| GABRIELLA PISTONE. Ringrazio il sottosegretario Cavazzuti
per la tempestività di una risposta, più volte sollecitata in
quest'aula dalla sottoscritta, riguardo al problema che in
molti abbiamo sollevato con questa interpellanza.
Sono sicuramente soddisfatta per il fatto che il Governo
abbia ribadito, in questa sede solenne del Parlamento
italiano, la sua opinione (che chiaramente è una certezza, più
che un'opinione, trattandosi di una legge dello Stato) che la
legge n. 662 di cui si parla, ed in particolare il suo
articolo 3, comma 109, è sicuramente applicabile alle società
del gruppo ENI. Di ciò, ripeto, sono soddisfatta. E' quasi
pleonastico, ridondante,
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dopo un anno e mezzo di interlocuzioni varie con i soggetti
che fanno capo all'ENI, dover ribadire un'altra volta queste
convinzioni.
Il sottosegretario ha articolato la sua risposta in vari
punti: io non so cosa succederà ora e se il Governo,
nonostante quelle interessate siano società di diritto
privato, ma pur sempre facenti capo ad una holding,
l'ENI (addirittura, l'AGIP Petroli da non molto è diventata
divisione dell'ENI, quindi diretta emanazione del gruppo), non
possa fare un altro passo.
L'azionista di maggioranza dell'ENI è oggi il Tesoro;
vede, signor sottosegretario, non ho la concezione di uno
Stato che debba gestire, o che debba essere coinvolto nelle
scelte e negli affari quotidiani delle aziende controllate,
bensì, a mio avviso, lo Stato deve sicuramente esercitare
un'azione di controllo su di esse. Questo è il compito dello
Stato: ed allora, l'esercizio del controllo non deve
riguardare il fatto che l'ENI decida di vendere o meno un
patrimonio immobiliare, ma il fatto che l'ENI osservi o meno
le leggi dello Stato.
Altrimenti, signor sottosegretario, si rinuncia alle
proprie competenze. Questa è la parte della sua risposta che
mi lascia insoddisfatta, dato che, a nostro avviso, il potere
di controllo va esercitato: cosa può fare altrimenti il
cittadino per vedere affermati i suoi diritti? Deve ricorrere
alla magistratura? Deve subire passivamente e piegarsi al più
forte? O non è meglio avere uno Stato autorevole, e non
autoritario? Non uno Stato compiacente, assistenzialista, al
limite servile nei confronti dei poteri forti (come è stato
per tanto tempo): questo non è lo Stato che piace a me e al
mio gruppo parlamentare. Vogliamo uno Stato che riconquisti il
rispetto dei cittadini, che riacquisti credibilità. Penso a
cosa è successo in questi giorni al sud, dove non c'è troppo
Stato: al sud c'è troppo poco Stato!
Questo, comunque, vale per tutto il nostro paese e per
tutto quanto coinvolge lo Stato nel senso alto del termine. A
volte si usano argomenti speciosi, soprattutto in campagna
elettorale, mi sia consentito osservarlo in quest'aula, dove è
necessario dire la verità (e la verità in genere mi
appartiene). Si presentano, per esempio, interpellanze come
quelle a prima firma Rivolta n. 2-01135 e poi non si viene in
quest'aula ad illustrarle, forse perché si ha altro da fare,
ma soprattutto penso perché non si crede molto a ciò che si è
scritto. Questa interpellanza è del gruppo di forza Italia:
ora, per carità, rispetto le opposizioni, ma so anche che
esistono delle differenze ed allora mi sembra quanto meno
curioso che forza Italia esprima certe posizioni.
Quasi si ergono a paladini di una forma di tutela contro
le privatizzazioni, di una difesa del pubblico, addirittura
invocando la legge n. 560. Io ho avuto modo di conoscere gli
inquilini degli immobili di San Donato Milanese, ho avuto modo
di confrontarmi con alcuni di loro ed ho avuto modo, in
maniera molto leale, di esprimere loro quello che è stato
sempre il mio pensiero, che non è qui oggi di un tipo e domani
di tipo diverso in un'altra sede, per poterlo usare per una
campagna elettorale, con comunicati stampa o inserendolo
addirittura nel programma elettorale, come nel caso di forza
Italia (l'altra settimana ci sono state le elezioni in quei
comuni).
Bene, noi non ci siamo prestati a questo, io non mi presto
a questo, ma mi presto ad affermare solennemente il rispetto
della legge. La legge n. 662 parla chiaro e dice: "in caso di
dismissioni si applica". Ecco, il caso di San Donato, per
quanto riguarda le dismissioni, chiaramente è soggetto alla
legge n. 662. Per quanto riguarda le case dell'ENI, è soggetto
alla legge n. 662 e così quindi quelle di viale
dell'Umanesimo.
