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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377762
STA0361-0539
Somm. e Sten. d'Aula n. 361 del 27 maggio 1998 (STA13-361)
(suddiviso in 540 Unità Documento)
Unità Documento n.539 (che inizia a pag.132 dello stampato)
DISCUSSIONE: 1 - 00023. LAVASS
DISCUSSIONE: 1 - 00023.
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MARIO BRUNETTI IN SEDE DI DISCUSSIONE DELLA MOZIONE CHERCHI E ALTRI N. 1-00023
MARIO BRUNETTI.
ZZSTA ZZRES ZZSTA270598 ZZSTA980527 ZZSTA000598 ZZSTA000098 ZZSTA361 ZZ13 ZZDI ZZLL
    MARIO BRUNETTI.  Il crescente debito estero è il male
  nascosto dell'umanità.  Il debito non si vede, resta occultato
  nei rapporti bilaterali fra ministri del tesoro; non suscita
  interessi o passioni.  Ma è la radice profonda di molti mali
  del mondo: di carestie, di epidemie, guerre, disastri
  ambientali.  I costi del debito sono impressionanti.  Creato nel
  nome di un nuovo sviluppo produce una spirale di povertà e
  distruzione che rende schiavi milioni di persone nei paesi
  poveri del mondo.  Debiti che arricchiscono i creditori e che
  lasciano milioni di bambini malnutriti, mentre le loro
  famiglie vivono in disperata povertà.  Le politiche di
  aggiustamento strutturale imposte dai paesi creditori e dagli
  organismi internazionali, come il Fondo monetario e la Banca
  mondiale, hanno aggravato la povertà; in molti casi hanno
  innescato tensioni sociali, etniche e religiose, senza
  risolvere i problemi finanziari.
     Il debito non risparmia nessuno: si traduce in
  devastazione delle risorse naturali, in migrazioni forzate, in
  guerre e in epidemie.  Tutti sono consapevoli dell'urgenza di
  dare soluzione ad un dramma che sembra senza speranza.  Ora
  occorre avere il coraggio, alle soglie del terzo millennio, di
  uscire dalla spirale del debito in modo definitivo.  Una data
  simbolica, l'anno 2000 appunto, è il riferimento delle
  campagne che chiedono la cancellazione del debito dei paesi
  più poveri e reclamano politiche coraggiose da parte dei paesi
  creditori.  Le parole del Papa, che ha dato voce alla
  sterminata moltitudine di umanità costretta alla fame ed alla
  miseria, per cancellare il debito iniziando dai 41 paesi più
  poveri del pianeta, dovrebbero trovare in quest'aula non solo
  un formale consenso.  Dovrebbe essere uno dei principali
  impegni del nostro paese nel consesso internazionale.  Abbiamo
  registrato, invece, il fallimento di Birmingham, dove il G8
  non ha assunto alcuna iniziativa per cancellare il debito.
     Abbiamo ascoltato con preoccupazione le parole impotenti
  del Presidente Prodi con l'infelice - vorremmo essere cauti -
  uscita sulla necessità di "stare attenti a cancellare il
  debito ai paesi poveri, perché c'è il rischio che essi usino
  queste risorse per comprare armi".  Strana preoccupazione
  questa del Presidente del Consiglio, visto che, purtroppo,
  anche questo Governo, non ha disdegnato di stipulare contratti
  di cessione di armi con paesi indebitatissimi come
  l'Indonesia, nonostante fosse noto a tutti il carattere
  antipopolare e guerrafondaio del regime dittatoriale di
  Suharto.  Del resto, è noto a tutti, che gran parte del debito
  contratto dai paesi poveri è dovuto proprio al commercio delle
  armi prodotte dalle industrie dei paesi più ricchi, Italia
  compresa.  Se il monito del Presidente Prodi ha un qualche
  senso esso dovrebbe essere rivolto  in primis  ai paesi
  produttori di questi strumenti di morte responsabili oltre che
  di rapinare le già scarse risorse economiche dei paesi poveri
  anche di diffondere guerre e regimi dittatoriali.
 
