| La Commissione prosegue l'esame del provvedimento per il
parere alla III Commissione.
Roberto LAVAGNINI (gruppo forza Italia), nel
condividere l'iniziativa in esame, sottolinea come il suo
gruppo supplisca nuovamente alle carenze di consenso interno
della maggioranza in materia di politica estera e di
difesa.
Occorre che il Governo trovi i voti necessari a sostenere
la sua politica estera richiedendoli espressamente anche al
gruppo di forza Italia. In attesa di ciò preannuncia che per
il momento il suo gruppo si asterrà.
Mario TASSONE (gruppo UDR/CDU-CDR), nel disapprovare il
fatto che il disegno di legge in titolo non è stato assegnato
alle Commissioni riunite III e IV, con la conseguenza che le
competenze della Commissione difesa risultano limitate,
condivide il rilievo del deputato Lavagnini ed osserva che in
piedi c'è un dibattito in materia di politica estera che non
si è concluso dopo che il Ministro degli affari esteri ha
svolto la sua relazione anche sulla NATO e sul relativo
allargamento.
Dopo aver osservato che il gruppo di rifondazione
comunista con coerenza ha manifestato in quella occasione il
proprio dissenso sulla parte di relazione che concerneva la
NATO e che non sono state votate le risoluzioni conclusive
presentate, tra le quali anche una a sua firma, sottolinea
l'anomalia di tale procedura rispetto alla gravità politica
della vicenda. Occorre quindi chiarire questo aspetto prima di
pervenire all'espressione del parere.
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Domenico Paolo ROMANO CARRATELLI (gruppo popolari e
democratici-l'Ulivo) non condivide le riflessioni del deputato
Tassone e rileva come la Commissione si sia impegnata ad
approfondire la materia, dando atto al presidente di aver
provocato l'esame della Commissione sulla materia. Ritiene
peraltro evidente come si tratti di una questione da tenere
separata dai problemi politici, sulla quale il Governo si
aspetta un ampio consenso tra le forze politiche.
Dopo aver osservato che sulla questione della NATO si
affrontano culture ed esperienze diverse, ritiene che la
Commissione debba esprimere un parere favorevole sul disegno
di legge in esame senza alcuna drammatizzazione. Preannuncia
quindi, anche a nome del suo gruppo, voto favorevole.
Valdo SPINI, presidente, rileva che i disegni di
legge di semplice autorizzazione alla ratifica di accordi
internazionali sono assegnati alla III Commissione, e le
Commissioni assegnatarie del parere possono pronunciarsi solo
in senso favorevole o contrario. Peraltro la IV Commissione
può comunque deliberare di richiedere che il parere da essa
espresso sia stampato ed allegato alla relazione della III
Commissione per l'Assemblea, ai sensi dell'articolo 73, comma
4, del regolamento.
Maria Celeste NARDINI (gruppo rifondazione
comunista-progressisti), nel confermare la posizione espressa
dal suo gruppo sul tema in esame, precisa che rifondazione
comunista adduce ragioni moderne per contrastare
l'allargamento della NATO.
Al riguardo osserva che stupisce che di fronte alla
richiesta del suo gruppo di sciogliere la NATO e di chiudere
le basi straniere si risponda che la NATO di oggi non è quella
del passato, che è cambiata, che serve ad altro.
Sappiamo che non è più la NATO che ha coperto gli agenti
della CIA accusati dai giudici di Milano - ma anche dalla
relazione del senatore Pellegrino in Commissione stragi - di
aver messo la bomba in Piazza Fontana o che dava ospitalità ai
neofascisti in basi inaccessibili al Parlamento e alla
magistratura italiana per addestrarsi a far saltare i binari.
Rimane certo ancora molto di quella NATO, come dimostrano i
silenzi sull'abbattimento del DC9 dell' Itavia sui cieli
di Ustica ed il fatto che si sia sottratta alla magistratura
italiana l'inchiesta sulla strage del Cermis, ma il giudizio
critico del suo gruppo affonda tutto sull'attualità. La NATO
di oggi è molto più pericolosa di quella di ieri perché si
configura sempre di più come il braccio armato dei paesi
ricchi contro i paesi poveri ed alimenta l'utopia mortifera
che è possibile mantenere gli attuali livelli d'ingiustizia
planetaria con il ricorso alla forza delle armi.
