Banche dati professionali (ex 3270)
Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


381050
SMC0361-0110
Bollettino Giunte e Commissioni n. 361 del 16 giugno 1998 - edizione definitiva - (SMC13-361)
(suddiviso in 160 Unità Documento)
Unità Documento n.110 (che inizia a pag.168 dello stampato)
               ...X COMMISSIONE PERMANENTE
          (Attività produttive, commercio e turismo)
 
 
Comunicazioni del Presidente
Relazione sulla missione nell'area industriale di Torino del 4-6 giugno scorso.
gruppo OLIVETTI. dell'associazione piccole e medie industrie (API. sindacato provinciale artigiani CASA. Gaetano RASI. Nerio NESI, presidente.
Martedì 16 giugno 1998. - Presidenza del Presidente Nerio NESI.
ZZSMC ZZRES ZZSMC160698 ZZSMC980616 ZZSMC000698 ZZSMC000098 ZZSMC361 ZZ13 ZZD ZZC10 ZZNO ZZXX ZZFF
     Nerio NESI,  presidente,  ricorda che nei giorni 4, 5
  e 6 giugno 1998 una delegazione della X Commissione (Attività
  produttive, commercio e turismo) si è recata in missione a
  Torino.
     Alla missione a Torino, hanno partecipato i seguenti
  deputati della X Commissione:  Nerio Nesi (Presidente), Mario
  Barral (gruppo lega nord per l'indipendenza della Padania),
  Salvatore Buglio (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo),
  Giorgio Gardiol (gruppo Misto-verdi), Dario Ortolano (gruppo
  rifondazione comunista-progressisti), Gaetano Rasi (gruppo
  alleanza nazionale) e Giovanni Saonara (gruppo popolari e
  democratici-l'Ulivo).  Agli incontri hanno partecipato anche i
  seguenti parlamentari, non facenti parte della X Commissione:
  Francesco Stradella (gruppo forza Italia), Renato Cambursano
  (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo), Giuseppe Niedda
  (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo), Giorgio Panattoni
  (gruppo democratici di sinistra) e Sergio Rogna (gruppo
  popolari e democratici-l'Ulivo).
     Un'analitica relazione sull'andamento degli incontri è
  contenuta nel dossier predisposto a seguito della missione.
     In sintesi, va ricordato che sono stati visitati gli
  impianti dell'Olivetti, della Fiat auto e della Vibel,
  un'impresa artigiana operante nel settore della carpenteria
  leggera.  Si sono poi svolti incontri presso la Prefettura con
  alcuni imprenditori operanti in piccole e medie imprese, con i
  rappresentanti delle istituzioni locali, con esponenti delle
  forze imprenditoriali e sindacali, nonché con il prefetto.  E'
  infine stata ricevuta una delegazione della rappresentanza
  sindacale dell'ILVA di Torino.
     Ad Ivrea la delegazione della Commissione ha incontrato i
  vertici della OLIVETTI spa ed in particolare l'avvocato
  Antonio Tesone e il dottor Roberto Colaninno, rispettivarnente
  presidente ed amministratore delegato della società.  Va
  ricordato che la Commissione attività produttive aveva già
  proceduto il 27 novembre 1996 all'audizione dell'avvocato
  Tesone e del dottor Colaninno nell'ambito dell'indagine
  conoscitiva sulla situazione industriale del gruppo
  Olivetti.
 
     Il dottor Roberto Colaninno ha illustrato l'attuale
  situazione della società, in particolare confermando che il
  gruppo OLIVETTI si trova in una condizione non confrontabile
  con quella del 1996.  Mentre nel settembre di quell'anno la
  situazione finanziaria era senz'altro "seria", oggi la società
  ha un piano per i prossimi cinque anni, con strategie e dati
  finanziari certi.  In particolare, sono già definite le fonti
  di finanziamento degli investimenti previsti, con alleati
  disposti ad investire nel gruppo, soprattutto nelle
  telecomunicazioni, che pesano per il 63 per cento delle
  attività dell'intero gruppo.  Nella telefonia fissa sono
  previste 400 assunzioni fino al 1999.  La società prevede di
  mantenere ad Ivrea i punti di riferimento strategici, compresi
  quelli del gruppo INFOSTRADA.  E' stata comunque dichiarata la
  disponibilità a verificare ipotesi di collaborazione per
  attenuare i momenti di crisi del territorio.  In riferimento ad
  attività estranee alla zona di Ivrea, ha fatto presente che
  per quanto riguarda la società OIS, che impiega 550 persone a
  Roma e che realizza soluzioni informatiche per le aziende, non
  vi sono motivi di allarme occupazionale, mentre per quanto
  riguarda la MODINFORM, che opera a Marcianise, sono state
  addirittura decisi
 
                              Pag. 169
 
  investimenti per la ristrutturazione dell'impianto, che al
  momento genera perdite pari a 35 miliardi ogni 100 di
  fatturato.
     I risultati raggiunti, pur positivi, vanno considerati
  temporanei, a causa della dinamicità del mercato.  Il settore
  dell'alta tecnologia è infatti caratterizzato dalla
  possibilità del consumatore di scegliere prodotti e servizi in
  base a qualità e convenienza economica.
 
