Banche dati professionali (ex 3270)
Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


382359
SMC0363-0069
Bollettino Giunte e Commissioni n. 363 del 18 giugno 1998 - edizione definitiva - (SMC13-363)
(suddiviso in 75 Unità Documento)
Unità Documento n.69 (che inizia a pag.88 dello stampato)
             ...XIII COMMISSIONE PERMANENTE
                        (Agricoltura)
 
 
Pag. 88 Discussione di risoluzioni
7 - 00229; 7 - 00239. LAVCOMM
7 - 00229; 7 - 00239.
nn. 7-00229 Prestamburgo (30.4.97) e 7-00239 Malentacchi e Muzio (12.5.97): Sulla rimozione del direttore generale dell'AIMA.
Gianpaolo DOZZO. Alfonso PECORARO SCANIO, presidente. Mario PRESTAMBURGO. Giorgio MALENTACCHI. Il Sottosegretario Roberto BORRONI. Domenico IZZO. Uber ANGHINONI. Enzo CARUSO. Francesco FERRARI. Sauro SEDIOLI. Mario PEPE. Flavio TATTARINI. Giovanni DI STASI, presidente.
Giovedì 18 giugno 1998. - Presidenza del presidente Alfonso PECORARO SCANIO, indi del vicepresidente Giovanni DI STASI, indi del presidente Alfonso PECORARO SCANIO, indi del vicepresidente Giovanni DI STASI. - Interviene il Sotto segretario per le politiche agricole Roberto Borroni.
ZZSMC ZZRES ZZSMC180698 ZZSMC980618 ZZSMC000698 ZZSMC000098 ZZSMC363 ZZ13 ZZD ZZC13 ZZNO ZZXX ZZFF
     (Discussione e rinvio).
 
     Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
  Padania), intervenendo sull'ordine dei lavori, domanda se per
  il voto delle risoluzioni sia necessario il numero legale.
 
     Alfonso PECORARO SCANIO,  presidente,  rileva che
  per la votazione delle risoluzioni occorre la presenza del
  numero legale, che comunque è sempre presunto a meno che non
  ne venga chiesta la verifica dal prescritto numero di
  deputati.
     Invita quindi i deputati Prestamburgo e Malentacchi ad
  illustrare le risoluzioni di cui sono firmatari.
 
     Mario PRESTAMBURGO (popolari e democratici-l'Ulivo),
  illustrando la risoluzione n. 7-00229, di cui è firmatario,
  osserva che, dopo oltre un anno di ibernazione, è finalmente
  all'attenzione della Commissione un atto che trae la sua
  origine da considerazioni a tutti ben note e che la
  Commissione agricoltura ha più volte discusso.
     Si riferisce al documento conclusivo dell'indagine
  conoscitiva sul regime delle quote latte, laddove testualmente
  si legge: "infine va ancora ribadito che senza un incisivo
  intervento del Governo sulle strutture tecniche dell'AIMA è
  molto probabile che il regime delle quote latte in Italia non
  avrà mai una gestione accettabile".  Non gli risulta che il
  Governo si sia mosso seguendo l'indicazione della Commissione
  agricoltura e se lo ha fatto non ha certo rimosso la causa
  principale delle tante e gravi disfunzioni operative
  dell'AIMA, che senza ombra di dubbio, sulla base del principio
  della responsabilità oggettiva, vanno imputate al suo
  direttore generale.
     Ne sono prova inconfutabile i documenti allegati alla
  citata indagine conoscitiva .  Ma non è solo la penosa vicenda
  delle quote latte che lo ha spinto a presentare la risoluzione
  all'ordine del giorno.  Sono anche le ben più gravi carenze
  della direzione generale dell'AIMA che, a suo parere, portano
  a richiedere la sostituzione dell'attuale direttore generale.
  Giova, in proposito, ricordare che l'incapacità gestionale
  dell'AIMA va ricercata nel:
       non saper padroneggiare l'attività dei concessionari
  privati (assuntoria);
       non aver razionalizzato il proprio assetto
  organizzativo;
       non aver tenuto una corretta contabilità della propria
  gestione;
       non promuovere un adeguato controllo sulla realizzazione
  delle azioni di miglioramento della qualità dei prodotti;
       non tenere sotto controllo i costi sostenuti per gli
  acquisti dell'alcool proveniente dalle distillazioni
  comunitarie di sostegno;
       non gestire adeguatamente la politica degli aiuti
  alimentari;
       non procedere con la dovuta tempestività all'azione di
  recupero dei pagamenti indebiti nei confronti dei richiedenti
  senza titolo;
       modo di gestire il trattamento informatico dei dati.
     Sono queste le cause principali dei tanti insuccessi dei
  precedenti e dell'attuale direttore generale dell'AIMA e che
  peraltro è possibile ritrovare nelle relazioni della Corte dei
  Conti.  Ed ancora, è appena il caso di far rilevare come la
  risoluzione in discussione non interferisca in alcun modo con
  l'iniziativa parlamentare di istituire una Commissione
  d'inchiesta sull'AIMA.  Infatti, il provvedimento proposto
  nella risoluzione è un primo atto "dovuto" per contenere i
  danni che l'inefficiente gestione dell'AIMA
 
