| GIANNI FRANCESCO MATTIOLI, Sottosegretario di Stato per
i lavori pubblici. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
l'interpellanza, come ha ben spiegato il presentatore, attiene
alla realizzazione di una sottostazione elettrica in comune di
Striano, nelle zone a sud-est di Napoli colpite dai recenti
eventi franosi, e degli elettrodotti di collegamento con le
altre sottostazioni e con le utenze, ma più in generale - come
ha ampiamente illustrato il presentatore - solleva il problema
dell'inquinamento elettromagnetico.
Le opere citate risultano in parte autorizzate dal
Ministero dei lavori pubblici, e cioè la linea elettrica ad
alta tensione (di 380 chilovolt) di raccordo fra la linea
Santa Sofia-Monte Corvino e la stazione di Striano, e la
stazione di Striano stessa, ambedue con decreto ministeriale
n. 808 del 15 febbraio 1993; in parte di competenza della
regione Campania, cioè gli elettrodotti da 150 volt. Altra
linea in corso di realizzazione è quella Sarno-Ferrovie delle
Stato, a 150 chilovolt, autorizzata direttamente dalla regione
Campania e che è stata direttamente coinvolta nella frana.
Alla base di tali progetti vi è il rilevante deficit di
energia elettrica della regione Campania, pari a circa l'80
per cento dell'energia richiesta in rete, e di conseguenza la
necessità di ricorrere al trasferimento dalla rete nazionale,
mediante stazioni di adduzione e trasformazione. Tale sistema
sopporta attualmente un carico eccessivo che espone, in
particolare la penisola sorrentina, al rischio di carenze di
disponibilità. Il problema è particolarmente delicato a fronte
della necessità di sviluppo delle attività produttive in
Campania, con il conseguente aumento dei consumi.
Intendo impostare la risposta a questa interpellanza fuori
da trincee di Governo, tra maggioranza e minoranza, ma ponendo
sul tappeto tutti i problemi, e perciò dico che negli ultimi
anni i comuni di Striano, Pago del Vallo, Poggiomarino, Palma
Campania, San Giuseppe Vesuviano, San Valentino, Carbonara di
Nola, Lauro, Sarno e Domicella si sono opposti alla
realizzazione di tali progetti, denunciando il gravissimo
rischio ambientale esistente nella zona dal punto di visto
idrogeologico ed anche l'inquinamento elettromagnetico cui
sarebbero stati esposti gli abitanti a causa della distanza
ravvicinata degli impianti dai centri abitati.
La Presidenza del Consiglio ha proceduto a varie
convocazioni dell'ENEL, delle amministrazioni interessate e
dei comuni. In tali occasioni l'ENEL ha avanzato miglioramenti
di progetto che sono stati giudicati inadeguati dai comuni. Va
tuttavia precisato che, all'atto della concessione delle
autorizzazioni, nel periodo dal 1984 al 1993, nessuna delle
amministrazioni interessate - dalle sovrintendenze alla
regione Campania - ha espresso posizione, ad eccezione del
comune di Striano per motivi attinenti agli interessi degli
agricoltori coinvolti negli asservimenti. L'intesa con la
regione Campania, avvenuta in data 6 marzo 1991, ha reso
inapplicabile, poiché precedente all'entrata in vigore del
decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1992, la
disciplina di valutazione di impatto ambientale. Non c'entra
perciò la questione della lunghezza del tracciato.
Da quanto precede, emerge come il decreto ministeriale n.
808 del 1993 sia stato emesso a seguito di regolare
istruttoria. Da informazioni assunte presso l'ENEL risultano,
allo stato, in corso di realizzazione le sole opere civili
della prevista sottostazione di trasformazione, mentre non è
stato ancora dato inizio ai lavori di costruzione della linea,
in ragione delle opposizioni manifestatesi anche
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con ordinanze sindacali di sospensione, a loro volta sospese
dal TAR della Campania. L'avvio delle riunioni presso la
Presidenza del Consiglio ha indotto l'ENEL Spa a non avviare i
lavori della linea.
Sin qui i fatti. Ciò che emerge è tuttavia la necessità di
sottoporre a verifica tale localizzazione, sia alla luce della
situazione dei problemi di stabilità geologica, che
causerebbero non solo rischio per i cittadini ma anche di
black out per le zone servite, sia alla luce delle nuove
evidenze maturate dal punto di vista dell'inquinamento
elettromagnetico, in particolare per quel che riguarda il
collegamento fra le leucemie infantili ed alcune patologie
tumorali e l'esposizione ai campi elettromagnetici. Tale
collegamento è oggi ampiamente documentato nella letteratura
ed esposto, in particolare in Italia, da organismi
istituzionali, quale l'Istituto superiore di sanità.
Colgo l'occasione per rendere omaggio all'opera di
divulgazione che alcuni autori, come Paolo Bevitori e Ariano
Mantuano, in questi anni hanno fatto di una materia che nel
paese stentava ad entrare nella conoscenza dell'opinione
pubblica.
