| (Discussione e rinvio).
Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
Padania), intervenendo sull'ordine dei lavori, domanda se per
il voto delle risoluzioni sia necessario il numero legale.
Alfonso PECORARO SCANIO, presidente, rileva che
per la votazione delle risoluzioni occorre la presenza del
numero legale, che comunque è sempre presunto a meno che non
ne venga chiesta la verifica dal prescritto numero di
deputati.
Invita quindi i deputati Prestamburgo e Malentacchi ad
illustrare le risoluzioni di cui sono firmatari.
Mario PRESTAMBURGO (popolari e democratici-l'Ulivo),
illustrando la risoluzione n. 7-00229, di cui è firmatario,
osserva che, dopo oltre un anno di ibernazione, è finalmente
all'attenzione della Commissione un atto che trae la sua
origine da considerazioni a tutti ben note e che la
Commissione agricoltura ha più volte discusso.
Si riferisce al documento conclusivo dell'indagine
conoscitiva sul regime delle quote latte, laddove testualmente
si legge: "infine va ancora ribadito che senza un incisivo
intervento del Governo sulle strutture tecniche dell'AIMA è
molto probabile che il regime delle quote latte in Italia non
avrà mai una gestione accettabile". Non gli risulta che il
Governo si sia mosso seguendo l'indicazione della Commissione
agricoltura e se lo ha fatto non ha certo rimosso la causa
principale delle tante e gravi disfunzioni operative
dell'AIMA, che senza ombra di dubbio, sulla base del principio
della responsabilità oggettiva, vanno imputate al suo
direttore generale.
Ne sono prova inconfutabile i documenti allegati alla
citata indagine conoscitiva . Ma non è solo la penosa vicenda
delle quote latte che lo ha spinto a presentare la risoluzione
all'ordine del giorno. Sono anche le ben più gravi carenze
della direzione generale dell'AIMA che, a suo parere, portano
a richiedere la sostituzione dell'attuale direttore generale.
Giova, in proposito, ricordare che l'incapacità gestionale
dell'AIMA va ricercata nel:
non saper padroneggiare l'attività dei concessionari
privati (assuntoria);
non aver razionalizzato il proprio assetto
organizzativo;
non aver tenuto una corretta contabilità della propria
gestione;
non promuovere un adeguato controllo sulla realizzazione
delle azioni di miglioramento della qualità dei prodotti;
non tenere sotto controllo i costi sostenuti per gli
acquisti dell'alcool proveniente dalle distillazioni
comunitarie di sostegno;
non gestire adeguatamente la politica degli aiuti
alimentari;
non procedere con la dovuta tempestività all'azione di
recupero dei pagamenti indebiti nei confronti dei richiedenti
senza titolo;
modo di gestire il trattamento informatico dei dati.
Sono queste le cause principali dei tanti insuccessi dei
precedenti e dell'attuale direttore generale dell'AIMA e che
peraltro è possibile ritrovare nelle relazioni della Corte dei
Conti. Ed ancora, è appena il caso di far rilevare come la
risoluzione in discussione non interferisca in alcun modo con
l'iniziativa parlamentare di istituire una Commissione
d'inchiesta sull'AIMA. Infatti, il provvedimento proposto
nella risoluzione è un primo atto "dovuto" per contenere i
danni che l'inefficiente gestione dell'AIMA
Pag. 89
produce agli operatori agricoli ed all'insieme dei
contribuenti italiani.
Conclude il suo intervento riproponendo il pensiero di un
attento conoscitore dell'AIMA ("AIMA uguale a se stessa,
nonostante tutto", in "Terra e Vita", n. 22/98): "Da qualunque
parte la si guardi, il risultato non cambia. Da sinistra, da
destra, in prospettiva (ammesso che ce ne sia una), dall'alto
o dal basso, l'AIMA è quello che è: uguale a se stessa,
nonostante un commissariamento, nonostante un cambio di vocale
che l'aveva trasformata quasi in un saluto al passato:
Ei...ma. Appunto, c'è un ma. Il sistema di gestione degli
interventi di Stato sui mercati agricoli ha fatto acqua (e ha
portato soldi ai destinatari sbagliati) da tutte le parti.