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  produce agli operatori agricoli ed all'insieme dei
  contribuenti italiani.
     Conclude il suo intervento riproponendo il pensiero di un
  attento conoscitore dell'AIMA ("AIMA uguale a se stessa,
  nonostante tutto", in "Terra e Vita", n. 22/98): "Da qualunque
  parte la si guardi, il risultato non cambia.  Da sinistra, da
  destra, in prospettiva (ammesso che ce ne sia una), dall'alto
  o dal basso, l'AIMA è quello che è: uguale a se stessa,
  nonostante un commissariamento, nonostante un cambio di vocale
  che l'aveva trasformata quasi in un saluto al passato:
  Ei...ma.  Appunto, c'è un ma.  Il sistema di gestione degli
  interventi di Stato sui mercati agricoli ha fatto acqua (e ha
  portato soldi ai destinatari sbagliati) da tutte le parti.
  Italia bocciata per le frodi comunitarie, per i pagamenti non
  dovuti ai falsi olivicoltori della Piana di Gioia Tauro, per
  il calcolo di quantità dell'assuntoria dei cereali, per il
  superprelievo comunitario sulle quote latte.  Basta?" Ritiene
  che il passo appena letto contenga elementi sufficienti per
  sollevare dal suo incarico il direttore generale dell'AIMA.
 
     Giorgio MALENTACCHI (Rifondazione
  comunista-progressisti) illustra la risoluzione n. 7-00239, di
  cui è primo firmatario, rilevando che l'attenzione
  sull'operato dell'AIMA è tale che occorre valutarne
  attentamente le ipotesi di riforma o di scioglimento e
  comunque ridare efficienza alla struttura partendo dal
  presupposto che occorre impegnarsi in una direzione diversa
  rispetto a quella fino ad oggi seguita.  E' necessario porre
  una pietra sopra il fallimento sia del sistema privatistico di
  gestione delle quote latte sperimentato nel decennio
  1984-1994, sia del sistema pubblicistico facente perno
  sull'AIMA.  Si duole che le risoluzioni vengano discusse oltre
  un anno dopo la loro presentazione: si tratta di una questione
  che investe i rapporti istituzionali.  Nelle more
  dell'opportuna istituzione di una Commissione di inchiesta
  sull'AIMA considera una questione morale che di fronte a tutte
  le disfunzioni dell'Azienda il direttore generale venga
  rimosso.
 
     Il Sottosegretario Roberto BORRONI premette che
  l'indagine conoscitiva sul regime delle quote latte, svolta
  dalla Commissione, ha effettivamente evidenziato una serie di
  carenze verificatesi nella gestione delle quote latte, che
  hanno portato alla nota crisi e agli interventi d'emergenza
  degli scorsi mesi.
     Inefficienze e disfunzioni, però, che non sono solo
  addebitabili all'AIMA ma hanno origini lontane e riguardano in
  egual misura anche tutti gli altri attori del sistema
  (associazioni, produttori, regioni, eccetera).
     Come giustamente sottolinea il documento conclusivo
  dell'indagine conoscitiva, la causa principale di tutte le
  difficoltà successive è stata "il non aver applicato in Italia
  il regime delle quote latte fin dal 1984.  Questo grave errore
  decisionale non può essere mitigato, in alcun modo, da
  presunte difficoltà dovute alla complessità della situazione
  italiana e della normativa comunitaria..., la confusione
  gestionale delle quote latte ha lasciato spazio a quella
  speculazione che da lungo tempo domina lo scenario della
  politica agraria italiana".
     Questo, non per negare le responsabilità e le disfunzioni
  dell'AIMA nella gestione delle quote, quali descritte nel
  documento conclusivo (bollettini scarsamente attendibili,
  mancanza di dati certi, sull'effettiva produzione annua di
  latte bovino, carenze nel sistema informativo) che hanno
  trovato riscontro anche nella relazione della Commissione
  governativa di indagine sulle quote latte, istituita con il
  decreto-legge n. 11 del 1997, ma per ricostruire un quadro
  corretto e completo in cui collocare il difficile compito
  svolto dall'AIMA a partire dal 1993, cioè da quando è
  subentrata nella gestione UNALAT, a seguito dell'approvazione
  della legge n. 468 del 1992.
     Proprio per chiudere definitivamente questo periodo di
  incertezza e confusione, il Governo si è risolto a varare il
  decreto-legge 1^ dicembre 1997, n. 411, convertito, con
  modificazioni, dalla legge 27 gennaio 1998, n. 5, al fine di
  accertare l'effettiva produzione lattiera e la legittima
  titolarità
 
