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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377733
STA0361-0510
Somm. e Sten. d'Aula n. 361 del 27 maggio 1998 (STA13-361)
(suddiviso in 540 Unità Documento)
Unità Documento n.510 (che inizia a pag.119 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.465)
SEGUITO DISCUSSIONE: C3931. ...(Ripresa esame articolato - articolo 70 - A.C. 3931) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: C3931. ...(Ripresa esame articolato - articolo 70 - A.C. 3931)
FABIO MUSSI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 17,10)
ZZSTA ZZRES ZZSTA270598 ZZSTA980527 ZZSTA000598 ZZSTA000098 ZZSTA361 ZZ13 ZZDI ZZLL
    FABIO MUSSI.  C'è un po' meno entusiasmo, si è rallentato,
  per il bipolarismo, la democrazia dell'alternanza, il potere
  ai cittadini.  C'è un'offensiva conservatrice in corso,
  legittima, e molte nostalgie per l'Italia che fu.
     Naturalmente può capitare perfino (non sarebbe la prima
  volta) che le offensive conservatrici siano presentate come
  rivoluzionarie: si chiede di più contentandosi di ottenere di
  meno, anche molto meno (per esempio, il mantenimento dello
  statu quo ante).  Buttiglione, per esempio, ha detto che
  la situazione attuale è assolutamente insoddisfacente: infatti
  lui lavora per tornare a quella precedente  (Applausi dei
  deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo).
  Si è già visto!
     Intendiamoci, colleghi.  Quando si fa un esperimento, si
  imbocca una strada, si compie un tentativo, si cercano anche
  modelli nuovi senza copiare semplicemente l'esperienza di
  altri paesi, non soltanto è legittimo il dubbio, ma sono
  possibili la problematicità, l'inquietudine: anche nelle
  nostre file, anche tra molti dei miei compagni e colleghi.
     Lei, onorevole Berlusconi, vorrebbe di più dalla riforma
  della forma di governo.  Il testo che abbiamo discusso, al
  quale sono riferiti gli emendamenti presentati, prevede
  rilevanti innovazioni; su alcune di esse continua perfino ad
  essere aperta la discussione, come nel caso del problema
  dell'esercizio concreto dei poteri del Presidente in materia
  di politica estera e di difesa.  Ma il potere di scioglimento
  che introduciamo, che la bicamerale ha introdotto, prevede due
  casi esemplari che fanno del Presidente eletto direttamente
  dal popolo un arbitro vero: la crisi della maggioranza che
  sostiene il Governo (il potere di scioglimento è esercitato
  senza controfirma) oppure la possibilità da parte del
  Presidente della Repubblica neoeletto di sciogliere e di
  verificare il significato politico - anche in rapporto al
  Governo - del voto che ha ricevuto.
     Quale sarebbe la riforma autentica?  Un potere assoluto ed
  indiscriminato del Presidente della Repubblica eletto
  direttamente dal popolo?  Un Presidente che, pur in presenza di
  un Capo del Governo e di un Governo, può sciogliere quando
  vuole?  Come pensate che funzionerebbe un sistema con un
  Governo parlamentare ed un Presidente padrone?  Potrebbe
  determinarsi quel meccanismo che il presidente della
  bicamerale ha definito di Governo occulto: il supergoverno di
  un Presidente che non ha ricevuto il mandato di governare, ma
  che tuttavia lo fa attraverso il potere autoritativo e non
  condizionato di scioglimento.
     Si può ritenere che questa idea sia buona, ma non si può
  pretendere che venga condivisa, anche perché ad una analisi
  appaiono tutte le debolezze ed i pericoli.  Se si vuole
  coltivare lo spirito costituente, bisogna ascoltare
  l'obiezione.
     L'onorevole Berlusconi ci ha detto che la maggioranza ha
  tutelato le sue posizioni e che D'Alema è stato il garante
  della sua maggioranza.  Ma come sarebbe?  Quando siamo entrati
  nella Commissione bicamerale i colleghi popolari hanno
  presentato il modello del cancellierato, noi il modello del
  premierato.  E' il voto congiunto del Polo e della lega che ci
  ha sconfitti ed ha introdotto una terza ipotesi; anzi, una
  seconda ipotesi, perché il testo proposto dal relatore,
  collega Salvi, presentava due ipotesi: quella da noi
  caldeggiata (il premierato) e l'altra del
  semipresidenzialismo.  Se ne è dimenticato, onorevole
  Buttiglione?  Ma lei ha votato quello che oggi dice essere
  assolutamente inaccettabile!  L'ha votato due volte!
  (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di
  sinistra-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).
     La proposta di un presidenzialismo all'americana, diciamo,
  la proposta di un Presidente governante non c'era: è stata
  subito abbandonata.  Si è lavorato sulle altre due ipotesi.  Noi
  abbiamo perso,
 
