| La Commissione prosegue l'esame del disegno di legge.
Mario BRUNETTI (gruppo rifondazione
comunista-progressisti) rileva con preoccupazione come nel
corso dell'esame in Commissione siano state espresse posizioni
ispirate ad un fondamentalismo atlantico che appare
decisamente superato. Dichiara quindi che il suo gruppo è
contrario all'allargamento della NATO poiché non ritiene
possibile riproporre antiche divisioni dopo il tramonto della
politica dei blocchi. Ritiene che la NATO si configuri come
una proiezione ideologica di una cultura del passato e come il
braccio armato dell'occidente rispetto ai popoli del mondo. Il
permanere della NATO è inoltre in contrasto con l'obiettivo di
trasformare l'ONU in una istituzione pacifica chiamata a
rappresentare tutti i Paesi del mondo. Ricorda la sistematica
azione degli Stati Uniti volta a sminuire il ruolo dell'ONU e
a determinare il fallimento delle missioni dell'Organizzazione
a tutela della pace, al fine di esaltare la funzione di
gendarme svolta dalla NATO. Ritiene che la stessa
proliferazione nucleare in Asia sia stata resa possibile dal
depotenziamento delle Nazioni Unite. Nel rilevare come il suo
gruppo ponga problemi drammaticamente attuali, osserva come,
dopo il nuovo ordine mondiale che si prefigurava negli anni
scorsi, sia intervenuto un disordine internazionale crescente
rispetto al quale la NATO si configura come lo strumento
militare di controllo con particolare riferimento alle istanze
dei popoli più poveri. Dopo aver sottolineato la necessità di
una diversa idea dello sviluppo economico, che rovesci la
concezione mercantile alla base dell'attuale instabilità degli
scenari mondiali, osserva come non abbia nulla di arcaico
combattere contro la povertà e per la libertà dei popoli.
Dichiara quindi che l'Italia potrebbe non partecipare al
Comando militare unificato, non ospitare più le basi NATO su
territorio nazionale e chiedere il rispetto del trattato di
non proliferazione nucleare. Ritiene che l'Europa
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avrà un futuro se si rivelerà non subalterna agli Stati Uniti
assumendo una posizione autonoma.
Marco PEZZONI (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo)
dichiara di non condividere l'analisi politica e la visione
del fenomeno della globalizzazione di rifondazione comunista.
Osserva quindi come l'intero centro-sinistra sia favorevole ad
una riforma dell'ONU ispirata al principio del multipolarismo
democratico e che non rappresenti la trasposizione dei
rapporti di forza tra i diversi Paesi. Osserva inoltre come i
temi della pace e del disarmo siano due aspetti fondamentali
della politica del Governo. Ritiene che rispetto a
rifondazione comunista le altre forze della maggioranza
abbiano una diversa visione strategica ma che non siano
questione i principi di fondo ai quali devono ispirarsi le
relazioni internazionali. La Commissione deve discutere della
natura, della funzione e del ruolo storico della NATO, alla
luce dei quali deve essere compreso il processo di
allargamento. Come ha ricordato il sottosegretario Fassino, le
posizioni di rifondazione comunista non hanno pregiudicato in
alcun modo la linea del Governo, che non si è mai discostato
dal programma sulla quale ha ottenuto la fiducia. Sottolinea
quindi la dimensione e la responsabilità internazionale del
Parlamento ed in particolare la sua proiezione europea,
osservando come nelle questioni internazionali debba prevalere
una logica di tipo costituente e non una logica di
schieramento. Il Parlamento deve assumersi nel suo insieme una
responsabilità di carattere internazionale a prescindere dalla
stessa posizione del Governo. Osserva quindi come risulti allo
stato necessario che le opposizioni votino a favore
dell'allargamento della NATO. Dopo aver ricordato come l'ONU
non riesca a portare a termine alcune importanti riforme per
