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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377841
SMC0355-0039
Bollettino Giunte e Commissioni n. 355 del 28 maggio 1998 - edizione definitiva - (SMC13-355)
(suddiviso in 127 Unità Documento)
Unità Documento n.39 (che inizia a pag.53 dello stampato)
              ...IV COMMISSIONE PERMANENTE
                           (Difesa)
 
 
...IN SEDE CONSULTIVA
C4883. LAVCOMM
C4883.
Disegno di legge: C. 4883 Governo: Ratifica Protocolli al Trattato Nord Atlantico accesso Polonia, Repubblica ceca e Ungheria. (Parere alla III Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).
Roberto LAVAGNINI. Mario TASSONE. Domenico Paolo ROMANO CARRATELLI. Valdo SPINI, presidente. Maria Celeste NARDINI. Domenico BENEDETTI VALENTINI. Elvio RUFFINO. Gianfranco SARACA. Simone GNAGA. Mario MICHELANGELI. Paolo BAMPO. Piero RUZZANTE. Il sottosegretario Giovanni RIVERA.
Giovedì 28 maggio 1998. - Presidenza del Presidente Valdo SPINI. - Interviene il Sottosegretario di Stato per la difesa, Giovanni Rivera.
ZZSMC ZZRES ZZSMC280598 ZZSMC980528 ZZSMC000598 ZZSMC000098 ZZSMC355 ZZ13 ZZD ZZCN ZZC4 ZZCO ZZHH ZZII
     La Commissione prosegue l'esame del provvedimento per il
  parere alla III Commissione.
 
     Roberto LAVAGNINI (gruppo forza Italia), nel
  condividere l'iniziativa in esame, sottolinea come il suo
  gruppo supplisca nuovamente alle carenze di consenso interno
  della maggioranza in materia di politica estera e di
  difesa.
     Occorre che il Governo trovi i voti necessari a sostenere
  la sua politica estera richiedendoli espressamente anche al
  gruppo di forza Italia.  In attesa di ciò preannuncia che per
  il momento il suo gruppo si asterrà.
 
     Mario TASSONE (gruppo UDR/CDU-CDR), nel disapprovare il
  fatto che il disegno di legge in titolo non è stato assegnato
  alle Commissioni riunite III e IV, con la conseguenza che le
  competenze della Commissione difesa risultano limitate,
  condivide il rilievo del deputato Lavagnini ed osserva che in
  piedi c'è un dibattito in materia di politica estera che non
  si è concluso dopo che il Ministro degli affari esteri ha
  svolto la sua relazione anche sulla NATO e sul relativo
  allargamento.
     Dopo aver osservato che il gruppo di rifondazione
  comunista con coerenza ha manifestato in quella occasione il
  proprio dissenso sulla parte di relazione che concerneva la
  NATO e che non sono state votate le risoluzioni conclusive
  presentate, tra le quali anche una a sua firma, sottolinea
  l'anomalia di tale procedura rispetto alla gravità politica
  della vicenda.  Occorre quindi chiarire questo aspetto prima di
  pervenire all'espressione del parere.
 
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     Domenico Paolo ROMANO CARRATELLI (gruppo popolari e
  democratici-l'Ulivo) non condivide le riflessioni del deputato
  Tassone e rileva come la Commissione si sia impegnata ad
  approfondire la materia, dando atto al presidente di aver
  provocato l'esame della Commissione sulla materia.  Ritiene
  peraltro evidente come si tratti di una questione da tenere
  separata dai problemi politici, sulla quale il Governo si
  aspetta un ampio consenso tra le forze politiche.
     Dopo aver osservato che sulla questione della NATO si
  affrontano culture ed esperienze diverse, ritiene che la
  Commissione debba esprimere un parere favorevole sul disegno
  di legge in esame senza alcuna drammatizzazione.  Preannuncia
  quindi, anche a nome del suo gruppo, voto favorevole.
 
     Valdo SPINI,  presidente,  rileva che i disegni di
  legge di semplice autorizzazione alla ratifica di accordi
  internazionali sono assegnati alla III Commissione, e le
  Commissioni assegnatarie del parere possono pronunciarsi solo
  in senso favorevole o contrario.  Peraltro la IV Commissione
  può comunque deliberare di richiedere che il parere da essa
  espresso sia stampato ed allegato alla relazione della III
  Commissione per l'Assemblea, ai sensi dell'articolo 73, comma
  4, del regolamento.
 