Ritiene che più si rafforza la NATO e più si uccidono le
Nazioni Unite, sola istituzione legittimata a rappresentare
l'insieme della collettività umana. I patti militari non
possono essere eterni, essere buoni per tutte le stagioni. Un
continente finalmente libero dai patti militari e dall'arma
nucleare, non può che essere l'aspirazione a cui ogni forza
democratica e progressista dovrebbe tendere come una frontiera
di civiltà.
Non ritiene possibile tacere sulla pericolosità di
un'alleanza militare che ha nel cuore del Mediterraneo - a
Cipro dove due eserciti NATO si fronteggiano l'un contro
l'altro armati - il monumento del suo fallimento. Armi e
truppe della NATO ogni giorno in Kurdistan uccidono,
deportano, danno alle fiamme villaggi. Non basta avere
l'emblema dell'Alleanza per rendere accettabili e giuste le
stesse cose che, contro i kurdi, ha fatto Saddam Hussein.
Ritiene che abbia ragione il vicepremier Veltroni quando
afferma che della NATO non si può discutere. Il Paese, la
democrazia italiana, hanno bisogno di questa discussione
purché non avvenga all'ombra di fondamentalismi atlantici, che
sono ideologici residui del passato.
I paesi dell'est chiedono di entrare nella NATO perché non
avevano altra scelta. Non si sono aperte loro le porte
dell'Unione Europea. La NATO è vissuta come un viatico per
entrare nell'Unione
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Europea. Ma questa è una sconfitta rispetto all'esigenza di
realizzare un'Europa finalmente solidale, senza più muri e
patti militari discriminatori. Osserva che poco importa, da
questo punto di vista, che siano i premier dei paesi
dell'est a genuflettersi, a supplicare l'ingresso nella NATO:
sono stati vassalli per 40 anni di un patto militare, e forse
alcuni di loro speravano che con la "libera" Europa prima che
di carri armati, truppe corazzate, corpi di spedizione,
cacciabombardieri fosse in grado di parlare a loro la lingua
dell'unità politica ed economica. Invece no, si procede a
passo spedito con la NATO che sotto questo tratto mantiene
invariata la sua ragione di fondo: tenere sotto controllo
statunitense l'Europa.
Rispetto all'obiezione per la quale la NATO è un elemento
di sicurezza dei popoli, osserva che sarebbe troppo facile
dire che per quel pezzo di Europa di sette nazionalità
diverse, uccise in una funivia a Cavalese, la sicurezza della
NATO ha significato dire solo morte. Lasciando da parte questi
"eccessi" atlantici, frutto anche, unico paese europeo,
dell'assenza di un pensiero critico nei confronti della NATO,
che in Italia arriva ad arruolare - con buona pace della
nonviolenza - anche i verdi (o almeno la maggioranza di essi),
ricorda che il G8, che ritiene un governo abusivo del mondo,
si è concluso senza una decisione rispetto al grande disordine
che l'attuale economia mondiale basata sull'ingiustizia più
evidente sta ogni giorno creando. Forse si sarebbe dovuto
riflettere sul fatto che la nuova proliferazione nucleare in
Asia ricomincia anche e principalmente per l'irresponsabile
decisione di "uccidere" l'ONU e di potenziare strumenti
militari di parte come la NATO.
Ritiene evidente che l'allargamento ad Est della NATO sta
sempre più spingendo la Russia lontano dall'Europa portandola
a recuperare un ruolo di potenza in Asia e che c'è un legame
tra la ripresa della folle corsa nucleare ed il potenziamento
di un'alleanza militare nucleare come la NATO. Il fatto che la
Russia sia coinvolta nella partnership for peace e che
farà esercitazioni militari con la NATO non basta a calmare le
frustrazioni di Mosca.
Eppure nel Congresso degli Stati Uniti autorevoli
parlamentari hanno evidenziato l'irresponsabilità
dell'allargamento della NATO ad Est.
Si dice inoltre che la NATO è servita a riportare la pace
in Bosnia mentre le Nazioni Unite hanno invece fallito.
Ritiene infatti che dietro il fallimento dei caschi blu in
Bosnia si potrebbe celare anche l'obiettivo di rilegittimare
la NATO come solo gendarme affidabile per il 2000.