                              Pag. 133
 
     La cancellazione del debito, invece, secondo la nostra
  lettura del problema, può diventare il punto di influenza di
  un secolo che ha visto mutamenti drammatici, l'inizio di un
  nuovo millennio denso di sfide e il "grande Giubileo" dell'era
  cristiana, che fonda le sue radici nella tradizione biblica
  della remissione dei debiti.
     Certo, da questo punto di vista, il ministro Ciampi, per
  così dire, "marca male".  Infatti, come è stato denunciato
  dalle organizzazioni non governative (mentre le stesse
  dichiarazioni recenti di Clinton tendono a cancellare il
  debito ai paesi africani più poveri) il rappresentante
  italiano, per conto del ministro del tesoro, nel Fondo
  monetario internazionale, Enzo Grilli, si è opposto a che
  venisse ridotto il debito estero di un paese come il
  Mozambico.  Una posizione, questa, portata avanti in quel club
  di Parigi che riunisce i paesi creditori che stanno giocando
  un ruolo molto negativo nei confronti di questo paese
  africano, dove il reddito annuo  pro capite  è di 90
  dollari e il cui debito estero è non pagabile.  Perché il
  titolare del tesoro - così chiuso nelle sue asettiche tabelle
  economiche - non va a chiedere nelle strade di Maputo ai
  mozambicani quanto debito possono pagare?  Forse si
  accorgerebbe che il recente regolamento approvato dal suo
  ministero sui cosiddetti  swap,  ovvero la riconversione
  dei crediti in investimenti, avrà effetti assolutamente
  negativi per i paesi debitori.  Il regolamento infatti snatura
  le operazioni di riconversione "buona" (ambiente e sviluppo),
  dal momento che la controparte possibile in questi casi è solo
  il Governo (le organizzazioni internazionali e le
  organizzazioni non governative non vengono neanche nominate)
  ed in pratica prevede solo quelle di riconversione "cattiva",
  che cioè si traducono in prezzi bassissimi di quote azionarie
  di imprese pubbliche e private del paese debitore (ovviamente
  le più redditizie) da parte di operatori privati.  Il risultato
  è che il paese debitore non potrà più rinegoziare il proprio
  debito a livello globale con il paese creditore, ma dovrà far
  fronte ai propri impegni nei confronti di una molteplicità di
  soggetti privati, escludendo  a priori  qualsiasi
  possibilità di soluzione politica.
     Insomma, siamo alla privatizzazione del debito - una sorta
  di usura nei confronti dei poveri affinché sia loro estorto il
  più possibile.  In più, i fondi delle operazioni di  swap
  confluiscono nel fondo di dotazione della SACE e del
  Mediocredito, con buona pace delle esigenze di sviluppo dei
  paesi debitori.  Nel caso dei fondi di Mediocredito inoltre, si
  tratta dei rientri dei crediti di aiuto concessi nel quadro
  della cooperazione allo sviluppo: in pratica, fondi usciti
  dalla cooperazione e che rientrano al tesoro per finanziare
  politiche italiane.  Insomma, l'aiuto allo sviluppo, serve
  dunque a drenare risorse dai poveri del mondo per far entrare
  l'Italia nei parametri di Maastricht.  Votiamo pure, colleghi
  deputati, la mozione oggi in discussione, ma essa deve
  vincolare, almeno moralmente l'Italia a cambiare la sua
  politica, egoistica nei confronti del problema del debito.
  Occorre sviluppare, in buona sostanza, idee innovative come il
  condono del debito in cambio della tutela della natura o di
  azioni di sviluppo umano e sociale.  La grandezza di un paese
  la si misura anche e soprattutto dalla capacità di aiutare
  quella parte così larga dell'umanità oggi sull'orlo di un
  terribile olocausto.  Alla moltitudine affamata è assurdo
  continuare a puntare alla tempia la pistola del debito.
  Occorre riporla quell'arma: occorre cancellare questa
  vergogna.
 
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