     Maria Celeste NARDINI (gruppo rifondazione
  comunista-progressisti), nel confermare la posizione espressa
  dal suo gruppo sul tema in esame, precisa che rifondazione
  comunista adduce ragioni moderne per contrastare
  l'allargamento della NATO.
     Al riguardo osserva che stupisce che di fronte alla
  richiesta del suo gruppo di sciogliere la NATO e di chiudere
  le basi straniere si risponda che la NATO di oggi non è quella
  del passato, che è cambiata, che serve ad altro.
     Sappiamo che non è più la NATO che ha coperto gli agenti
  della CIA accusati dai giudici di Milano - ma anche dalla
  relazione del senatore Pellegrino in Commissione stragi - di
  aver messo la bomba in Piazza Fontana o che dava ospitalità ai
  neofascisti in basi inaccessibili al Parlamento e alla
  magistratura italiana per addestrarsi a far saltare i binari.
  Rimane certo ancora molto di quella NATO, come dimostrano i
  silenzi sull'abbattimento del DC9 dell' Itavia  sui cieli
  di Ustica ed il fatto che si sia sottratta alla magistratura
  italiana l'inchiesta sulla strage del Cermis, ma il giudizio
  critico del suo gruppo affonda tutto sull'attualità.  La NATO
  di oggi è molto più pericolosa di quella di ieri perché si
  configura sempre di più come il braccio armato dei paesi
  ricchi contro i paesi poveri ed alimenta l'utopia mortifera
  che è possibile mantenere gli attuali livelli d'ingiustizia
  planetaria con il ricorso alla forza delle armi.
     Ritiene che più si rafforza la NATO e più si uccidono le
  Nazioni Unite, sola istituzione legittimata a rappresentare
  l'insieme della collettività umana.  I patti militari non
  possono essere eterni, essere buoni per tutte le stagioni.  Un
  continente finalmente libero dai patti militari e dall'arma
  nucleare, non può che essere l'aspirazione a cui ogni forza
  democratica e progressista dovrebbe tendere come una frontiera
  di civiltà.
     Non ritiene possibile tacere sulla pericolosità di
  un'alleanza militare che ha nel cuore del Mediterraneo - a
  Cipro dove due eserciti NATO si fronteggiano l'un contro
  l'altro armati - il monumento del suo fallimento.  Armi e
  truppe della NATO ogni giorno in Kurdistan uccidono,
  deportano, danno alle fiamme villaggi.  Non basta avere
  l'emblema dell'Alleanza per rendere accettabili e giuste le
  stesse cose che, contro i kurdi, ha fatto Saddam Hussein.
  Ritiene che abbia ragione il vicepremier Veltroni quando
  afferma che della NATO non si può discutere.  Il Paese, la
  democrazia italiana, hanno bisogno di questa discussione
  purché non avvenga all'ombra di fondamentalismi atlantici, che
  sono ideologici residui del passato.
     I paesi dell'est chiedono di entrare nella NATO perché non
  avevano altra scelta.  Non si sono aperte loro le porte
  dell'Unione Europea.  La NATO è vissuta come un viatico per
  entrare nell'Unione
 