Infatti tra il 1992 ed il 1994 gli Stati Uniti avevano una
totale supremazia presso l'ONU. Eppure L'ONU falliva in
Bosnia. L'ONU decretava l' embargo delle armi ai
contendenti e le armi invece affluivano copiose in tutta la
ex-Jugoslavia. Chi controllava il traffico delle armi? Chi
controllava la strana attività delle basi americane in Italia
in quel periodo? Dopo aver ricordato Restore Hope, la
missione in Somalia ottenuta dagli Usa quando le Nazioni Unite
le erano completamente servili, rileva che ci sono documenti
del Pentagono che dicono come questa missione sia stata
"inventata". Tutto il mondo d'improvviso si è accorto che in
Somalia c'era la guerra civile, che bisognava intervenire. Ciò
allo scopo non già di riportare la pace ma, come nella Guerra
del golfo e in Bosnia, per consentire al complesso industriale
bellico degli Stati Uniti di ritirare il fiato.
Ritiene poi vero che le spese militari nel mondo siano in
diminuzione, ma esse riguardano essenzialmente la forte
contrazione nei paesi dell'Ex Patto di Varsavia (Russia in
testa) e non invece una tendenza più generale. D'altronde chi
pianifica l'estensione della NATO ad Est non può ignorare che
essa porterà ad un aumento della spesa militare per i nuovi
alleati e più in generale per gli alleati europei. Un tempo si
parlava di nuovo ordine mondiale; oggi ci troviamo di fronte
ad un disordine globale sempre più crescente. Tutti gli
analisti concordano nel rilevare la crescita di questo
disordine. Si evita di analizzarne le cause ma le si usa
Pag. 56
per giustificare il mezzo per "contenere" questo disordine:
la NATO appunto. Senza più frontiere, alleanza planetaria,
fortezza della sicurezza contro un mondo che implode in se
stesso.
Ritiene che occorra verificare se dietro a questo
disordine non vi sia anche la NATO. Non sarà che potenziando
un patto militare che esclude una parte così consistente della
comunità umana si finisce per rafforzare le tentazioni di
riarmo compreso quello atomico? Ammesso e non concesso che la
NATO non sia responsabile di questo disordine crescente, è sul
terreno militare che si deve rispondere? Non è forse attivando
una politica economica diversa dal libero dispiegarsi di un
mercato selvaggio, che distrugge natura ed umanità, che forse
saremo in grado di dare maggiore sicurezza, per noi e per gli
altri?
Crede che l'occidente abbia le sue colpe, con la sua
avidità di petrolio e di gas pregiato, nell'ecatombe che sta
travolgendo l'Algeria e pensa che l' Euromarfor,
l' Eurofor, i corpi di spedizione atlantici, siano
risposte da sinistra arcaica, di una sinistra che ha smarrito
le ragioni della sua modernità: stare dalla parte
dell'umanità.
Di fronte a chi dice che non si può uscire dalla NATO,
invita ad uscire dal comando unificato della NATO.
In tal senso propone di chiudere le basi americane in
Italia, non essendo comprensibile la ragione del perché oggi i
soldati statunitensi siano nel nostro Paese in numero
crescente rispetto al periodo della guerra fredda. Almeno si
potrebbe finalmente far rispettare quel Trattato di non
proliferazione nucleare che il nostro Paese ha sottoscritto e
che è costretto a violare per consentire lo stoccaggio delle
armi atomiche sul nostro territorio da parte degli Usa.
Oppure, più semplicemente si potrebbe attuare il Trattato di
Ottawa per il bando completo delle mine antipersona,
notoriamente non sottoscritto dagli Usa, i cui depositi in
Italia sono stracolmi.
Ritiene allora che non sia né estremismo né schieramento
ideologico ricordare i valori, traditi, per il quale venne
abbattuto il muro di Berlino.
Precisa che il suo gruppo continua a pensare che l'Europa
non sarà mai unita finché esisteranno sul nostro continente
paesi alleati militarmente e paesi esclusi.
Dall'Atlantico agli Urali è possibile costruire un
continente libero dai patti militari, solidale, civile,
democratico che sia un ponte con i popoli del sud del
mondo.
Estendendo la NATO si divide l'Europa e si allontana la
sua costruzione. E' per queste ragioni, tutte attuali e
rivolte al futuro, che preannuncia il voto contrario del suo
gruppo sul provvedimento in esame.
Domenico BENEDETTI VALENTINI (gruppo alleanza
nazionale), osserva come l'intervento del deputato Nardini
illustri la posizione del gruppo di rifondazione comunista ed
evidenzi le difficoltà della maggioranza: rispettandola, non
la giudica né moderna né antica, ma solo contemporanea.