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  delle quote assegnate, attraverso una complessa procedura in
  contraddittorio con gli interessati.
     L'AIMA ha contribuito a questo sforzo straordinario, cui
  sono stati chiamati anche altri comparti della pubblica
  amministrazione (la Sanità, per quel che concerne il
  censimento straordinario delle vacche lattiere; un'apposita
  Commissione ministeriale, per la disamina dei contratti
  anomali; le amministrazioni regionali, per le competenze ad
  esse affidate dalla legge, n. 468 del 1992 e per l'istruttoria
  e la definizione dei ricorsi presentati dai produttori avverso
  le comunicazioni effettuate dall'AIMA).  In proposito, rileva
  che non si può far finta di non conoscere lo stato in cui
  versa la pubblica amministrazione: occorre compiere uno sforzo
  titanico se non impossibile per procedere alla riforma degli
  apparati burocratici, paragonabile a quello di un autista
  costretto a cambiare le ruote di un'automobile lanciata in
  velocità.
     In particolare l'AIMA ha provveduto a comunicare a
  ciascuno dei circa 120.000 produttori l'accertamento
  effettuato, motivando per ciascuno la relativa determinazione:
  si è' così ovviato a un deficit di trasparenza che prima
  gravava sul sistema degli accertamenti.
     La modulistica utilizzata per le dichiarazioni dei
  produttori è stata concordata con la Commissione di Garanzia,
  così come quest'ultima ha avuto modo di monitorare tutta
  l'attività svolta dall'AIMA per attuare quanto previsto dalla
  legge n. 5 del 1998, quale:
       l'esame dei contratti anomali e la messa a punto di un
  algoritmo di calcolo per la verifica delle posizioni
  individuali collegate ai predetti contratti anomali;
       la correzione delle effettive risultanze del censimento
  1993/1994 effettuato a suo tempo dal CCIA e la conseguente
  assegnazione di quote.  Il vaglio del consolidamento delle
  posizioni a suo tempo censite ha comportato l'esame di 11.242
  fascicoli, implicanti circa 47.000 variazioni e la
  riconsiderazione delle posizioni di 2.879 produttori per i
  quali le variazioni avevano comportato una revisione in
  incremento delle produzioni per le campagne di riferimento;
       il riscontro dei dati derivanti dalla rilevazione
  straordinaria dei capi in stalla effettuata dalla Sanità.
     Si è trattato di un lavoro complicato e complesso, che
  comporta anche l'esame di numerosi ricorsi.
     Per assicurare alle regioni il migliore e più celere
  svolgimento delle proprie attività istituzionali in sede di
  riesame, l'AIMA ha predisposto, d'intesa con la Telecom e con
  una società informatica specializzata, un apposito programma
  tecnico che garantisce un collegamento telematico permanente
  tra le sedi periferiche collegate (129) e la banca dati
  centrale dell'AIMA e la introduzione dei dati del verbale
  regionale di riesame direttamente alla stessa banca dati
  centrale.
     In tal modo, si è notevolmente accentuato il tasso di
  efficienza e di trasparenza dell'attività dell'Azienda,
  promuovendo una logica di interscambio e di controllo
  reciproco che non può non giovare al buon andamento della
  gestione.  Si tratta di un collegamento paradigmatico e
  sperimentale rispetto ad una più complessiva architettura
  funzionale che potrà comportare sempre maggiori sinergie tra
  centro e periferia, anche alla luce della prospettata riforma
  dell'AIMA.
     Più in generale, si deve sottolineare che l'AIMA è
  chiamata a corrispondere a oltre 2 milioni di soggetti
  operanti nel settore agricolo circa 10 mila miliardi di
  provvidenze di provenienza comunitaria.  Nella fase più
  recente, l'Azienda si è sforzata per migliorare i propri
  servizi, così da ottenere dalla Commissione dell'Unione
  europea il riconoscimento della qualifica di organismo
  pagatore e questa valutazione: "l'AIMA ha compiuto
  considerevoli progressi durante gli ultimi anni per rendersi
  conforme alle esigenze dei regolamenti (CEE) nn. 1287/95 e
  1663/95.  L'AIMA ha acquisito ora lo stato completo del
  riconoscimento e, in generale, ha la fiducia dei Servizi della
  Commissione".
 