Per quanto riguarda gli affitti, non può essere soggetto
né alla legge n. 560 né alla legge n. 662, perché esse si
applicano solo in caso di vendita del patrimonio. Oggi come
oggi stiamo affrontando l'esame di una legge di riforma degli
affitti, che è attesa da tutti. Quando ci saranno le nuove
normative, che supereranno i patti in deroga, mi auguro, anzi
sono convinta, che andranno incontro alle fasce più
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deboli, quelle che oggi non possono sostenere il peso di
affitti molto elevati.
Dico questo per sottolineare semplicemente che il rispetto
della legge deve essere, come dire, a 360 gradi; poi, si può
essere più o meno favorevoli, ma questo non c'entra, è un
problema di altra natura. Cosa devono fare i cittadini?
Ricorrere alla magistratura? Purtroppo, l'hanno già fatto.
Dico purtroppo perché non mi sembra proprio il caso dovervi
ricorrere a fronte di leggi chiare. Questa è una legge molto
chiara, che non si presta a fraintendimenti. Allora, una legge
chiara deve essere solo rispettata, non ha neanche bisogno di
ulteriori interpretazioni. Ripeto: ringrazio il Governo,
perché è venuto qui oggi a ribadire una convinzione, ma non ci
sarebbe stato neanche bisogno di questo. Invece, si affollano
i tribunali di cause inutili. Sappiamo i ritmi ed i problemi
che ha la giustizia. Allora, sarebbe molto meglio osservare la
legge.
Peraltro, vorrei fare una notazione. Il gruppo ENI, in
particolare qui a Roma, ha messo in vendita il suo patrimonio:
una parte (90 appartamenti) l'ha già venduta; un'altra parte è
composta di appartamenti già vuoti, liberi, a disposizione per
essere venduti, credo da più di un anno; un'altra parte invece
è occupata e i cittadini, invece di essere considerati dei
normali inquilini, vengono considerati dall'ENI degli
occupanti, tanto è vero che non pagano l'affitto, ma pagano da
qualche mese una indennità di occupazione.
L'altro giorno ho parlato di questo argomento con alcuni
amici, parte dei quali ex colleghi. Ho lavorato quindici anni
nel gruppo ENI: ho lavorato bene, in una società che mi ha
dato tanto, a cui devo tanto; lo dico con profondo rispetto.
Allora non capisco come l'amministratore delegato dell'ENI,
dottor Bernabé, sicuramente una persona intelligente e capace,
assolutamente all'altezza del suo compito, possa perdersi in
una tale inezia: 150 alloggi ancora da vendere; circa 20 sono
già a disposizione dell'intermediario (in questo caso la
Toscana immobili, incaricata dalla SNAM). Bene, questi alloggi
non vengono venduti: sono lì, a disposizione, ma non vengono
venduti; non trovano acquirenti. Qualcuno si è domandato
perché? Forse i prezzi non corrispondono alle stime di
mercato, forse i valori negli ultimi anni hanno avuto una
flessione notevole. L'abbiamo visto tutti. Vivo all'EUR da
trent'anni, non da un giorno, e so qual è l'andamento del
mercato: case che fino a qualche anno fa venivano messe in
vendita a 5-600 milioni oggi vengono vendute a 400 milioni, e
magari anche a fatica. Si tratta allora di prendere atto della
realtà.
La legge parla chiaro. Ed io cerco sempre di documentarmi
con dati ufficiali, non basandomi sul sentito dire. Nello
specifico mi riferisco al listino ufficiale della borsa
immobiliare di Roma, a cura della Camera di commercio
(l'organismo le cui dichiarazioni in questo caso fanno fede;
poi c'è l'ufficio tecnico erariale, che peraltro è richiamato
nel dispositivo di legge in caso di controversie sulla
determinazione del prezzo). Il listino, in riferimento alla
zona Europa (EUR) indica una stima massima - in caso di
vendita di abitazioni nuove o ristrutturate (cioè il livello
più alto di immobili in commercio) - fra i 3 ed i 4 milioni e
mezzo; per le abitazioni da restaurare o da ristrutturare i
prezzi vanno da 2.600.000 a 2.900.000. Non sono valori
inventati da me o dagli inquilini: è il listino ufficiale.
In sostanza non si può pensare di chiedere oggi la stessa
cifra di tre o quattro anni fa, perché il mercato è cambiato.
Siamo in pieno nella cultura del mercato e della concorrenza:
ma il mercato risponde a chiare leggi di domanda ed offerta;
altrimenti i beni rimangono invenduti. Tanto è vero che le
case non sono state acquistate.
