| ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, con l'articolo 2 della
proposta di legge in esame si intende dare alla comunità
ladina della val di Fassa, in provincia di Trento, la
possibilità di avere un suo rappresentante in consiglio
provinciale. Mi sembra questa un'ottima ed importante
previsione legislativa: è da anni che la comunità ladina si
batte per questo obiettivo e la lega, che da sempre si batte
per le minoranze etnico-linguistiche, non può che essere
favorevole.
Propongo però, con questo emendamento, una soluzione che
ritengo migliore rispetto al testo approvato dalla
Commissione, che ha sicuramente alcuni limiti. Innanzitutto,
in una regione in cui, per statuto, vige un sistema di tipo
proporzionale, si viene ora ad introdurre tendenzialmente, per
un unico consigliere provinciale, un sistema forse
maggioritario: mi sembra che questo sia in forte contrasto con
lo statuto e non vorrei che in futuro potesse portare a motivi
di contrasto sul piano giudiziario.
Avremmo poi un altro grosso problema di carattere
costituzionale, perché ci troveremmo ad avere i ladini della
provincia di Bolzano che vengono garantiti nel consiglio
provinciale con un sistema elettorale e quelli della provincia
di Trento che vengono anch'essi giustamente garantiti, ma con
un altro sistema elettorale. Per farla breve, avremmo i ladini
di due province diverse ma della stessa regione garantiti a
livello dei consigli provinciali con due sistemi diversi, per
cui avremmo anche i ladini rappresentati in consiglio
regionale con due sistemi diversi.
Pongo, quindi, questo come un grande problema di ordine
costituzionale.
Altro problema è che se noi ci dirigessimo verso un
collegio elettorale prettamente ladino, poiché in quel
territorio solo l'83 per cento circa della popolazione si è
dichiarato ladino, l'altro 17 per cento che non si è
dichiarato ladino non avrebbe nessuna possibilità di ancorarsi
ad altre liste e non avrebbe, per legge costituzionale,
nessuna possibilità di rappresentanza.
Quarto punto è che i voti che verranno espressi nel
collegio ladino e destinati a chi non vince non potranno
essere collegati a livello provinciale, per cui quelli
destinati ai secondi, ai terzi o ai quarti saranno voti
congelati, che non avranno nessun valore nel peso complessivo
provinciale, dove entrerà solo il ladino e solo quest'ultimo
parteciperà alle decisioni che verranno assunte in quella
sede. Anche questa è un'altra grave incongruenza.
Bisogna aggiungere, altresì, che circa un mese e mezzo fa
il consiglio regionale del Trentino-Alto Adige ha approvato la
nuova legge elettorale, che prevede uno sbarramento del 5 per
cento, che in termini di voti vuol dire circa 15 mila voti.
Ora, è pacifico che la comunità ladina non raggiunge, per
adesso, neanche la metà di questi voti, per cui potrebbe
sussistere anche questo problema.
Con questo emendamento proponiamo che ci sia la garanzia
per un ladino di essere presente anche nel consiglio
provinciale di Trento, ma con lo stesso sistema che è da
sempre utilizzato per eleggere il consiglio provinciale.
Da ultimo, vorrei che rimanesse a verbale una
interpretazione, anche perché la normativa definitiva viene
demandata alla legge regionale (e questo mi pare corretto e
giusto). Vorrei che non si precludesse alcuna possibilità, nel
senso che l'istituzione del seggio per il rappresentante
ladino non dovrebbe prefigurare obbligatoriamente la
istituzione di un collegio uninominale, ma si dovrebbero
lasciare aperte altre soluzioni. Il problema è che deve essere
garantita la rappresentanza di un ladino, lasciando aperte
proceduralmente le diverse soluzioni. Su questo, se possibile,
vorrei anche una risposta
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da parte del relatore (Applausi dei deputati del gruppo
della lega nord per l'indipendenza della Padania).
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