Italia bocciata per le frodi comunitarie, per i pagamenti non
dovuti ai falsi olivicoltori della Piana di Gioia Tauro, per
il calcolo di quantità dell'assuntoria dei cereali, per il
superprelievo comunitario sulle quote latte. Basta?" Ritiene
che il passo appena letto contenga elementi sufficienti per
sollevare dal suo incarico il direttore generale dell'AIMA.
Giorgio MALENTACCHI (Rifondazione
comunista-progressisti) illustra la risoluzione n. 7-00239, di
cui è primo firmatario, rilevando che l'attenzione
sull'operato dell'AIMA è tale che occorre valutarne
attentamente le ipotesi di riforma o di scioglimento e
comunque ridare efficienza alla struttura partendo dal
presupposto che occorre impegnarsi in una direzione diversa
rispetto a quella fino ad oggi seguita. E' necessario porre
una pietra sopra il fallimento sia del sistema privatistico di
gestione delle quote latte sperimentato nel decennio
1984-1994, sia del sistema pubblicistico facente perno
sull'AIMA. Si duole che le risoluzioni vengano discusse oltre
un anno dopo la loro presentazione: si tratta di una questione
che investe i rapporti istituzionali. Nelle more
dell'opportuna istituzione di una Commissione di inchiesta
sull'AIMA considera una questione morale che di fronte a tutte
le disfunzioni dell'Azienda il direttore generale venga
rimosso.
Il Sottosegretario Roberto BORRONI premette che
l'indagine conoscitiva sul regime delle quote latte, svolta
dalla Commissione, ha effettivamente evidenziato una serie di
carenze verificatesi nella gestione delle quote latte, che
hanno portato alla nota crisi e agli interventi d'emergenza
degli scorsi mesi.
Inefficienze e disfunzioni, però, che non sono solo
addebitabili all'AIMA ma hanno origini lontane e riguardano in
egual misura anche tutti gli altri attori del sistema
(associazioni, produttori, regioni, eccetera).
Come giustamente sottolinea il documento conclusivo
dell'indagine conoscitiva, la causa principale di tutte le
difficoltà successive è stata "il non aver applicato in Italia
il regime delle quote latte fin dal 1984. Questo grave errore
decisionale non può essere mitigato, in alcun modo, da
presunte difficoltà dovute alla complessità della situazione
italiana e della normativa comunitaria..., la confusione
gestionale delle quote latte ha lasciato spazio a quella
speculazione che da lungo tempo domina lo scenario della
politica agraria italiana".
Questo, non per negare le responsabilità e le disfunzioni
dell'AIMA nella gestione delle quote, quali descritte nel
documento conclusivo (bollettini scarsamente attendibili,
mancanza di dati certi, sull'effettiva produzione annua di
latte bovino, carenze nel sistema informativo) che hanno
trovato riscontro anche nella relazione della Commissione
governativa di indagine sulle quote latte, istituita con il
decreto-legge n. 11 del 1997, ma per ricostruire un quadro
corretto e completo in cui collocare il difficile compito
svolto dall'AIMA a partire dal 1993, cioè da quando è
subentrata nella gestione UNALAT, a seguito dell'approvazione
della legge n. 468 del 1992.
Proprio per chiudere definitivamente questo periodo di
incertezza e confusione, il Governo si è risolto a varare il
decreto-legge 1^ dicembre 1997, n. 411, convertito, con
modificazioni, dalla legge 27 gennaio 1998, n. 5, al fine di
accertare l'effettiva produzione lattiera e la legittima
titolarità
Pag. 90
delle quote assegnate, attraverso una complessa procedura in
contraddittorio con gli interessati.
L'AIMA ha contribuito a questo sforzo straordinario, cui
sono stati chiamati anche altri comparti della pubblica
amministrazione (la Sanità, per quel che concerne il
censimento straordinario delle vacche lattiere; un'apposita
Commissione ministeriale, per la disamina dei contratti
anomali; le amministrazioni regionali, per le competenze ad
esse affidate dalla legge, n. 468 del 1992 e per l'istruttoria
e la definizione dei ricorsi presentati dai produttori avverso
le comunicazioni effettuate dall'AIMA). In proposito, rileva
che non si può far finta di non conoscere lo stato in cui
versa la pubblica amministrazione: occorre compiere uno sforzo
titanico se non impossibile per procedere alla riforma degli
apparati burocratici, paragonabile a quello di un autista
costretto a cambiare le ruote di un'automobile lanciata in
velocità.