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     Tale riconoscimento ha trovato conferma nella relazione di
  certificazione redatta dalla Società Reconta Ernest e Young,
  che ha proceduto presso gli uffici dell'AIMA, per un periodo
  di oltre quattro mesi, all'esame per ciascun settore della
  documentazione a campione relativa al pagamento di contributi,
  alla gestione degli ammassi e ad ogni procedimento
  amministrativo.
     Successivamente la Commissione dell'Unione europea ha
  effettuato una missione di controllo, dal 16 al 18 febbraio
  1998, a Roma presso l'Azienda di Stato, rappresentando, in
  data 11 marzo 1998, le proprie osservazioni positive e
  auspicando che "i progressi realizzati dall'AIMA, e che hanno
  permesso il riconoscimento definitivo non siano messi in
  discussione, ma che dei progressi nuovi siano realizzati".
     E' indubbio però che l'AIMA non gode più di credibilità da
  parte dell'opinione pubblica e degli agricoltori.
     Sul piano organizzativo, l'AIMA ha riorganizzato l'Ufficio
  legale ed ha istituito un apposito Ufficio di recupero
  crediti: la centralizzazione di tale servizio è finalizzata a
  una gestione dello stesso più funzionale e, soprattutto, più
  chiara dal momento che sarà sempre possibile effettuare un
  monitoraggio completo della situazione creditoria
  dell'Azienda.  E' stato inoltre disposto, allo scopo di
  effettuare un riscontro puntuale tra i dati contabili in
  possesso dell'AIMA e le scorte di intervento giacenti nei
  magazzini, un inventario contabile e fisico al 30 settembre
  1997 al cento per cento, secondo quanto previsto dal
  regolamento (CE) 2148/96 e dalle direttive comunitarie.
     E' stato avviato infine un processo di razionalizzazione
  delle attività di natura amministrativa contabile relative
  alle assuntorie, attuando un'operazione anche di accorpamento
  delle aree omogenee e di unificazione delle relative
  responsabilità dirigenziali.
     Sul fronte dei controlli, il sistema integrato messo a
  punto dall'AIMA permette incroci significativi con il catasto
  e un controllo completo delle produzioni agricole; si tratta
  di un sistema utilizzabile anche da parte di altre
  amministrazioni pubbliche (Finanze, Lavori Pubblici, Ambiente,
  ISTAT, regioni eccetera), destinato ad integrarsi con il SIAN,
  ai sensi del recente decreto legislativo n.  173 del 1998, sul
  contenimento dei costi di produzione in agricoltura.
     Naturalmente, quest'opera di razionalizzazione e di
  ammodernamento, in funzione del miglioramento dell'efficienza
  della gestione tecnica dell'AIMA, dovrà trovare conferma nel
  riassetto normativo dell'Azienda, già predisposto dal
  Ministero e in corso di concertazione con la Presidenza del
  Consiglio.
     Una volta così completato il quadro organizzativo e
  normativo, si potrà pensare anche al rinnovo delle cariche.
 
     Domenico IZZO (popolari e democratici-l'Ulivo)
  ringrazia i presentatori delle risoluzioni perché con la loro
  iniziativa consentono alla Commissione di affrontare nel
  merito una vicenda che se non fosse tragica risulterebbe
  comica.  Nella tragedia considera sconcertanti le dichiarazioni
  rese dal rappresentante del Governo, il quale ha
  sostanzialmente invitato a non scandalizzarsi per il non
  funzionamento dell'AIMA visto che è tutta la pubblica
  amministrazione a non funzionare.  Tali dichiarazioni - ripete
  - sono sconcertanti in quanto negano il principio di
  responsabilità, che dovrebbe valere per tutti.  Inoltre, non
  condivide le valutazioni del Sottosegretario Borroni circa i
  miglioramenti che si sarebbero registrati nell'azienda
  nell'ultimo periodo: semmai, ha avuto modo di constatare
  personalmente alcuni peggioramenti.  Per esempio l'AIMA, con la
  sua burocratica arroganza, rifiuta ogni tipo di informazione
  ai parlamentari trincerandosi dietro il pretesto del rispetto
  della legge sulla privacy, ma in alcuni casi il negare una
  risposta su questioni che non intaccano assolutamente la
  privacy, come la spiegazione dei motivi a giustificazione
  della mancata evasione di una pratica, risulta un espediente
  infantile per evitare i controlli.  Accanto alla legge sulla
  privacy, vige una legge relativa alla trasparenza
 
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  ed alla pubblicità degli atti della pubblica amministrazione.
  Per quanto riguarda il caso specifico ha denunciato il
  dirigente che ha dato disposizione di non fornire risposta.
     Ritiene che la mancata sanzione di comportamenti scorretti
  o illegali trasformi la responsabilità da tecnica in politica
  in quanto il Governo non compie atti dovuti.  E' pertanto
  opportuna l'iniziativa volta ad impegnare il Governo a
  compiere un atto dovuto.  D'altra parte non comprende perché si
  dovrebbero difendere dei portatori di malaffare, alcuni dei
  quali già sottoposti a pene detentive.  Il Commissario del
  Governo sta cercando di rappezzare come può la situazione ma
  non è certo aiutato da quella che l'oratore non esita a
  definire una vera e proprio associazione a delinquere, volta
  soltanto alla salvaguardia dei propri privilegi e del proprio
  potere.  Pur rilevando, in conclusione, che non andrebbe
  rimosso soltanto il direttore generale dell'AIMA ma tanti
  altri dirigenti, auspica che la risoluzione venga approvata,
  obbligando così il Governo a prendere atto della volontà del
  Parlamento.
 
     Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
  Padania) premette che la messa in discussione delle due
  risoluzioni all'ordine del giorno, tra di loro quasi
  identiche, presentate da due componenti della maggioranza,
  pone già un problema politico per il tempo trascorso tra la
  loro presentazione e la calendarizzazione.  Inoltre le assenze
  che si registrano nella seduta odierna appaiono a suo giudizio
  strane.
     Le disfunzioni dell'AIMA non derivano soltanto dalla
  gestione delle quote latte ma vi sono sempre state, tant'è
  vero che il Parlamento già nella scorsa legislatura promosse
  l'istituzione di una Commissione di inchiesta sull'AIMA che è
  stata riproposta anche nella legislatura corrente.
     Condivide le parole dure e forti usate dall'onorevole
  Izzo, proponendo che la risoluzione venga rafforzata
  impegnando il Governo a chiudere l'AIMA, devolvendo le
  relative funzioni alle regioni, come da tempo chiesto dal suo
  gruppo.  L'AIMA infatti non ha più alcuna credibilità né vi
  sono medaglie da appuntare: d'altra parte essa è l'organismo
  palatore in assenza di altri enti che potessero concorrere per
  lo stesso ruolo.
     Le disfunzioni nella gestione delle quote latte e nei
  compiti espletati dal Consorzio che cura gli aspetti
  informatici sono risultate evidenti anche negli episodi più
  recenti.  Il problema dovrebbe riguardare la rimozione non
  soltanto del direttore generale: ricorda in proposito il
  trattamento riservato ad una delegazione della Commissione
  durante una visita all'AIMA.  La questione concerne tutta la
  struttura ed il modo in cui è stata gestita.  Torna pertanto a
  suggerirne la chiusura specie se si tratta, come ha
  riconosciuto il Sottosegretario Borroni, di una scatola vuota
  ed inefficiente o, come ha sostenuto l'onorevole Izzo, di
  un'associazione a delinquere.
     La rimozione del direttore generale può costituire un
  segnale ma ritiene che occorra una maggiore dose di coraggio,
  anche sulla base di quanto è emerso nel corso dell'indagine
  conoscitiva effettuata dalla Commissione sulle quote latte.
 
     Uber ANGHINONI (lega nord per l'indipendenza della
  Padania) rileva che in una discussione come quella odierna si
  corre il rischio di andare incontro a ripetizioni ma considera
  opportuno ribadire che l'AIMA va cambiata nel suo complesso in
  quanto la gestione pregressa rende evidente che il problema
  investe l'assenza di un buon progetto e di qualsiasi attività
  di controllo.
     Le risoluzioni in discussione apportano indubbiamente un
  elemento di chiarezza, opportunamente impegnando il Governo a
  rimuovere il direttore generale, che senz'altro è coinvolto
  nella responsabilità per una gestione carente.
     Osserva che accanto ad atti parlamentari posti rapidamente
  all'ordine del giorno, ve ne sono altri che restano in attesa
  per lungo tempo.  Sia il tempo intercorso dalla presentazione
  delle risoluzioni, sia la risposta fornita dal rappresentante
 
                              Pag. 93
 
  del Governo, fanno presagire che manca la volontà di andare
  fino in fondo, quasi volendo difendere il direttore generale
  dell'AIMA.
 
     Il Sottosegretario Roberto BORRONI, interrompendo
  brevemente l'onorevole Anghinoni, precisa di non aver svolto
  un intervento in difesa del direttore generale dell'AIMA ma di
  aver semplicemente collocato il problema in una cornice più
  generale.
 
     Uber ANGHINONI (lega nord per l'indipendenza della
  Padania), continuando il proprio intervento, ritiene che
  comunque il direttore generale sia stato testimone di numerosi
  episodi e potrebbe magari spiegare tanti fatti che non sono
  stati chiariti neppure dalla Commissione di indagine
  ministeriale.  Non soltanto l'AIMA andrebbe chiusa ma il
  protrarsi della situazione investe le responsabilità politiche
  del Ministro Pinto, che quindi dovrebbe dimettersi.  E' a suo
  giudizio necessaria un'azione incisiva per affrontare con un
  atto di coraggio i problemi del mondo agricolo, che è molto
  più avanti di quanto non sia il Governo e complessivamente la
  volontà politica.
 