                              Pag. 55
 
  Europea.  Ma questa è una sconfitta rispetto all'esigenza di
  realizzare un'Europa finalmente solidale, senza più muri e
  patti militari discriminatori.  Osserva che poco importa, da
  questo punto di vista, che siano i  premier  dei paesi
  dell'est a genuflettersi, a supplicare l'ingresso nella NATO:
  sono stati vassalli per 40 anni di un patto militare, e forse
  alcuni di loro speravano che con la "libera" Europa prima che
  di carri armati, truppe corazzate, corpi di spedizione,
  cacciabombardieri fosse in grado di parlare a loro la lingua
  dell'unità politica ed economica.  Invece no, si procede a
  passo spedito con la NATO che sotto questo tratto mantiene
  invariata la sua ragione di fondo: tenere sotto controllo
  statunitense l'Europa.
     Rispetto all'obiezione per la quale la NATO è un elemento
  di sicurezza dei popoli, osserva che sarebbe troppo facile
  dire che per quel pezzo di Europa di sette nazionalità
  diverse, uccise in una funivia a Cavalese, la sicurezza della
  NATO ha significato dire solo morte.  Lasciando da parte questi
  "eccessi" atlantici, frutto anche, unico paese europeo,
  dell'assenza di un pensiero critico nei confronti della NATO,
  che in Italia arriva ad arruolare - con buona pace della
  nonviolenza - anche i verdi (o almeno la maggioranza di essi),
  ricorda che il G8, che ritiene un governo abusivo del mondo,
  si è concluso senza una decisione rispetto al grande disordine
  che l'attuale economia mondiale basata sull'ingiustizia più
  evidente sta ogni giorno creando.  Forse si sarebbe dovuto
  riflettere sul fatto che la nuova proliferazione nucleare in
  Asia ricomincia anche e principalmente per l'irresponsabile
  decisione di "uccidere" l'ONU e di potenziare strumenti
  militari di parte come la NATO.
     Ritiene evidente che l'allargamento ad Est della NATO sta
  sempre più spingendo la Russia lontano dall'Europa portandola
  a recuperare un ruolo di potenza in Asia e che c'è un legame
  tra la ripresa della folle corsa nucleare ed il potenziamento
  di un'alleanza militare nucleare come la NATO.  Il fatto che la
  Russia sia coinvolta nella  partnership for peace  e che
  farà esercitazioni militari con la NATO non basta a calmare le
  frustrazioni di Mosca.
     Eppure nel Congresso degli Stati Uniti autorevoli
  parlamentari hanno evidenziato l'irresponsabilità
  dell'allargamento della NATO ad Est.
     Si dice inoltre che la NATO è servita a riportare la pace
  in Bosnia mentre le Nazioni Unite hanno invece fallito.
  Ritiene infatti che dietro il fallimento dei caschi blu in
  Bosnia si potrebbe celare anche l'obiettivo di rilegittimare
  la NATO come solo gendarme affidabile per il 2000.
     Infatti tra il 1992 ed il 1994 gli Stati Uniti avevano una
  totale supremazia presso l'ONU.  Eppure L'ONU falliva in
  Bosnia.  L'ONU decretava l' embargo  delle armi ai
  contendenti e le armi invece affluivano copiose in tutta la
  ex-Jugoslavia.  Chi controllava il traffico delle armi?  Chi
  controllava la strana attività delle basi americane in Italia
  in quel periodo?  Dopo aver ricordato  Restore Hope,  la
  missione in Somalia ottenuta dagli Usa quando le Nazioni Unite
  le erano completamente servili, rileva che ci sono documenti
  del Pentagono che dicono come questa missione sia stata
  "inventata".  Tutto il mondo d'improvviso si è accorto che in
  Somalia c'era la guerra civile, che bisognava intervenire.  Ciò
  allo scopo non già di riportare la pace ma, come nella Guerra
  del golfo e in Bosnia, per consentire al complesso industriale
  bellico degli Stati Uniti di ritirare il fiato.
     Ritiene poi vero che le spese militari nel mondo siano in
  diminuzione, ma esse riguardano essenzialmente la forte
  contrazione nei paesi dell'Ex Patto di Varsavia (Russia in
  testa) e non invece una tendenza più generale.  D'altronde chi
  pianifica l'estensione della NATO ad Est non può ignorare che
  essa porterà ad un aumento della spesa militare per i nuovi
  alleati e più in generale per gli alleati europei.  Un tempo si
  parlava di nuovo ordine mondiale; oggi ci troviamo di fronte
  ad un disordine globale sempre più crescente.  Tutti gli
  analisti concordano nel rilevare la crescita di questo
  disordine.  Si evita di analizzarne le cause ma le si usa
 
