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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377739
STA0361-0516
Somm. e Sten. d'Aula n. 361 del 27 maggio 1998 (STA13-361)
(suddiviso in 540 Unità Documento)
Unità Documento n.516 (che inizia a pag.124 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.465)
SEGUITO DISCUSSIONE: C3931. ...(Ripresa esame articolato - articolo 70 - A.C. 3931) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: C3931. ...(Ripresa esame articolato - articolo 70 - A.C. 3931)
MASSIMO D'ALEMA, Presidente della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 17,10)
ZZSTA ZZRES ZZSTA270598 ZZSTA980527 ZZSTA000598 ZZSTA000098 ZZSTA361 ZZ13 ZZDI ZZLL
    MASSIMO D'ALEMA,  Presidente della Commissione
  parlamentare per le riforme costituzionali.  Signor
  Presidente, onorevoli colleghi, credo che a nessuno sfugga, e
  certamente non ai colleghi che sono intervenuti, la
  delicatezza e l'importanza del passaggio che stiamo vivendo
  nel nostro Parlamento.  Penso che sia quasi obbligato, per chi
  ha presieduto per lungo tempo il difficile lavoro che ha
  consentito di sottoporre all'esame del Parlamento, per la
  prima volta dopo molti anni, una proposta organica di riforma
  della seconda parte della Costituzione, difendere anche a
  fronte di taluni pentimenti il senso e il valore del lavoro
  svolto, un lavoro largamente comune.
     Non voglio riferirmi alle molte affermazioni inesatte ed
  ingiuste che ho ascoltato; mi riferirò - con citazioni - a ciò
  che è accaduto ed ognuno potrà confrontare ciò che è accaduto
  con ciò che è stato riferito.  In modo particolare, voglio
  parlare della questione che abbiamo di fronte, evitando di
  allargare l'orizzonte al complesso della riforma
  costituzionale, e cioè del nodo, certamente cruciale, della
  forma di governo.
     Tutti ricordano il modo in cui maturò (un modo per certi
  aspetti improvviso ed inatteso) la svolta nel senso
  semipresidenzialista.  Si dava largamente per scontato che nel
  voto tra le due opzioni elaborate dal relatore, cioè quella
  del Governo del Primo ministro e quella del Governo
  semipresidenziale, avrebbe prevalso la prima ipotesi.  La
  discussione fu lunga ed accanita.  Si precisarono da una parte
  e dall'altra i contorni possibili dei due modelli e parlando
  di premierato o di cancellierato, anche con un'articolazione
  di posizioni nell'ambito delle forze politiche del
  centro-sinistra (che mai in nessun momento hanno agito come
  maggioranza di Governo nella bicamerale: in nessun momento ed
  in nessuna votazione importante; ma sempre in assoluta
  libertà, e non soltanto dei singoli partiti, movimenti o
  gruppi, ma dei singoli parlamentari, com'è giusto che sia in
  un lavoro costituente!), si arrivò a prospettare la
  possibilità di un Capo del Governo indicato agli elettori
  contestualmente alle elezioni legislative, con facoltà di
  scioglimento delle Camere, come il punto più avanzato
  possibile di interpretazione del modello del premierato,
  ispirandosi all'esperienza costituzionale britannica.
     Ciò nonostante, questa ipotesi non fu considerata
  sufficiente dai parlamentari del Polo, che insistettero
  sull'elezione popolare diretta del Presidente della
  Repubblica.  Il voto segnò il prevalere di questa scelta.  Per
  questa ipotesi votò anche più di un parlamentare della
  maggioranza di Governo.  Noi ne prendemmo atto.
     Vorrei ricordare, per inciso, che quella maggioranza
  presidenzialista o semipresidenzialista era talmente labile da
  non
 
