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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377896
SMC0355-0094
Bollettino Giunte e Commissioni n. 355 del 28 maggio 1998 - edizione definitiva - (SMC13-355)
(suddiviso in 127 Unità Documento)
Unità Documento n.94 (che inizia a pag.199 dello stampato)
              ...XII COMMISSIONE PERMANENTE
                       (Affari sociali)
 
 
...PARERE SU ATTI DEL GOVERNO
Pag. 199 Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante approvazione del piano sanitario nazionale per il triennio 1998-2000 (D212).
Gloria BUFFO. Marida BOLOGNESI, presidente.
Giovedì 28 maggio 1998. - Presidenza del vicepresidente Paolo POLENTA, indi del presidente Marida BOLOGNESI. - Interviene il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento Elena Montecchi.
ZZSMC ZZRES ZZSMC280598 ZZSMC980528 ZZSMC000598 ZZSMC000098 ZZSMC355 ZZ13 ZZD ZZC12 ZZNO ZZXX
  (Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del
  regolamento e rinvio).
 
     Gloria BUFFO (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo),
  relatore,  rileva che, dopo la riforma sanitaria del
  1978, nessuno dei Governi succedutisi ha mai approvato il
  piano sanitario nazionale: mentre le regioni muovevano i primi
  passi nell'applicazione della norma che istituiva per la prima
  volta nel nostro paese il Servizio sanitario nazionale, non vi
  era un principio guida unificante per la redazione dei piani
  sanitari regionali.
     Nel 1994 è stato promulgato il primo piano sanitario
  nazionale 1994-1996 che non era tuttavia rispondente nei fatti
  agli stessi decreti legislativi e soprattutto non risultava
  all'altezza dei compiti.
     Con il piano sanitario nazionale 1998-2000 si opera invece
  una svolta decisa rispetto agli anni precedenti, un salto di
  qualità.  Esso è infatti costruito per obiettivi di salute
  raggiungibili e non per criteri organizzativi.  Ciò costituisce
  un punto di forza.  Il Servizio sanitario nazionale è, come
  tutte le strutture complesse, portato all'autoreferenzialità e
  il piano fa bene a rimettere le esigenze di salute prima dei
  criteri di organizzazione che devono seguire e non
  precedere.
     In secondo luogo il piano non subordina meccanicamente il
  proprio obiettivo alle compatibilità economico e finanziarie,
  di cui tiene conto senza farsene sovrastare.
     Il terzo elemento positivo di novità riguarda il piano
  oltre i confini del servizio sanitario.  Un paese che voglia
  seriamente accrescere i livelli di salute dei cittadini non
  può illudersi che ciò sia possibile solo attraverso la sanità
  che spesso è il sistema tampone delle contraddizioni e dei
  danni causati da un certo sviluppo economico e produttivo,
  dall'impatto ambientale, dagli stili di vita non sempre
  attenti alla salute e al buon invecchiamento.
     Questo vuoi dire fare della salute un punto cardine di
  un'azione di Governo più complessiva e un principio direttivo
  anche in campi lontani dalla sanità, ma decisivi per le
  ricadute sul benessere psicofisico della popolazione.
     Quello che il piano sanitario nazionale 1998-2000 propone
  è un vero e proprio patto per la salute tra cittadini,
  operatori, istituzioni in cui la prevenzione-alimentazione,
  fumo, alcol, incidenti, malattie infettive, ambientali di vita
  e di lavoro sono messi al centro.  Tutto ciò cercherebbe di
  restare un proposito nobile ma astratto se non si
  individuassero le priorità di intervento e gli strumenti.
     Le priorità sembrano chiaramente enunciate: le 10 linee
  guida sulle patologie prevalenti e di maggior rilievo sociale
  sono un'indicazione precisa, fondata su basi obiettive, che
  non lascia il Servizio sanitario da solo a coprire ciò che
  meglio sa coprire in base a logiche autoreferenziali.
     La cura degli stili di vita, che ha fatto sorridere
  qualcuno di coloro che credono ancora alla favola secondo cui
  si può vivere facendosi del male tutta la vita, poi ci penserà
  il medico o l'ospedale a ridare la salute, è importantissima,
  anche se non facile da perseguire, come dimostra l'attenzione
  che a questo fattore hanno dedicato e dedicano sia i Paesi che
  hanno un sistema sanitario nazionale prevalentemente pubblico
  come il Regno Unito, il Canada, la Svezia, sia quelli che lo
  hanno misto come l'Olanda, sia i Paesi che hanno scelto una
  sanità prevalentemente privata su base assicurativa come gli
  USA.  Eliminare o ridurre i fattori di rischio per la salute
  dovuti a comportamenti individuali, ma in realtà largamente
  indotti dal contesto socio-economico e culturale e alla
  nocività ambientale e del lavoro, dà frutti importantissimi e
  costituisce, alla resa dei conti, un vantaggio finanziario.
     Il piano sanitario nazionale affronta il problema dei
  livelli essenziali di assistenza come condizione e garanzia di
  uniformità ed equità del sistema, considerando irrinunciabile
  il carattere universalistico.  Si tratta naturalmente di un
  universalismo selettivo che rifiuta di spezzare il sistema
 
