| GIANFRANCO FINI. Presidente, colleghi, io non rifarò la
storia - ovviamente dal mio punto di vista - delle riforme, di
quanto ho fatto in bicamerale, del lungo dibattito che vi è
stato qui e fuori di qui e che forse un po' ingenuamente io
auspico continui. Non farò la storia di ciò che è accaduto,
perché è evidente che ognuno di noi, in un momento sicuramente
delicato, tende, e non può essere altrimenti, a dare di ciò
che è accaduto una versione in qualche modo di parte.
Voglio prioritariamente dare atto all'onorevole Berlusconi
di essere stato qui, questa sera, estremamente chiaro. In
altri momenti si sono consumati atti politici rilevanti fuori
da quest'aula. L'onorevole Berlusconi ha sicuramente avuto il
merito di porre qui, così come era doveroso fare, una
questione, la cui rilevanza certamente non sfugge a tutti i
colleghi.
Non credo si possa dire, anche se non si condivide quanto
ha detto l'onorevole Berlusconi, che le sue parole abbiano
rappresentato un fulmine a ciel sereno. Da settimane si sapeva
nei corridoi, nei "conversari" privati, nelle interviste, ma
anche negli atti politicamente importanti, quali i congressi
di partito, che da parte di forza Italia, e per molti aspetti
da parte dell'intero Polo, veniva la richiesta all'Assemblea,
e quindi alla maggioranza dell'Assemblea, di valutare la
possibilità di correggere il testo licenziato a giugno, così
come del resto liberamente questa Assemblea aveva fatto quando
avevamo esaminato e modificato il testo a proposito della
forma di Stato.
Quando il voto sulla forma di Stato, sul federalismo,
diede vita ad un testo profondamente diverso rispetto a quello
che avevamo licenziato a giugno, nessuno accusò altri di aver
cambiato idea.
Si prese atto con soddisfazione quasi unanime, tranne i
colleghi della lega, se non ricordo male, e i colleghi di
rifondazione, della sopraggiunta possibilità, mantenendo lo
spirito costituente e mantenendo una maggioranza larga, di
modificare
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ciò che la bicamerale aveva licenziato qualche mese
addietro.
Lo ricordo, perché non credo si possa passare già in
questa fase all'uso legittimo della propaganda - temo che ci
sarà occasione nei prossimi mesi di farlo - ma perché è
propagandistico dire all'onorevole Berlusconi e all'onorevole
Casini: d'improvviso avete cambiato opinione e adesso ritenete
di lanciare degli ultimatum. I segnali erano giunti
chiari e non credo che l'onorevole Berlusconi abbia voluto
lanciare un ultimatum; ha detto con molta chiarezza -
ecco perché l'ho ringraziato all'inizio del mio intervento -
che, qualora non dovessero esservi le condizioni per
approfondire e per migliorare il testo - quelle possibilità
che non mi sembra l'onorevole Marini abbia escluso a
priori, pur cosciente della difficoltà - forza Italia si
vedrebbe costretta a votare contro il testo della
bicamerale.
Io non condivido la decisione, annunciata qui questa sera,
di votare contro. Dico amichevolmente ma lealmente
all'onorevole Berlusconi che, al di là della assoluta
trasparenza di comportamento e della assoluta buona fede con
cui si annuncia la volontà di raggiungere l'obiettivo di
realizzare riforme più incisive ed un presidenzialismo vero,
autentico - chi potrebbe essere lieto più di me e di noi
qualora si arrivasse ad un presidenzialismo autentico, con
tutti i poteri che il Capo dello Stato eletto dal popolo ha e
dovrebbe avere? -, la dichiarazione di una ostilità, qualora
non dovessero esservi più le condizioni per modificare i
testi, ha già determinato qualche conseguenza politica, che
tutto sommato molto modestamente voglio sottolineare.
Non so, onorevole Mussi, se davvero il Presidente Cossiga
abbia telefonato all'onorevole Berlusconi per complimentarsi.
