Banche dati professionali (ex 3270)
Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


377967
STA0362-0037
Somm. e Sten. d'Aula n. 362 del 28 maggio 1998 (STA13-362)
(suddiviso in 299 Unità Documento)
Unità Documento n.37 (che inizia a pag.12 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.5)
SVOLGIMENTO: 2 - 01148; 2 - 01118; 2 - 01132; 2 - 01135; 2 - 01136; 2 - 01139; 2 - 01150; 2 - 01147. ...(Violazione della riservatezza nelle buste per dichiarazioni fiscali)
...SVOLGIMENTO: 2 - 01148; 2 - 01118; 2 - 01132; 2 - 01135; 2 - 01136; 2 - 01139; 2 - 01150; 2 - 01147. ...(Violazione della riservatezza nelle buste per dichiarazioni fiscali)
GIANCARLO PAGLIARINI.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA
ZZSTA ZZRES ZZSTA280598 ZZSTA980528 ZZSTA000598 ZZSTA000098 ZZSTA362 ZZ13
    GIANCARLO PAGLIARINI.  I fatti sono questi: all'inizio di
  maggio un gruppo di cittadini che fanno parte di una
  associazione apolitica e apartitica denominata "la Milano che
  produce", che ora rappresento in qualità di portavoce, ha
  sollevato durante la riunione mensile dei suoi membri il
  problema della tutela della riservatezza dei dati esposti
  nelle dichiarazioni dei redditi.
     Si tratta di questo: per la dichiarazione dei redditi,
  quest'anno, i padani e gli italiani dovranno usare una busta,
  secondo quanto previsto da un decreto del Ministero delle
  finanze.  Un decreto, tanto per cambiare, con un titolo
  veramente chilometrico.  Queste che leggerò sono le prime tre
  righe del titolo: "Approvazione con le relative istruzioni e
  busta, del modello unico di dichiarazione che le
 
                              Pag. 13
 
  persone fisiche devono presentare nell'anno 1998 ai fini
  delle imposte sui redditi, dell'imposta sul valore aggiunto,
  nonché..."
     Solo il titolo del decreto continua per altre 12 righe:
  12, non scherzo!  Se non ci credete, dovete solo comprare il
  supplemento ordinario della  Gazzetta Ufficiale  n. 77,
  del 2 aprile 1998, che costa ben 30 mila lire, nel quale vi
  sono oltre 310 pagine di istruzioni e semplificazioni.
     A pagina 311 è pubblicato il fac-simile della busta che
  deve essere utilizzata per la dichiarazione dei redditi.  Un
  bel bustone con il timbrino che garantisce che è stata
  stampata dall'Istituto poligrafico e zecca dello Stato.
     Questa busta è larga 23 centimetri e lunga 32 e mezzo.  Il
  contribuente inserisce nella busta la sua dichiarazione dei
  redditi, sigilla la busta che sul risvolto è dotata di tutta
  la colla necessaria per chiuderla bene in modo da mettere al
  sicuro da occhi indiscreti i dati della sua dichiarazione; gli
  dà una bella leccata, la chiude e poi consegna in banca oppure
  alla posta la sua dichiarazione dei redditi, sempre ben chiusa
  nella busta.  In banca, oppure alla posta, utilizzando la
  fessura della finestra centrale, che non è protetta da una
  pellicola trasparente, gli impiegati scriveranno sulla
  dichiarazione il numero di protocollo e la data di
  presentazione.  Poi il contribuente si mette in tasca la prova
  di aver consegnato la dichiarazione e se ne va.
     Da quel momento in poi tutte le persone a cui capiterà in
  mano la busta chiusa potranno in teoria tirare fuori dal
  finestrone la dichiarazione dei redditi, guardarla,
  fotocopiarla oppure, se sono dei burloni, addirittura
  aggiungere o togliere qualcosa, perché il finestrone centrale
  è aperto, non ha alcuna protezione e, siccome è largo sei
  centimetri e mezzo ed è lungo sedici centimetri e mezzo, è un
  gioco da ragazzi togliere e reinserire il contenuto nella
  busta.
     Il 31 dicembre 1996 il Parlamento aveva approvato una
  legge intitolata: "Tutela delle persone e di altri soggetti
  rispetto al trattamento dei dati personali", insomma, la
  famosa legge sulla  privacy.  L'articolo 15 di quella
  legge sembra scritto su misura per questa busta.  Il suo testo
  è il seguente: "I dati personali oggetto di trattamento devono
  essere custoditi e controllati anche in relazione alle
  conoscenze acquisite in base al progresso tecnico, alla natura
  dei dati e alle specifiche caratteristiche del trattamento, in
  modo da ridurre al minimo, mediante l'adozione di idonee e
  preventive misure di sicurezza, il rischio di distruzione o
  perdita, anche accidentale, dei dati stessi, di accesso non
  autorizzato o di trattamento non consentito o non conforme
  alla finalità della raccolta".  E' evidente che di per sé
  l'utilizzo della busta previsto dal Ministero delle finanze è
  in contrasto con questa norma.
     Il garante è giunto alla nostra stessa conclusione.
  Infatti, ha scritto nella sua decisione dell'altro ieri che
  "la busta in questione non può ritenersi corrispondente ai
  canoni di sicurezza che l'articolo 15, comma 1, della legge n.
  675 del 1996 fissa agli effetti della responsabilità
  civile".
     Il dottor Virginio Carnevali, che è responsabile per il
  fisco delle consulte economiche della lega nord per
  l'indipendenza della Padania, e dopo di lui tanti altri, tra
  cui anche il collega Giulio Tremonti, hanno spedito degli
  indignati esposti al garante per la protezione dei dati
  personali.
     Finalmente l'altro ieri, il 26 maggio, il garante ha
  risposto al ricorso del nostro Virginio Carnevali.  La risposta
  ufficiale si conclude con la segnalazione che il garante
  "ritiene necessario inviare una segnalazione al Ministero
  delle finanze ai sensi dell'articolo 31, comma 1, lettera
  c),  della legge n. 675".  Per la cronaca, il testo della
  lettera  c)  è del seguente tenore: "Il Garante ha il
  compito di segnalare le modificazioni opportune al fine di
  rendere il trattamento conforme alle disposizioni vigenti".
  Questo significa che, prima dell'intervento della lega nord,
  l'impianto previsto dal Ministero delle finanze non
 
