di svolta nel tentativo di riformare la seconda
parte della Costituzione. Una riforma necessaria, necessaria
per il paese, un passo necessario verso quell'Europa che non
può essere solo risanamento finanziario, ma deve essere anche
democrazia più vera, diritti più forti, Stato più efficiente e
più giusto.
Ho ascoltato con grande interesse ed attenzione le
dichiarazioni del collega Berlusconi, che però hanno qui
riproposto un atteggiamento politico che noi consideriamo
inaccettabile. In pratica - ha detto il collega Berlusconi - o
vengono accolte le nostre proposte (quelle che ha definito
"irrinunciabili") o per quanto ci riguarda salta il tavolo. Un
atteggiamento ultimativo con il quale è difficile
interloquire, anche se i verdi continuano a ritenere che fino
all'ultimo vada compiuto ogni sforzo per proseguire e
concludere il cammino riformatore (certo senza venir meno ai
principi ed ai valori di fondo).
Forse qui va ricordato, anche a seguito dell'intervento
del collega Berlusconi, che non molti mesi fa il testo di
riforma all'esame dell'aula fu ritenuto un accettabile punto
di equilibrio da un vastissimo arco di forze parlamentari e fu
votato anche dal Polo.
Il collega Berlusconi sbaglia oggi a riparlare di
presidenzialismo, perché il testo votato da molti - compreso
lui stesso - non promuove il presidenzialismo nel nostro
paese: molti colleghi e molti studiosi hanno parlato, al
massimo, di un semipresidenzialismo attenuato.
E' stato qui detto che nel dibattito e nelle votazioni,
soprattutto in aula, sono state imposte una o varie e
successive soluzioni "di maggioranza". Magari. Ricordo che
parti consistenti della maggioranza dell'Ulivo a suo tempo
fecero molta fatica a scendere sul terreno prescelto del
semipresidenzialismo e dell'elezione diretta del Presidente
della Repubblica. Infatti la proposta originale di queste
componenti era assai diversa: il Governo del premier o
il cancellierato. E' il caso anche dei verdi, che nel voto
sulla forma di Governo in Commissione bicamerale vennero
sconfitti, ma poi decisero di stare
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dentro al nuovo quadro di riferimento, caratterizzato appunto
dall'elezione diretta del Presidente della Repubblica: una
scelta che c'è costata e che tuttora ci costa, anche in
termini di vivace dibattito interno.
Ma che ora forza Italia pretenda, non "proponga", che il
Parlamento faccia obbligatoriamente sua la propria concezione
dei poteri del Presidente della Repubblica e gli altri punti
definiti irrinunciabili dal collega Berlusconi è quanto meno
singolare alla luce dei processi politici di questi mesi.
Parlo di forza Italia e non del Polo: lo hanno dimostrato gli
applausi di poco fa o, meglio, l'assenza di applausi da taluni
settori politici del Polo. Una cosa è tornare qui - come
facciamo noi ed altre forze - ad avanzare le proprie proposte
sotto forma di emendamenti e su di essi dare battaglia,
tutt'altra cosa è esigere che si scardini l'impianto sul quale
si è votato a favore pochi mesi fa.
Non so quale sia la vera intenzione politica del gruppo di
forza Italia, un'intenzione politica che non individuo come
propria del Polo (nonostante le dichiarazioni unitarie di
facciata). C'è un'evidente differenziazione politica -
legittima - dentro al centro-destra, come peraltro è nel caso
della maggioranza di centro-sinistra; si affaccia un'evidente
velleità neocentrista in talune dichiarazioni; c'è una,
peraltro legittima, volontà di riprendere un protagonismo
politico sfuggito.
Spero - lo spero per la buona sorte dei miei antagonisti
politici - che alla base di questi atteggiamenti non vi sia un
eccesso di consigli politici da parte di quegli uomini di alta
cultura e di acuta intelligenza che hanno già portato poca
fortuna (per usare un eufemismo) a personaggi politici prima
della democrazia cristiana e poi del partito socialista.
Per quanto ci riguarda, per quanto riguarda i verdi,
continueremo a lavorare per le riforme possibili. Certo, con
un limite, come abbiamo già detto in un recente dibattito in
aula: fino a quando non dovessimo considerare il nuovo testo
costituzionale regressivo rispetto a quello di cinquant'anni
fa e ancora in vigore o pericoloso per il futuro dei nostri
assetti istituzionali e democratici.
In questo senso diciamo fin d'ora che saremmo contrari a
modifiche che dovessero potenziare i poteri di scioglimento
della Camera da parte del Presidente della Repubblica o
dovessero riproporre l'imbarazzante questione di chi sia
realmente il capo del Governo, il capo dell'esecutivo.
Dunque, in conclusione, lo dico anche al presidente
D'Alema, noi confermiamo la nostra volontà di piena
collaborazione, ma entro il campo da gioco definito dal testo
che è al nostro esame. Non negheremo, certo, il via libera ad
aggiustamenti e chiarimenti, ma ci opporremo a tentativi di
scardinare il difficile equilibrio dell'impianto che qui ci è
stato proposto dalla Commissione bicamerale (Applausi dei
deputati dei gruppi misto-verdi-l'Ulivo, dei democratici di
sinistra-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).
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