     Rispondendo ai quesiti posti dai parlamentari, il
  dottor Colaninno e l'avvocato Tesone hanno fatto presente che
  l'Olivetti non prevede di subire perdite con l'avvento di un
  terzo o quarto gestore nella telefonia mobile, in quanto sia
  la telefonia mobile che quella fissa fronteggiano ancora un
  mercato amplissimo, in cui l'innovazione di prodotto ha
  margini di miglioramento notevolissimi.  Del resto, nel budget
  della società è già scontata l'operatività di un terzo
  gestore.  In relazione all'accordo per l'utilizzazione dei cavi
  a fibre ottiche delle FFSS, è stato sottolineato che il socio
  Mannesmann ha concluso un analogo accordo con le ferrovie
  tedesche e austriache, per cui l'obiettivo è quello di dar
  luogo ad una presenza europea importante nel settore.
     E' stato poi sottolineato che nel gruppo è già conosciuto
  un sistema di retribuzioni legato alla produttività.  In
  particolare, è stato concordato un premio retributivo
  collegato al grado di soddisfazione del cliente, che
  costituisce una novità delle relazioni industriali.
     Sul tema della riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore, è
  stato messo in evidenza che si tratta di una tematica più
  propria del settore della produzione che non di quello dei
  servizi.  Ad esempio, il telefonista deve essere sempre
  presente, per cui sono necessari flessibilità e
  part-time.  In ogni caso, la riduzione a 35 ore può
  essere un'operazione di buon senso o un'operazione dirigista:
  l'intervento per legge non sembra idoneo alla ricerca di
  quelle soluzioni articolate, caso per caso, che sembrano
  invece più consone alla realtà.
     In relazione a questioni attinenti all'Olivetti spa,
  definita una  public company,  è stato chiarito che manca
  un azionista di riferimento.  Si è così determinata la
  situazione un po' paradossale per cui il consiglio di
  amministrazione propone se stesso all'assemblea.  Alcune
  difficoltà sono legate alla carenza di una significativa
  esperienza in Italia nella gestione di  public companies.
  E' stata, comunque, ricordata la presenza nel consiglio di
  un rappresentante dei fondi di investimento.  L'avvocato Tesone
  ha poi fatto presente che oramai la conferma del gruppo
  dirigente trae legittimazione dai risultati raggiunti: nel
  momento in cui i risultati dovessero essere considerati
  insufficienti, il vertice sarà senz'altro cambiato
  dall'assemblea.  In riferimento ai chiarimenti richiesti
  sull'accordo con la Wang, l'avvocato Tesone ha precisato che
  l'accordo è stato indispensabile per raggiungere una massa
  critica adeguata per sopportare la concorrenza di livello
  mondiale.
     Sono state poi affrontate diverse situazioni specifiche
  del gruppo Olivetti.  In primo luogo, è stato affrontato il
  tema della possibilità di assorbire ad Ivrea il personale in
  esubero della Olivetti Personal Computer (OPC) di Scarmagno,
  scorporata dall'Olivetti spa.  Il dottor Colaninno ha
  dichiarato in proposito che la concentrazione ad Ivrea del
  "quartier generale" della società corrisponde anche
  all'esigenza di far fronte ai problemi occupazionali della
  zona.  L'avvocato Tesone ha inoltre sottolineato che il
  distacco della OPC di Scarmagno dall'Olivetti è stata
  fondamentale per il risanamento della società.  In ogni caso
  l'informatica non è stata abbandonata, ma ha solo un minor
  rilievo nel gruppo.  Ancora oggi il dottor Colaninno siede nel
  consiglio di amministrazione della Wang global.  E' stato poi
  ricordato che la partecipazione dell'Olivetti spa nel capitale
  dell'OPC risponde in larga parte ad esigenze di finanziamento;
  peraltro, all'interno dell'accordo raggiunto al momento della
  cessione a Gottesmann, è previsto che entro il 1999 una quota
  parte delle azioni ancora dell'Olivetti sarà ceduta, con
  l'obbligo per lo stesso Gottesmann di trovare un
  acquirente.
 
                              Pag. 170
 
     Sull'Olivetti ricerca, è stata invece annunciata la
  possibilità di una sua trasformazione in una società  no
  profit,  eventualmente anche con  partners  pubblici.  Il
  consorzio così composto potrebbe anche operare al di fuori dei
  gruppi Olivetti e Wang; tuttavia, occorre ancora verificare la
  percorribilità di questa ipotesi.
     Sulla cessione dell'ELEA, è stata ribadita la possibilità
  che l'Olivetti utilizzi la stessa ELEA per le attività di
  formazione.
     In relazione alla LEXICON, è stato sottolineato un
  problema di personale, in quanto occorre rinnovare le risorse
  umane.  Infatti, nel settore commerciale sono più adatti
  lavoratori più giovani, mentre per le attività di
  progettazione sono utilizzabili lavoratori più esperti.  In
  ogni caso, il ricambio può avvenire in condizioni di
  tranquillità finanziaria.
 