la volontà delle grandi potenze di conservare la titolarità
del diritto di veto nel Consiglio di sicurezza, rileva come
sia tuttavia semplice propaganda contrapporre la NATO e l'ONU
poiché in entrambe le organizzazioni figurano gli stessi
protagonisti e prevalgono le medesime logiche. Osserva inoltre
come la NATO in Bosnia abbia dimostrato di svolgere una
funzione insostituibile, dopo che l'ONU aveva fallito in
quanto sprovvista delle tecnologie, della politica e
dell' intelligence all'altezza della situazione. La NATO
è peraltro intervenuta in Bosnia in accordo con la Russia e
nel quadro della nuova forma di cooperazione definita
partenariato per la pace. Ritiene che le forze più attente ai
nuovi equilibri mondiali dovrebbero governare le
trasformazioni della NATO e la costituzione di una identità di
difesa europea. Anche le Nazioni unite devono comprendere la
necessità di cambiare dando maggiore spazio a paesi come
l'India che, non a caso, è risultata esposta alla tentazione
nucleare. Deve essere in ogni caso chiaro che la NATO si
configura oggi come un'alleanza militare con un carattere
sempre più politico e con l'obiettivo di garantire la
stabilità e la sicurezza dell'intera Europa.
Mirko TREMAGLIA (gruppo alleanza nazionale) ritiene che
il Patto Atlantico rappresenti l'architettura di fondo del
sistema di sicurezza italiano ed europeo fondata sui valori di
libertà e di democrazia. L'allargamento dell'Alleanza è
l'espressione di tale politica che risulta strettamente legata
all'Occidente e funzionale alla tutela della pace nel mondo.
Osserva quindi come, nella maggioranza di un Governo che
intende operare per questi fondamentali obiettivi, sia
presente una forza politica che ad essi risulta invece
assolutamente contraria. Si chiede per quale ragione il
Governo non avverta l'insostenibile peso di tale
contraddizione, rilevando come, se è vero che il Parlamento
riveste un rilievo internazionale, è altrettanto vero che non
si può prescindere dal ruolo dei Governi. Rifondazione
comunista non è tra l'altro solo contro l'allargamento della
NATO ma è radicalmente contraria alla NATO in quanto tale.
La NATO è cambiata ed è stata avviata la costruzione del
pilastro europeo dell'Alleanza. Questo non è avvenuto in
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contrasto con gli Stati Uniti, che anzi hanno promosso tale
trasformazione. La definizione di una componente europea
nell'ambito dell'Alleanza ha coinciso con una più intensa
partecipazione della Francia alla NATO. Nel quadro di tale
evoluzione appare del tutto naturale l'allargamento della NATO
ai paesi europei che prima rientravano nell'orbita sovietica.
Alla Russia è stato chiarito che non deve temere alcun
accerchiamento e che l'Alleanza non ritiene che i rischi
provengano da est, ma dal terrorismo, dagli estremismi
religiosi e dalla proliferazione nucleare. La NATO tiene
inoltre conto del ruolo della Russia come grande potenza. Non
c'è del resto alcun automatismo nell'ingresso nella NATO dei
paesi che prima aderivano al Patto di Varsavia e sussiste
invece la necessità di individuare una strategia politica per
la costruzione di un'Europa che guardi al Mediterraneo.
Osserva come una politica estera del Governo sia oggi
possibile solo perché il Polo adotta un atteggiamento
responsabile a tutela della credibilità internazionale del
paese, circostanza che si è verificata anche nel caso della
missione in Albania. Ritiene che in questo caso il Governo
debba rivolgere un chiaro invito all'opposizione ad assumersi
una responsabilità di carattere internazionale, esprimendo al
contempo una netta presa di distanza nei confronti delle
posizioni di rifondazione comunista. Il Governo deve inoltre
precisare che la sua richiesta è formulata nell'interesse
dell'Italia e dell'Europa a vivere in pace e in sicurezza.