In particolare l'AIMA ha provveduto a comunicare a
ciascuno dei circa 120.000 produttori l'accertamento
effettuato, motivando per ciascuno la relativa determinazione:
si è' così ovviato a un deficit di trasparenza che prima
gravava sul sistema degli accertamenti.
La modulistica utilizzata per le dichiarazioni dei
produttori è stata concordata con la Commissione di Garanzia,
così come quest'ultima ha avuto modo di monitorare tutta
l'attività svolta dall'AIMA per attuare quanto previsto dalla
legge n. 5 del 1998, quale:
l'esame dei contratti anomali e la messa a punto di un
algoritmo di calcolo per la verifica delle posizioni
individuali collegate ai predetti contratti anomali;
la correzione delle effettive risultanze del censimento
1993/1994 effettuato a suo tempo dal CCIA e la conseguente
assegnazione di quote. Il vaglio del consolidamento delle
posizioni a suo tempo censite ha comportato l'esame di 11.242
fascicoli, implicanti circa 47.000 variazioni e la
riconsiderazione delle posizioni di 2.879 produttori per i
quali le variazioni avevano comportato una revisione in
incremento delle produzioni per le campagne di riferimento;
il riscontro dei dati derivanti dalla rilevazione
straordinaria dei capi in stalla effettuata dalla Sanità.
Si è trattato di un lavoro complicato e complesso, che
comporta anche l'esame di numerosi ricorsi.
Per assicurare alle regioni il migliore e più celere
svolgimento delle proprie attività istituzionali in sede di
riesame, l'AIMA ha predisposto, d'intesa con la Telecom e con
una società informatica specializzata, un apposito programma
tecnico che garantisce un collegamento telematico permanente
tra le sedi periferiche collegate (129) e la banca dati
centrale dell'AIMA e la introduzione dei dati del verbale
regionale di riesame direttamente alla stessa banca dati
centrale.
In tal modo, si è notevolmente accentuato il tasso di
efficienza e di trasparenza dell'attività dell'Azienda,
promuovendo una logica di interscambio e di controllo
reciproco che non può non giovare al buon andamento della
gestione. Si tratta di un collegamento paradigmatico e
sperimentale rispetto ad una più complessiva architettura
funzionale che potrà comportare sempre maggiori sinergie tra
centro e periferia, anche alla luce della prospettata riforma
dell'AIMA.
Più in generale, si deve sottolineare che l'AIMA è
chiamata a corrispondere a oltre 2 milioni di soggetti
operanti nel settore agricolo circa 10 mila miliardi di
provvidenze di provenienza comunitaria. Nella fase più
recente, l'Azienda si è sforzata per migliorare i propri
servizi, così da ottenere dalla Commissione dell'Unione
europea il riconoscimento della qualifica di organismo
pagatore e questa valutazione: "l'AIMA ha compiuto
considerevoli progressi durante gli ultimi anni per rendersi
conforme alle esigenze dei regolamenti (CEE) nn. 1287/95 e
1663/95. L'AIMA ha acquisito ora lo stato completo del
riconoscimento e, in generale, ha la fiducia dei Servizi della
Commissione".
Pag. 91
Tale riconoscimento ha trovato conferma nella relazione di
certificazione redatta dalla Società Reconta Ernest e Young,
che ha proceduto presso gli uffici dell'AIMA, per un periodo
di oltre quattro mesi, all'esame per ciascun settore della
documentazione a campione relativa al pagamento di contributi,
alla gestione degli ammassi e ad ogni procedimento
amministrativo.
Successivamente la Commissione dell'Unione europea ha
effettuato una missione di controllo, dal 16 al 18 febbraio
1998, a Roma presso l'Azienda di Stato, rappresentando, in
data 11 marzo 1998, le proprie osservazioni positive e
auspicando che "i progressi realizzati dall'AIMA, e che hanno
permesso il riconoscimento definitivo non siano messi in
discussione, ma che dei progressi nuovi siano realizzati".
E' indubbio però che l'AIMA non gode più di credibilità da
parte dell'opinione pubblica e degli agricoltori.