     La delegazione ha poi incontrato una rappresentanza
  sindacale aziendale dei dirigenti Olivetti.  Nel corso di
  quest'incontro, è stato ricordato che dai circa 54 mila
  dipendenti degli anni '70, l'Olivetti spa è passata agli
  attuali 14 mila dipendenti, compresi quelli della Omnitel.  Nel
  Canavese, in particolare, operano 3.500 dipendenti della
  Olivetti, cui vanno aggiunti altri 500 lavoratori, dipendenti
  dalla Olsy, ceduta a marzo.  L'OPC, ormai scorporata dalla
  Olivetti, impiega 1.200 lavoratori.  E' stato segnalato che
  questo fenomeno comporta la scomparsa di varie figure
  professionali qualificate ed effetti drammatici sull'indotto.
  E' stato quindi chiesta l'adozione di un piano di
  riconversione industriale per la riaggregazione del
  territorio.
     Per quanto riguarda in particolare i dirigenti della
  Olivetti, la riduzione nel corso degli anni '90 è stata da 900
  a 200, tramite prepensionamenti ed uscite volontarie.
     La delegazione parlamentare ha poi incontrato in maniera
  informale i lavoratori dell'Olivetti Personal Computer (OPC),
  che hanno dimostrato contro la preannunciata lettera di
  comunicazione di collocazione in cassa integrazione per 449
  dipendenti, poi formalizzata nei giorni successivi.
     Nel corso del successivo incontro la delegazione
  parlamentare ha ascoltato la rappresentanza sindacale unitaria
  dell'Olivetti.  Durante l'incontro è stato sottolineato il
  ruolo tuttora vitale dell'informatica (in particolare quella
  legata alla produzione di  software),  anche dopo che
  l'Olivetti ha deciso di puntare sulle telecomunicazioni.  In
  particolare è stato sottolineato che il settore dei
  personal computer  non sta affrontando una crisi di
  mercato, per cui le difficoltà sono solo di livello aziendale.
  Pertanto occorre che nella trattativa in corso presso il
  Ministero
  dell'industria sia sciolto il dubbio se eventuali
  finanziamenti per il Canavese siano destinati solo alle
  telecomunicazioni o anche all'informatica.  E' stato poi
  ricordato che l'accorso con la Wang ha portato alla cessione a
  quest'ultima della Olsy, ossia la più avanzata azienda del
  gruppo nel settore informatico.  E' quindi in corso e sarà via
  via più accentuato il sacrificio dell'attività di ricerca e di
  sviluppo.
     Nell'immediato, è stato messo in evidenza che la richiesta
  di cassa integrazione per 449 lavoratori per lo stabilimento
  di Scarmagno è un atto non solo grave in se stesso, ma anche
  un preoccupante segnale che sembra mettere in pericolo
  l'operatività dell'intero stabilimento.  Nel medio periodo si
  pensa all'ingresso nel capitale dell'OPC da parte
  dell'ITAINVEST.  Tuttavia quest'ultima ha chiesto, prima di
  assumere la sua quota di capitale una serie di garanzie che
  hanno fatto passare molto tempo, per cui sta venendo meno il
  progetto iniziale di attrarre investitori privati con
  l'intervento di un soggetto pubblico.  E' stato infatti
  ricordato che l'ITAINVEST dovrebbe intervenire sia con un
  investimento in conto capitale che con un prestito
  obbligazionario, per un ammontare di circa 30 milioni di
  dollari.  Nel caso in cui l'operazione avesse successo, con
  l'ingresso dei fondi di investimento nella società, si
  potrebbe pensare ad una ricapitalizzazione di circa 100
  miliardi.  La stessa immagine dell'OPC
 
                              Pag. 171
 
  è stata però seriamente compromessa dalle modalità di
  cessione da parte dell'Olivetti, che ha scoraggiato
  l'intervento di qualsiasi investitore potenzialmente
  interessato all'azienda.  Un altro elemento di crisi deriva
  dalla riduzione di ordinativi di computer da parte
  dell'Olivetti, che non acquista più i previsti 12 mila
  apparecchi all'anno.  Sono state poi ricordate le mai chiarite
  circostanze che hanno portato alla cessione del ramo
  d'azienda, su cui si potrebbe eventualmente aprire qualche
  approfondimento.  Un ultimo paradosso da evitare è che
  l'ingresso dell'ITAINVEST nel capitale sociale sia
  condizionato alla riduzione del personale.  E' stato in
  proposito ricordato che entro il 20 giugno dovrebbe
  concludersi il processo di  due diligence  da parte della
  stessa ITAINVEST.
     Nel pomeriggio del 5 giugno la delegazione parlamentare ha
  incontrato i vertici della Fiat auto presso gli stabilimenti
  di Mirafiori.  In particolare è stato posto il quesito sulla
  evoluzione della presenza della Fiat nella città e nella
  provincia di Torino e in subordine sulle possibilità di
  reazione dell'area alla diminuzione della presenza della
  Fiat.
 
