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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377737
STA0361-0514
Somm. e Sten. d'Aula n. 361 del 27 maggio 1998 (STA13-361)
(suddiviso in 540 Unità Documento)
Unità Documento n.514 (che inizia a pag.121 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.465)
SEGUITO DISCUSSIONE: C3931. ...(Ripresa esame articolato - articolo 70 - A.C. 3931) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: C3931. ...(Ripresa esame articolato - articolo 70 - A.C. 3931)
GIANFRANCO FINI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 17,10)
ZZSTA ZZRES ZZSTA270598 ZZSTA980527 ZZSTA000598 ZZSTA000098 ZZSTA361 ZZ13 ZZDI ZZLL
    GIANFRANCO FINI.  Presidente, colleghi, io non rifarò la
  storia - ovviamente dal mio punto di vista - delle riforme, di
  quanto ho fatto in bicamerale, del lungo dibattito che vi è
  stato qui e fuori di qui e che forse un po' ingenuamente io
  auspico continui.  Non farò la storia di ciò che è accaduto,
  perché è evidente che ognuno di noi, in un momento sicuramente
  delicato, tende, e non può essere altrimenti, a dare di ciò
  che è accaduto una versione in qualche modo di parte.
     Voglio prioritariamente dare atto all'onorevole Berlusconi
  di essere stato qui, questa sera, estremamente chiaro.  In
  altri momenti si sono consumati atti politici rilevanti fuori
  da quest'aula.  L'onorevole Berlusconi ha sicuramente avuto il
  merito di porre qui, così come era doveroso fare, una
  questione, la cui rilevanza certamente non sfugge a tutti i
  colleghi.
     Non credo si possa dire, anche se non si condivide quanto
  ha detto l'onorevole Berlusconi, che le sue parole abbiano
  rappresentato un fulmine a ciel sereno.  Da settimane si sapeva
  nei corridoi, nei "conversari" privati, nelle interviste, ma
  anche negli atti politicamente importanti, quali i congressi
  di partito, che da parte di forza Italia, e per molti aspetti
  da parte dell'intero Polo, veniva la richiesta all'Assemblea,
  e quindi alla maggioranza dell'Assemblea, di valutare la
  possibilità di correggere il testo licenziato a giugno, così
  come del resto liberamente questa Assemblea aveva fatto quando
  avevamo esaminato e modificato il testo a proposito della
  forma di Stato.
     Quando il voto sulla forma di Stato, sul federalismo,
  diede vita ad un testo profondamente diverso rispetto a quello
  che avevamo licenziato a giugno, nessuno accusò altri di aver
  cambiato idea.
     Si prese atto con soddisfazione quasi unanime, tranne i
  colleghi della lega, se non ricordo male, e i colleghi di
  rifondazione, della sopraggiunta possibilità, mantenendo lo
  spirito costituente e mantenendo una maggioranza larga, di
  modificare
 