     Enzo CARUSO (alleanza nazionale) dichiara che nel
  ricevere le convocazioni per la settimana in corso è stato
  colto da qualche perplessità in quanto le risoluzioni
  riguardanti l'AIMA avrebbero dovuto essere discusse quando la
  pressione era maggiore di quanto non sia oggi, cioè nel
  periodo che, iniziato nel settembre 1996, si è concluso a
  gennaio di quest'anno.  Risalendo le risoluzioni a più di un
  anno fa, non riesce a comprendere il disinteresse dei
  proponenti per la loro calendarizzazione nel momento in cui
  l'AIMA era al centro dell'interesse generale.
     Dall'atteggiamento assunto dal gruppo di Alleanza
  nazionale si può già evincere il giudizio severo sull'operato
  dell'AIMA e sulla gestione del regime delle quote latte, che
  non inizia con l'AIMA ma che quest'ultima ha ereditato
  dall'UNALAT e che evidenzia notevoli responsabilità politiche.
  Ricorda in proposito che durante la discussione sulla mozione
  di sfiducia al Ministro per le politiche agricole Michele
  Pinto i deputati dedicarono buona parte dei loro interventi
  alle disfunzioni dell'AIMA.  In quella occasione la maggioranza
  fece ovviamente quadrato attorno al Ministro.
     Ritiene che un organismo così malato non possa esser
  sottoposto ad alcuna terapia, ma debba essere chiuso, con
  l'assunzione delle relative responsabilità da parte del potere
  politico, che dovrebbe abbandonare il campo per aver
  lungamente consentito il perpetuarsi di una situazione che fa
  emergere come la vicenda di tangentopoli appaia di dimensioni
  più ridotte rispetto a quanto è accaduto nel mondo
  agricolo.
 
     Francesco FERRARI (popolari e democratici-l'Ulivo)
  considera le risoluzioni in discussione più attuali oggi
  rispetto al monento della loro presentazione e preannuncia di
  aver sottoscritto quella a firma Prestamburgo, unitamente a
  tutti i componenti del gruppo dei Popolari in Commissione.
  Osserva che le responsabilità in merito all'AIMA non sono da
  attribuirsi alla classe politica, la quale peraltro si è
  avvicendata freneticamente al Governo negli ultimi anni dando
  vita a maggioranze tra loro ben diverse e contrapposte, quanto
  alla classe burocratica.  Ritiene che non si possano mantenere
  in carica funzionari che devono rispondere del loro operato a
  coloro che si sono assunti, tra mille difficoltà,
  responsabilità di governo.  Rileva che in molti casi la classe
  burocratica ha assunto un peso ed un ruolo che non le
  competono rispetto alla classe politica.
     Osserva che una parte di responsabilità va addossata anche
  all'onorevole Poli Bortone per aver nominato, durante il
  periodo di titolarità del dicastero, il funzionario oggetto
  delle risoluzioni.
     Auspica, infine, che il sistema dell'AIMA, per molti versi
  autoreferenziale in quanto risponde solo a se stesso, venga
  cambiato in maniera radicale.
 
                              Pag. 94
 
     Sauro SEDIOLI (democratici di sinistra-l'Ulivo) osserva
  che la rilevanza delle risoluzioni è tale da imporre un
  dibattito più ampio che va ben al di là della rimozione del
  direttore generale.  Condivide i contenuti delle risoluzioni,
  ma ritiene che esse da sole non siano sufficienti per dare un
  segnale forte.  Il mondo agricolo si trova indubbiamente di
  fronte a numerose emergenze, che dimostrano come sia difficile
  cambiare il sistema; è importante comunque mandare precisi
  segnali agendo nella maniera più concreta possibile.  Si
  riferisce in particolare ai decreti attuativi della riforma
  prevista dalla legge n. 59 del 1997, che dovranno essere
  discussi quanto prima anche nella sede della Commissione.  E'
  questo della riforma del Ministero e dell'AIMA l'impegno che
  si deve assumere al di là dell'approvazione delle
  risoluzioni.
 
     Mario PEPE (popolari e democratici-L'Ulivo) ha
  ascoltato diversi interventi demolitori su un argomento non
  nuovo, già messo a fuoco in varie occasioni con riferimento
  non tanto a singole persone, quanto alla razionalizzazione
  degli strumenti.  Entrambe le risoluzioni - nessuna delle quali
  precisa di aver sottoscritto - sollecitano il Governo ad
  approfondire le questioni dell'agricoltura.  Allo scopo,
  ritiene che vadano effettuati due tipi di operazioni, da un
  lato affrontando le emergenze e le sfide dell'Unione europea
  sul piano istituzionale e legislativo, e dall'altro tenendo
  conto in maniera propositiva della politica della filiera
  agroalimentare nei lavori della Commissione, con il concorso
  del Governo.  Occorre creare gli strumenti operativi che si
  raccordino al territorio e alle regioni e consentano di
  attuare le linee della riforma della politica agricola comune.
  Si dichiara convinto che, nelle more della riforma, l'AIMA
  dovrebbe essere dotata di snellezza, trasparenza ed efficienza
  ben maggiori.  Su tali aspetti occorre andare fino in fondo,
  perché ha l'impressione che a volte anche i vertici politici
  del Ministero possono cadere prigionieri delle strettoie
  burocratiche.  Condividendo, infine, l'intervento positivo
  dell'onorevole Sedioli, nella convinzione che sia necessario
  anche avanzare concrete proposte, auspica che il Governo ponga
  in essere tutte le iniziative in suo potere per dotare lo
  Stato di una burocrazia adeguata ed efficiente.
 
     Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
  Padania), intervenendo sull'ordine dei lavori, ricorda di aver
  suggerito ai presentatori delle risoluzioni alcune modifiche
  sulle quali vorrebbe che si esprimessero.
 
     Alfonso PECORARO SCANIO,  presidente,  comunica
  all'onorevole Dozzo che i presentatori delle risoluzioni
  potranno esprimersi sulle proposte modificative nel corso
  delle imminenti repliche.
 
     Mario PRESTAMBURGO (popolari e democratici-l'Ulivo),
  replicando per la risoluzione n. 7-00229, di cui è firmatario,
  desidera innanzitutto rivolgere un segno di simpatia al
  Sottosegretario che ha letto probabilmente con grande
  sofferenza la nota preparata dagli uffici del Ministero.
  D'altra parte, ha letto su un recente numero del "Corriere
  della Sera" che il Sottosegretario Borroni avrebbe espresso il
  desiderio di radere al suolo le strutture ministeriali.  Un
  analogo desiderio ha provato nel periodo in cui ha ricoperto
  la stessa carica.
     Considera inaccettabili le richieste avanzate dagli
  onorevoli Dozzo e Anghinoni, che rientrano in un disegno
  politico non condivisibile: è infatti convinto che l'AIMA
  potrebbe funzionare se solo avesse una diversa gestione.
     Rileva che la discussione odierna costituisce un
  importante momento politico in quanto consente di recuperare
  il primato della politica rispetto alla burocrazia.  Ritiene
  che non si possa essere in balìa dei burocrati, cui spesso i
  politici si sottomettono in cambio di favori.  E' pertanto
  indispensabile cambiare direzione.
 
     Giorgio MALENTACCHI (rifondazione
  comunista-progressisti), replicando per la
 
                              Pag. 95
 
  risoluzione n. 7-00239, di cui è primo firmatario, premette
  che vi sono responsabilità politiche non riconducibili al
  partito di cui fa parte e al Governo attuale.  Non nega che
  nelle strutture siano presenti professionalità da tutelare ma
  ritiene che il principio di responsabilità debba valere in
  tutti i casi.  Per questo ha considerato opportuno presentare
  la risoluzione oggi in discussione.  Ovviamente essa non
  esaurisce il confronto sull'AIMA, che anzi dovrà conoscere
  nuovi sviluppi di ordine strutturale a breve termine con la
  presentazione al Parlamento dei decreti di attuazione della
  legge n. 59 del 1997.
     Dichiara infine di non poter accogliere le proposte
  modificative avanzate dal gruppo della Lega nord per
  l'indipendenza della Padania poiché riguardano un passaggio
  che non ritiene utile effettuare.
 
     Il Sottosegretario Roberto BORRONI, intervenendo in
  sede di replica, osserva che nel precedente intervento ha
  collocato il problema posto dalle risoluzioni nel quadro del
  riordino complessivo dell'AIMA.  Una volta approvato il
  riordino, che auspica possa intervenire in tempi rapidi, si
  potrà porre il problema del rinnovo delle cariche.  Altra cosa
  sarebbe porre il problema di un'indagine amministrativa atta a
  verificare l'esistenza di precise responsabilità.
     La vicenda delle quote latte è indubbiamente complicata:
  la Commissione presieduta dal generale Lecca ha concluso il
  proprio compito e la conclusione è ormai prossima grazie
  all'impegno profuso dalle commissioni regionali.  In linea di
  principio considera comunque sempre preoccupante quando i
  generali si sostituiscono alla politica e quando la politica
  si sostituisce ai generali o alla magistratura.
 
     Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
  Padania), intervenendo per dichiarazione di voto, ringrazia i
  componenti la Commissione per aver partecipato ad una
  discussione ampia e franca.  Esprime il proprio rammarico per
  la mancata accettazione di alcune modifiche suggerite alle
  risoluzioni sulla base di una proposta di legge che il gruppo
  della Lega nord per l'indipendenza della Padania sta
  presentando da diverse legislature per chiudere finalmente
  l'AIMA e devolverne le competenze alle regioni.  Non comprende
  perché non si intenda dare un segnale forte quando il
  Sottosegretario attualmente in carica ed il deputato che ha
  ricoperto lo stesso ruolo in passato confidano di aver
  desiderato o desiderare di radere al suolo l'edificio.
  Evidentemente, esiste un problema politico anche all'interno
  delle forze della maggioranza, tra le quali è mancato il
  dibattito circa il futuro del Ministero e dell'AIMA, della cui
  riforma ancora non si parla, mentre il generale Lecca, come si
  ricava dall'intervento dell'onorevole Ferrari, è il Ministro
  plenipotenziario per le politiche agricole.  Non comprende
  inoltre perché i componenti del gruppo dei Popolari abbiano
  sottoscritto solo ora una risoluzione presentata tredici mesi
  fa.
     Dichiara, infine, che la mancata accettazione delle sue
  proposte non gli consente di votare a favore delle risoluzioni
  in quanto oltre a colpire la figura del direttore generale
  sarebbe necessario radere al suolo l'edificio per ridare
  fiducia a tutti.
 