     L'ingegner Roberto Testore, amministratore delegato
  della Fiat auto, ha preliminarmente ricordato che la capacità
  produttiva della Fiat è di circa 3 milioni di auto nel mondo,
  di cui 1 milione e 900 mila in Italia.  Lo scorso anno la
  produzione è stata di 2 milioni e 700 mila, di cui 1 milione e
  800 mila in Italia.  Tradizionalmente, la Fiat è molto forte
  nella gamma media e bassa del mercato automobilistico e ciò
  determina favorevoli prospettive di espansione in quei paesi
  (in particolare Russia, India, Polonia e Cina) in cui è
  previsto la maggiore espansione della richiesta di auto.
  Occorre tuttavia produrre localmente le vetture, perché sono
  previsti vincoli all'importazione molto rigidi.  Pur nella
  diversità delle regolamentazioni nazionali, inoltre, i
  quantitativi prodotti localmente consentono di sbloccare
  l'esportazione di vetture italiane, con un meccanismo di
  "bonus" all'importazione.  Per quanto concerne l'andamento
  dell'import-export tra l'Europa ed i paesi extracomunitari, è
  stato ricordato che comunque le importazioni sono largamente
  compensate dalle esportazioni.
     Anche in questo quadro globale, la produzione italiana non
  dovrebbe diminuire.  Pur essendo il mercato europeo
  principalmente un mercato di ricambio, la produzione Fiat,
  concentrata principalmente in Italia e Polonia, dovrebbe
  rimanere sui livelli attuali.  Infatti, anche se è prevista una
  contrazione della richiesta italiana, a seguito della fine
  della vigenza degli incentivi, si prevede un recupero a
  livello comunitario.  Attualmente in Europa la Fiat possiede
  una quota di mercato che si aggira intorno all'11-12 per cento
  di produzione e l'obiettivo futuro è quello di mantenersi
  intorno a questo livello.  Non esiste quindi nessun piano di
  modifica dell'assetto produttivo in Italia, come del resto
  neanche in Polonia e Turchia, paesi destinati ad entrare
  nell'Unione europea.
     Dopo le domande dei componenti della delegazione
  parlamentare, l'ingegner Roberto TESTORE ha preannunciato che
  fino al 2007, ossia sino all'anno di scadenza del piano
  decennale in preparazione, è previsto che l'industria
  automobilistica mantenga il suo rilievo, anche se potrà
  modificarsi in modo di produrre.  Ovviamente, queste previsioni
  si basano sull'ipotesi che non si verificheranno
  stravolgimenti nei modelli di consumo.
     In merito ai rapporti con i fornitori, è stato rilevato
  che - anche se è sempre minore la percentuale di componenti
  prodotti direttamente dal costruttore automobilistico rispetto
  a quelli acquistati all'esterno - è evidente che i costruttori
  non potranno abbandonare ai fornitori lo studio e la ricerca
  sulla componentistica.  Attualmente, per realizzare un'auto si
  ricorre a circa 150 fornitori, con una percentuale di
  materiali acquistati all'esterno che a volte si aggira intorno
  al 75 per cento.  Comunque, il rapporto con i fornitori
  dovrebbe rimanere molto stretto, come dimostra il fatto che
  spesso i fornitori si espandono insieme con la Fiat,
 
                              Pag. 172
 
  magari trainati all'estero dalla attività della casa madre.
  Si può anzi definire sistematica la presentazione sui nuovi
  mercati dei fornitori della Fiat, nello sforzo di avviare una
  delocalizzazione virtuosa e non certo a carattere speculativo.
  E' stato poi segnalato il fenomeno per cui molte
  multinazionali sono interessate all'acquisto delle società
  fornitrici della Fiat: al di là di ogni valutazione, ciò fa
  registrare dei risultati positivi in termini di occupazione e
  di dimensioni, in quanto si diviene fornitori anche di altre
  case automobilistiche.
     In relazione all'impegno della Fiat verso i propri
  rifornitori, è stato ribadito che la produzione nei paesi
  extracomunitari non è destinata a sostituire la produzione
  interna.  La componentistica è comunque un settore in grande
  cambiamento ed i fornitori si potranno avvantaggiare della
  produzione all'estero della Fiat.  Ovviamente questa evoluzione
  non è possibile per tutti; tuttavia, sono ormai generalmente
  necessarie dimensioni delle imprese (anche fornitrici)
  adeguate per poter agire in tutto il mondo.
     Per quanto riguarda i mille lavoratori assunti con
  contratto a tempo determinato nel periodo di vigenza degli
  incentivi, è stato ricordato che 80 di essi sono stati assunti
  in pianta stabile, mentre per gli altri non si è ancora presa
  una decisione.  Va tuttavia ricordato che, nei giorni scorsi,
  il dottor Cantarella, amministratore delegato della Fiat, ha
  annunciato che tutti gli assunti con contratto di lavoro a
  tempo determinato saranno confermati a titolo definitivo.  In
  ogni caso, nel valutare l'effetto degli incentivi alla
  rottamazione di auto, bisogna ricordare che per ogni addetto
  direttamente assunto dalle case automobilistiche ce ne sono
  altri nove che vivono a vario titolo nel mercato dell'auto
  (assicuratori, concessionari, eccetera).  Oltre ai vantaggi
  dell'indotto, comunque, è stato ricordato che al momento
  dell'introduzione degli incentivi molti lavoratori erano in
  cassa integrazione.  Oggi tutte quelle ore di cassa
  integrazione sono state riassorbite, per cui c'è già stato un
  primo effetto positivo delle misure adottate.
     Sulla riduzione per legge dell'orario di lavoro, sono
  state manifestate perplessità in quanto occorrerebbe
  consentire diverse forme di flessibilità, rimettendo la
  questione alle fonti contrattuali.
     Sulla disciplina della subfornitura, di prossima
  approvazione da parte del Parlamento, è stato assicurato che
  la Fiat rispetterà le leggi dello Stato.
     La questione del livello dell'imposizione fiscale che
  grava sull'auto va valutata sul fronte del mercato e su quello
  produttivo.  Sotto il primo profilo, l'imposizione italiana è
  quasi a livello da record.  A titolo di esempio mentre
  all'estero il rapporto tra il mercato delle auto nuove e
  quello delle auto usate è di 1 a 3, in Italia è di 1 a 1,7,
  proprio per motivi fiscali.  In ogni caso è comprensibile che
  un bene come l'automobile sia stato oggetto, in momenti di
  ristrettezze, di varie misure impositive, ma si spera per il
  futuro in una riduzione degli oneri fiscali.  Per quanto
  riguarda il settore produttivo, invece, occorre rilevare che
  il costo del lavoro per le imprese non è correlato con le
  entrate dei dipendenti, per cui si potrebbe intervenire per
  rimeditare la situazione.
     La disciplina sulla sicurezza del lavoro, a sua volta, va
  introdotta ed applicata con attenzione, in quanto se è
  ovviamente indispensabile proteggere il lavoratore nel modo
  migliore, è d'altro canto necessario contrastare i pericoli
  reali senza introdurre regole non giustificate.  La Fiat è
  particolarmente interessata alla materia, data anche l'età
  media elevata dei suoi operai.
     In merito alla ricerca sul miglioramento delle prestazioni
  ambientali delle autovetture, è stato sottolineato il ruolo
  centrale della compatibilità dell'auto con le esigenze
  collettive.  Mentre i singoli costruttori possono fare poco o
  nulla per risolvere i problemi del traffico, molto si sta
  facendo sul versante della ecocompatibilità, con particolare
  riferimento alle emissioni, ai consumi e alla sicurezza.
 