Sul piano organizzativo, l'AIMA ha riorganizzato l'Ufficio
legale ed ha istituito un apposito Ufficio di recupero
crediti: la centralizzazione di tale servizio è finalizzata a
una gestione dello stesso più funzionale e, soprattutto, più
chiara dal momento che sarà sempre possibile effettuare un
monitoraggio completo della situazione creditoria
dell'Azienda. E' stato inoltre disposto, allo scopo di
effettuare un riscontro puntuale tra i dati contabili in
possesso dell'AIMA e le scorte di intervento giacenti nei
magazzini, un inventario contabile e fisico al 30 settembre
1997 al cento per cento, secondo quanto previsto dal
regolamento (CE) 2148/96 e dalle direttive comunitarie.
E' stato avviato infine un processo di razionalizzazione
delle attività di natura amministrativa contabile relative
alle assuntorie, attuando un'operazione anche di accorpamento
delle aree omogenee e di unificazione delle relative
responsabilità dirigenziali.
Sul fronte dei controlli, il sistema integrato messo a
punto dall'AIMA permette incroci significativi con il catasto
e un controllo completo delle produzioni agricole; si tratta
di un sistema utilizzabile anche da parte di altre
amministrazioni pubbliche (Finanze, Lavori Pubblici, Ambiente,
ISTAT, regioni eccetera), destinato ad integrarsi con il SIAN,
ai sensi del recente decreto legislativo n. 173 del 1998, sul
contenimento dei costi di produzione in agricoltura.
Naturalmente, quest'opera di razionalizzazione e di
ammodernamento, in funzione del miglioramento dell'efficienza
della gestione tecnica dell'AIMA, dovrà trovare conferma nel
riassetto normativo dell'Azienda, già predisposto dal
Ministero e in corso di concertazione con la Presidenza del
Consiglio.
Una volta così completato il quadro organizzativo e
normativo, si potrà pensare anche al rinnovo delle cariche.
Domenico IZZO (popolari e democratici-l'Ulivo)
ringrazia i presentatori delle risoluzioni perché con la loro
iniziativa consentono alla Commissione di affrontare nel
merito una vicenda che se non fosse tragica risulterebbe
comica. Nella tragedia considera sconcertanti le dichiarazioni
rese dal rappresentante del Governo, il quale ha
sostanzialmente invitato a non scandalizzarsi per il non
funzionamento dell'AIMA visto che è tutta la pubblica
amministrazione a non funzionare. Tali dichiarazioni - ripete
- sono sconcertanti in quanto negano il principio di
responsabilità, che dovrebbe valere per tutti. Inoltre, non
condivide le valutazioni del Sottosegretario Borroni circa i
miglioramenti che si sarebbero registrati nell'azienda
nell'ultimo periodo: semmai, ha avuto modo di constatare
personalmente alcuni peggioramenti. Per esempio l'AIMA, con la
sua burocratica arroganza, rifiuta ogni tipo di informazione
ai parlamentari trincerandosi dietro il pretesto del rispetto
della legge sulla privacy, ma in alcuni casi il negare una
risposta su questioni che non intaccano assolutamente la
privacy, come la spiegazione dei motivi a giustificazione
della mancata evasione di una pratica, risulta un espediente
infantile per evitare i controlli. Accanto alla legge sulla
privacy, vige una legge relativa alla trasparenza
Pag. 92
ed alla pubblicità degli atti della pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda il caso specifico ha denunciato il
dirigente che ha dato disposizione di non fornire risposta.
Ritiene che la mancata sanzione di comportamenti scorretti
o illegali trasformi la responsabilità da tecnica in politica
in quanto il Governo non compie atti dovuti. E' pertanto
opportuna l'iniziativa volta ad impegnare il Governo a
compiere un atto dovuto. D'altra parte non comprende perché si
dovrebbero difendere dei portatori di malaffare, alcuni dei
quali già sottoposti a pene detentive. Il Commissario del
Governo sta cercando di rappezzare come può la situazione ma
non è certo aiutato da quella che l'oratore non esita a
definire una vera e proprio associazione a delinquere, volta
soltanto alla salvaguardia dei propri privilegi e del proprio
potere. Pur rilevando, in conclusione, che non andrebbe
rimosso soltanto il direttore generale dell'AIMA ma tanti
altri dirigenti, auspica che la risoluzione venga approvata,
obbligando così il Governo a prendere atto della volontà del
Parlamento.
Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
Padania) premette che la messa in discussione delle due
risoluzioni all'ordine del giorno, tra di loro quasi
identiche, presentate da due componenti della maggioranza,
pone già un problema politico per il tempo trascorso tra la
loro presentazione e la calendarizzazione. Inoltre le assenze
che si registrano nella seduta odierna appaiono a suo giudizio
strane.
Le disfunzioni dell'AIMA non derivano soltanto dalla
gestione delle quote latte ma vi sono sempre state, tant'è
vero che il Parlamento già nella scorsa legislatura promosse
l'istituzione di una Commissione di inchiesta sull'AIMA che è
stata riproposta anche nella legislatura corrente.
Condivide le parole dure e forti usate dall'onorevole
Izzo, proponendo che la risoluzione venga rafforzata
impegnando il Governo a chiudere l'AIMA, devolvendo le
relative funzioni alle regioni, come da tempo chiesto dal suo
gruppo. L'AIMA infatti non ha più alcuna credibilità né vi
sono medaglie da appuntare: d'altra parte essa è l'organismo
palatore in assenza di altri enti che potessero concorrere per
lo stesso ruolo.
Le disfunzioni nella gestione delle quote latte e nei
compiti espletati dal Consorzio che cura gli aspetti
informatici sono risultate evidenti anche negli episodi più
recenti. Il problema dovrebbe riguardare la rimozione non
soltanto del direttore generale: ricorda in proposito il
trattamento riservato ad una delegazione della Commissione
durante una visita all'AIMA. La questione concerne tutta la
struttura ed il modo in cui è stata gestita. Torna pertanto a
suggerirne la chiusura specie se si tratta, come ha
riconosciuto il Sottosegretario Borroni, di una scatola vuota
ed inefficiente o, come ha sostenuto l'onorevole Izzo, di
un'associazione a delinquere.
La rimozione del direttore generale può costituire un
segnale ma ritiene che occorra una maggiore dose di coraggio,
anche sulla base di quanto è emerso nel corso dell'indagine
conoscitiva effettuata dalla Commissione sulle quote latte.
Uber ANGHINONI (lega nord per l'indipendenza della
Padania) rileva che in una discussione come quella odierna si
corre il rischio di andare incontro a ripetizioni ma considera
opportuno ribadire che l'AIMA va cambiata nel suo complesso in
quanto la gestione pregressa rende evidente che il problema
investe l'assenza di un buon progetto e di qualsiasi attività
di controllo.
Le risoluzioni in discussione apportano indubbiamente un
elemento di chiarezza, opportunamente impegnando il Governo a
rimuovere il direttore generale, che senz'altro è coinvolto
nella responsabilità per una gestione carente.
Osserva che accanto ad atti parlamentari posti rapidamente
all'ordine del giorno, ve ne sono altri che restano in attesa
per lungo tempo. Sia il tempo intercorso dalla presentazione
delle risoluzioni, sia la risposta fornita dal rappresentante
Pag. 93
del Governo, fanno presagire che manca la volontà di andare
fino in fondo, quasi volendo difendere il direttore generale
dell'AIMA.
Il Sottosegretario Roberto BORRONI, interrompendo
brevemente l'onorevole Anghinoni, precisa di non aver svolto
un intervento in difesa del direttore generale dell'AIMA ma di
aver semplicemente collocato il problema in una cornice più
generale.
Uber ANGHINONI (lega nord per l'indipendenza della
Padania), continuando il proprio intervento, ritiene che
comunque il direttore generale sia stato testimone di numerosi
episodi e potrebbe magari spiegare tanti fatti che non sono
stati chiariti neppure dalla Commissione di indagine
ministeriale. Non soltanto l'AIMA andrebbe chiusa ma il
protrarsi della situazione investe le responsabilità politiche
del Ministro Pinto, che quindi dovrebbe dimettersi. E' a suo
giudizio necessaria un'azione incisiva per affrontare con un
atto di coraggio i problemi del mondo agricolo, che è molto
più avanti di quanto non sia il Governo e complessivamente la
volontà politica.
Enzo CARUSO (alleanza nazionale) dichiara che nel
ricevere le convocazioni per la settimana in corso è stato
colto da qualche perplessità in quanto le risoluzioni
riguardanti l'AIMA avrebbero dovuto essere discusse quando la
pressione era maggiore di quanto non sia oggi, cioè nel
periodo che, iniziato nel settembre 1996, si è concluso a
gennaio di quest'anno. Risalendo le risoluzioni a più di un
anno fa, non riesce a comprendere il disinteresse dei
proponenti per la loro calendarizzazione nel momento in cui
l'AIMA era al centro dell'interesse generale.