Dopo aver rilevato che gli interventi che tentano di
minimizzare le difficoltà di una maggioranza su questo
argomento siano una manifestazione di provincialismo e di
estremo degrado perché si dimostra di reputare la politica
estera e di difesa come un qualche cosa di residuale,
inducendo l'opposizione a mostrare senso di responsabilità,
sottolinea come l'apertura della NATO a questi nuovi Paesi sia
stata avallata da una convinzione diffusa all'interno delle
forze politiche presenti in quelle democrazie.
Nel rilevare che è ovvio che la NATO non sia più quella di
anni addietro, reputa interessante la visione che
l'allargamento finisca con il determinarne la sovrapposizione
politica all'ONU. Ritiene peraltro che la partecipazione di
questi nuovi Paesi costituisca un fattore di riequilibrio del
baricentro della NATO in Europa, aspetto di cui sottolinea il
rilievo.
Nel sottolineare come nell'ambito della NATO il ruolo
dell'Italia si valorizzi nel confronto che l'Europa deve
sostenere rispetto alle minacce dell'integralismo e dei
nazionalismi, ritiene condivisibile che il rilievo politico
della NATO non sia solo
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quello di uno strumento militare che aggravi le ingiustizie,
anche se occorre comunque calarne il ruolo nella realtà
storica attuale.
Nell'auspicare quindi un chiarimento politico nella
maggioranza, aspetto da non sottovalutare, precisa che il suo
gruppo è favorevole al disegno di legge in titolo.
Elvio RUFFINO (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo),
nel preannunciare, anche a nome del suo gruppo, voto
favorevole, rileva come il provvedimento in esame rappresenti
un passo non in sé perfetto di un processo di costruzione di
un nuovo ordine in un'Europa nuovamente afflitta da crisi
regionali. Nel ritenere che l'ordine mondiale non si evochi ma
si deve costruire, invita a riflettere sulla necessità di
allargare ancora la NATO alla Slovenia, senza dimenticare la
Russia.
Non condivide le considerazioni del deputato Nardini,
gravemente arretrate rispetto alle posizioni dello stesso PCI
degli anni '70, che è sempre stato attento all'evolversi dei
processi storici. Invita peraltro a porre attenzione ai
problemi politici dell'Europa e non a quelli degli Stati
Uniti, nella costruzione di un nuovo governo mondiale per la
gestione delle crisi territoriali.
Non condivide nemmeno le accuse di provincialismo
formulate dal deputato Benedetti Valentini, rilevando come non
si debbano mancare gli appuntamenti della storia: in tali casi
infatti una forza politica non può svolgere solo il ruolo di
opposizione ma deve affermare la propria funzione, anche se
non si può negare che la posizione di rifondazione comunista
abbia un preciso significato politico.
Gianfranco SARACA (gruppo rinnovamento italiano), nel
reputare importanti le riflessioni dei deputati Tassone,
Benedetti Valentini e Lavagnini, ritiene che ciò che mira a
rafforzare la NATO è utile per la conservazione della pace e
la prevenzione di conflitti scaturenti dalle tensioni oggi
registrabili in alcune aree europee, nonché da aree
geograficamente a rischio nel resto del mondo alimentate da
fanatismi etnici e religiosi. E' del parere che di fronte a
minacce del genere le forze politiche non debbano mostrarsi
divise rispetto a quello che considera un atto politicamente
dovuto, e cioè il voto favorevole al disegno di legge in
titolo.
Simone GNAGA (gruppo lega nord per l'indipendenza della
Padania), nel considerare evidente una rivisitazione delle
scelte politiche in materia di difesa europea, ritiene che sia
necessario chiarire l'efficienza degli organismi europei
esistenti, quali la UEO, chiamata da più parti a svolgere le
funzioni di "polizia territoriale". Nel domandarsi se sia
legittimo che paesi sottoposti per molto tempo a regimi non
democratici concorrano alla conservazione della pace in
Europa, invita a riflettere se per tale finalità sia
necessario l'impegno della NATO e non di altri organismi,
perché su tale direttrice la NATO verrebbe ad assumere un
ruolo ulteriore rispetto a quello istituzionale.
Preannuncia quindi che il suo gruppo voterà favorevolmente
al disegno di legge in esame, anche se devono essere chiarite
in Assemblea talune posizioni politiche per quanto concerne il
ruolo della NATO.
