| (Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del
regolamento e rinvio).
Gloria BUFFO (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo),
relatore, rileva che, dopo la riforma sanitaria del
1978, nessuno dei Governi succedutisi ha mai approvato il
piano sanitario nazionale: mentre le regioni muovevano i primi
passi nell'applicazione della norma che istituiva per la prima
volta nel nostro paese il Servizio sanitario nazionale, non vi
era un principio guida unificante per la redazione dei piani
sanitari regionali.
Nel 1994 è stato promulgato il primo piano sanitario
nazionale 1994-1996 che non era tuttavia rispondente nei fatti
agli stessi decreti legislativi e soprattutto non risultava
all'altezza dei compiti.
Con il piano sanitario nazionale 1998-2000 si opera invece
una svolta decisa rispetto agli anni precedenti, un salto di
qualità. Esso è infatti costruito per obiettivi di salute
raggiungibili e non per criteri organizzativi. Ciò costituisce
un punto di forza. Il Servizio sanitario nazionale è, come
tutte le strutture complesse, portato all'autoreferenzialità e
il piano fa bene a rimettere le esigenze di salute prima dei
criteri di organizzazione che devono seguire e non
precedere.
In secondo luogo il piano non subordina meccanicamente il
proprio obiettivo alle compatibilità economico e finanziarie,
di cui tiene conto senza farsene sovrastare.
Il terzo elemento positivo di novità riguarda il piano
oltre i confini del servizio sanitario. Un paese che voglia
seriamente accrescere i livelli di salute dei cittadini non
può illudersi che ciò sia possibile solo attraverso la sanità
che spesso è il sistema tampone delle contraddizioni e dei
danni causati da un certo sviluppo economico e produttivo,
dall'impatto ambientale, dagli stili di vita non sempre
attenti alla salute e al buon invecchiamento.
Questo vuoi dire fare della salute un punto cardine di
un'azione di Governo più complessiva e un principio direttivo
anche in campi lontani dalla sanità, ma decisivi per le
ricadute sul benessere psicofisico della popolazione.
Quello che il piano sanitario nazionale 1998-2000 propone
è un vero e proprio patto per la salute tra cittadini,
operatori, istituzioni in cui la prevenzione-alimentazione,
fumo, alcol, incidenti, malattie infettive, ambientali di vita
e di lavoro sono messi al centro. Tutto ciò cercherebbe di
restare un proposito nobile ma astratto se non si
individuassero le priorità di intervento e gli strumenti.
Le priorità sembrano chiaramente enunciate: le 10 linee
guida sulle patologie prevalenti e di maggior rilievo sociale
sono un'indicazione precisa, fondata su basi obiettive, che
non lascia il Servizio sanitario da solo a coprire ciò che
meglio sa coprire in base a logiche autoreferenziali.
La cura degli stili di vita, che ha fatto sorridere
qualcuno di coloro che credono ancora alla favola secondo cui
si può vivere facendosi del male tutta la vita, poi ci penserà
il medico o l'ospedale a ridare la salute, è importantissima,
anche se non facile da perseguire, come dimostra l'attenzione
che a questo fattore hanno dedicato e dedicano sia i Paesi che
hanno un sistema sanitario nazionale prevalentemente pubblico
come il Regno Unito, il Canada, la Svezia, sia quelli che lo
hanno misto come l'Olanda, sia i Paesi che hanno scelto una
sanità prevalentemente privata su base assicurativa come gli
USA. Eliminare o ridurre i fattori di rischio per la salute
dovuti a comportamenti individuali, ma in realtà largamente
indotti dal contesto socio-economico e culturale e alla
nocività ambientale e del lavoro, dà frutti importantissimi e
costituisce, alla resa dei conti, un vantaggio finanziario.
Il piano sanitario nazionale affronta il problema dei
livelli essenziali di assistenza come condizione e garanzia di
uniformità ed equità del sistema, considerando irrinunciabile
il carattere universalistico. Si tratta naturalmente di un
universalismo selettivo che rifiuta di spezzare il sistema
Pag. 200
in base al censo, ma opera una distinzione fra ciò che è
essenziale, utile, appropriato e ciò che è accessorio.
I livelli essenziali di assistenza per essere efficaci e
credibili, si devono fondare sulla selezione delle
prestazioni, il Servizio sanitario nazionale deve dire cosa
fornisce e a chi, con certezza e con equità d'accesso, sui
protocolli diagnostico-terapeutici, già previsti da due leggi
di bilancio, ma sui quali si registra ancora un ritardo da
parte del ministero.
Comprende la difficoltà tecnica e politica, relativa agli
interessi, ai diritti, alle priorità alla validazione tecnica,
ma ritiene che esistano problemi decisivi come quelli delle
liste di attesa o della compartecipazione alla spesa,
strettamente legati alla corretta definizione dei livelli
essenziali, uniformi e appropriati di assistenza, come recita
la stessa legge delega sulla riforma del Servizio sanitario
nazionale, appena approvata dalla Camera dei deputati.
L'altro punto delicato riguarda il finanziamento: sebbene
non sia il Piano sanitario nazionale la sede idonea per
risolverlo è necessario ripensare qualitativamente e
quantitativamente un fondo sanitario nazionale
sottostimato.
Il piano sanitario nazionale affronta in generale il
problema dando alcune indicazioni, ma appare insufficiente
nella prospettiva di prevedere un finanziamento congruo agli
obiettivi di salute previsti.
Se davvero si vuole con convinzione promuovere l'obiettivo
della salute nel territorio occorre non solo un Governo
centrale capace di indirizzare e mobilitare le politiche, non
solo sanitarie, e le risorse necessarie ma anche regioni
capaci di programmare e sostenere finanziariamente un'impresa
tanto ambiziosa. L'irrisolta vicenda dei debiti pregressi,
figlia essenzialmente di una stagione di sottofinanziamento
cronico, non è estranea a tutto ciò. Il richiamo che ci viene
dalle regioni a tale proposito non può essere inteso come una
pura richiesta corporativa. Una sensata scelta federalista
impone scelte conseguenti e naturalmente doveri nuovi non solo
dal livello centrale.
Dopo aver sottolineato il problema della fattibilità di un
piano così ambizioso, preannuncia che nella presentazione
della proposta di parere, indicherà accanto alle osservazioni,
i suggerimenti e le condizioni per fare di questo piano
sanitario uno strumento correttamente efficace.
Marida BOLOGNESI, presidente, rinvia il seguito
dell'esame ad altra seduta.
Sospende, quindi, brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,40.
| |