Sandra FEI (gruppo alleanza nazionale) rileva come il
Governo continui ad affrontare questioni gravi e importanti di
politica estera con il sostegno dell'opposizione e senza
risolvere un problema interno alla maggioranza. Ritiene invece
che tale problema andrebbe affrontato con senso di
responsabilità per tutelare l'immagine internazionale
dell'Italia. Chiede quindi al Governo di chiarire le
conseguenze dell'allargamento per quanto riguarda i rapporti
con la Russia, anche in considerazione del fatto che non vi è
stato ancora un riequilibrio geografico dell'Alleanza in
direzione del Mediterraneo ed è anzi prevedibile un ulteriore
allargamento verso est. Chiede infine di chiarire quali siano
i costi dell'allargamento per l'Italia e per gli altri paesi
della NATO.
Achille OCCHETTO, presidente, ritiene opportuno
richiamare l'intenso lavoro svolto dalla Commissione con
riferimento sia all'allargamento dell'Unione europea che
all'allargamento della NATO. La Commissione ha avuto infatti
contatti estremamente rilevanti, svolgendo una funzione attiva
di diplomazia parlamentare. Ricorda in particolare come la
Commissione abbia effettuato lo scorso anno una missione in
Russia per verificare le ripercussioni in quel paese
dell'allargamento della NATO. In tale occasione la Commissione
si è dichiarata unanimemente contraria ad un allargamento a
macchia d'olio che prescindesse dai rapporti con la Russia,
osservando come l'allargamento della NATO non potesse
significare la continuità di un vecchio schieramento con
l'effetto di isolare la Russia. Ritiene che le preoccupazioni
espresse a suo tempo dalla Commissione si siano rivelate
pienamente giustificate, come è stato del resto dimostrato dai
caratteri assunti dal processo di allargamento. Ricorda
inoltre come, in una recente missione in Polonia e nella
Repubblica ceca, la Commissione abbia chiarito la posizione
del Parlamento, ed in particolare di rifondazione comunista,
nei confronti dell'allargamento. Ritiene che, se non vi fosse
un evidente problema di impostazione generale che investe la
collocazione dell'Italia in ambito internazionale, sarebbe
possibile chiedere a rifondazione comunista di elaborare di
comune accordo un documento di indirizzo che accompagni
l'approvazione del disegno di legge in esame. Considera infine
doveroso che il Governo risponda positivamente alla richiesta
di alcuni gruppi di opposizione che lo invitano a chiedere in
modo esplicito il loro sostegno.
Fabio CALZAVARA (gruppo lega nord per l'indipendenza
della Padania) dichiara
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che il suo gruppo, pur riconoscendo alla NATO un ruolo
indispensabile per la difesa della libertà, nutre talune
perplessità in merito al processo di allargamento. Ritiene che
debbono essere attentamente valutati i cambiamenti intervenuti
dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della
contrapposizione tra l'Alleanza e il Patto di Varsavia. Non
considera inoltre sufficienti le trasformazioni della NATO
fino ad oggi intervenute, osservando come non tengano tra
l'altro conto del processo di unificazione europea che
comporta la definizione di una politica di difesa comune.
Inoltre, la Russia, in conseguenza dell'allargamento, subirà
una riduzione della sua capacità di influenza nei confronti
dei paesi confinanti e questo rischia di pregiudicare la
sicurezza europea. Per tali ragioni, il suo gruppo si
asterrà.
Giovanni BIANCHI (gruppo popolari e
democratici-l'Ulivo) ritiene che, dopo il crollo del muro di
Berlino, l'allargamento rappresenti un passo ulteriore verso
la definizione di un nuovo ordine internazionale. Analogamente
a quanto è avvenuto per la costruzione europea, dove il
problema del rafforzamento della dimensione politica è stato
posto dalla realizzazione della moneta unica, la dimensione
politica della NATO è venuta in evidenza dopo che era stato
definito un nuovo concetto di sicurezza europea. Ritiene che
rifondazione comunista debba riesaminare il proprio
internazionalismo, che appare decisamente superato,
collocandolo all'interno di un quadro europeo. Considera
infine evidenti le responsabilità delle opposizioni nei
confronti della politica estera.