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  Così la Fiat e anche gli altri produttori stanno investendo
  moltissimo nella ricerca.  C'è quindi la sensazione di poter
  far molto per ridurre l'impatto ambientale delle auto, anche
  se la fissazione di scadenze rigide per il raggiungimento di
  parametri predeterminati può provocare notevoli difficoltà ai
  costruttori.  In generale, nel corso degli ultimi 15 anni,
  l'inquinamento causato da un auto è stato ridotto dell'80 per
  cento e diminuirà nei prossimi anni di un altro 80 per cento
  rispetto al livello attuale.  Anche sul fronte della sicurezza
  si stanno facendo dei passi in avanti.  Ad esempio, si pensa di
  poter risolvere nei prossimi 10 anni il problema della guida
  nella nebbia con l'utilizzazione di nuove tecnologie.
     Sulle possibili alleanze della Fiat nel settore
  automobilistico, è stato chiarito che le decisioni spettano ai
  vertici del gruppo.  In ogni caso Fiat auto può rimanere anche
  da sola, considerando - come già detto - che lo sviluppo di
  mercato interesserà principalmente le gamme basse, ossia il
  punto di forza della Fiat.  Del resto, nel 1997 la Fiat è stata
  la quinta azienda automobilistica nel mondo.
     Per quanto riguarda la competizione con le marche
  asiatiche, corrisponde a verità la difficoltà nei confronti di
  alcune case, che si possono avvantaggiare di barriere doganali
  e svalutazioni competitive.  Ad esempio, i coreani beneficiano
  dei vantaggi di una svalutazione pari a circa il 60 per cento
  della loro moneta; tuttavia questa situazione ha natura
  temporanea perché, una volta esaurite le scorte, le spese per
  l'acquisto di materie prime comporteranno un riallineamento
  delle posizioni.  E' stato infine ricordato che l'insediamento
  di uno stabilimento della Toyota in Francia, generalmente
  accolto in maniera positiva, contrasta in realtà con gli
  accordi presi tra le case europee, volti a fronteggiare una
  situazione di iperproduzione.  In sostanza si era convenuto di
  non insediare stabilimenti destinati a produzioni aggiuntive,
  mentre le vetture della Toyota faranno diminuire le vendite
  dei concorrenti europei.
     Gli incontri presso la prefettura si sono svolti nel
  pomeriggio del 4 giugno e nella mattinata del 6 giugno.
     Il 4 giugno la delegazione della Commissione ha incontrato
  alcuni piccoli e medi imprenditori.  In particolare, sono stati
  ascoltati i titolari della VIBEL, della VIBERTI, della
  SICME-SIVA e della SAIAG.
     La VIBEL è l'impresa artigiana di cui sono stati anche
  visitati gli impianti.  L'impresa occupa I 5 dipendenti e opera
  nel settore della carpenteria leggera.
     La VIBERTI produce rimorchi e semirimorchi ed è stata
  oggetto, due armi e mezzo fa, di cessione alla famiglia
  Acerbi, con l'intervento anche della GEPI (ora ITAINVEST).
  Tuttora l'ITAINVEST possiede una partecipazione del 48 per
  cento del capitale.
     La SICME-SIVA è un gruppo formato da tre aziende e opera
  nel settore dell'isolamento dei conduttori elettrici di rame.
  Il gruppo opera da circa 40 anni in tutto il mondo in un
  settore a tecnologia avanzata ed ha una fortissima propensione
  all'esportazione.  Il gruppo ha anche aperto in Cina un'azienda
  di vernici con l'aiuto della SIMEST.  Il gruppo impiega 350
  addetti.
     La SAIAG produce componenti per automobili.  L'impresa ha
  circa 2600 dipendenti in Italia e 1600 all'estero, con un
  fatturato di circa 1230 miliardi di lire e una dipendenza
  dagli ordinativi FIAT per circa il 18 per cento del
  fatturato.
     Nel corso di questi incontri è stato in particolare
  esaminata la possibilità per l'imprenditoria torinese di
  condurre un'attività autonoma rispetto agli ordinativi della
  FIAT.  E' emersa una diffusa preoccupazione rispetto
  all'ipotesi di un disimpegno della FIAT dall'area torinese.  E'
  stato segnalato che troppe imprese si accontentano degli
  ordinativi della FIAT, senza ricercare orizzonti diversi.  Gli
  imprenditori intervenuti non si sono poi mostrati
  particolarmente interessati ad un'eventuale ingresso nel
  capitale delle rispettive società di  partner  finanziari
  provenienti dal mondo creditizio.  La prospettiva di
  un'espansione delle rispettive
 
