| SALVATORE VOZZA. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
anche a nome degli altri deputati della Campania appartenenti
al mio gruppo, gli onorevoli Barbieri, Cennamo, De Simone,
Giardiello, Gambale, Iannelli, Nappi, Nardone, Petrella, Siola
e Siniscalchi, voglio sottolineare la difficile situazione
nella quale in queste ore si è trovata Napoli.
Ancora ieri Napoli è stata teatro di grandissime tensioni
sul versante della lotta per il lavoro. La televisione e i
giornali hanno mostrato vere e proprie scene di guerriglia
urbana, giornate di tensione in cui vi sono stati feriti,
contusi e atti di violenza inaccettabili. Queste forme di
lotta vanno condannate con fermezza, ma occorre fare di più.
Abbiamo il dovere di capire, di denunciare e di isolare quelle
forze, spesso anche malavitose, che hanno interesse ad
utilizzare il malessere per creare una situazione di
instabilità a Napoli. In piazza, in questi giorni, c'erano
anche i lavoratori impegnati nei progetti socialmente utili,
quelli in mobilità e in cassa integrazione, che hanno un'altra
storia e da anni si battono per ottenere uno sbocco.
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La lotta per il lavoro non può avere questa
rappresentazione, non può passare anche nell'opinione pubblica
nazionale come la lotta di disperati e di violenti. Può
diventare persino comodo racchiudere il grande problema
dell'occupazione di nuovo nel capitolo emergenza, sotto la
voce ordine pubblico. Il problema del Mezzogiorno e del lavoro
riguarda migliaia di ragazze e ragazzi (i dati li conosciamo):
a loro dobbiamo parlare, per loro e non per le liste di lotta
dobbiamo costruire una prospettiva moderna e produttiva per il
Mezzogiorno.
Le vicende di questi giorni dimostrano anche (e su questo
chiediamo una riflessione più attenta da parte del Governo)
che, dopo i successi che l'Italia ha ottenuto, il Mezzogiorno
non è ancora entrato in Europa. La fase due, così definita, le
scelte indicate nel documento di programmazione
economico-finanziaria, tardano ancora a tramutarsi in fatti
concreti. Dobbiamo avere la consapevolezza che ancora non ci
siamo.
Napoli e il Mezzogiorno hanno zone moderne e realtà
produttive avanzate, ma che convivono con un livello di
disoccupazione altissimo, con nuove aree di povertà, con aree
sempre più estese di emarginazione sociale. Come rispondiamo a
tutto questo, ministro? Troppe volte ci sono stati annunci ai
quali non è seguito niente di concreto. Dal tavolo della
concertazione, all'agenzia (che sarebbe utile e necessario
creare, anche per chiudere il capitolo delle strutture, di cui
non si riesce neppure a capire il numero, che dovrebbero
occuparsi di Mezzogiorno e di lavoro), allo sblocco di grandi
infrastrutture: l'elenco delle infrastrutture è lungo; con
grandi risorse - ci si dice -, ma sempre e solo sulla
carta!
Il sindacato ha segnalato il suo forte dissenso. Il 20
giugno si svolgerà una nuova manifestazione a Roma. Il tavolo
della concertazione, da tempo richiesto dai sindaci, nei fatti
non è stato mai convocato. Decidiamo: Napoli o Roma, ma si
faccia in tempi rapidi! I ritardi non sono più tollerabili.
Quali impegni assumiamo per rendere concreta la svolta?
Quali risposte diamo alle richieste di Napoli e della Campania
che sono state avanzate?
In Campania sono migliaia i lavoratori impegnati nei
progetti socialmente utili: moltissimi a Napoli ed in
provincia; oltre 5 mila a Napoli. Gli strumenti attualmente
esistenti non hanno creato quegli sbocchi che si immaginavano.
Lo stesso contratto dell'area Torrese-Stabiese, che lei cita,
non ha dato gli effetti desiderati; altri colleghi hanno fatto
riferimento al fatto che, mentre si firma il contratto,
un'azienda come l'AVIS rischia di chiudere!
Io credo che lei, ministro, in particolare, ma anche il
Governo, dovete prendere atto che questi strumenti non
funzionano. Le società miste non sono decollate; "Italia
lavoro" e "Italia investimenti" si sono mostrate fortemente
inadeguate. Che facciamo per sbloccare queste situazioni?
Mancano poi le proposte e i progetti dei Ministeri e
dell'insieme della pubblica amministrazione per le società
miste.
Solo i comuni si stanno muovendo concretamente; su di
essi, a partire dal comune di Napoli, si sta scaricando
tutto.
Per concludere, vorrei indicare sei punti.
Il primo: è necessario tirare fuori i progetti, aiutare
gli enti locali e prevedere maggiori risorse per la
realizzazione delle società miste. Ma occorre essere anche
consapevoli che, se tutte le società venissero realizzate, non
più del 20 per cento dei lavoratori potrebbe essere impegnato
in questi lavori. Ne rimarrebbe fuori la gran parte!
Il secondo: dobbiamo pensare, migliorando il provvedimento
sull'occupazione che abbiamo approvato ieri, di abbassare il
contributo previsto a carico dei lavoratori che sono in
condizioni di andare in pensione, se vogliamo ridurre la
pressione di questi lavoratori, che spesso per la loro età
sono di difficile collocazione. Dobbiamo cioè favorire lo
sbocco verso il prepensionamento, altrimenti, ogni sei mesi,
staremo ad inseguire la proroga
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degli ammortizzatori sociali, dichiarando solamente che è
l'ultima volta che lo facciamo.
Il terzo: occorrono misure che incentivino di più
l'autoimpiego. Quelle attuali sono utili, ma appaiono
insufficienti.
Il quarto: occorre aumentare l'incentivo che si dà alle
imprese che assumono i lavoratori. Oggi è più conveniente
assumere un giovane con contratto di formazione che questi
lavoratori impegnati nei LSU.
Il quinto: è necessario riservare una quota di lavoratori
socialmente utili per la realizzazione di grandi opere
pubbliche. Per fare questo, però, si può arrivare ad un'intesa
con le associazioni imprenditoriali in tempi rapidi?
Il sesto: l'ultimo aspetto che vorrei sottolineare
riguarda un piano da concordare con la regione Campania.
Abbiamo apprezzato la proposta avanzata ieri dal presidente
Rastrelli di impegnare quote di lavoratori nel piano di
riassetto del territorio. Occorre però andare oltre: la
regione non riesce ad essere un punto di riferimento in
materia di sviluppo e di lavoro per gli enti locali, né per le
parti sociali. La regione non ha una politica per il lavoro e
su questo aspetto va aiutata e sollecitata, nonché
incalzata!
Tutto ciò richiede misure immediate, ma anche la
definizione di un piano per il lavoro vero, che attualmente,
nonostante le sue indicazioni, continua a mancare nella
politica del Governo. Manca, cioè, quella tensione
riformatrice forte, costante ed in grado di dare certezze a
tanti giovani che si è imboccata davvero una strada diversa
(Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di
sinistra-l'Ulivo).
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