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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377939
STA0362-0009
Somm. e Sten. d'Aula n. 362 del 28 maggio 1998 (STA13-362)
(suddiviso in 299 Unità Documento)
Unità Documento n.9 (che inizia a pag.3 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.5)
SVOLGIMENTO: 2 - 01148; 2 - 01118; 2 - 01132; 2 - 01135; 2 - 01136; 2 - 01139; 2 - 01150; 2 - 01147. ...(Rischi derivanti da esposizione a campi elettromagnetici)
...SVOLGIMENTO: 2 - 01148; 2 - 01118; 2 - 01132; 2 - 01135; 2 - 01136; 2 - 01139; 2 - 01150; 2 - 01147. ...(Rischi derivanti da esposizione a campi elettromagnetici)
GIANNI FRANCESCO MATTIOLI, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA
ZZSTA ZZRES ZZSTA280598 ZZSTA980528 ZZSTA000598 ZZSTA000098 ZZSTA362 ZZ13
    GIANNI FRANCESCO MATTIOLI,  Sottosegretario di Stato per
  i lavori pubblici.  Signor Presidente, onorevoli colleghi,
  l'interpellanza, come ha ben spiegato il presentatore, attiene
  alla realizzazione di una sottostazione elettrica in comune di
  Striano, nelle zone a sud-est di Napoli colpite dai recenti
  eventi franosi, e degli elettrodotti di collegamento con le
  altre sottostazioni e con le utenze, ma più in generale - come
  ha ampiamente illustrato il presentatore - solleva il problema
  dell'inquinamento elettromagnetico.
     Le opere citate risultano in parte autorizzate dal
  Ministero dei lavori pubblici, e cioè la linea elettrica ad
  alta tensione (di 380 chilovolt) di raccordo fra la linea
  Santa Sofia-Monte Corvino e la stazione di Striano, e la
  stazione di Striano stessa, ambedue con decreto ministeriale
  n. 808 del 15 febbraio 1993; in parte di competenza della
  regione Campania, cioè gli elettrodotti da 150 volt.  Altra
  linea in corso di realizzazione è quella Sarno-Ferrovie delle
  Stato, a 150 chilovolt, autorizzata direttamente dalla regione
  Campania e che è stata direttamente coinvolta nella frana.
     Alla base di tali progetti vi è il rilevante deficit di
  energia elettrica della regione Campania, pari a circa l'80
  per cento dell'energia richiesta in rete, e di conseguenza la
  necessità di ricorrere al trasferimento dalla rete nazionale,
  mediante stazioni di adduzione e trasformazione.  Tale sistema
  sopporta attualmente un carico eccessivo che espone, in
  particolare la penisola sorrentina, al rischio di carenze di
  disponibilità.  Il problema è particolarmente delicato a fronte
  della necessità di sviluppo delle attività produttive in
  Campania, con il conseguente aumento dei consumi.
     Intendo impostare la risposta a questa interpellanza fuori
  da trincee di Governo, tra maggioranza e minoranza, ma ponendo
  sul tappeto tutti i problemi, e perciò dico che negli ultimi
  anni i comuni di Striano, Pago del Vallo, Poggiomarino, Palma
  Campania, San Giuseppe Vesuviano, San Valentino, Carbonara di
  Nola, Lauro, Sarno e Domicella si sono opposti alla
  realizzazione di tali progetti, denunciando il gravissimo
  rischio ambientale esistente nella zona dal punto di visto
  idrogeologico ed anche l'inquinamento elettromagnetico cui
  sarebbero stati esposti gli abitanti a causa della distanza
  ravvicinata degli impianti dai centri abitati.