Si tratta di un danno economico per l'ENI, oltre tutto. Mi
rivolgo allora non al sottosegretario Cavazzuti o al ministro
Ciampi, ma all'amministratore delegato dell'ENI. Spero abbia
la bontà di leggere queste mie dichiarazioni, perché - ripeto
- è una persona che stimo per la sua intelligenza. Vorrei
domandargli perché si attacchi a 150 alloggi ed a questioni di
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simile levatura, che fanno torto alla sua intelligenza. Un
gruppo come l'ENI ha una fama ed una statura, anche a livello
internazionale, tali da non consentirgli di soggiacere a beghe
o ad affari di bottega.
Anche gli uffici legali dell'ENI hanno probabilmente
responsabilità in questo senso. Voglio credere che i massimi
vertici dell'ente non siano a conoscenza dei fatti: se solo
sapessero il 10 per cento di quanto è successo, credo che
farebbero dieci passi indietro.
Non voglio abusare del tempo che ho ancora a mia
disposizione, ma desidero sottolineare - è un concetto che mi
è molto chiaro - che lo Stato deve fare la sua parte. Rinnovo
pertanto il mio appello al sottosegretario, chiedendogli di
esercitare anche nei confronti dell'ENI il potere di controllo
che gli compete.
Nello stesso tempo voglio rivolgermi agli inquilini
dell'ENI, dicendo che la legge sta dalla loro parte fino in
fondo e che dunque non devono e non dovranno temere nulla.
L'altro giorno un collega a me caro, un non vedente,
Lucidi - quando ero dipendente dell'AGIP petroli, lavorava al
centralino - ha ricevuto una lettera di sfratto per un
appartamento nei palazzi di viale dell'umanesimo. La moglie,
preoccupatissima, si è subito rivolta al comitato degli
inquilini che combatte da tempo questa battaglia: sono tutte
energie che forse potrebbero essere adoperate per
qualcos'altro e non impiegate per chiedere il semplice
rispetto della legge! Non capisco perché si debba dare il
tormento a persone, talune delle quali peraltro si trovano in
particolari condizioni di disagio.
La legge è molto equilibrata: l'ex senatore Cavazzuti, ora
sottosegretario, ha avuto con me qualche piccolo scontro al
Senato. Il testo che avevo scritto e che era stato approvato
dalla Camera in prima lettura andava un po' oltre, garantiva
qualche ulteriore tutela e prevedeva minori vincoli. Secondo
alcuni cittadini, era migliore. In ogni caso in quella
occasione abbiamo raggiunto, come si suol dire, un
gentlemen agreement e credo che alla fine fossimo
convinti della bontà delle decisioni. Infatti tante altre
società stanno rispettando le disposizioni e non creano tutti
questi grandi problemi. Certo, possono verificarsi situazioni
specifiche, ma si tratta di casi singoli: la norma è norma
dello Stato e viene applicata.
Oso dire che, qualora l'ENI non fosse così convinto di
dover applicare la legge, dovrebbe comunque rispettarla e poi,
eventualmente, ricorrere in giudizio. Dovrebbe cioè adottare
il procedimento contrario a quello che sta realizzando: non
dovrebbe mettersi in una posizione di forza rispetto ad
inquilini, suoi ex dipendenti o dipendenti, facendo loro
spendere denaro e provocando un ulteriore affollamento dei
tribunali con cause inutili. Oltre tutto, lei lo sa, signor
sottosegretario, due pretori a Milano, decidendo su cause
intentate dai cittadini di San Donato Milanese, si sono già
espressi sulla questione. Si sono già pronunciati proprio in
maniera chiara, netta, senza fraintendimenti o
interpretazioni: in caso di dismissioni si applica la legge n.
662.
Non ho molte altre parole, perché ho già detto, fatto e
scritto tanto su questo argomento. Voglio ricordare che nel
dicembre 1996, subito dopo l'approvazione del provvedimento
collegato alla legge finanziaria, credevo che il problema
fosse risolto. In verità, non lo credevo solo io, ma anche
tanti colleghi che, insieme a me, hanno condotto questa
battaglia e che la stanno portando avanti tuttora; tra l'altro
alcuni di questi colleghi sono anche firmatari
dell'interpellanza oggi al nostro esame.
Credevamo di aver risolto un problema e invece si è aperta
una voragine di problemi, una voragine di perdite di tempo!
Tutti abbiamo questioni serie e cogenti da affrontare: il
Governo, i parlamentari ed anche gli inquilini.
Questo è un argomento che avremmo voluto considerare
chiuso un anno e mezzo fa. Mi appello ancora una volta alla
sensibilità del sottosegretario affinché voglia esercitare un
potestà di sua assoluta competenza: il potere di controllo.
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