| SANDRO SCHMID. Signor Presidente, in linea di principio
non vi è dubbio che l'emendamento proposto dal collega Fontan
introduca un allargamento anche alla provincia di Trento di
una norma che è già patrimonio, direi, di livello nazionale,
la quale trova sicuramente concordi il sottoscritto ed il
nostro gruppo, proprio dal punto di vista dell'assetto
istituzionale che permette questo tipo di modifica con
l'introduzione dei cosiddetti assessori esterni.
Tuttavia, è prevalso all'interno della Commissione uno
spirito di discussione in base al quale si cerca ora di
perseguire al massimo l'obiettivo dell'approvazione di questa
proposta di legge che tende ad un miglioramento complessivo
per le minoranze linguistiche, per quanto riguarda non solo i
ladini di Bolzano ma anche quelli della provincia di Trento,
nonché - lo voglio ricordare - altre due piccole minoranze,
cioè le comunità mochena e cimbra. Quindi, sono contrario
all'emendamento in esame per il motivo opposto a quello cui si
riferiva il collega Zeller per Bolzano, dove esiste una
situazione del tutto particolare, nella quale, per esempio,
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sono contrario all'introduzione degli assessori esterni. Ci
troveremmo infatti, in tal caso, in una situazione
paradossale, poiché vi è un presidente della giunta che
coincide con il principale esponente del gruppo etnico
maggioritario in provincia, il quale potrebbe in qualche
maniera compiere scelte anche rispetto alle componenti
italiana o ladina, cosa che invece, nello statuto attuale, che
ha valore costituzionale, spetta già di diritto ma all'interno
dei componenti eletti del consiglio provinciale.
La questione è quindi complessa, per cui concordo con il
collega Detomas sull'esigenza di rinviare la materia ad una
discussione che dovrà riprendersi con molta attenzione in
occasione di una successiva riforma dello statuto di
autonomia. Al riguardo abbiamo già visto introdurre
nell'articolo 57 della riforma costituzionale alcune nuove
formulazioni con riferimento alla regione articolata in due
province e comunque dovremo attendere le nuove competenze che
usciranno dal lavoro della Commissione bicamerale. Ritengo
dunque che questo problema debba essere rinviato alla fase
costituente e al nuovo statuto di autonomia (o quella che
chiamiamo la terza fase dello statuto).
In questo senso, esprimo la mia contrarietà
all'emendamento in esame ed auspico che il provvedimento in
esame, per lo spirito che lo anima, venga approvato quanto
prima.
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