Sia chiaro però che queste evidenze aprono un enorme
problema di radioprotezione. Onorevole Cola, non è solo il
caso di San Martino che lei ha citato, ma è il caso anche
degli elettrodotti della Versilia, di quelli della costa
adriatica, di quelli della val di Susa e del Veneto! E' un
enorme problema se ci limitiamo a parlare di elettrodotti, ma
devo dire che non meno grave è l'enorme problema di carattere
radio-protezionistico che si apre quando noi prendiamo in
esame l'uso domestico dell'energia elettrica. Sto parlando
degli apparecchi elettrici che si utilizzano normalmente - dal
rasoio elettrico al phon e via dicendo - che ci danno
delle dosi di energia elettrica di preoccupante intensità.
Nella letteratura scientifica, infatti, non è messo in
discussione tale collegamento tra dosi ed emergenze
patologiche; non è messo più in discussione tale collegamento,
ma l'entità della dose di esposizione che deve essere
considerata come un rischio accettabile per la popolazione e
per i lavoratori professionalmente esposti, a fronte della
necessità del ricorso agli impianti e del costo della
mitigazione del rischio per gli impianti esistenti.
E' tale motivo che ha spinto il Governo a presentare al
Parlamento un disegno di legge-quadro, al quale faranno
seguito norme attuative. Proposte di legge sulla stessa
materia sono state presentate anche dai vari gruppi
parlamentari e negli anni scorsi anche alcune regioni hanno
legiferato in materia. Mi permetto qui di richiamare
l'attenzione del Parlamento su una delle proposte di legge
presentate, quella alla quale ha collaborato gran parte
dell'università di Roma La Sapienza, che reca la firma
dell'onorevole Scalia, perché in essa si ha finalmente il
coraggio, in coerenza con la letteratura scientifica
internazionale, di prevedere le vere dosi-soglia al di sotto
delle quali non si può neanche dire che non vi sia rischio, ma
almeno si entra in quel campo in cui il bilancio
costi-benefìci può apparire ragionevole.
In ogni caso, alla base di queste proposte di legge, ed in
particolare insisto su quella ora citata, vi sono dei limiti
di dose in esse indicati che sono riportati nella letteratura
in materia e che fissano correlazioni tra dosi e rischio di
leucemia e di altre patologie; limiti che, onorevole Cola, se
applicati al progetto che stiamo discutendo, sollecitano ad un
primo esame la necessità di riconsiderarne la localizzazione.
La distanza - se è quella - tra le abitazioni e gli
elettrodotti, alla luce di quello che oggi noi sappiamo, è
incompatibile con le cose che oggi conosciamo e che non
possiamo far finta di non leggere nella letteratura
scientifica!
L'Istituto superiore di sanità ha peraltro distribuito dei
normogrammi che ci consentono di calcolare, in funzione della
distanza dagli elettrodotti, l'entità delle dosi rispetto alle
popolazioni presenti nel territorio con riguardo all'intensità
di corrente. Se la localizzazione è quella che
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allo stato conosciamo, le abitazioni sono sottoposte a delle
dosi che non possiamo accettare!
E' pertanto intendimento del Governo sottoporre ad attenta
verifica la localizzazione di questi impianti, in modo da
salvaguardare, da una parte, la salute e l'incolumità - anche
l'incolumità per la zona della frana che lei ha ricordato,
onorevole Cola - e, dall'altra parte, la necessità
dell'approvvigionamento dell'energia elettrica. Onorevole
Cola, è un momento di verità quando parlo di
approvvigionamento di energia elettrica perché sono le stesse
popolazioni, le stesse autorità e le stesse istituzioni
politiche che ci chiedono energia elettrica affinché l'alta
velocità non si fermi a Napoli e prosegua; che ci chiedono per
lo sviluppo e la garanzia della penisola sorrentina maggiori
disponibilità di energia elettrica.
D'altra parte, onorevole Cola, una rilocalizzazione urta
con la dissennata, disordinata distribuzione delle zone
abitate e rende molto difficile una localizzazione che non
sottoponga le abitazioni all'impatto con i tralicci.
A tali verifiche sono state interessate, oltre all'ENEL e
alle amministrazioni della sanità e dell'ambiente, anche il
Servizio geologico nazionale e il presidente della regione
Campania, in quanto titolare del vincolo idrogeologico e dei
poteri straordinari, a seguito dell'emergenza idrogeologica
del gennaio 1997, per la verifica dei tracciati autorizzati e
di quelli in istruttoria, anche alla luce degli eventi franosi
del corrente mese di maggio e delle acquisizioni
tecnico-scientifiche sull'assetto idrogeologico delle aree
interessate. Né l'amministrazione si potrà esimere da un
momento di confronto con l'insieme delle amministrazioni
comunali interessate della zona e così duramente provate.
Segue da ciò che la proroga richiesta dall'ENEL per il
completamento dei lavori e delle espletazioni, che scadrà il
prossimo 17 agosto, non potrà essere concessa sino a quando
l'insieme di queste verifiche non abbia dato esito positivo, e
qualora ciò non avvenisse tale proroga non sarà certamente
concessa.
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