Il Sottosegretario Piero Franco FASSINO con riferimento
alla posizione di rifondazione comunista, osserva come il tema
dell'allargamento vada affrontato a partire dall'attuale
situazione della stabilità e della sicurezza in Europa e non
in astratta coerenza con determinati convincimenti. E' infatti
evidente che la caduta del muro di Berlino non ha risolto i
problemi di sicurezza e di stabilità in Europa e siano invece
presenti nuove minacce e nuovi rischi. E' inoltre necessario
considerare la realtà dei paesi che aspirano ad entrare nella
NATO, dove tale obiettivo è condiviso da tutte le forze
politiche. La Polonia, ad esempio, negli ultimi cento anni ha
visto ripetutamente minacciata la propria sovranità da est e
da ovest e l'ingresso nella NATO è ritenuto un essenziale
elemento di stabilizzazione. In Ungheria si è svolto un
referendum in occasione del quale l'87 per cento dei cittadini
si è espresso in favore dell'adesione all'Alleanza. La
stabilità e la sicurezza siano problemi multidimensionali che
attengono agli equilibri politici ed economici e riguardano
inoltre i diritti delle minoranze e la questione ambientale.
C'è tuttavia una dimensione militare che non può essere elusa,
come dimostra la realtà della Bosnia.
Le vicende di questo secolo hanno chiarito come il
rapporto transatlantico sia assolutamente essenziale per la
sicurezza dell'Europa e come l'Europa abbia interesse a non
alimentare le tendenze isolazioniste presenti negli Stati
Uniti. La NATO si avvia a divenire una garanzia di sicurezza
per tutta l'Europa, superando la sua precedente fisionomia che
si confaceva ad un sistema bipolare. L'architettura di
sicurezza dell'Europa non si risolve tuttavia nella sola NATO:
bisogna attribuire il giusto rilievo all'OSCE, alla UEO ed
alla politica estera e di sicurezza comune dell'Unione
europea. Nessuno intende assolutizzare il ruolo della NATO,
che va collocata in un contesto di sicurezza più ampio. Non
ritiene conforme alla realtà rappresentare un'Europa
subalterna agli Stati Uniti ed osserva come il problema della
Russia sia stato affrontato con l'obiettivo di rassicurare
tutti. Lo strumento utilizzato è stato quello di un
partenariato globale per garantire la sicurezza europea, al
quale si è accompagnato l'impegno unilaterale della NATO a non
collocare armamenti nucleari e reparti militari di altri Stati
nei paesi che entreranno a far parte dell'Alleanza. La
sicurezza degli Stati baltici è stata inoltre
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garantita attraverso la sottoscrizione di una Carta baltica
con gli Stati Uniti.
L'allargamento corrisponde ad un interesse generale del
paese e quindi il Governo è impegnato affinché tale scelta
venga sostenuta da uno schieramento di forze assai ampio, in
modo da accrescere la credibilità internazionale del paese.
L'invito rivolto alle opposizioni a votare a favore del
disegno di legge in esame non ha quindi origine solo dagli
equilibri parlamentari ma, in primo luogo, intende tutelare un
interesse generale del paese e della politica estera italiana.
Dopo aver osservato come la posizione di rifondazione
comunista sia nota da tempo sottolinea come in politica estera
non sia possibile negoziare le diverse scelte, definendo
documenti che rappresentino un punto di mediazione. Il Governo
ritiene che la NATO costituisca un elemento essenziale per gli
equilibri europei ed intende rappresentare al Parlamento tale
posizione, auspicando che su di un tema di questo genere vi
sia un voto comune con l'opposizione. Il consenso
dell'opposizione significa che tale scelta verrà onorata in
futuro a prescindere dalla maggioranza che governerà il paese.
