| PAOLO RUSSO. Presidente, ministro, onorevoli colleghi,
abbiamo assistito all'ennesima relazione sulle prospettive di
politica occupazionale per il Mezzogiorno e in modo
particolare per l'area campana; una relazione - mi si perdoni
- piatta, grigia, inconcludente; una enunciazione di principi,
puntualmente smentiti dai fatti degli ultimi due o tre anni,
che trovano conforto solo nelle azioni purtroppo violente di
questi giorni a Napoli.
Non riteniamo né di dover alimentare, né di dover plaudire
ad iniziative simili, di violenza di piazza, dobbiamo però
comprendere le ragioni del disagio che scaturiscono da una
teoria interminabile di promesse mancate. Ministro, la
conferenza sul lavoro Napoli ancora la sta aspettando! Ma non
solo. Comprendo il disagio di chi al Governo è costretto
continuamente a dover fare i conti e si trova in perenne
contraddizione; di chi da una parte deve approvare il disegno
di legge sulle 35 ore e dall'altra è costretto ad aprire
varchi su ipotesi di flessibilità. Comprendo il suo imbarazzo,
ministro, ma capisco anche che gli incidenti di ieri a Napoli
sono solo il primo segnale della polveriera che è il sud del
nostro paese.
Se il Governo nazionale non è in condizione di offrire
certezze di impegni ed una politica di coerenza, è naturale
che accada ciò che si sta verificando in questi giorni.
Duecento mila disoccupati a Napoli, un milione nel sud del
paese! Noi ci rivolgiamo ai sindacalizzati, ai cosiddetti
listizzati ed ai tanti giovani non ancora iscritti nelle
liste, che non hanno abbandonato le abitazioni familiari, i
quali avvertono sulla propria pelle il disagio dell'essere
emarginato rispetto al mondo del lavoro, dall'essere distante
dallo stantio ufficio di collocamento. A questi giovani chi
pensa, ministro? Nessuno, purtroppo! I lavori socialmente
utili costituiscono soltanto uno zuccherino offerto in forma
macroclientelare che non risolve alcun problema. Anzi, mese
dopo mese sarete costretti ad ulteriori proroghe, nel
tentativo di evitare che la piazza prevalga; proroghe come
quelle che questo ramo del Parlamento ha approvato ieri, nel
pressappochismo generale, anche del Governo, che aveva tra
l'altro dimenticato, prorogando un po' qui e un po' lì, 1.600
lavoratori: noi li abbiamo ricordati ed abbiamo fatto in modo
che tale dimenticanza fosse subito corretta.
Ebbene, per creare lavoro, non occupazione - lavoro,
ripeto -, occorre creare condizioni favorevoli per le imprese,
occorre un maggiore controllo del territorio, minore violenza,
minori tasse. Per questo, signor ministro, credo siano
necessari una concertazione ed un impegno forte del Governo,
che nemmeno quest'oggi abbiamo registrato: sgravi fiscali per
chi reinveste i propri utili in azienda, per nuova
occupazione; libertà nel lavoro in senso sia orizzontale sia
verticale, sia in entrata sia in uscita; meno dirigismo, meno
iperburocrazia; più fantasia, più vivacità e fiducia nelle
centinaia di migliaia di piccole e piccolissime attività
imprenditoriali e artigianali del Mezzogiorno del nostro
paese.
Signor ministro, i patti territoriali, i contratti d'area,
i contratti di emersione hanno dato risultati assolutamente
insoddisfacenti. Proseguire lungo questa strada significa
proseguire nel fallimento. Infrastrutture per 12 mila
miliardi, avete annunciato: quando? Dove sono queste
infrastrutture, quali cantieri avete aperto? Non è stato fatto
nulla. L'agenzia, l'IRI 2, l'IRI 3, l'IRI 4: nulla ancora è
stato fatto! Insomma, siamo al cospetto di una politica miope,
schizoide, strabica, incapace, nelle proprie contraddizioni
interne, di produrre il benché minimo risultato, se
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non quello di tamponare di volta in volta, in modo
microassistenziale, esigenze specifiche.
Non credo di poter attribuire al Governo la responsabilità
degli incidenti che sono accaduti ieri a Napoli, però esistono
delle responsabilità. Esse appartengono a chi ha fomentato la
piazza negli anni scorsi (Applausi dei deputati del gruppo
di forza Italia), a chi ha avuto negli anni precedenti il
dominio assoluto della piazza ed oggi si trova in condizione
di dover governare, di guardare dall'altra parte le
istituzioni. Ebbene, le istituzioni sono di tutti e noi prima
di altri le tuteliamo e le rappresentiamo, nella maggioranza o
all'opposizione. Questa volta, però, signor ministro, è
necessario che il Governo sia chiaro una volta per tutte sulla
questione del lavoro: oggi non lo è stato (Applausi dei
deputati del gruppo di forza Italia).
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