| ARMANDO COSSUTTA. E' noto, Presidente e colleghi, che il
gruppo di rifondazione comunista è contrario all'insieme del
progetto che ci è stato sottoposto dalla Commissione
bicamerale, tant'è che abbiamo presentato - siamo stati
l'unico gruppo parlamentare a farlo - una relazione
alternativa di minoranza e confermiamo, dopo i primi risultati
del dibattito e delle votazioni sui diversi emendamenti,
questa nostra contrarietà, anzi questa nostra opposizione,
all'insieme del disegno.
Oggi siamo al punto cruciale, quello del presidenzialismo:
lo avevamo come tale indicato nelle ultime settimane e
dobbiamo constatare oggi che tale è di fronte all'acutizzarsi
del confronto e del contrasto che si stanno manifestando in
aula.
Siamo contrari alla soluzione presidenzialista o
semipresidenzialista per ragioni esattamente opposte a quelle
illustrate dall'onorevole Berlusconi. Siamo contrari
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alla soluzione che è indicata anche nel testo, che non
accontenta l'onorevole Berlusconi: siamo contrari perché
riteniamo - e lo riteniamo con profonda convinzione - che i
problemi complessi di una società complessa, qual è la società
moderna in Italia e in altre parti d'Europa, non possano
essere risolti o avviati a buon fine con soluzioni di tipo
verticistico. Quello che occorre è, viceversa, il contrario:
una partecipazione vasta e diffusa di carattere democratico in
tutto il tessuto nazionale e nelle stesse istanze della
direzione dello Stato.
Per ragioni, dunque, opposte, ci opponiamo alla soluzione
presidenziale e non possiamo in nessun modo condividere le
richieste avanzate attraverso gli emendamenti che sono
all'ordine del giorno di aumentare e accentuare i poteri del
Presidente della Repubblica.
Ma la soluzione che si prospetta è soluzione comunque
pasticciata e conflittuale. Conflittuale perché l'elezione
diretta del Presidente della Repubblica, al di là dei poteri
che saranno sanciti dalla nostra nuova Carta costituzionale,
sono immensi, perché sono determinati dal voto diretto di
milioni e milioni di cittadini. E questi poteri immensi del
Presidente della Repubblica possono - possono oggettivamente -
confliggere con il ruolo del Presidente del Consiglio dei
ministri, con il Governo e con il Parlamento.
Possono determinarsi momenti di grave instabilità al
vertice dello Stato e noi siamo contrari alla determinazione
di momenti di instabilità perché il nostro paese ha bisogno di
sicurezza nel suo percorso per il rinnovamento democratico e
sociale della società.
Lo abbiamo detto fin dall'inizio, anche abbastanza
isolati, portando esempi e riferimenti anche di carattere
internazionale. Lo ripetiamo oggi. Sento affermare oggi con
particolare forza dal leader dell'opposizione, onorevole
Berlusconi, alcune preoccupazioni circa i conflitti che si
possono determinare al vertice dello Stato, che credo debbano
essere ascoltati con particolare attenzione. Ma voglio
aggiungere ed aggiungo che se il leader dell'opposizione
esprime questa sua avversità - se ho capito bene le sue parole
- alla soluzione che viene prospettata ed anzi aggiunge alla
sua avversità la soluzione di tipo presidenzialista o
semipresidenzialista, la sua ferma opposizione ad altri punti
fondamentali, in parte già votati e in parte da votare, del
nostro progetto, allora significa che tutta la strategia del
presidente della nostra Commissione e della maggioranza della
Commissione è fallita. E' una strategia che era fondata sulla
ricerca dell'intesa con le forze dell'opposizione
parlamentare, con le forze del centro-destra e che oggi pare
vada verso un naufragio.
Questi tentativi di accordo con la desta hanno portato a
rincorrere la destra sul suo medesimo terreno, sia per quanto
riguarda la soluzione presidenzialista e sia per altri punti
capitali del progetto costituzionale.
Ancora stamane, in seno al Comitato dei diciannove, il
capogruppo dei democratici di sinistra, il collega senatore
Salvi, si dichiarava disponibile ad accogliere le posizioni di
alleanza nazionale circa i poteri del Presidente della
Repubblica su questioni delicatissime relative proprio alle
funzioni che in parte la Commissione aveva scartato nel suo
testo che è oggi all'ordine del giorno. Una rincorsa verso
destra, una continua rincorsa verso le posizioni di destra che
hanno portato comunque al fallimento di questa strategia. E
dunque? E' dunque necessario, cari colleghi, rimettere in
discussione le stesse conclusioni alle quali siamo sin qui
pervenuti. C'era nella Commissione bicamerale una maggioranza
a favore di una soluzione diversa, non quella presidenzialista
ma del cosiddetto "premierato" ("premierato" forte o
"premierato" che dir si voglia); c'era una maggioranza che è
stata messa in crisi e in difficoltà dall'incursione
improvvisa, dalla scorribanda dei rappresentanti della
lega.
C'è in questa nostra stessa Assemblea - e lo sapete
benissimo - volendo, una maggioranza in grado di ripresentare
e di riproporre una soluzione non di tipo
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semipresidenzialista ma del tipo, come è stato detto, del
"premierato" o che dir si voglia.
Dunque, se si vuole cercare la possibilità di avviare il
paese su una strada di effettive, reali, consistenti e valide
riforme si faccia il punto e si rimetta in discussione anche
quello che è stato fin qui determinato. E' questa la nostra
posizione.
Non abbiamo mai fatto ostruzionismi, pur avendo questa
profonda contrarietà alle soluzioni portate, ma intendiamo
oggi ancora con animo costruttivo indicare quella che ci pare
la via giusta, che ci sia la possibilità, cioè, che la
maggioranza parlamentare che sostiene il Governo ritrovi la
sua intesa, che si spezzi l'asse politico che si è
determinato, come si è visto e come si vede anche in
quest'aula, tra l'onoroevole Fini e l'onorevole D'Alema e si
rimettano in discussione anche le soluzioni sin qui
adottate.
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