                              Pag. 122
 
  ciò che la bicamerale aveva licenziato qualche mese
  addietro.
     Lo ricordo, perché non credo si possa passare già in
  questa fase all'uso legittimo della propaganda - temo che ci
  sarà occasione nei prossimi mesi di farlo - ma perché è
  propagandistico dire all'onorevole Berlusconi e all'onorevole
  Casini: d'improvviso avete cambiato opinione e adesso ritenete
  di lanciare degli  ultimatum.  I segnali erano giunti
  chiari e non credo che l'onorevole Berlusconi abbia voluto
  lanciare un  ultimatum;  ha detto con molta chiarezza -
  ecco perché l'ho ringraziato all'inizio del mio intervento -
  che, qualora non dovessero esservi le condizioni per
  approfondire e per migliorare il testo - quelle possibilità
  che non mi sembra l'onorevole Marini abbia escluso  a
  priori,  pur cosciente della difficoltà - forza Italia si
  vedrebbe costretta a votare contro il testo della
  bicamerale.
     Io non condivido la decisione, annunciata qui questa sera,
  di votare contro.  Dico amichevolmente ma lealmente
  all'onorevole Berlusconi che, al di là della assoluta
  trasparenza di comportamento e della assoluta buona fede con
  cui si annuncia la volontà di raggiungere l'obiettivo di
  realizzare riforme più incisive ed un presidenzialismo vero,
  autentico - chi potrebbe essere lieto più di me e di noi
  qualora si arrivasse ad un presidenzialismo autentico, con
  tutti i poteri che il Capo dello Stato eletto dal popolo ha e
  dovrebbe avere? -, la dichiarazione di una ostilità, qualora
  non dovessero esservi più le condizioni per modificare i
  testi, ha già determinato qualche conseguenza politica, che
  tutto sommato molto modestamente voglio sottolineare.
     Non so, onorevole Mussi, se davvero il Presidente Cossiga
  abbia telefonato all'onorevole Berlusconi per complimentarsi.
  Se lo ha fatto, non ci trovo assolutamente nulla di male,
  perché non c'è ombra di dubbio che il Presidente Cossiga ha
  sempre manifestato con grande chiarezza la sua avversione alla
  bicamerale.  Mi sembra che, telefonate a parte, la
  dichiarazione, se non cambiano le condizioni che hanno indotto
  forza Italia ad annunciare il suo voto contrario, abbia già
  ricevuto in quest'aula alcune attestazioni di soddisfazione
  politica nei confronti della decisione assunta da forza
  Italia.
     Ho detto e ripetuto, ahimè invano, ma sono testardo, che
  non esisteva alcun asse Fini-D'Alema, per cui non dirò che
  esiste un asse Cossutta-Berlusconi  (Applausi dei deputati
  del gruppo di alleanza nazionale),  però non c'è ombra di
  dubbio che la soddisfazione con cui il gruppo di rifondazione
  comunista, legittimamente dal suo punto di vista, ha salutato
  la fine di una ipotesi atta ad eleggere direttamente il
  Presidente della Repubblica, pur con tutti i poteri temperati
  che in quel faticoso compromesso si erano definiti, un qualche
  indizio di un asse inesistente, ovviamente, lo potrebbe dare.
  Così come, eterogenesi dei fini o - se volete - ironia della
  sorte, al di là della telefonata vera o presunta di Cossiga e
  al di là della palese soddisfazione di rifondazione, c'è stata
  la palese soddisfazione della lega.  Un comunista orgoglioso e
  dichiarato ed il movimento politico che ha fatto sì che
  Berlusconi fosse detronizzato da palazzo Chigi  (Applausi
  dei deputati del gruppo di alleanza nazionale):  un
  obiettivo politico, almeno immediato, estremamente
  contraddittorio.
     Ma chiusa questa parte che ritenevo in qualche modo
  doverosa e, come tutti voi, in attesa di conoscere il pensiero
  del presidente della bicamerale, ho il dovere di aggiungere
  qualcos'altro con identica chiarezza - mi auguro - rispetto a
  quella che ha usato l'onorevole Berlusconi; chiarezza
  relativamente ad ipotesi successive o, se volete, a
  comportamenti.
     Ho detto, e lo ripeto: non condivido la decisione
  annunciata di votare contro qualora non venissero accolti
  alcuni emendamenti.  Ma nessuno pensi di poter mandare avanti
  le riforme nello stesso momento in cui, a mio modo di vedere
  sbagliando ma assumendosene piena responsabilità qui in
  quest'aula davanti a tutti, il maggior partito di opposizione
  dichiara la sua insoddisfazione.  L'onorevole D'Alema si
  accinge a parlare: lo prego - non ha bisogno dei miei
  suggerimenti - di tener conto del fatto che la non
 