                              Pag. 125
 
  esserci più.  Basta, d'altro canto, esaminare nei nostri
  fascicoli i numerosi emendamenti di segno antipresidenziale
  presentati dal gruppo della lega che, legittimamente,
  rivendica in modo aperto il carattere strumentale di quel
  voto.
     Quindi, noi assumemmo come di tutti la decisione
  dell'elezione popolare del Presidente della Repubblica, che
  era stata la bandiera del Polo, pure a fronte dell'evidente
  insussistenza della maggioranza parlamentare che aveva
  determinato quella scelta.
     Su questo si aprì una discussione (sono le giornate del
  giugno dell'anno scorso; sono gli atti della Camera, non sono
  incontri segreti).  Risparmio le citazioni anche per rispetto
  delle persone che dovrei citare.
     Fu il Polo a scartare questa ipotesi che il partito
  democratico della sinistra prospettò - in ciò separandosi
  dalle altre forze della maggioranza di Governo - di un patto
  che comprendesse il doppio turno, uninominale, maggioritario,
  accanto ad un più pronunciato semipresidenzialismo ispirato al
  modello francese.  Questa ipotesi fu scartata dal Polo e si
  imboccò, invece, la strada della ricerca di una più larga
  intesa con le forze più dichiaratamente antipresidenzialiste;
  in particolare con il partito popolare, che in quel momento,
  come ora, con grande senso di responsabilità e di lealtà,
  lavorò per evitare il naufragio delle riforme
  costituzionali.
     Questa intesa fu ricercata e raggiunta.  Io ricordo i
  passaggi: un intervento assai bello dell'onorevole De Mita,
  con il quale egli chiese una sospensione dei nostri lavori, un
  approfondimento; ricordo la risposta, a nome del Polo.  Si
  ricercò un'intesa, quella racchiusa nel testo che è all'esame
  del Parlamento.  L'intesa fu esplicitamente motivata: si spiegò
  che, da una parte, vi era stata la rinuncia ad una
  pregiudiziale contro l'elezione popolare del Presidente,
  considerata pericolosa, foriera di un rischio plebiscitario,
  dall'altra, la rinuncia ad un modello presidenzialista, in
  vista di un semipresidenzialismo temperato, adeguato, adattato
  alla tradizione parlamentare italiana.
     Vorrei ricordare le parole dette nella seduta del 30
  giugno, quando noi votammo il testo (diciamo che è per
  scherzare, perché ho sentito che l'onorevole Buttiglione ha
  detto che non abbiamo mai votato!).  Sono gli atti della
  Camera: "La parola all'onorevole Buttiglione.  Ne ha
  facoltà".
     "Signor Presidente, il nostro giudizio sui lavori della
  bicamerale e sul testo che viene sottoposto oggi alla nostra
  approvazione è complessivamente positivo.  Esprimeremo, quindi,
  un voto favorevole"  (Si ride - Applausi dei deputati dei
  gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e
  democratici-l'Ulivo, misto-socialisti democratici italiani e
  di deputati del gruppo di alleanza nazionale)!
     Ma non fa niente, signor Presidente, io non voglio
  polemizzare.  Ha ragione l'onorevole Buttiglione quando dice
  che il nostro bipolarismo non va bene.  Egli, d'altro canto, lo
  ha percorso tutto, e quindi lo conosce meglio di ciascuno di
  noi  (Si ride - Applausi dei deputati dei gruppi dei
  democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e
  democratici-l'Ulivo, misto-socialisti democratici italiani e
  di deputati dei gruppi di alleanza nazionale e
  misto-CCD)!
     Ma io voglio riferirmi invece, avendo concluso questo
  intermezzo di carattere satirico, ad un testo politicamente
  assai più rilevante, cioè al discorso dell'onorevole Silvio
  Berlusconi, per la consistenza del discorso stesso, per la
  chiarezza della posizione e per il suo alto significato
  politico.
     "I lineamenti di riforma della Costituzione e gli
  orientamenti per una nuova legge elettorale che consegniamo
  alle Camere per una impegnativa ed autonoma valutazione da
  parte delle Assemblee sono l'espressione di un accordo
  faticoso ma trasparente, difficile ma necessario per il paese.
  Il tempo dimostrerà che un conto è l'eterno teatrino dei
  pettegolezzi e delle battute, più o meno felici, un conto è lo
  sforzo, impegnativo e serio, di trovare un
 
                              Pag. 126
 
  giusto mezzo fra esigenze diverse, visioni diverse e diversi
  interessi che sono in campo ogni qualvolta in una libera
  democrazia si rimette mano alla Carta fondamentale che regge e
  governa il regime politico".
     Più oltre, parlando del tema cruciale dell'elezione del
  Presidente della Repubblica, l'onorevole Berlusconi diceva che
  occorrerà discutere e precisare i poteri del Presidente.  Dirò
  poi anche come li abbiamo precisati nell'esame degli
  emendamenti, con le citazioni dovute.  Ma sottolineava la
  novità che introduciamo: "(...) è importante ed esprime una
  netta discontinuità con un passato in cui il legame tra
  elettori e Capo dello Stato era mediato da un sistema di
  elezioni che affidava il gioco interamente nelle mani delle
  forze politiche".  Certo è molto diverso parlare di un impianto
  costituzionale da respingere perché pericoloso per la
  democrazia, rispetto ad una valutazione favorevole che,
  certamente, sottolineava l'esigenza di discutere e precisare
  taluni aspetti ma rimarcando la grande novità storica di
  questa intesa.
     Vorrei ricordare come si concluse l'intervento: "Non
  succede tutti i giorni che la classe dirigente dia prova di
  responsabilità" - quanto profetiche queste parole! - " e di
  senso dello Stato, al di là della divisione politica che resta
  ed è salutare tra maggioranza e opposizione.  Questo è uno di
  quei momenti in cui, malgrado la fatica degli ultimi mesi e
  qualche amarezza, bisogna ammettere che è stato bello
  esserci", onorevole Berlusconi.  Anch'io, in questo momento di
  amarezza, vorrei ricordare che, a differenza di quanto è stato
  sostenuto qui circa il ruolo svolto dal presidente della
  Commissione, l'onorevole Berlusconi votando questo testo, anzi
  questo testo senza una serie di emendamenti rafforzativi dei
  poteri presidenziali da noi approvati - dunque, un testo
  ancora più debole - volle volentieri darmi atto di aver
  mantenuto, su questa cruciale questione, un atteggiamento di
  garanzia e di imparzialità assolutamente encomiabile...
 
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