| GIUSEPPE DETOMAS. Su questo emendamento vorrei fare
qualche precisazione, anche per spiegare i motivi del mio voto
contrario. Io che sono un ladino, proprio della val di Fassa,
conosco bene la realtà e quali sono i problemi connessi a
questa legge ed anche quelli che introdurrebbe l'emendamento
proposto dall'onorevole Fontan. Apprezzo il fatto che egli
riconosca la necessità di garantire la rappresentanza in
consiglio regionale e provinciale ai ladini della val di
Fassa; d'altra parte, questa esigenza è manifestata da più di
venticinque anni dalla popolazione e finalmente una risposta
adeguata approda in quest'aula del Parlamento.
L'onorevole Fontan sosteneva l'incongruenza di un sistema
proporzionale, come quello statutariamente previsto per la
regione Trentino-Alto Adige, con l'introduzione di un collegio
della val di Fassa. Questo tipo di incongruenza giuridicamente
non esiste. Stiamo operando su una norma di carattere
costituzionale e ricordo che la Valle d'Aosta a livello
nazionale rappresenta proprio un esempio omologo, nel senso
che quando vigeva il sistema proporzionale, in Valle d'Aosta
era previsto un collegio maggioritario, proprio per garantire
quelle minoranze che altrimenti non avrebbero avuto la
possibilità di trovare un'adeguata rappresentanza.
L'onorevole Fontan diceva poi che all'interno della
comunità regionale vi sarebbe l'introduzione di un sistema
elettorale diverso a seconda della provincia di appartenenza.
Ora, questa differenza già esiste adesso. Voglio rammentare -
lo faceva prima anche l'onorevole Fontan - l'introduzione, con
legge regionale, di una soglia differenziata tra il collegio
della provincia di Trento e quello della provincia di
Bolzano.
Nella provincia di Trento la soglia di sbarramento del 5
per cento non garantisce assolutamente per i ladini della val
di Fassa la possibilità di avere una rappresentanza. La norma
dunque è necessaria: proprio per rispondere all'articolo 6
della Costituzione ed allo stesso articolo 3 dello statuto
d'autonomia (che rappresentano princìpi fondamentali) che
impongono la tutela delle minoranze e dei gruppi linguistici,
evidentemente anche del gruppo ladino.
Tra l'altro, il modello proposto dall'onorevole Fontan
difficilmente potrebbe trovare applicazione in provincia di
Trento. Ricordo infatti che in provincia di Bolzano vige il
principio della dichiarazione d'appartenenza etnica, che
garantisce un momento oggettivo di riscontro sul gruppo
linguistico di appartenenza del candidato, mentre in provincia
di Trento non esiste analoga dichiarazione di appartenenza:
quindi sarebbe difficoltoso individuare criteri oggettivi per
l'assegnazione del seggio al gruppo dei ladini.
Ritengo, poi, che delimitare territorialmente l'area della
val di Fassa significa dare al candidato la possibilità di
rappresentare la comunità ladina. L'emendamento del collega
Fontan, invece, potrebbe avere come conseguenza la scelta di
un ladino il quale però non rappresenterebbe i ladini, perché
paradossalmente potrebbe ottenere tutti i suoi voti da
cittadini non ladini e residenti sul restante territorio
provinciale. E' un inconveniente che vorremmo assolutamente
evitare.
La differenza tra i ladini della provincia di Bolzano e
quelli di Trento sta anche nel fatto che nel primo caso una
vasta comunità ladina risiede nei grossi centri della
provincia di Bolzano al di fuori dell'area ladina, mentre in
provincia di Trento non esiste una situazione analoga, perché
non vi sono stati fenomeni di emigrazione (se non in termini
assolutamente marginali) e la comunità ladina risulta
stanziata quasi esclusivamente nel territorio indicato.
Sono queste le motivazioni più importanti che a mio modo
di vedere consigliano
Pag. 56
di respingere l'emendamento Fontan 2.1 (Applausi dei
deputati del gruppo dei democratici di
sinistra-l'Ulivo).
| |