     La Presidenza del Consiglio ha proceduto a varie
  convocazioni dell'ENEL, delle amministrazioni interessate e
  dei comuni.  In tali occasioni l'ENEL ha avanzato miglioramenti
  di progetto che sono stati giudicati inadeguati dai comuni.  Va
  tuttavia precisato che, all'atto della concessione delle
  autorizzazioni, nel periodo dal 1984 al 1993, nessuna delle
  amministrazioni interessate - dalle sovrintendenze alla
  regione Campania - ha espresso posizione, ad eccezione del
  comune di Striano per motivi attinenti agli interessi degli
  agricoltori coinvolti negli asservimenti.  L'intesa con la
  regione Campania, avvenuta in data 6 marzo 1991, ha reso
  inapplicabile, poiché precedente all'entrata in vigore del
  decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1992, la
  disciplina di valutazione di impatto ambientale.  Non c'entra
  perciò la questione della lunghezza del tracciato.
     Da quanto precede, emerge come il decreto ministeriale n.
  808 del 1993 sia stato emesso a seguito di regolare
  istruttoria.  Da informazioni assunte presso l'ENEL risultano,
  allo stato, in corso di realizzazione le sole opere civili
  della prevista sottostazione di trasformazione, mentre non è
  stato ancora dato inizio ai lavori di costruzione della linea,
  in ragione delle opposizioni manifestatesi anche
 
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  con ordinanze sindacali di sospensione, a loro volta sospese
  dal TAR della Campania.  L'avvio delle riunioni presso la
  Presidenza del Consiglio ha indotto l'ENEL Spa a non avviare i
  lavori della linea.
     Sin qui i fatti.  Ciò che emerge è tuttavia la necessità di
  sottoporre a verifica tale localizzazione, sia alla luce della
  situazione dei problemi di stabilità geologica, che
  causerebbero non solo rischio per i cittadini ma anche di
  black out  per le zone servite, sia alla luce delle nuove
  evidenze maturate dal punto di vista dell'inquinamento
  elettromagnetico, in particolare per quel che riguarda il
  collegamento fra le leucemie infantili ed alcune patologie
  tumorali e l'esposizione ai campi elettromagnetici.  Tale
  collegamento è oggi ampiamente documentato nella letteratura
  ed esposto, in particolare in Italia, da organismi
  istituzionali, quale l'Istituto superiore di sanità.
     Colgo l'occasione per rendere omaggio all'opera di
  divulgazione che alcuni autori, come Paolo Bevitori e Ariano
  Mantuano, in questi anni hanno fatto di una materia che nel
  paese stentava ad entrare nella conoscenza dell'opinione
  pubblica.
     Sia chiaro però che queste evidenze aprono un enorme
  problema di radioprotezione.  Onorevole Cola, non è solo il
  caso di San Martino che lei ha citato, ma è il caso anche
  degli elettrodotti della Versilia, di quelli della costa
  adriatica, di quelli della val di Susa e del Veneto!  E' un
  enorme problema se ci limitiamo a parlare di elettrodotti, ma
  devo dire che non meno grave è l'enorme problema di carattere
  radio-protezionistico che si apre quando noi prendiamo in
  esame l'uso domestico dell'energia elettrica.  Sto parlando
  degli apparecchi elettrici che si utilizzano normalmente - dal
  rasoio elettrico al  phon  e via dicendo - che ci danno
  delle dosi di energia elettrica di preoccupante intensità.
  Nella letteratura scientifica, infatti, non è messo in
  discussione tale collegamento tra dosi ed emergenze
  patologiche; non è messo più in discussione tale collegamento,
  ma l'entità della dose di esposizione che deve essere
  considerata come un rischio accettabile per la popolazione e
  per i lavoratori professionalmente esposti, a fronte della
  necessità del ricorso agli impianti e del costo della
  mitigazione del rischio per gli impianti esistenti.