Dall'atteggiamento assunto dal gruppo di Alleanza
nazionale si può già evincere il giudizio severo sull'operato
dell'AIMA e sulla gestione del regime delle quote latte, che
non inizia con l'AIMA ma che quest'ultima ha ereditato
dall'UNALAT e che evidenzia notevoli responsabilità politiche.
Ricorda in proposito che durante la discussione sulla mozione
di sfiducia al Ministro per le politiche agricole Michele
Pinto i deputati dedicarono buona parte dei loro interventi
alle disfunzioni dell'AIMA. In quella occasione la maggioranza
fece ovviamente quadrato attorno al Ministro.
Ritiene che un organismo così malato non possa esser
sottoposto ad alcuna terapia, ma debba essere chiuso, con
l'assunzione delle relative responsabilità da parte del potere
politico, che dovrebbe abbandonare il campo per aver
lungamente consentito il perpetuarsi di una situazione che fa
emergere come la vicenda di tangentopoli appaia di dimensioni
più ridotte rispetto a quanto è accaduto nel mondo
agricolo.
Francesco FERRARI (popolari e democratici-l'Ulivo)
considera le risoluzioni in discussione più attuali oggi
rispetto al monento della loro presentazione e preannuncia di
aver sottoscritto quella a firma Prestamburgo, unitamente a
tutti i componenti del gruppo dei Popolari in Commissione.
Osserva che le responsabilità in merito all'AIMA non sono da
attribuirsi alla classe politica, la quale peraltro si è
avvicendata freneticamente al Governo negli ultimi anni dando
vita a maggioranze tra loro ben diverse e contrapposte, quanto
alla classe burocratica. Ritiene che non si possano mantenere
in carica funzionari che devono rispondere del loro operato a
coloro che si sono assunti, tra mille difficoltà,
responsabilità di governo. Rileva che in molti casi la classe
burocratica ha assunto un peso ed un ruolo che non le
competono rispetto alla classe politica.
Osserva che una parte di responsabilità va addossata anche
all'onorevole Poli Bortone per aver nominato, durante il
periodo di titolarità del dicastero, il funzionario oggetto
delle risoluzioni.
Auspica, infine, che il sistema dell'AIMA, per molti versi
autoreferenziale in quanto risponde solo a se stesso, venga
cambiato in maniera radicale.
Pag. 94
Sauro SEDIOLI (democratici di sinistra-l'Ulivo) osserva
che la rilevanza delle risoluzioni è tale da imporre un
dibattito più ampio che va ben al di là della rimozione del
direttore generale. Condivide i contenuti delle risoluzioni,
ma ritiene che esse da sole non siano sufficienti per dare un
segnale forte. Il mondo agricolo si trova indubbiamente di
fronte a numerose emergenze, che dimostrano come sia difficile
cambiare il sistema; è importante comunque mandare precisi
segnali agendo nella maniera più concreta possibile. Si
riferisce in particolare ai decreti attuativi della riforma
prevista dalla legge n. 59 del 1997, che dovranno essere
discussi quanto prima anche nella sede della Commissione. E'
questo della riforma del Ministero e dell'AIMA l'impegno che
si deve assumere al di là dell'approvazione delle
risoluzioni.
Mario PEPE (popolari e democratici-L'Ulivo) ha
ascoltato diversi interventi demolitori su un argomento non
nuovo, già messo a fuoco in varie occasioni con riferimento
non tanto a singole persone, quanto alla razionalizzazione
degli strumenti. Entrambe le risoluzioni - nessuna delle quali
precisa di aver sottoscritto - sollecitano il Governo ad
approfondire le questioni dell'agricoltura. Allo scopo,
ritiene che vadano effettuati due tipi di operazioni, da un
lato affrontando le emergenze e le sfide dell'Unione europea
sul piano istituzionale e legislativo, e dall'altro tenendo
conto in maniera propositiva della politica della filiera
agroalimentare nei lavori della Commissione, con il concorso
del Governo. Occorre creare gli strumenti operativi che si
raccordino al territorio e alle regioni e consentano di
attuare le linee della riforma della politica agricola comune.
