| SERGIO COLA. Devo dire che queste dichiarazioni del
ministro non ci lasciano assolutamente soddisfatti.
In premessa, non possiamo non rilevare che aborriamo ogni
tipo di violenza; tuttavia, nel caso particolare, bisogna
anche comprendere i motivi di determinate reazioni. Questi
motivi noi li comprendiamo; non comprendiamo invece le
giustificazioni che il ministro in questa sede ci ha dato.
Abbiamo assistito alla solita dichiarazione di intenti e
alla solita logica che, purtroppo, ha caratterizzato questo
Governo: una politica assistenziale che non ha nessun tipo di
motivazione.
Ieri ha parlato l'onorevole Selva e nella sua
dichiarazione di voto sul provvedimento n. 4891 che è stato
approvato ha specificato alcuni aspetti che, a mio modo di
vedere, sono estremamente illuminanti: i lavori socialmente
utili rientrano nella politica di sinistra, una politica che è
sempre sterile, che è stata sempre finalizzata a tutelare un
determinato tipo di elettorato e di fasce sociali, ma che non
serve assolutamente per risolvere le grandissime problematiche
di cui il Governo è responsabile. In due anni si sono dette
tante cose, ma non si è realizzato assolutamente nulla.
Ritengo che questi problemi vadano affrontati senza creare
guerre tra poveri,
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perché mi si deve dire, per esempio, qual è la disponibilità
di impiego nei lavori socialmente utili. Secondo me è
limitatissima, per cui si crea, inevitabilmente, una guerra
dei poveri, che porta ad episodi come quelli accaduti a Napoli
nei giorni scorsi. Secondo me, il problema si risolve in modo
diverso, certo non attraverso ricette sterili e al di fuori di
ogni logica economica che caratterizza il contesto mondiale e
quello del Mezzogiorno d'Italia.
Le ricette sono ben diverse e consistono nell'alimentare,
nel favorire e nel promuovere le iniziative private, la
piccola e media impresa e l'artigianato.
Vorrei ricordare un articolo, di cui ho avuto occasione di
prendere visione solo stamane, pubblicato su Il Mattino,
il giornale di Napoli, che così titola: "Niente più fido,
l'azienda chiude". Vorrei allora chiedere al ministro del
lavoro e al ministro dell'industria, che in questo momento non
è presente, se sanno per quale motivo chiude questa impresa
che ha 300 dipendenti e, al contempo, crea occupazione per
altri 200 lavoratori per l'indotto: 500 lavoratori e 500
famiglie non avranno più nessuna fonte di sostentamento!
Ebbene, qual è il motivo per cui l'azienda chiude? Perché le
banche e la GEPI, a cui è stata fatta un'esplicita richiesta,
non vogliono più concedere una fideiussione di 20 miliardi,
nonostante sussistano tutti i presupposti perché ciò
avvenga.
Ministro Treu, sa questa azienda - preciso che si tratta
della Marinelli di Marcianise, che ora è in liquidazione - che
fatturato e che commesse ha avuto per il 1997? Settanta
miliardi di commesse, tutte documentate. E la fideiussione è
passata da 20 miliardi a 1 miliardo, per cui la Marinelli non
è stata più in condizioni di operare, tant'è che è in
liquidazione.
Il Governo, e soprattutto gli enti attraverso cui opera,
non sono assolutamente intervenuti in questa situazione. E
quale è stata la conseguenza? Che il numero di disoccupati,
nel caso particolare - che rappresenta soltanto uno dei mille,
duemila o tremila casi che esistono -, è aumentato
ulteriormente di altre 500 unità lavorative che si aggiungono
alla già folta rappresentanza di disoccupati napoletani.
Ritengo, quindi, che quanto detto dal Governo sia veramente
assurdo, una dimostrazione di irresponsabilità, di non aver
capito qual è la reale problematica che oggi assilla il
Mezzogiorno.
Per risolvere i problemi del meridione - ne parlavo poco
fa con l'onorevole Valensise - dovete realizzare opere
pubbliche. Per esempio, date subito la stura all'inizio dei
lavori per l'aeroporto di Grazzanise, non tanto perché
quest'opera potrebbe occupare per due o tre anni ben mille
dipendenti, il che è ovviamente un fatto estremamente
positivo, quanto perché dovete mettere il Mezzogiorno d'Italia
nella condizione di essere competitivo. Il Mezzogiorno
d'Italia e i meridionali non hanno bisogno di elemosina da
parte del Governo. Il Mezzogiorno d'Italia e gli imprenditori,
in particolar modo, hanno bisogno di essere messi nelle
condizioni di poter operare. Voi dovete creare le condizioni
del mercato in Italia meridionale, dovete creare le condizioni
perché gli imprenditori meridionali siano competitivi nel
contesto mondiale. Statene certi, noi del Mezzogiorno d'Italia
abbiamo capacità, fantasia, dinamismo per poter competere con
chicchessia. Voi invece, come al solito, ci avete abbandonato!
E lei sostiene, con le dichiarazioni di intento, che bisogna
dare la stura ai famosi patti territoriali, che non hanno
raggiunto alcun risultato positivo! Dichiara di voler creare
un tavolo permanente, una task force: quanto politichese
caratterizza l'intervento del Governo! Questo senza rendersi
conto del vero cuore del problema, che è completamente diverso
e che non avete centrato, forse intuito. La vostra mentalità
non vi porta a seguire questa strada; forse per strategia
politica volete che il Mezzogiorno d'Italia continui ad essere
vostra preda, alla quale concedete poche elargizioni. Ma il
Mezzogiorno ha poca pazienza e, se esploderà in maniera più
eclatante di quanto abbia
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fatto in questi giorni, dovrete fare un grande mea
culpa perché le vostre responsabilità sono immense!
Riteniamo che la politica per il Mezzogiorno vada
affrontata e risolta attraverso altre strategie e strumenti,
che non sono certamente quelli stantii e sterili rappresentati
in questo momento (Applausi).
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