Se lo ha fatto, non ci trovo assolutamente nulla di male,
perché non c'è ombra di dubbio che il Presidente Cossiga ha
sempre manifestato con grande chiarezza la sua avversione alla
bicamerale. Mi sembra che, telefonate a parte, la
dichiarazione, se non cambiano le condizioni che hanno indotto
forza Italia ad annunciare il suo voto contrario, abbia già
ricevuto in quest'aula alcune attestazioni di soddisfazione
politica nei confronti della decisione assunta da forza
Italia.
Ho detto e ripetuto, ahimè invano, ma sono testardo, che
non esisteva alcun asse Fini-D'Alema, per cui non dirò che
esiste un asse Cossutta-Berlusconi (Applausi dei deputati
del gruppo di alleanza nazionale), però non c'è ombra di
dubbio che la soddisfazione con cui il gruppo di rifondazione
comunista, legittimamente dal suo punto di vista, ha salutato
la fine di una ipotesi atta ad eleggere direttamente il
Presidente della Repubblica, pur con tutti i poteri temperati
che in quel faticoso compromesso si erano definiti, un qualche
indizio di un asse inesistente, ovviamente, lo potrebbe dare.
Così come, eterogenesi dei fini o - se volete - ironia della
sorte, al di là della telefonata vera o presunta di Cossiga e
al di là della palese soddisfazione di rifondazione, c'è stata
la palese soddisfazione della lega. Un comunista orgoglioso e
dichiarato ed il movimento politico che ha fatto sì che
Berlusconi fosse detronizzato da palazzo Chigi (Applausi
dei deputati del gruppo di alleanza nazionale): un
obiettivo politico, almeno immediato, estremamente
contraddittorio.
Ma chiusa questa parte che ritenevo in qualche modo
doverosa e, come tutti voi, in attesa di conoscere il pensiero
del presidente della bicamerale, ho il dovere di aggiungere
qualcos'altro con identica chiarezza - mi auguro - rispetto a
quella che ha usato l'onorevole Berlusconi; chiarezza
relativamente ad ipotesi successive o, se volete, a
comportamenti.
Ho detto, e lo ripeto: non condivido la decisione
annunciata di votare contro qualora non venissero accolti
alcuni emendamenti. Ma nessuno pensi di poter mandare avanti
le riforme nello stesso momento in cui, a mio modo di vedere
sbagliando ma assumendosene piena responsabilità qui in
quest'aula davanti a tutti, il maggior partito di opposizione
dichiara la sua insoddisfazione. L'onorevole D'Alema si
accinge a parlare: lo prego - non ha bisogno dei miei
suggerimenti - di tener conto del fatto che la non
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condivisione da parte di alleanza nazionale della decisione
annunciata dall'onorevole Berlusconi non può significare la
possibilità di continuare a votare qui gli emendamenti e
successivamente gli articoli come se nulla fosse accaduto. Il
dato politico è ovviamente di prioritario rilievo.
E a conclusione, e quindi nella speranza che (uso
l'espressione dell'onorevole D'Amico, che non mi piace come
espressione ma che ha un senso politico ben chiaro) vi sia
quella che viene chiamata la pausa di riflessione per vedere
se esistano ancora le condizioni per ulteriori
approfondimenti, per valutare se si tratti o meno di
ultimatum (io non lo credo ma è giusto che si valuti se
si tratti di ciò o meno), in attesa - dicevo - che vi sia
questa pausa di riflessione, almeno così mi auguro, o, se
volete, questa sospensione dei nostri lavori (non ho alcuna
difficoltà nel chiedere al Comitato di valutare l'opportunità
di sospenderli per il tempo politicamente necessario, nei
limiti della decenza, come è naturale), aggiungo che, non
considerando possibile, pur in dissenso rispetto alle
posizioni di forza Italia, proseguire qualora non venga mutata
la posizione espressa dal maggior partito d'opposizione, non
credo nemmeno che si possa con eccessiva disinvoltura voltare
pagina e ricominciare.