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  per giustificare il mezzo per "contenere" questo disordine:
  la NATO appunto.  Senza più frontiere, alleanza planetaria,
  fortezza della sicurezza contro un mondo che implode in se
  stesso.
     Ritiene che occorra verificare se dietro a questo
  disordine non vi sia anche la NATO.  Non sarà che potenziando
  un patto militare che esclude una parte così consistente della
  comunità umana si finisce per rafforzare le tentazioni di
  riarmo compreso quello atomico?  Ammesso e non concesso che la
  NATO non sia responsabile di questo disordine crescente, è sul
  terreno militare che si deve rispondere?  Non è forse attivando
  una politica economica diversa dal libero dispiegarsi di un
  mercato selvaggio, che distrugge natura ed umanità, che forse
  saremo in grado di dare maggiore sicurezza, per noi e per gli
  altri?
     Crede che l'occidente abbia le sue colpe, con la sua
  avidità di petrolio e di gas pregiato, nell'ecatombe che sta
  travolgendo l'Algeria e pensa che l' Euromarfor,
  l' Eurofor,  i corpi di spedizione atlantici, siano
  risposte da sinistra arcaica, di una sinistra che ha smarrito
  le ragioni della sua modernità: stare dalla parte
  dell'umanità.
     Di fronte a chi dice che non si può uscire dalla NATO,
  invita ad uscire dal comando unificato della NATO.
     In tal senso propone di chiudere le basi americane in
  Italia, non essendo comprensibile la ragione del perché oggi i
  soldati statunitensi siano nel nostro Paese in numero
  crescente rispetto al periodo della guerra fredda.  Almeno si
  potrebbe finalmente far rispettare quel Trattato di non
  proliferazione nucleare che il nostro Paese ha sottoscritto e
  che è costretto a violare per consentire lo stoccaggio delle
  armi atomiche sul nostro territorio da parte degli Usa.
  Oppure, più semplicemente si potrebbe attuare il Trattato di
  Ottawa per il bando completo delle mine antipersona,
  notoriamente non sottoscritto dagli Usa, i cui depositi in
  Italia sono stracolmi.
     Ritiene allora che non sia né estremismo né schieramento
  ideologico ricordare i valori, traditi, per il quale venne
  abbattuto il muro di Berlino.
     Precisa che il suo gruppo continua a pensare che l'Europa
  non sarà mai unita finché esisteranno sul nostro continente
  paesi alleati militarmente e paesi esclusi.
     Dall'Atlantico agli Urali è possibile costruire un
  continente libero dai patti militari, solidale, civile,
  democratico che sia un ponte con i popoli del sud del
  mondo.
     Estendendo la NATO si divide l'Europa e si allontana la
  sua costruzione.  E' per queste ragioni, tutte attuali e
  rivolte al futuro, che preannuncia il voto contrario del suo
  gruppo sul provvedimento in esame.
 
     Domenico BENEDETTI VALENTINI (gruppo alleanza
  nazionale), osserva come l'intervento del deputato Nardini
  illustri la posizione del gruppo di rifondazione comunista ed
  evidenzi le difficoltà della maggioranza: rispettandola, non
  la giudica né moderna né antica, ma solo contemporanea.
     Dopo aver rilevato che gli interventi che tentano di
  minimizzare le difficoltà di una maggioranza su questo
  argomento siano una manifestazione di provincialismo e di
  estremo degrado perché si dimostra di reputare la politica
  estera e di difesa come un qualche cosa di residuale,
  inducendo l'opposizione a mostrare senso di responsabilità,
  sottolinea come l'apertura della NATO a questi nuovi Paesi sia
  stata avallata da una convinzione diffusa all'interno delle
  forze politiche presenti in quelle democrazie.
     Nel rilevare che è ovvio che la NATO non sia più quella di
  anni addietro, reputa interessante la visione che
  l'allargamento finisca con il determinarne la sovrapposizione
  politica all'ONU.  Ritiene peraltro che la partecipazione di
  questi nuovi Paesi costituisca un fattore di riequilibrio del
  baricentro della NATO in Europa, aspetto di cui sottolinea il
  rilievo.
     Nel sottolineare come nell'ambito della NATO il ruolo
  dell'Italia si valorizzi nel confronto che l'Europa deve
  sostenere rispetto alle minacce dell'integralismo e dei
  nazionalismi, ritiene condivisibile che il rilievo politico
  della NATO non sia solo
 
                              Pag. 57
 
  quello di uno strumento militare che aggravi le ingiustizie,
  anche se occorre comunque calarne il ruolo nella realtà
  storica attuale.
     Nell'auspicare quindi un chiarimento politico nella
  maggioranza, aspetto da non sottovalutare, precisa che il suo
  gruppo è favorevole al disegno di legge in titolo.
 