Per tale ragione il Governo non ritiene che un voto favorevole
dell'opposizione costituisca un motivo di imbarazzo quanto
piuttosto una scelta conforme all'interesse del paese. Esprime
pertanto il suo più vivo apprezzamento per la disponibilità ad
esprimere un voto favorevole manifestata dall'opposizione. Per
quanto concerne i costi dell'allargamento, si riserva di far
pervenire alla Commissione una documentazione in merito.
Stefano MORSELLI (gruppo alleanza nazionale)
intervenendo per dichiarazione di voto, osserva come il suo
gruppo, in materia di politica estera, abbia sempre dimostrato
un profondo senso di responsabilità. Tale atteggiamento induce
oggi la forza politica alla quale appartiene a distinguere in
modo netto la propria posizione da quella di rifondazione
comunista, facendo prevalere gli interessi generali del paese
sulle logiche di schieramento. Questo, del resto, è
costantemente avvenuto anche nei momenti di più forte
contrapposizione politica. Nel ringraziare il Sottosegretario
Fassino per aver sostenuto che occorre una maggioranza più
vasta a garanzia della credibilità del paese, osserva tuttavia
come occorra esprimere apprezzamento per la condotta delle
opposizioni e non limitarsi a prenderne atto. Il suo gruppo
apre una linea di credito senza tuttavia sottoscrivere una
cambiale in bianco, ed esprimerà un voto favorevole in attesa
che in Assemblea possa essere esaminato un ordine del giorno
che rappresenti un documento forte volto a sottolineare la
posizione pressoché unanime del Parlamento e del Governo
italiani.
Dario RIVOLTA (gruppo forza Italia) intervenendo per
dichiarazione di voto, ringrazia il deputato Pezzoni e il
Sottosegretario Fassino per le valutazioni espresso in merito
al provvedimento e ai rapporti tra maggioranza e opposizione.
Apprezza la disponibilità del Governo a far pervenire alla
Commissione una documentazione relativa ai costi
dell'allargamento, osservando come sarà opportuno chiarire se,
per quanto riguarda l'Italia, gli oneri saranno posti o meno a
carico del bilancio del Ministero della difesa. Rileva come la
questione dell'allargamento non si risolverà al momento del
voto in Assemblea, osservando come anche in futuro il Governo,
specie per quanto riguarda le implicazioni finanziarie,
necessiterà del conforto del Parlamento. Giudica alquanto
singolare il comportamento di rifondazione comunista, che
sostiene il Governo pur esprimendo posizioni nettamente
diverse in materia di politica estera. Nel rilevare infine
come il Governo non abbia ancora fornito tutti i chiarimenti
politici richiesti, preannuncia l'astensione del suo
gruppo.
Gabriele CIMADORO (gruppo per l'UDR-Cristiani
democratici uniti cristiani democratici per la Repubblica)
ricorda come, nel corso della missione a Mosca ricordata dal
presidente, fosse stato possibile
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approfondire tutte le implicazioni del processo
dell'allargamento. Dichiara quindi che l'invito rivolto alle
opposizioni dal rappresentante del Governo ha indotto anche il
suo gruppo ad esprimere un voto favorevole. Concorda tuttavia
in merito all'opportunità di approvare in Assemblea un ordine
del giorno che impegni in modo significativo il Governo.
Fabio CALZAVARA (gruppo lega nord per l'indipendenza
della Padania) dichiara che i chiarimenti del rappresentante
del Governo non hanno fugato le perplessità da lui in
precedenza espresse, ribadendo l'astensione del suo gruppo.