     E' tale motivo che ha spinto il Governo a presentare al
  Parlamento un disegno di legge-quadro, al quale faranno
  seguito norme attuative.  Proposte di legge sulla stessa
  materia sono state presentate anche dai vari gruppi
  parlamentari e negli anni scorsi anche alcune regioni hanno
  legiferato in materia.  Mi permetto qui di richiamare
  l'attenzione del Parlamento su una delle proposte di legge
  presentate, quella alla quale ha collaborato gran parte
  dell'università di Roma La Sapienza, che reca la firma
  dell'onorevole Scalia, perché in essa si ha finalmente il
  coraggio, in coerenza con la letteratura scientifica
  internazionale, di prevedere le vere dosi-soglia al di sotto
  delle quali non si può neanche dire che non vi sia rischio, ma
  almeno si entra in quel campo in cui il bilancio
  costi-benefìci può apparire ragionevole.
     In ogni caso, alla base di queste proposte di legge, ed in
  particolare insisto su quella ora citata, vi sono dei limiti
  di dose in esse indicati che sono riportati nella letteratura
  in materia e che fissano correlazioni tra dosi e rischio di
  leucemia e di altre patologie; limiti che, onorevole Cola, se
  applicati al progetto che stiamo discutendo, sollecitano ad un
  primo esame la necessità di riconsiderarne la localizzazione.
  La distanza - se è quella - tra le abitazioni e gli
  elettrodotti, alla luce di quello che oggi noi sappiamo, è
  incompatibile con le cose che oggi conosciamo e che non
  possiamo far finta di non leggere nella letteratura
  scientifica!
     L'Istituto superiore di sanità ha peraltro distribuito dei
  normogrammi che ci consentono di calcolare, in funzione della
  distanza dagli elettrodotti, l'entità delle dosi rispetto alle
  popolazioni presenti nel territorio con riguardo all'intensità
  di corrente.  Se la localizzazione è quella che
 
                               Pag. 5
 
  allo stato conosciamo, le abitazioni sono sottoposte a delle
  dosi che non possiamo accettare!
     E' pertanto intendimento del Governo sottoporre ad attenta
  verifica la localizzazione di questi impianti, in modo da
  salvaguardare, da una parte, la salute e l'incolumità - anche
  l'incolumità per la zona della frana che lei ha ricordato,
  onorevole Cola - e, dall'altra parte, la necessità
  dell'approvvigionamento dell'energia elettrica.  Onorevole
  Cola, è un momento di verità quando parlo di
  approvvigionamento di energia elettrica perché sono le stesse
  popolazioni, le stesse autorità e le stesse istituzioni
  politiche che ci chiedono energia elettrica affinché l'alta
  velocità non si fermi a Napoli e prosegua; che ci chiedono per
  lo sviluppo e la garanzia della penisola sorrentina maggiori
  disponibilità di energia elettrica.
     D'altra parte, onorevole Cola, una rilocalizzazione urta
  con la dissennata, disordinata distribuzione delle zone
  abitate e rende molto difficile una localizzazione che non
  sottoponga le abitazioni all'impatto con i tralicci.
     A tali verifiche sono state interessate, oltre all'ENEL e
  alle amministrazioni della sanità e dell'ambiente, anche il
  Servizio geologico nazionale e il presidente della regione
  Campania, in quanto titolare del vincolo idrogeologico e dei
  poteri straordinari, a seguito dell'emergenza idrogeologica
  del gennaio 1997, per la verifica dei tracciati autorizzati e
  di quelli in istruttoria, anche alla luce degli eventi franosi
  del corrente mese di maggio e delle acquisizioni
  tecnico-scientifiche sull'assetto idrogeologico delle aree
  interessate. Né l'amministrazione si potrà esimere da un
  momento di confronto con l'insieme delle amministrazioni
  comunali interessate della zona e così duramente provate.
     Segue da ciò che la proroga richiesta dall'ENEL per il
  completamento dei lavori e delle espletazioni, che scadrà il
  prossimo 17 agosto, non potrà essere concessa sino a quando
  l'insieme di queste verifiche non abbia dato esito positivo, e
  qualora ciò non avvenisse tale proroga non sarà certamente
  concessa.
 
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