                              Pag. 123
 
  condivisione da parte di alleanza nazionale della decisione
  annunciata dall'onorevole Berlusconi non può significare la
  possibilità di continuare a votare qui gli emendamenti e
  successivamente gli articoli come se nulla fosse accaduto.  Il
  dato politico è ovviamente di prioritario rilievo.
     E a conclusione, e quindi nella speranza che (uso
  l'espressione dell'onorevole D'Amico, che non mi piace come
  espressione ma che ha un senso politico ben chiaro) vi sia
  quella che viene chiamata la pausa di riflessione per vedere
  se esistano ancora le condizioni per ulteriori
  approfondimenti, per valutare se si tratti o meno di
  ultimatum  (io non lo credo ma è giusto che si valuti se
  si tratti di ciò o meno), in attesa - dicevo - che vi sia
  questa pausa di riflessione, almeno così mi auguro, o, se
  volete, questa sospensione dei nostri lavori (non ho alcuna
  difficoltà nel chiedere al Comitato di valutare l'opportunità
  di sospenderli per il tempo politicamente necessario, nei
  limiti della decenza, come è naturale), aggiungo che, non
  considerando possibile, pur in dissenso rispetto alle
  posizioni di forza Italia, proseguire qualora non venga mutata
  la posizione espressa dal maggior partito d'opposizione, non
  credo nemmeno che si possa con eccessiva disinvoltura voltare
  pagina e ricominciare.
     La ringrazio, onorevole Buttiglione, per aver dedicato a
  quella che lei chiama la destra democratica attenzione anche
  nel suo discorso.  Ricambio la sincera cortesia e le dedico
  altrettanta attenzione.  Non pensi di poter ricominciare a
  discutere di riforme partendo da ipotesi, quali il
  cancellierato, che necessariamente presuppongono il ritorno
  alla legge elettorale proporzionale  (Applausi dei deputati
  del gruppo di alleanza nazionale).  Non credo sarebbe
  sufficiente dire che noi non saremmo disponibili a farlo:
  ognuno legittimamente fa quel che crede.  Penso sia più giusto
  dire che sarebbero davvero gli elettori a dire convintamente
  di "no" ad un'ipotesi di ritorno alla proporzionale, essendo
  in gestazione uno strumento referendario che - lo dico con
  molta franchezza - ci vedrebbe, se desiderati e se non
  desiderati ugualmente impegnati, tra i più convinti
  sostenitori della raccolta delle firme per la sua promozione
  (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e
  misto-per l'UDR-patto Segni/liberali).
     Quanto ad altre ipotesi che sono ovviamente riecheggiate,
  com'era naturale fosse, vale a dire ipotesi di premierato, non
  mi fermo sulle parole, ma ricordo a me stesso, come si dice in
  queste circostanze, quanti dibattiti facemmo qui, e fuori di
  qui, sul principio dell'elezione diretta e popolare del
  Presidente del Consiglio e quante polemiche, quanti distinguo
  da parte di coloro che volevano la semplice indicazione del
  Presidente del Consiglio.
     Non credo che sia serio, dopo aver lavorato per circa due
  anni ed essere giunti ad un testo, che può piacere o no, che
  sicuramente non è il migliore ma che forse è l'unico
  possibile, dire "ricominciamo là dove ci lasciammo" e
  riprendere magari a discettare se per premierato debba
  intendersi l'elezione - come in Israele - o l'indicazione,
  secondo altri modelli.
     Poiché è giusto essere chiari - ho voluto dare atto
  sinceramente all'onorevole Berlusconi di essere stato chiaro -
  ritengo di chiudere con altrettanta chiarezza.
     L'elezione diretta del Presidente del Consiglio è
  sicuramente, come recita quell'ordine del giorno che vincolò
  tutti i parlamentari del Polo ad entrare in bicamerale per
  sostenere un obiettivo, una via che può essere esaminata.  Non
  credo, ma sarei lieto di prendere atto del contrario, che ne
  esistano le condizioni; non credo che coloro i quali erano per
  l'indicazione accettino l'elezione, non credo che coloro i
  quali dicevano "Israele non ci porta da nessuna parte" adesso
  dicano, al contrario, che "Israele è un modello".  Queste
  discussioni le abbiamo fatte approfonditamente in bicamerale,
  dove riuscimmo a trovare un punto di intesa che oggi viene
  giudicato insoddisfacente.
     Concludo nella speranza - anche se temo che le mie parole
  siano vane - che
 
                              Pag. 124
 
  non si tratti dell'epilogo bensì, al contrario, proprio
  perché c'è stata massima chiarezza da parte di tutti, della
  possibilità di rialimentare quello spirito costituente tante
  volte invocato; nella speranza che coloro i quali, magari, si
  apprestano a brindare al fallimento della classe politica
  tutta - poi ognuno di noi spenderà tutte le armi della
  propaganda di cui dispone per dire che la colpa è degli altri,
  ma nessuno mi toglie dalla testa che il fallimento sarebbe
  davvero di tutti - trovino ancora i margini per rianimare lo
  spirito costituente e per evitare, quindi, che coloro i quali
  non apprezzano che la politica torni ad essere protagonista
  possano dire "scampato pericolo", anche questa volta non hanno
  vinto i rappresentanti del popolo, hanno vinto coloro che
  certamente non vogliono, non questa riforma, non vogliono le
  riforme, le riforme quali esse siano, non vogliono in
  particolar modo che questo Parlamento mostri la capacità di
  cambiare le regole e di dar vita ad una nuova Costituzione
  (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e
  di deputati dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari
  e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano - Molte
  congratulazioni).
 
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