     Elvio RUFFINO (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo),
  nel preannunciare, anche a nome del suo gruppo, voto
  favorevole, rileva come il provvedimento in esame rappresenti
  un passo non in sé perfetto di un processo di costruzione di
  un nuovo ordine in un'Europa nuovamente afflitta da crisi
  regionali.  Nel ritenere che l'ordine mondiale non si evochi ma
  si deve costruire, invita a riflettere sulla necessità di
  allargare ancora la NATO alla Slovenia, senza dimenticare la
  Russia.
     Non condivide le considerazioni del deputato Nardini,
  gravemente arretrate rispetto alle posizioni dello stesso PCI
  degli anni '70, che è sempre stato attento all'evolversi dei
  processi storici.  Invita peraltro a porre attenzione ai
  problemi politici dell'Europa e non a quelli degli Stati
  Uniti, nella costruzione di un nuovo governo mondiale per la
  gestione delle crisi territoriali.
     Non condivide nemmeno le accuse di provincialismo
  formulate dal deputato Benedetti Valentini, rilevando come non
  si debbano mancare gli appuntamenti della storia: in tali casi
  infatti una forza politica non può svolgere solo il ruolo di
  opposizione ma deve affermare la propria funzione, anche se
  non si può negare che la posizione di rifondazione comunista
  abbia un preciso significato politico.
 
     Gianfranco SARACA (gruppo rinnovamento italiano), nel
  reputare importanti le riflessioni dei deputati Tassone,
  Benedetti Valentini e Lavagnini, ritiene che ciò che mira a
  rafforzare la NATO è utile per la conservazione della pace e
  la prevenzione di conflitti scaturenti dalle tensioni oggi
  registrabili in alcune aree europee, nonché da aree
  geograficamente a rischio nel resto del mondo alimentate da
  fanatismi etnici e religiosi.  E' del parere che di fronte a
  minacce del genere le forze politiche non debbano mostrarsi
  divise rispetto a quello che considera un atto politicamente
  dovuto, e cioè il voto favorevole al disegno di legge in
  titolo.
 
     Simone GNAGA (gruppo lega nord per l'indipendenza della
  Padania), nel considerare evidente una rivisitazione delle
  scelte politiche in materia di difesa europea, ritiene che sia
  necessario chiarire l'efficienza degli organismi europei
  esistenti, quali la UEO, chiamata da più parti a svolgere le
  funzioni di "polizia territoriale".  Nel domandarsi se sia
  legittimo che paesi sottoposti per molto tempo a regimi non
  democratici concorrano alla conservazione della pace in
  Europa, invita a riflettere se per tale finalità sia
  necessario l'impegno della NATO e non di altri organismi,
  perché su tale direttrice la NATO verrebbe ad assumere un
  ruolo ulteriore rispetto a quello istituzionale.
     Preannuncia quindi che il suo gruppo voterà favorevolmente
  al disegno di legge in esame, anche se devono essere chiarite
  in Assemblea talune posizioni politiche per quanto concerne il
  ruolo della NATO.
 
     Mario MICHELANGELI (gruppo rifondazione
  comunista-progressisti), nell'aderire all'intervento del
  deputato Nardini, conferma la posizione del suo gruppo in
  relazione al dibattito svoltosi.  Replica al deputato Ruffino
  che l'allargamento della NATO risulta motivato sulla base del
  pericolo che paesi del terzo mondo possano costituire una
  minaccia per l'occidente ricco, che ricerca la difesa nella
  NATO: questo aspetto costituisce la maggiore  deminutio
  del ruolo dell'ONU.  Anche l'Unione europea si è potuta
  organizzare solo sulla moneta e non anche sulle esigenze della
  sicurezza.  Si continua a mantenere una struttura militare che
  non ha più ragione di esistere se non per rappresentare la
  presenza degli Stati Uniti in Europa.  Nel rilevare che questo
  aspetto non è stato criticato da nessuno, precisa la coerenza
  del suo gruppo con la tradizione comunista, che è contraria ai
  patti
 
                              Pag. 58
 
  armati finalizzati a creare "gendarmi" per la sicurezza
  internazionale.
 
     Paolo BAMPO (gruppo lega nord per l'indipendenza della
  Padania), pur condividendo le osservazioni del deputato Gnaga,
  preannuncia che personalmente si asterrà sul provvedimento
  perché l'evoluzione NATO, destinata ad avere un ruolo
  estremamente significativo, non deve determinare lo
  scardinamento degli equilibri esistenti tra i paesi
  dell'Europa dell'Est, probabile ove la scelta
  dell'allargamento sia sostenuta con troppa facilità.
     Ritiene inoltre importante considerare il ruolo della
  Russia nella gestione delle questioni di sicurezza
  internazionale.
 