                              Pag. 174
 
  imprese è stata considerata auspicabile, ma è stata in genere
  collocata in un'ottica di medio-lungo periodo.
     E' stata infine espressa insoddisfazione sul ruolo della
  GEPI e della SIMEST, che non assicurano agli imprenditori
  condizioni di particolare favore che compensino il
  rallentamento dei tempi decisionali.
     Il 6 giugno la Commissione ha incontrato il prefetto, i
  rappresentanti degli enti locali e delle forze imprenditoriali
  e sindacali.
     Il dottor Mario Moscatelli, prefetto di Torino, ha
  sottolineato le difficoltà derivanti dalla forte evoluzione
  del mondo produttivo, che richiede notevole elasticità di
  adattamento.  In ogni caso il 40 per cento delle imprese
  presenti a Torino ha una presenza all'estero, oppure sta per
  avviarla.  La provincia è uscita fuori dalla crisi degli anni
  '80, che ha provocato numerose ristrutturazioni e
  delocalizzazioni.  E' però difficile intravedere una
  prospettiva di stabilità.  Sul fronte delle infrastrutture gli
  obiettivi sono la metropolitana, il polo universitario e il
  passante ferroviario.  Interessanti sono le prospettive del
  turismo, che può essere rilanciato con iniziative quali
  appuntamenti annuali o percorsi studiati.  Il settore edilizio
  può essere anch'esso oggetto di rilancio, con un ruolo
  trainante per il sistema economico.  Altri settori che possono
  dare interessanti prospettive di sviluppo sono quelli delle
  telecomunicazioni e dell'aerospazio.  Più in generale, un
  tentativo di superare l'isolamento della città potrebbe
  derivare dal collegamento con l'economia francese.  Per quanto
  riguarda le prospettive derivanti dalla fusione tra Sanpaolo e
  Imi, è stata messa in evidenza l'esigenza di un disegno
  strategico complessivo che coinvolga le istituzioni bancarie,
  il ceto borghese-imprenditoriale e le autorità pubbliche,
  anche in considerazione del fatto che i fondi strutturali
  comunitari, che hanno consentito di ammortizzare alcuni
  problemi, sono destinati a ridursi.
 
     Il professor Valentino Castellani, sindaco di Torino,
  ha sottolineato che il principale punto interrogativo che
  grava sull'economia di Torino rimane quello relativo alle
  prospettive successive al periodo di incentivazione
  dell'acquisto di auto.  E' noto che la Fiat ritiene di poter
  mantenere la produzione attuale, ma il settore è esposto a
  vincoli e a parametri globali che possono rendere la
  situazione difficilmente governabile da parte della stessa
  azienda.  Torino rimane comunque la città con il più alto
  numero di addetti nell'industria, che si aggira intorno al 20
  per cento.  Tuttavia occorre variare la base produttiva: alcuni
  nuovi settori sono stati individuati, quali le
  telecomunicazioni, l'aerospazio, la telefonia cellulare di
  terza generazione (è stato ricordato l'insediamento della
  Motorola) e le attività produttive e artigianali compatibili
  con la città.  Esiste poi la risorsa della cultura e del
  turismo da sviluppare.  Infine, per superare la marginalità
  nord occidentale, è stato fatto cenno alle infrastrutture,
  quali il passante ferroviario, la metropolitana e
  l'aeroporto.
 
     Il professor Mario Rey, vicepresidente della giunta
  provinciale, ha illustrato le differenziazioni territoriali
  della provincia, composta da 315 comuni.  Accanto alle zone di
  crisi più note, esistono aree, come il Canavese occidentale,
  in cui c e forte richiesta di addetti nel settore meccanico.
  In generale la provincia è molto sensibile alle variazioni
  dell'economia mondiale, per cui un quadro europeo più stabile
  potrebbe dare maggiori certezze agli imprenditori.  Ha infine
  ricordato il patto territoriale concluso nel Canavese.
 
     La signora Barbara Tibaldi, assessore provinciale al
  lavoro, ha ribadito la scarsa omogeneità della provincia, in
  cui convivono zone tradizionalmente industrializzate e altre
  con bassissima concentrazione industriale.  Un problema da
  affrontare è comunque quello della formazione, resa però
  difficile dalla presenza di un'alta percentuale di personale
  scarsamente qualificato, tra cui molte donne.
 
     L'avvocato Franco Maria Botta, assessore regionale per
  i lavori pubblici, ha
 
                              Pag. 175
 
  sottolineato i  deficit  infrastrutturali della regione
  con particolare riferimento alla situazione ferroviaria e
  aeroportuale.  La regione ha assicurato anche disponibilità per
  le modifiche del piano regolatore necessarie per consentire
  gli insediamenti produttivi all'interno delle città.
 