Si dichiara convinto che, nelle more della riforma, l'AIMA
dovrebbe essere dotata di snellezza, trasparenza ed efficienza
ben maggiori. Su tali aspetti occorre andare fino in fondo,
perché ha l'impressione che a volte anche i vertici politici
del Ministero possono cadere prigionieri delle strettoie
burocratiche. Condividendo, infine, l'intervento positivo
dell'onorevole Sedioli, nella convinzione che sia necessario
anche avanzare concrete proposte, auspica che il Governo ponga
in essere tutte le iniziative in suo potere per dotare lo
Stato di una burocrazia adeguata ed efficiente.
Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
Padania), intervenendo sull'ordine dei lavori, ricorda di aver
suggerito ai presentatori delle risoluzioni alcune modifiche
sulle quali vorrebbe che si esprimessero.
Alfonso PECORARO SCANIO, presidente, comunica
all'onorevole Dozzo che i presentatori delle risoluzioni
potranno esprimersi sulle proposte modificative nel corso
delle imminenti repliche.
Mario PRESTAMBURGO (popolari e democratici-l'Ulivo),
replicando per la risoluzione n. 7-00229, di cui è firmatario,
desidera innanzitutto rivolgere un segno di simpatia al
Sottosegretario che ha letto probabilmente con grande
sofferenza la nota preparata dagli uffici del Ministero.
D'altra parte, ha letto su un recente numero del "Corriere
della Sera" che il Sottosegretario Borroni avrebbe espresso il
desiderio di radere al suolo le strutture ministeriali. Un
analogo desiderio ha provato nel periodo in cui ha ricoperto
la stessa carica.
Considera inaccettabili le richieste avanzate dagli
onorevoli Dozzo e Anghinoni, che rientrano in un disegno
politico non condivisibile: è infatti convinto che l'AIMA
potrebbe funzionare se solo avesse una diversa gestione.
Rileva che la discussione odierna costituisce un
importante momento politico in quanto consente di recuperare
il primato della politica rispetto alla burocrazia. Ritiene
che non si possa essere in balìa dei burocrati, cui spesso i
politici si sottomettono in cambio di favori. E' pertanto
indispensabile cambiare direzione.
Giorgio MALENTACCHI (rifondazione
comunista-progressisti), replicando per la
Pag. 95
risoluzione n. 7-00239, di cui è primo firmatario, premette
che vi sono responsabilità politiche non riconducibili al
partito di cui fa parte e al Governo attuale. Non nega che
nelle strutture siano presenti professionalità da tutelare ma
ritiene che il principio di responsabilità debba valere in
tutti i casi. Per questo ha considerato opportuno presentare
la risoluzione oggi in discussione. Ovviamente essa non
esaurisce il confronto sull'AIMA, che anzi dovrà conoscere
nuovi sviluppi di ordine strutturale a breve termine con la
presentazione al Parlamento dei decreti di attuazione della
legge n. 59 del 1997.
Dichiara infine di non poter accogliere le proposte
modificative avanzate dal gruppo della Lega nord per
l'indipendenza della Padania poiché riguardano un passaggio
che non ritiene utile effettuare.
Il Sottosegretario Roberto BORRONI, intervenendo in
sede di replica, osserva che nel precedente intervento ha
collocato il problema posto dalle risoluzioni nel quadro del
riordino complessivo dell'AIMA. Una volta approvato il
riordino, che auspica possa intervenire in tempi rapidi, si
potrà porre il problema del rinnovo delle cariche. Altra cosa
sarebbe porre il problema di un'indagine amministrativa atta a
verificare l'esistenza di precise responsabilità.
La vicenda delle quote latte è indubbiamente complicata:
la Commissione presieduta dal generale Lecca ha concluso il
proprio compito e la conclusione è ormai prossima grazie
all'impegno profuso dalle commissioni regionali. In linea di
principio considera comunque sempre preoccupante quando i
generali si sostituiscono alla politica e quando la politica
si sostituisce ai generali o alla magistratura.