     Flavio TATTARINI (democratici di sinistra-l'Ulivo),
  intervenendo per dichiarazione di voto, premette che le
  risoluzioni sono sempre iniziative particolari che sollevano
  problemi rilevanti provocando discussioni in Commissione in
  grado di arricchirle, dando loro particolare significato.  La
  premessa è indispensabile perché il gruppo dei Democratici di
  sinistra è disponibile a valutare i contenuti delle
  risoluzioni nel merito se vi è un'analoga disponibilità a
  riformularle tenendo conto anche delle loro valutazioni.
  Solleva in proposito alcune questioni: la discussione e
  l'approvazione di risoluzioni sull'AIMA non possono
  prescindere dalla richiesta che il Senato approvi
  definitivamente in tempi rapidi la legge istitutiva di una
  Commissione di inchiesta sull'AIMA stessa, che costituisce un
  capitolo fondamentale per fare chiarezza individuando
 
                              Pag. 96
 
  le responsabilità tecniche e politiche; non può condividere
  giudizi azzeranti della struttura se non si prende atto che il
  Governo in carica è il primo ad assumere iniziative serie per
  la riforma e a dotarsi di strumenti atti allo scopo; non è
  disponibile ad alcuna riforma che non preveda un decentramento
  totale a favore delle regioni, lasciando al centro soltanto le
  funzioni di coordinamento, indirizzo e raccordo con l'Unione
  europea; la proposta relativa alla riforma deve pervenire
  all'esame della Commissione entro luglio; infine, non ha
  motivo di discostarsi dalla risposta del rappresentante del
  Governo che costituisce una cornice importante per lavorare
  costruttivamente.
     Ricorda che si è parlato dell'accertamento e del
  perseguimento delle responsabilità fin dalla istituzione della
  prima Commissione presieduta dal generale Lecca; non ha motivi
  che ostino alla rimozione del direttore generale, di fronte
  alla quale si proclama indifferente.  Ritiene però che sia
  necessario produrre una discontinuità radicale non soltanto
  per quanto riguarda l'AIMA ma per tutti i settori gestiti dal
  Ministero per le politiche agricole.
 
     Domenico IZZO (popolari e democratici-l'Ulivo),
  intervenendo per dichiarazione di voto, condivide pienamente
  le considerazione dell'onorevole Prestamburgo in merito al
  primato della politica.  Pur comprendendo che gli esponenti
  delle forze di opposizione esercitano il loro mestiere, non
  reputa possibile celebrare un processo al Ministro e al
  Governo attualmente in carica dal momento che in tempi brevi
  si sono succedute diverse maggioranze politiche e si sono
  susseguiti diversi Governi.  Facendo per un attimo le veci dei
  presentatori delle risoluzioni ritiene che esse siano
  immodificabili nel punto relativo al segnale immediato da dare
  con la rimozione del direttore generale.  Nella parte narrativa
  si possono inserire le valutazioni espresse dall'onorevole
  Tattarini, che costituiscono patrimonio comune di tutte le
  forze di maggioranza.  Crede che non vi sia alcuna preclusione
  a tale inserimento, interpretando così il pensiero dei
  presentatori delle risoluzioni, al fine di esprimere un voto
  ancor più convinto.  Eventualmente un rappresentante per
  ciascun gruppo potrebbe essere coinvolto nella formulazione di
  un nuovo testo, da sottoporre al voto della Commissione la
  prossima settimana.
 
     Giovanni DI STASI,  presidente,  domanda ai
  presentatori delle risoluzioni se siano disponibili ad
  accogliere la proposta da ultimo formulata dall'onorevole
  Rizzo o intendano insistere per la messa in votazione dei
  testi presentati.
 
     Mario PRESTAMBURGO (popolari e democratici-l'Ulivo) si
  dichiara disponibile a riformulare il testo della risoluzione
  di cui è firmatario, rammaricandosi perché l'onorevole
  Tattarini non ha ascoltato l'illustrazione della risoluzione
  stessa.  Ritiene comunque che si debba dare un segnale forte
  dal momento che vi sono Ministri in difficoltà per causa delle
  burocrazie che remano contro.  Ribadisce infine la propria
  disponibilità a riformulare la risoluzione, eventualmente
  senza partecipare in prima persona alla riscrittura del testo,
  che potrà essere messo in votazione la prossima settimana.
 
     Giorgio MALENTACCHI (rifondazione
  comunista-progressisti) non ha preclusioni ad accettare la
  proposta formulata dall'onorevole Izzo, rilevando che le
  valutazioni espresse dall'onorevole Tattarini costituiscono
  patrimonio comune delle forze di maggioranza.
 
     Giovanni DI STASI,  presidente,  prende atto della
  volontà di riformulare le risoluzioni all'ordine del giorno,
  rinviandone la discussione ad altra seduta.
 
     La seduta termina alle 17,25.
 
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