     Dopo le richieste di chiarimento dei componenti della
  delegazione parlamentare, il professor Valentino Castellani,
  sindaco di Torino, ha sottolineato che le polemiche seguite
  alla designazione della sede dell'autorità per le
  telecomunicazioni aveva natura prevalentemente simbolica.  Il
  problema è ora quello di dar luogo alla piattaforma digitale e
  di collegare le attività di Rai e Telecom a Torino, con
  effetti positivi sulla ricerca e sulle attività produttive.
 
     Il dottor Francesco Devalle, presidente della locale
  unione industriali, ha ricordato che la popolazione torinese
  si è ridotta ed invecchiata e che l'attività terziaria si è
  espansa in misura insufficiente a compensare la riduzione
  dell'attività industriale, che rimane tuttavia la principale
  vocazione della città.  E' in corso una moderata ripresa anche
  con riflessi occupazionali specie nei settori contrassegnati
  da maggiore flessibilità, con lavori a  part-time  o a
  tempo determinato.
     Ha in particolare proposto di destinare un contratto
  d'area alla città di Torino.
 
     La dottoressa Ida Vana, presidente provinciale
  dell'associazione piccole e medie industrie (API), ha
  sottolineato che la competizione avviene ormai non più fra
  prodotti, ma fra processi produttivi.  Il momento di crisi
  attuale deriva anche dal fatto che molti ordinativi sono
  venuti meno.  Esiste poi un problema di liquidità, causato
  dalla caduta delle esportazioni verso l'Asia.  Un problema
  specifico è quello della crisi dell'industria grafica e
  cartaria.  Infine è stato ricordato il patto territoriale del
  Canavese e la necessità di tutelare il settore informatico che
  rimane una produzione di eccellenza almeno per quanto riguarda
  il  software.
 
     Il dottor Pier Giorgio Scoffone, vicepresidente del
  sindacato provinciale artigiani CASA, ha ricordato che le
  imprese artigiane lavorano in prevalenza solo per il mercato
  interno.  Ciò implica che la produzione dipenda da alcune
  variabili macroeconomiche interne, quali il fatto che i
  consumi delle famiglie siano costanti, le grandi imprese non
  delocalizzino le loro attività e si semplifichi il rapporto
  con la pubblica amministrazione.
 
     L'ingegner Enrico Salza, componente della giunta della
  camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, ha
  convenuto sul fatto che l'Euro costringerà le imprese italiane
  ad un salto di qualità.  Ha quindi sottolineato che Sanpaolo ed
  Imi hanno tradizioni complementari, per cui la fusione non
  porterà ad una riduzione degli organici.  Del resto le
  concentrazioni nel settore creditizio sono necessarie, se si
  vuole una struttura forte che accompagni le imprese.  Il
  patrimonio del nuovo Sanpaolo può essere stimato in circa 8-9
  miliardi di lire.  Positivamente va valutata anche l'operazione
  Unicredito-Credito italiano, anche se parte dell'attività si
  sposterà nell'area milanese.  D'altra parte non esistevano
  grandi alternative alla fusione.  Il patrimonio della Cassa di
  risparmio di Torino può essere stimato in circa 7 mila
  miliardi.  Un altro tema di rilievo è quello delle
  privatizzazioni: per AEM sono giunte 17 offerte che superano
  di media la valutazione dell' advisor.  La cessione del 43
  per cento del capitale ad un unico gestore può essere legata
  ad un impegno per investimenti.  Per quanto riguarda la
  situazione degli aeroporti, non c'è dualismo con Malpensa.  Il
  mercato in realtà offre infatti uno spazio anche per
  l'aeroporto di Torino.  Occorrono tuttavia 400 miliardi di
  investimenti in termini brevi che non possono certo essere
  garantiti dagli enti locali, per cui occorre avviare una
  privatizzazione almeno parziale con la nomina di un
  advisor.
     E' seguito l'incontro con le organizzazioni sindacali, che
  hanno sottolineato che nella fase di trasformazione che sta
  interessando la città di Torino occorre coniugare
 