                              Pag. 14
 
  era conforme alle disposizioni vigenti.  Non lo era prima del
  nostro intervento e non lo è nemmeno oggi.
     Nella sua decisione l'autorità garante per la protezione
  dei dati personali ha ammesso che "i rilievi concernenti la
  busta sono fondati".  Questo il garante lo ha deciso e lo ha
  scritto dopo aver invitato il Ministero delle finanze a
  formulare per iscritto ogni considerazione ritenuta utile per
  le valutazioni del caso.  Il 22 maggio il Ministero delle
  finanze ha fornito al garante le sue considerazioni sul
  problema.
     Nella decisione del garante sul ricorso di Carnevali si
  può leggere che le considerazioni del Ministero delle finanze,
  in sintesi, sono state le seguenti: in primo luogo, la
  finestra serve per apporre sulla dichiarazione, anziché sulla
  busta, il numero di protocollo e la data di presentazione, in
  modo da fornire al contribuente la garanzia dell'avvenuta
  presentazione; in secondo luogo, la finestra serve per
  individuare velocemente gli elementi utili al rilascio della
  ricevuta al contribuente, vale a dire gli estremi anagrafici,
  la data di presentazione, il numero di protocollo e il tipo di
  modello; in terzo luogo, il Ministero delle finanze ha detto
  al garante che questo tipo di busta non consentirebbe di
  prendere conoscenza dell'intero frontespizio della
  dichiarazione se non tramite manovre intenzionali, il che
  ovviamente è vero.
     Il Ministero ha anche detto al garante che questo tipo di
  busta non permetterebbe neanche di estrarre la dichiarazione
  dalla busta se non apportando evidenti lacerazioni alla busta
  stessa; il che non è affatto vero, come hanno dimostrato le
  immagini trasmesse da  Striscia la notizia  e addirittura
  dal  TG1.
     In definitiva, nella decisione del garante sul nostro
  ricorso, si può leggere che, secondo il Ministero delle
  finanze, le esigenze di riservatezza dei contribuenti sono
  soddisfatte anche in considerazione del fatto che gli
  intermediari bancari o postali devono rispettare specifiche
  regole di custodia e di sicurezza dei dati.
     Ho detto io queste cose per evitare che il sottosegretario
  Vigevani, che è qui in aula in rappresentanza del ministro
  Visco, ce le ripeta.  Infatti, il Ministero delle finanze ha
  già detto queste cose al garante e il garante stesso, tenendo
  conto di tutte queste considerazioni e di altre ancora, ha
  svolto la sua istruttoria ed ha deciso che i nostri rilievi
  concernenti la busta sono fondati.
     Quindi, senatore Vigevani, queste cose non ce le ripeta -
  se per caso ne aveva l'intenzione - perché non hanno spessore.
  Infatti il garante ha concluso che "l'esigenza di apporre un
  numero di protocollo e la data di presentazione poteva essere
  soddisfatta con soluzioni diverse e già in uso corrente" e che
  "l'inadeguata soluzione tecnica prescelta permette
  all'impiegato che riceve la dichiarazione di prendere
  facilmente visione dell'intero frontespizio e questa
  possibilità è offerta anche ad ogni altro addetto che presti
  servizio presso i soggetti legittimati a trasmettere le
  dichiarazioni dei redditi all'amministrazione finanziaria, in
  particolare banche e uffici postali, o presso eventuali
  organismi esterni che dovranno elaborare i dati che dovranno
  inviare poi al Ministero delle finanze".
     Il punto veramente importante è che il garante ha anche
  scritto che "il riconoscimento della fondatezza del reclamo
  renderebbe necessaria, a rigore, l'immediata sostituzione
  della busta con un modello più idoneo".  Senatore Vigevani, non
  ci sono santi: questo significa che, da un punto di vista
  tecnico, e giuridico, questa busta deve essere sostituita.
  Altrimenti la  privacy  dei contribuenti non è
  tutelata.
     Tuttavia il garante ha deciso di non inibire l'utilizzo
  della busta perché "ciò renderebbe inevitabile un differimento
  legislativo dei termini della dichiarazione".  E il garante non
  può scrivere e approvare decreti-legge e spostare la data di
  presentazione della dichiarazione dei redditi, quindi non
  poteva che dire questo.  Contemporaneamente egli ha anche
  segnalato al Ministero delle finanze la necessità di
  regolamentare diversamente la procedura
 