Mario MICHELANGELI (gruppo rifondazione
comunista-progressisti), nell'aderire all'intervento del
deputato Nardini, conferma la posizione del suo gruppo in
relazione al dibattito svoltosi. Replica al deputato Ruffino
che l'allargamento della NATO risulta motivato sulla base del
pericolo che paesi del terzo mondo possano costituire una
minaccia per l'occidente ricco, che ricerca la difesa nella
NATO: questo aspetto costituisce la maggiore deminutio
del ruolo dell'ONU. Anche l'Unione europea si è potuta
organizzare solo sulla moneta e non anche sulle esigenze della
sicurezza. Si continua a mantenere una struttura militare che
non ha più ragione di esistere se non per rappresentare la
presenza degli Stati Uniti in Europa. Nel rilevare che questo
aspetto non è stato criticato da nessuno, precisa la coerenza
del suo gruppo con la tradizione comunista, che è contraria ai
patti
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armati finalizzati a creare "gendarmi" per la sicurezza
internazionale.
Paolo BAMPO (gruppo lega nord per l'indipendenza della
Padania), pur condividendo le osservazioni del deputato Gnaga,
preannuncia che personalmente si asterrà sul provvedimento
perché l'evoluzione NATO, destinata ad avere un ruolo
estremamente significativo, non deve determinare lo
scardinamento degli equilibri esistenti tra i paesi
dell'Europa dell'Est, probabile ove la scelta
dell'allargamento sia sostenuta con troppa facilità.
Ritiene inoltre importante considerare il ruolo della
Russia nella gestione delle questioni di sicurezza
internazionale.
Valdo SPINI, presidente, rammenta come il
giudizio storico della NATO debba essere condiviso e rivolge
al gruppo di rifondazione comunista un invito a mutare la
relativa posizione contraria, in quanto nei paesi interessati
dall'allargamento si è registrato, nell'ambito degli
schieramenti interni, un consenso politico pressoché
unanime.
Osserva inoltre che il rischio di tensioni con la Russia è
un profilo avvertito da tutti. Al riguardo ricorda come
nell'ambito delle relazioni tra NATO e Russia si è avuto nel
1997 un atto istitutivo di un partenariato dal quale sono
scaturite alcune riunioni a livello ministeriale del
Permanent Joint Council NATO-Russia, istituito in tale
ambito. In tale contesto è stato tra l'altro trattato il
coinvolgimento della Russia nel meccanismo decisionale
relativo all'impiego del dispositivo militare comune nella
crisi bosniaca, nonché la partecipazione russa al gruppo di
contatto, ed è stato approvato un piano di lavoro per il 1998
che dà corso alle consultazioni - ed alle eventuali
codecisioni - tra NATO e Russia nei diversi settori previsti
dall'atto fondatore.
Osserva che da questo punto di vista gli strumenti
illustrati coinvolgono gli USA in un meccanismo di
collaborazione che rende condivisibile tale allargamento anche
rispetto alla Russia. In tal senso, pur condividendo
l'opportunità che questi paesi fossero prima coinvolti
nell'Unione europea, ritiene che al momento occorre evitare il
grave gesto politico di chiudere loro le porte appena
dischiuse.
Alla luce di questi dati ritiene necessario meditare anche
sull'apertura alla Slovenia ed alla Romania, rammentando che
l'Italia sta per assumere la presidenza di turno della UEO,
chiamata a svolgere il ruolo di snodo tra Unione Europea e
NATO. A tal fine occorre un ruolo attivo dell'Italia mentre
non si deve riprodurre una contrapposizione che, risalente
agli anni '50, non è oggi più accettabile. Se in tale logica
il gruppo di rifondazione comunista rivedrà il suo
atteggiamento di voto nel senso di una astensione, si potrà
evitare che questa vicenda sia interpretata nel senso di
ricondurre le ragioni dell'argomento a "destra", mentre in
realtà è assente qualsiasi profilo del genere, valutabile su
di un piano ideologico.
Piero RUZZANTE (gruppo democratici di
sinistra-l'Ulivo), relatore, condivide i rilievi del
Presidente e comprende le perplessità espresse sul ruolo della
Russia, ma invita a tener conto dell'oggetto dell'accordo su
cui occorre esprimersi in questa sede. Non occorre invece
evidenziare le differenze registrabili all'interno della
maggioranza, in quanto analoghe differenze si possono
registrare anche nelle file dell'opposizione, come dimostrano
la discussione del progetto di riforma costituzionale e del
DPEF.