                              Pag. 200
 
  in base al censo, ma opera una distinzione fra ciò che è
  essenziale, utile, appropriato e ciò che è accessorio.
     I livelli essenziali di assistenza per essere efficaci e
  credibili, si devono fondare sulla selezione delle
  prestazioni, il Servizio sanitario nazionale deve dire cosa
  fornisce e a chi, con certezza e con equità d'accesso, sui
  protocolli diagnostico-terapeutici, già previsti da due leggi
  di bilancio, ma sui quali si registra ancora un ritardo da
  parte del ministero.
     Comprende la difficoltà tecnica e politica, relativa agli
  interessi, ai diritti, alle priorità alla validazione tecnica,
  ma ritiene che esistano problemi decisivi come quelli delle
  liste di attesa o della compartecipazione alla spesa,
  strettamente legati alla corretta definizione dei livelli
  essenziali, uniformi e appropriati di assistenza, come recita
  la stessa legge delega sulla riforma del Servizio sanitario
  nazionale, appena approvata dalla Camera dei deputati.
     L'altro punto delicato riguarda il finanziamento: sebbene
  non sia il Piano sanitario nazionale la sede idonea per
  risolverlo è necessario ripensare qualitativamente e
  quantitativamente un fondo sanitario nazionale
  sottostimato.
     Il piano sanitario nazionale affronta in generale il
  problema dando alcune indicazioni, ma appare insufficiente
  nella prospettiva di prevedere un finanziamento congruo agli
  obiettivi di salute previsti.
     Se davvero si vuole con convinzione promuovere l'obiettivo
  della salute nel territorio occorre non solo un Governo
  centrale capace di indirizzare e mobilitare le politiche, non
  solo sanitarie, e le risorse necessarie ma anche regioni
  capaci di programmare e sostenere finanziariamente un'impresa
  tanto ambiziosa.  L'irrisolta vicenda dei debiti pregressi,
  figlia essenzialmente di una stagione di sottofinanziamento
  cronico, non è estranea a tutto ciò.  Il richiamo che ci viene
  dalle regioni a tale proposito non può essere inteso come una
  pura richiesta corporativa.  Una sensata scelta federalista
  impone scelte conseguenti e naturalmente doveri nuovi non solo
  dal livello centrale.
     Dopo aver sottolineato il problema della fattibilità di un
  piano così ambizioso, preannuncia che nella presentazione
  della proposta di parere, indicherà accanto alle osservazioni,
  i suggerimenti e le condizioni per fare di questo piano
  sanitario uno strumento correttamente efficace.
 
     Marida BOLOGNESI,  presidente,  rinvia il seguito
  dell'esame ad altra seduta.
     Sospende, quindi, brevemente la seduta.
 
     La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,40.
 
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