                              Pag. 15
 
  a partire dalla dichiarazione dei redditi da presentare nel
  1999.  Dunque la procedura di quest'anno è illegale e non
  tutela i contribuenti.
     La decisione del garante è sconcertante perché le
  possibilità sono solo due: o la busta tutela la  privacy
  e dunque la si usa, o non la tutela e allora la si cambia.
  Questo punto è stato colto chiaramente dalla stampa.  Ecco
  alcuni titoli dei giornali di ieri mattina.  Il Sole 24
  ore:  "Unico 98 infrange la  privacy  ma il Garante non
  interviene";  La Stampa:  "Fisco, Rodotà boccia l'Unico.
  Chiunque può violare la segretezza delle buste";  Il
  Giorno:  "La busta che contiene il nuovo modello fiscale ha
  una finestra anti- privacy.  Rodotà boccia le trasparenze
  di Unico";  Corriere della Sera:  "Tasse, Rodotà boccia
  Unico.  La finestra della busta non tutela la riservatezza dei
  dati";  la Repubblica:  "Il Garante della  privacy
  boccia il modello Unico.  Dure critiche del Garante alla
  denuncia dei redditi: la busta è da rifare";  la Padania,
  dulcis in fundo:  "Il nuovo 740 è proprio fuori legge".
     Ieri il ministro "Fisco" ha dichiarato all'ANSA che "la
  busta modello unico non comporta problemi seri per la
  privacy,  perché se ci fossero stati problemi seri Rodotà
  ci avrebbe fatto cambiare la busta".  Non è vero; i problemi
  seri ci sono, eccome.  Il fatto è che il garante Rodotà ha
  ammesso che la busta con il finestrone non protetto permette
  addirittura di estrarre la dichiarazione "con relativa
  facilità".
     Dunque i problemi ci sono, e sono sicuramente molto seri,
  perché è dimostrato che con questa busta la riservatezza dei
  dati dei contribuenti non è tutelata.  Il garante Rodotà non ha
  chiesto al ministro delle finanze di cambiare la busta solo
  perché, come abbiamo visto, si è in presenza di "una
  situazione eccezionale creata dall'imminente scadenza del 1^
  giugno".
     Ebbene, noi siamo convinti che la riservatezza dei dati
  dei cittadini sia un valore meritevole di tutela.  Senatore
  Vigevani, lo dica al ministro Visco: il garante non ha chiesto
  di cambiare la busta solo perché si è in presenza di "una
  situazione eccezionale creata dall'imminente scadenza del 1^
  giugno".  Ebbene, è sufficiente spostare la scadenza del 1^
  giugno per i tempi tecnici necessari per, in primo luogo, la
  modifica del decreto di approvazione del modello di busta, in
  secondo luogo per la sua ristampa ed in terzo luogo per la sua
  distribuzione.
     Per questi motivi, esposti nella nostra interpellanza
  urgente ed ora supportati anche dalla decisione scritta del
  garante per la protezione dei casi personali, chiediamo al
  Governo di spostare la scadenza del 1^ giugno, di modificare
  il decreto di approvazione del modello di busta, di ristampare
  buste normali, con la finestra più piccola, e di
  distribuirle.
 
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