     Valdo SPINI,  presidente,  rammenta come il
  giudizio storico della NATO debba essere condiviso e rivolge
  al gruppo di rifondazione comunista un invito a mutare la
  relativa posizione contraria, in quanto nei paesi interessati
  dall'allargamento si è registrato, nell'ambito degli
  schieramenti interni, un consenso politico pressoché
  unanime.
     Osserva inoltre che il rischio di tensioni con la Russia è
  un profilo avvertito da tutti.  Al riguardo ricorda come
  nell'ambito delle relazioni tra NATO e Russia si è avuto nel
  1997 un atto istitutivo di un partenariato dal quale sono
  scaturite alcune riunioni a livello ministeriale del
  Permanent Joint Council  NATO-Russia, istituito in tale
  ambito.  In tale contesto è stato tra l'altro trattato il
  coinvolgimento della Russia nel meccanismo decisionale
  relativo all'impiego del dispositivo militare comune nella
  crisi bosniaca, nonché la partecipazione russa al gruppo di
  contatto, ed è stato approvato un piano di lavoro per il 1998
  che dà corso alle consultazioni - ed alle eventuali
  codecisioni - tra NATO e Russia nei diversi settori previsti
  dall'atto fondatore.
     Osserva che da questo punto di vista gli strumenti
  illustrati coinvolgono gli USA in un meccanismo di
  collaborazione che rende condivisibile tale allargamento anche
  rispetto alla Russia.  In tal senso, pur condividendo
  l'opportunità che questi paesi fossero prima coinvolti
  nell'Unione europea, ritiene che al momento occorre evitare il
  grave gesto politico di chiudere loro le porte appena
  dischiuse.
     Alla luce di questi dati ritiene necessario meditare anche
  sull'apertura alla Slovenia ed alla Romania, rammentando che
  l'Italia sta per assumere la presidenza di turno della UEO,
  chiamata a svolgere il ruolo di snodo tra Unione Europea e
  NATO.  A tal fine occorre un ruolo attivo dell'Italia mentre
  non si deve riprodurre una contrapposizione che, risalente
  agli anni '50, non è oggi più accettabile.  Se in tale logica
  il gruppo di rifondazione comunista rivedrà il suo
  atteggiamento di voto nel senso di una astensione, si potrà
  evitare che questa vicenda sia interpretata nel senso di
  ricondurre le ragioni dell'argomento a "destra", mentre in
  realtà è assente qualsiasi profilo del genere, valutabile su
  di un piano ideologico.
 
     Piero RUZZANTE (gruppo democratici di
  sinistra-l'Ulivo),  relatore,  condivide i rilievi del
  Presidente e comprende le perplessità espresse sul ruolo della
  Russia, ma invita a tener conto dell'oggetto dell'accordo su
  cui occorre esprimersi in questa sede.  Non occorre invece
  evidenziare le differenze registrabili all'interno della
  maggioranza, in quanto analoghe differenze si possono
  registrare anche nelle file dell'opposizione, come dimostrano
  la discussione del progetto di riforma costituzionale e del
  DPEF.
     Nell'osservare che la sparizione di un blocco di paesi
  ostili nell'Est dell'Europa deve indurre ad una revisione
  delle strategie dei membri della NATO, ritiene che questo
  debba avvenire all'interno dei processi politici: uno stimolo
  in tal senso dovrebbe provenire dal semestre italiano di
  presidenza della UEO.
     Formula conclusivamente la seguente proposta di parere sul
  disegno di legge in titolo:
     "La IV Commissione Difesa,
       esaminato il disegno di legge di autorizzazione alla
  ratifica dei protocolli
 