                              Pag. 120
 
  onorevole Berlusconi, ma abbiamo accettato il verdetto.
  Quando è passato il sistema semipresidenziale temperato, sono
  state le forze del Polo a mettere sui muri scritte che
  parlavano di vittoria.  Non si può essere di memoria così
  debole!
     Si poteva trovare un altro punto di equilibrio?  Certo,
  abbiamo anche avanzato l'ipotesi più vicina al modello
  francese, ma siccome i modelli costituzionali non si possono
  fare con il  bricolage  e devono funzionare, abbiamo detto
  che sarebbe stato possibile trovare un diverso punto di
  equilibrio tra i poteri, se si fosse prevista una pari
  legittimazione, un identico meccanismo di elezione,
  un'identica legge elettorale.
     Io mi sono premurato, per il mio gruppo, di presentare un
  emendamento che prevedeva il doppio turno per l'elezione
  diretta del Presidente ed il doppio turno per l'elezione del
  Parlamento.  Tale emendamento, però, è stato respinto.  Abbiamo
  accettato il verdetto, ma quel voto sulla
  costituzionalizzazione di un principio di legge elettorale ha
  inevitabilmente portato ad un altro approdo, quello del
  modello semipresidenziale.
     Un modello, il semipresidenzialismo temperato, che si è
  detto largamente condiviso - ci sono gli atti della
  Commissione! - a partire dalla straordinaria novità
  dell'elezione popolare diretta, sulla quale tutti, salvo
  rifondazione comunista, che lealmente ha espresso dall'inizio
  la sua contrarietà, abbiamo dichiarato un voto favorevole.  Lo
  hanno fatto anche i gruppi che avevano qualche dubbio in più,
  come ha ricordato il collega Marini.
     Io ricordo, onorevole Berlusconi, il suo discorso in aula
  ed i punti qui esplicitati di riserva o di dissenso.  Lei dice
  che sono stati tutti respinti: non è vero.  Vada a guardare il
  titolo I, che riguarda la forma di Stato: il testo emendato,
  approvato dalla Camera, è molto diverso da quello uscito dalla
  bicamerale.  Altro che sacro ed immodificabile!  E se lei andrà
  a guardare attentamente, troverà molte modifiche del testo
  della Commissione relativamente alla questione del
  federalismo, modifiche nelle quali il suo gruppo, che ha
  presentato tanti emendamenti, potrà riconoscersi.
     Certo, abbiamo accantonato la questione, qui sottolineata
  come rilevante, del federalismo fiscale, per poterci lavorare
  ancora insieme e per arrivare ad una soluzione comune, anche
  sul problema di quali risorse per quali poteri.
     Quanto poi al principio di sussidiarietà, vi è stata una
  discussione.  Il tema, in quell'articolo della parte seconda
  della Costituzione, era quello che si chiama della
  sussidiarietà verticale, cioè del rapporto tra i poteri dello
  Stato, delle regioni, delle province, dei comuni, delle città
  metropolitane, tutti alla pari, parti della Repubblica.  La
  novità viene già dal primo rigo del primo articolo della
  seconda parte della Costituzione.
     C'è stata una discussione e si è trovato un punto, ma non
  si può dire: o si costituzionalizza il libero mercato in
  questa parte oppure il testo non si può votare.  Ci siamo
  ascoltati e, certo, alla fine qualcuno potrà ritenere di
  essere più soddisfatto e qualcun altro meno, ma andate a
  riguardare quel testo per capire che c'è una novità, che non è
  vero che è acqua fresca e che non cambia niente nella vita
  della Repubblica italiana e nel rapporto tra lo Stato e la
  società.
     La giustizia: è stato il punto più controverso, quello che
  non abbiamo votato in bicamerale.  Siamo venuti in aula senza
  un voto.  Qui vi sono posizioni che sono anche distanti.  E noi
  tuttavia pensiamo - ci arriveremo a quel titolo - che nella
  Costituzione debbano essere chiaramente affermati principi che
  danno corpo ai valori di libertà e di legalità, alle garanzie
  per i cittadini, ad una chiara separazione dei poteri entro lo
  Stato di diritto ispirata al principio di autonomia
  dell'ordine giudiziario.  Ci arriveremo, discuteremo, voteremo,
  ma non si può dire assolutamente che vi sia stata chiusura e
  sordità.
     In conclusione, sarebbe un'amara giornata oggi se fosse
  quella in cui il nostro paese, ancora una volta, perde la
  strada, dopo tanti anni, e deve prendere atto che
 
                              Pag. 121
 
  non ce la facciamo, che non c'è una classe dirigente
  all'altezza della domanda di riforme.
     Penso che non possiamo gettare la spugna e neppure
  accettare le condizioni ultimative: o si dialoga oppure non vi
  è possibilità di costruzione.  Tanto meno pensiamo oggi che il
  tentativo, generoso e difficile, che abbiamo fatto in questo
  anno e mezzo, possa essere accantonato distrattamente o
  superficialmente: il lavoro non può fermarsi!  Credo che si
  debba andare fino in fondo, innanzitutto nell'assunzione
  chiara di responsabilità.
     Chi poi vorrà bocciare il testo lo faccia, ma non si può
  dire: vogliamo le riforme vere!  Ma quali sono le riforme vere?
  Le mie!  Non è possibile  (Commenti).  Se ognuno pensa che
  vera sia solo la propria, non c'è possibilità di costruzione
  di un testo costituzionale.  Nessun costituente, nel 1946-1948,
  sarebbe arrivato da qualche parte, e non ci arriveremo noi, se
  è questo il principio; non si fanno Costituzioni ma si
  preparano nuove crisi per il nostro paese.  Le Costituzioni
  nascono da un dialogo e da un compromesso.
 
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