La ringrazio, onorevole Buttiglione, per aver dedicato a
quella che lei chiama la destra democratica attenzione anche
nel suo discorso. Ricambio la sincera cortesia e le dedico
altrettanta attenzione. Non pensi di poter ricominciare a
discutere di riforme partendo da ipotesi, quali il
cancellierato, che necessariamente presuppongono il ritorno
alla legge elettorale proporzionale (Applausi dei deputati
del gruppo di alleanza nazionale). Non credo sarebbe
sufficiente dire che noi non saremmo disponibili a farlo:
ognuno legittimamente fa quel che crede. Penso sia più giusto
dire che sarebbero davvero gli elettori a dire convintamente
di "no" ad un'ipotesi di ritorno alla proporzionale, essendo
in gestazione uno strumento referendario che - lo dico con
molta franchezza - ci vedrebbe, se desiderati e se non
desiderati ugualmente impegnati, tra i più convinti
sostenitori della raccolta delle firme per la sua promozione
(Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e
misto-per l'UDR-patto Segni/liberali).
Quanto ad altre ipotesi che sono ovviamente riecheggiate,
com'era naturale fosse, vale a dire ipotesi di premierato, non
mi fermo sulle parole, ma ricordo a me stesso, come si dice in
queste circostanze, quanti dibattiti facemmo qui, e fuori di
qui, sul principio dell'elezione diretta e popolare del
Presidente del Consiglio e quante polemiche, quanti distinguo
da parte di coloro che volevano la semplice indicazione del
Presidente del Consiglio.
Non credo che sia serio, dopo aver lavorato per circa due
anni ed essere giunti ad un testo, che può piacere o no, che
sicuramente non è il migliore ma che forse è l'unico
possibile, dire "ricominciamo là dove ci lasciammo" e
riprendere magari a discettare se per premierato debba
intendersi l'elezione - come in Israele - o l'indicazione,
secondo altri modelli.
Poiché è giusto essere chiari - ho voluto dare atto
sinceramente all'onorevole Berlusconi di essere stato chiaro -
ritengo di chiudere con altrettanta chiarezza.
L'elezione diretta del Presidente del Consiglio è
sicuramente, come recita quell'ordine del giorno che vincolò
tutti i parlamentari del Polo ad entrare in bicamerale per
sostenere un obiettivo, una via che può essere esaminata. Non
credo, ma sarei lieto di prendere atto del contrario, che ne
esistano le condizioni; non credo che coloro i quali erano per
l'indicazione accettino l'elezione, non credo che coloro i
quali dicevano "Israele non ci porta da nessuna parte" adesso
dicano, al contrario, che "Israele è un modello". Queste
discussioni le abbiamo fatte approfonditamente in bicamerale,
dove riuscimmo a trovare un punto di intesa che oggi viene
giudicato insoddisfacente.
Concludo nella speranza - anche se temo che le mie parole
siano vane - che
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non si tratti dell'epilogo bensì, al contrario, proprio
perché c'è stata massima chiarezza da parte di tutti, della
possibilità di rialimentare quello spirito costituente tante
volte invocato; nella speranza che coloro i quali, magari, si
apprestano a brindare al fallimento della classe politica
tutta - poi ognuno di noi spenderà tutte le armi della
propaganda di cui dispone per dire che la colpa è degli altri,
ma nessuno mi toglie dalla testa che il fallimento sarebbe
davvero di tutti - trovino ancora i margini per rianimare lo
spirito costituente e per evitare, quindi, che coloro i quali
non apprezzano che la politica torni ad essere protagonista
possano dire "scampato pericolo", anche questa volta non hanno
vinto i rappresentanti del popolo, hanno vinto coloro che
certamente non vogliono, non questa riforma, non vogliono le
riforme, le riforme quali esse siano, non vogliono in
particolar modo che questo Parlamento mostri la capacità di
cambiare le regole e di dar vita ad una nuova Costituzione
(Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e
di deputati dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari
e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano - Molte
congratulazioni).
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