| MARIA LENTI. Intervengo brevemente, Presidente, perché
nell'interpellanza stessa i punti che ci interessano,
riguardanti i beni culturali, sono molto chiari e dettagliati
e non danno adito a possibilità di dubbio.
Per questa interpellanza, il gruppo di rifondazione
comunista è partito da una notizia clamorosa sulle pagine dei
giornali nell'ultima settimana di aprile, addirittura con
titoli che hanno fatto accapponare la pelle, non solo agli
italiani, a rifondazione comunista e ad altri partiti, ma
anche ai commentatori stranieri, del tipo: "il Foro italico
finisce sul mercato", o "il Colosseo potrebbe essere venduto"
eccetera.
Si tratta delle dichiarazioni del componente di
un'apposita commissione di esperti del Ministero delle
finanze, la quale dovrebbe stilare entro giugno la lista dei
beni culturali di proprietà pubblica che potranno essere
ceduti ai privati attraverso l'istituzione di fondi
immobiliari. Il professor Vaciago, presidente della
commissione, ha rilasciato delle dichiarazioni molto
preoccupanti, illustrando la proposta di istituire un fondo
per il Foro italico di Roma, che vanta piscine, stadio, campi
da tennis, alcuni monumenti; egli ha dichiarato: "Potremmo
conferire ad un fondo lo stesso Colosseo; molto spesso i
privati sono più adatti a gestire e valorizzare palazzi,
musei, impianti".
Dubitiamo, intanto, che i privati possano essere
considerati a priori deputati a conservare meglio il
nostro patrimonio artistico. Abbiamo peraltro una legge che
tutela lo stesso, la n. 1089 del 1939, ma anche le sentenze
della Corte di cassazione e del Consiglio di Stato che
affermano l'inalienabilità del patrimonio pubblico
storico-artistico. Nelle stesse sentenze, si parla di non
possibilità di vendita quando l'uso che viene fatto del bene
non è compatibile con la conservazione dello stesso.
Il ministro Veltroni, nella prima audizione in Commissione
cultura dopo l'insediamento di questo Governo, ha parlato sì
di possibilità di entrata dei privati nella gestione dei beni
culturali, ma semplicemente come possibilità di avere un
cosiddetto capitale fresco per poter valorizzare il nostro
patrimonio; non ha parlato certo di cessione, perché sarebbe
stato uno scandalo. Crediamo, invece, di poter essere
d'accordo con quanto ha dichiarato il sovrintendente Strinati,
secondo il quale certo il Colosseo non può essere venduto, ma
potrebbero essere messe in atto delle differenziazioni tra
beni culturali di "serie A" e di "serie B", per cui, al limite
(ma con preoccupazione, secondo quanto
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ha detto lo stesso sovrintendente Strinati) quelli di "serie
B" potrebbero essere ceduti. Il ministro Veltroni ha già
smentito tutto questo sui giornali e noi vorremmo che facesse
una smentita ufficiale al riguardo in Parlamento, in
particolare qui alla Camera, perché resti agli atti nella sede
che è deputata a controllare l'attuazione delle decisioni del
Governo.
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