Ramon MANTOVANI (gruppo rifondazione comunista
progressisti) nel rilevare come le posizioni del suo gruppo
siano state travisate, concorda in merito alla necessità dei
paesi europei di garantire la propria sicurezza, ma non
comprende perché ciò debba avvenire attraverso le forze armate
e le basi militari degli Stati Uniti. In tal modo, per
realismo e pragmatismo, si finisce con l'accettare una
configurazione unipolare del mondo. Ritiene che l'insuccesso
delle Nazioni Unite in Bosnia sia stato determinato
dall'azione degli Stati Uniti, che costantemente si rifiutano
di porre propri reparti sotto il comando delle Nazioni Unite.
A Dayton sono state attribuite forti compensazioni ai
nazionalismi in campo, realizzando obiettivi di pacificazione
assai limitati. Si continua più in generale con una politica
dei due pesi e delle due misure: sui serbi si esercitano
pressioni per il Kossovo mentre si continua a premiare la
Turchia che sta attuando un genocidio nei confronti del popolo
curdo. L'Europa non avrà mai una propria politica estera fino
a quando gli strumenti militari rimarranno appannaggio della
NATO. Il suo gruppo ha compiuto un vero e proprio strappo
votando a favore della ratifica del Trattato di Amsterdam e
dichiarandosi favorevole alla moneta unica. Proprio il valore
dell'Europa lo induce tuttavia a ritenere che l'Europa debba
garantire in modo autonomo la propria sicurezza attraverso una
riforma dell'OSCE. Non ritiene che la NATO sia legittimata ad
imporre la propria volontà nel mondo attraverso la nuova
dottrina che si è data. Preannuncia quindi il voto contrario
del suo gruppo, dichiarando che un voto contrario del Polo non
avrebbe comunque modificato la posizione di rifondazione
comunista.
Umberto RANIERI (gruppo democratici di
sinistra-l'Ulivo) intervenendo per dichiarazione di voto,
osserva come la NATO non sia oggi protagonista di una politica
di potenza e di contrapposizione tra i blocchi, sottolineando
come la politica dell'Alleanza sia invece caratterizzata dalla
partnership europea. Ritiene che le posizioni di
rifondazione comunista, anche se note da tempo, costituiscano
un problema politico e non una questione di ordinaria
amministrazione. Osserva che quanto sono in gioco questioni
che investono la collocazione internazionale del paese deve
essere ricercato il più ampio consenso in ambito parlamentare.
Per questo non può che essere valutata positivamente la scelta
compiuta dalle forze di opposizione che, considerata la
posizione fino ad ora espressa da rifondazione comunista,
risulta indispensabile ai fini dell'approvazione del
provvedimento in esame. La NATO è parte di un disegno di
sicurezza più vasto che ricomprende l'ONU, l'UE e l'OSCE e che
vede la Russia partecipare alle scelte di carattere
internazionale. La prospettiva non è quella di accrescere la
sicurezza di una parte contro l'altra ma di assicurare la
stabilità a livello generale. Rifondazione comunista espone
una vecchia logica quando parla degli Stati Uniti come di un
gendarme, di un'Europa subalterna e di un mondo dominato dalla
tracotanza militarista americana. Il ruolo dell'Unione europea
non è in contrapposizione con gli Stati Uniti e l'Alleanza
Atlantica e la prospettiva dell'allargamento non contraddice
il ruolo centrale che va riconosciuto alla Russia. I paesi
interessati all'allargamento torneranno a fare parte
dell'Europa e di una dimensione di sicurezza europea.
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Giuliano URBANI (gruppo forza Italia) dà conto dei
pareri favorevoli espressi dalle Commissioni affari
costituzionali, bilancio e difesa. Osserva come il relatore
potrà tenere conto nella relazione dei dati che il Governo si
è impegnato a fornire in merito ai costi dell'allargamento.
La Commissione dà quindi mandato al relatore di riferire
favorevolmente all'Assemblea e procede quindi alla nomina del
Comitato dei nove, riservandosi il Presidente di indicarne i
componenti sulla base delle designazioni dei gruppi.
La seduta termina alle 12,05.
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