                              Pag. 59
 
  al Trattato Nord Atlantico sull'accesso della Repubblica di
  Polonia, della Repubblica ceca e della Repubblica di Ungheria,
  firmati a Bruxelles il 16 dicembre 1997;
       ritenuto che l'allargamento della NATO a tali Paesi
  riveste una notevole importanza storica nell'ambito del
  complessivo processo di apertura dei confini politici interni
  dell'Europa avviatosi dopo la caduta del muro di Berlino;
       considerato che tale processo, sospinto dall'apertura
  dell'Unione europea ai Paesi dell'Est europeo, determina una
  tendenza dei Paesi europei a considerare come rischi comuni le
  crisi localizzate all'interno del continente, come dimostrano
  le vicende della ex Jugoslavia, dell'Albania, del Kosovo,
  nonché del Caucaso;
       ritenuto che esistono quindi prospettive nuove e per
  certi versi da approfondire per quanto concerne la
  realizzazione di politiche di sicurezza condivise dai Paesi
  europei, tali da garantire armonia politica entro i confini
  dell'Europa in uno spirito di condivisione dei valori della
  pace e della stabilità;
       ribadita altresì la posizione dell'Italia favorevole ad
  un successivo ingresso di Slovenia e Romania;
       prendendo atto dei positivi sviluppi del  Founding
  Act  del partenariato NATO-Russia, che ha portato alla
  istituzione di un  Permanent Joint Council  NATO-Russia, e
  della necessità di sviluppare gli aspetti di cooperazione e
  collaborazione;
       auspicato che in tale prospettiva si possa articolare il
  semestre italiano di presidenza della UEO, che avrà inizio il
  1^ luglio prossimo, e che siano mature le condizione per
  promuovere una maggiore correlazione di competenze tra la UEO
  stessa e la NATO;
  esprime
                     PARERE FAVOREVOLE".
 
     Il sottosegretario Giovanni RIVERA, nel richiamare alle
  responsabilità politiche ed istituzionali i protagonisti del
  confronto politico in atto, ritiene possibile concordare sul
  fatto che in materia di politica estera e di difesa è
  auspicabile che il Capo del Governo abbia poteri più ampi.
     Nel concordare con l'intervento del Presidente, ritiene
  che all'opposizione sia possibile chiedere un voto favorevole
  proprio per gli argomenti usati dai deputati intervenuti.
     Ricorda inoltre che entro settembre si procederà alla
  costituzione di una brigata comune composta da unità delle
  Forze armate dei paesi dell'area balcanica con osservatori
  degli USA e della Slovenia e con la partecipazione
  dell'Italia.  Al riguardo ritiene che più Stati partecipano a
  strumenti militari comuni per la conservazione della pace e
  più è facile favorire la sicurezza in Europa.
     Nel ritenere che con il coinvolgimento della Russia forse
  si potrebbero risolvere anche le vicende del Kosovo e le
  questioni concernenti la ex-Iugoslavia, invita la Commissione
  a convergere sul parere illustrato dal relatore, sollecitando
  ad affrontare il problema della futura struttura della NATO in
  altre sedi.
 
     Maria Celeste NARDINI (gruppo rifondazione
  comunista-progressisti), intervenendo per dichiarazione di
  voto, non condivide il parere illustrato dal relatore, che
  ritiene addirittura centrato su posizioni che superano le
  conclusioni della stessa Assemblea dell'Atlantico del Nord,
  che ha deciso una pausa di riflessione su ulteriori proposte
  di allargamento della NATO fino al 1999.
 
     Mario TASSONE (gruppo UDR/CDU-CDR), intervenendo per
  dichiarazione di voto, rileva che il ruolo della NATO in
  Italia vada retrodatato rispetto al 1989 e in tal senso
  condivide quanto detto dal deputato Nardini, confermando il
  parere per il quale il Governo dovrebbe al limite dimettersi
  in assenza di una maggioranza su un argomento non da poco qual
  è quello concernente la politica della NATO.
 
                              Pag. 60
 
     Preannuncia in ogni caso che il suo gruppo si asterrà.
     La Commissione approva quindi la proposta di parere
  favorevole del relatore e delibera di richiedere alla III
  Commissione che il parere sia stampato e allegato alla
  relazione per l'Assemblea, ai sensi dell'articolo 73, comma 4,
  del regolamento.
 
DATA=980528 FASCID=SMC13-355 TIPOSTA=SMC LEGISL=13 NCOMM=04 SEDE=CO NSTA=0355 TOTPAG=0271 TOTDOC=0127 NDOC=0039 TIPDOC=B DOCTIT=0000 COMM=C4 D CN PAGINIZ=0053 RIGINIZ=014 PAGFIN=0060 RIGFIN=007 UPAG=NO PAGEIN=53 PAGEFIN=60 SORTRES=9805283 SORTDDL= FASCIDC=13SMC 00355 SORTNAV=59805280 00355 b00000 ZZSMC355 NDOC0039 TIPDOCB DOCTIT0039 NDOC0039



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