Nell'osservare che la sparizione di un blocco di paesi
ostili nell'Est dell'Europa deve indurre ad una revisione
delle strategie dei membri della NATO, ritiene che questo
debba avvenire all'interno dei processi politici: uno stimolo
in tal senso dovrebbe provenire dal semestre italiano di
presidenza della UEO.
Formula conclusivamente la seguente proposta di parere sul
disegno di legge in titolo:
"La IV Commissione Difesa,
esaminato il disegno di legge di autorizzazione alla
ratifica dei protocolli
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al Trattato Nord Atlantico sull'accesso della Repubblica di
Polonia, della Repubblica ceca e della Repubblica di Ungheria,
firmati a Bruxelles il 16 dicembre 1997;
ritenuto che l'allargamento della NATO a tali Paesi
riveste una notevole importanza storica nell'ambito del
complessivo processo di apertura dei confini politici interni
dell'Europa avviatosi dopo la caduta del muro di Berlino;
considerato che tale processo, sospinto dall'apertura
dell'Unione europea ai Paesi dell'Est europeo, determina una
tendenza dei Paesi europei a considerare come rischi comuni le
crisi localizzate all'interno del continente, come dimostrano
le vicende della ex Jugoslavia, dell'Albania, del Kosovo,
nonché del Caucaso;
ritenuto che esistono quindi prospettive nuove e per
certi versi da approfondire per quanto concerne la
realizzazione di politiche di sicurezza condivise dai Paesi
europei, tali da garantire armonia politica entro i confini
dell'Europa in uno spirito di condivisione dei valori della
pace e della stabilità;
ribadita altresì la posizione dell'Italia favorevole ad
un successivo ingresso di Slovenia e Romania;
prendendo atto dei positivi sviluppi del Founding
Act del partenariato NATO-Russia, che ha portato alla
istituzione di un Permanent Joint Council NATO-Russia, e
della necessità di sviluppare gli aspetti di cooperazione e
collaborazione;
auspicato che in tale prospettiva si possa articolare il
semestre italiano di presidenza della UEO, che avrà inizio il
1^ luglio prossimo, e che siano mature le condizione per
promuovere una maggiore correlazione di competenze tra la UEO
stessa e la NATO;
esprime
PARERE FAVOREVOLE".
Il sottosegretario Giovanni RIVERA, nel richiamare alle
responsabilità politiche ed istituzionali i protagonisti del
confronto politico in atto, ritiene possibile concordare sul
fatto che in materia di politica estera e di difesa è
auspicabile che il Capo del Governo abbia poteri più ampi.
Nel concordare con l'intervento del Presidente, ritiene
che all'opposizione sia possibile chiedere un voto favorevole
proprio per gli argomenti usati dai deputati intervenuti.
Ricorda inoltre che entro settembre si procederà alla
costituzione di una brigata comune composta da unità delle
Forze armate dei paesi dell'area balcanica con osservatori
degli USA e della Slovenia e con la partecipazione
dell'Italia. Al riguardo ritiene che più Stati partecipano a
strumenti militari comuni per la conservazione della pace e
più è facile favorire la sicurezza in Europa.
Nel ritenere che con il coinvolgimento della Russia forse
si potrebbero risolvere anche le vicende del Kosovo e le
questioni concernenti la ex-Iugoslavia, invita la Commissione
a convergere sul parere illustrato dal relatore, sollecitando
ad affrontare il problema della futura struttura della NATO in
altre sedi.
Maria Celeste NARDINI (gruppo rifondazione
comunista-progressisti), intervenendo per dichiarazione di
voto, non condivide il parere illustrato dal relatore, che
ritiene addirittura centrato su posizioni che superano le
conclusioni della stessa Assemblea dell'Atlantico del Nord,
che ha deciso una pausa di riflessione su ulteriori proposte
di allargamento della NATO fino al 1999.
Mario TASSONE (gruppo UDR/CDU-CDR), intervenendo per
dichiarazione di voto, rileva che il ruolo della NATO in
Italia vada retrodatato rispetto al 1989 e in tal senso
condivide quanto detto dal deputato Nardini, confermando il
parere per il quale il Governo dovrebbe al limite dimettersi
in assenza di una maggioranza su un argomento non da poco qual
è quello concernente la politica della NATO.
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Preannuncia in ogni caso che il suo gruppo si asterrà.
La Commissione approva quindi la proposta di parere
favorevole del relatore e delibera di richiedere alla III
Commissione che il parere sia stampato e allegato alla
relazione per l'Assemblea, ai sensi dell'articolo 73, comma 4,
del regolamento.
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