                              Pag. 176
 
  la salvaguardia dei fattori esistenti e la ricerca di nuovi
  investimenti.  In prospettiva, la Fiat non può rimanere l'unico
  punto di riferimento, anche se Torino non può essere
  immaginata come una città non industriale.  Un altro tema di
  interesse è quello delle aree dismesse: occorrerebbe un
  intervento simile a quelli avviati a Bagnoli a Sesto San
  Giovanni, con possibili buoni risultati anche in termini
  occupazionali.  E' stato poi messo in evidenza la necessità di
  un rapporto diretto con il Governo, mediante l'istituzione di
  un interlocutore privilegiato, come richiesto anche al
  Presidente Prodi, se si vuol fare di Torino un punto chiave
  per il nord ovest.  Infine, per favorire il rilancio degli
  investimenti è stata dichiarata la disponibilità per
  interventi sul costo del lavoro, a condizione che si
  assicurino però regole certe, abbandonando il susseguirsi di
  deroghe e misure emergenziali.
     E' stata poi illustrata la situazione del settore
  metalmeccanico.  Se è vero che esistono segni di ripresa
  occupazionale, è altrettanto vero che tutte le grandi imprese
  sono alla vigilia di trasformazioni.  L'esperienza
  dell'informatica ha già dimostrato che non è vero che la
  frantumazione della grande industria provochi il diffondersi
  di piccole imprese.  Nel Canavese, ad esempio, sono rimaste
  solo attività che richiedono bassa qualificazione.
     Per quanto riguarda la Fiat, i cui operai hanno una età
  media intorno ai 50 anni, dopo aver sottolineato l'importanza
  della stabilizzazione del rapporto di lavoro dei giovani
  assunti nel periodo delle incentivazioni, è stato sottolineato
  che anche l'attività dei fornitori è destinata a recedere se
  la produzione delle auto non rimane a Torino.
     Nei prossimi 2 anni dovranno quindi essere affrontati
  alcuni nodi fondamentali quali la qualificazione di alcuni
  settori strategici (difesa, auto, informatica), la
  conservazione della dimensione industriale della città e la
  qualificazione della forza lavoro.
     Infine, la delegazione parlamentare ha incontrato una
  rappresentanza sindacale dei lavoratori dell'ILVA di Torino.
  E' stato ricordata la mobilitazione generale indetta per
  impedire la chiusura dell'impianto.  Dopo l'acquisto dell'ILVA
  da parte della famiglia Riva era stato pattuito l'impegno a
  tenere aperto l'impianto per almeno tre anni.  Il termine è
  appena scaduto, ma la volontà di chiudere lo stabilimento
  appare legata a motivazioni ulteriori.  La produzione di Torino
  è legata alla fornitura di materiale semilavorato per le
  automobili.  Evidentemente, con la fine del periodo
  dell'incentivazione, la famiglia Riva ritiene che l'impianto
  sia destinato a perdere valore.  Infine è stato sottolineato
  che la chiusura dell'impianto porterebbe ad una perdita
  produttiva del nostro paese pari a circa 350 mila tonnellate
  di acciaio.  E' stato sollecitato un intervento più incisivo
  del Governo nell'ambito della trattativa con la famiglia Riva,
  in particolare facendo leva sull'interesse dimostrato dal
  gruppo Riva verso i moli di Genova.
     In merito alla situazione del gruppo Olivetti, e, più in
  particolare, alla cessione al socio Mannesmann dei contratti
  di lavoro di 1.300 persone, sottolinea che sussistono elementi
  per ritenere che la società di personal computer sia stata
  costituita appositamente allo scopo di trasferirvi i
  sopracitati dipendenti con l'ulteriore intento di chiuderla
  successivamente.  Si tratta di una finalità, che, qualora fosse
  provata, non potrebbe certamente ritenersi moralmente
  ineccepibile; è necessario conoscere in proposito se il
  Governo fosse o meno a conoscenza di questa situazione.
     Ricorda inoltre che il gruppo Olivetti ha mutato le sue
  caratteristiche, poiché, di fatto, si è trasformato in una
  holding con una serie di partecipazioni.
     Pertanto la visita a questo gruppo ha determinato
  impressioni contraddittorie che dimostrano come ci si trovi di
  fronte ad un'azienda che presenta una serie di problematiche
  irrisolte.
     In merito alla situazione della FIAT, sulla quale
  trapelano ogni giorno notizie diverse, sottolinea che la
  presenza del
 
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  gruppo FIAT a Torino è destinata a diminuire
  progressivamente, poiché l'azienda cerca di eliminare ogni
  produzione che non abbia strettamente natura industriale.
     A suo giudizio, quindi, il lento processo di minor
  presenza del gruppo FIAT a Torino, come tale ineliminabile,
  determinerà sicuramente effetti negativi sulla città, che può
  definirsi "psicologicamente FIAT dipendente".
 
     Gaetano RASI (gruppo alleanza nazionale), dopo aver
  manifestato il suo apprezzamento per il modo in cui la
  missione è stata condotta, sottolinea di aver maturato un'idea
  meno pessimista di quella espressa dal Presidente.  Più in
  particolare rileva di non condividere l'opinione espressa
  dall'industriale Valetto circa l'assenza di avvenire per le
  piccole imprese; ritiene, al contrario, che le piccole e medie
  imprese riusciranno a garantire la maggiore occupazione nel
  futuro poiché sono maggiormente in grado di acquisire la
  flessibilità richiesta dalle esigenze del mercato e dei
  committenti, anche in relazione alle affermazioni relative
  alla circostanza, che, nel momento attuale, la competizione
  non avviene più tra i prodotti ma tra i processi
  produttivi.
     Ritiene inoltre che, sebbene si determinerà certamente un
  processo di ridimensionamento della grande impresa in
  Piemonte, per il settore della componentistica delle
  automobili già si profila l'uscita dalla crisi.
     Diversa, invece, è la situazione dell'hardware, settore
  che agisce al riparo di una concessione governativa: si tratta
  in fatti di servizi che non hanno nulla a che vedere con la
  tipica produzione industriale.
 
     Nerio NESI,  presidente,  considerata la necessità
  dello svolgimento degli altri punti all'ordine del giorno
  della Commissione rinvia il seguito della discussione sulle
  comunicazioni del Presidente.
 
     La seduta termina alle 16,40.
 
DATA=980616 FASCID=SMC13-361 TIPOSTA=SMC LEGISL=13 NCOMM=10 SEDE=XX NSTA=0361 TOTPAG=0231 TOTDOC=0160 NDOC=0110 TIPDOC=B DOCTIT=0000 COMM=C10D PAGINIZ=0168 RIGINIZ=006 PAGFIN=0177 RIGFIN=035 UPAG=NO PAGEIN=168 PAGEFIN=177 SORTRES=9806163 SORTDDL= FASCIDC=13SMC 00361 SORTNAV=59806160 00361 b00000 ZZSMC361 NDOC0110 TIPDOCB DOCTIT0110 NDOC0110



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