Gianpaolo DOZZO (lega nord per l'indipendenza della
Padania), intervenendo per dichiarazione di voto, ringrazia i
componenti la Commissione per aver partecipato ad una
discussione ampia e franca. Esprime il proprio rammarico per
la mancata accettazione di alcune modifiche suggerite alle
risoluzioni sulla base di una proposta di legge che il gruppo
della Lega nord per l'indipendenza della Padania sta
presentando da diverse legislature per chiudere finalmente
l'AIMA e devolverne le competenze alle regioni. Non comprende
perché non si intenda dare un segnale forte quando il
Sottosegretario attualmente in carica ed il deputato che ha
ricoperto lo stesso ruolo in passato confidano di aver
desiderato o desiderare di radere al suolo l'edificio.
Evidentemente, esiste un problema politico anche all'interno
delle forze della maggioranza, tra le quali è mancato il
dibattito circa il futuro del Ministero e dell'AIMA, della cui
riforma ancora non si parla, mentre il generale Lecca, come si
ricava dall'intervento dell'onorevole Ferrari, è il Ministro
plenipotenziario per le politiche agricole. Non comprende
inoltre perché i componenti del gruppo dei Popolari abbiano
sottoscritto solo ora una risoluzione presentata tredici mesi
fa.
Dichiara, infine, che la mancata accettazione delle sue
proposte non gli consente di votare a favore delle risoluzioni
in quanto oltre a colpire la figura del direttore generale
sarebbe necessario radere al suolo l'edificio per ridare
fiducia a tutti.
Flavio TATTARINI (democratici di sinistra-l'Ulivo),
intervenendo per dichiarazione di voto, premette che le
risoluzioni sono sempre iniziative particolari che sollevano
problemi rilevanti provocando discussioni in Commissione in
grado di arricchirle, dando loro particolare significato. La
premessa è indispensabile perché il gruppo dei Democratici di
sinistra è disponibile a valutare i contenuti delle
risoluzioni nel merito se vi è un'analoga disponibilità a
riformularle tenendo conto anche delle loro valutazioni.
Solleva in proposito alcune questioni: la discussione e
l'approvazione di risoluzioni sull'AIMA non possono
prescindere dalla richiesta che il Senato approvi
definitivamente in tempi rapidi la legge istitutiva di una
Commissione di inchiesta sull'AIMA stessa, che costituisce un
capitolo fondamentale per fare chiarezza individuando
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le responsabilità tecniche e politiche; non può condividere
giudizi azzeranti della struttura se non si prende atto che il
Governo in carica è il primo ad assumere iniziative serie per
la riforma e a dotarsi di strumenti atti allo scopo; non è
disponibile ad alcuna riforma che non preveda un decentramento
totale a favore delle regioni, lasciando al centro soltanto le
funzioni di coordinamento, indirizzo e raccordo con l'Unione
europea; la proposta relativa alla riforma deve pervenire
all'esame della Commissione entro luglio; infine, non ha
motivo di discostarsi dalla risposta del rappresentante del
Governo che costituisce una cornice importante per lavorare
costruttivamente.
Ricorda che si è parlato dell'accertamento e del
perseguimento delle responsabilità fin dalla istituzione della
prima Commissione presieduta dal generale Lecca; non ha motivi
che ostino alla rimozione del direttore generale, di fronte
alla quale si proclama indifferente. Ritiene però che sia
necessario produrre una discontinuità radicale non soltanto
per quanto riguarda l'AIMA ma per tutti i settori gestiti dal
Ministero per le politiche agricole.
Domenico IZZO (popolari e democratici-l'Ulivo),
intervenendo per dichiarazione di voto, condivide pienamente
le considerazione dell'onorevole Prestamburgo in merito al
primato della politica. Pur comprendendo che gli esponenti
delle forze di opposizione esercitano il loro mestiere, non
reputa possibile celebrare un processo al Ministro e al
Governo attualmente in carica dal momento che in tempi brevi
si sono succedute diverse maggioranze politiche e si sono
susseguiti diversi Governi. Facendo per un attimo le veci dei
presentatori delle risoluzioni ritiene che esse siano
immodificabili nel punto relativo al segnale immediato da dare
con la rimozione del direttore generale. Nella parte narrativa
si possono inserire le valutazioni espresse dall'onorevole
Tattarini, che costituiscono patrimonio comune di tutte le
forze di maggioranza. Crede che non vi sia alcuna preclusione
a tale inserimento, interpretando così il pensiero dei
presentatori delle risoluzioni, al fine di esprimere un voto
ancor più convinto. Eventualmente un rappresentante per
ciascun gruppo potrebbe essere coinvolto nella formulazione di
un nuovo testo, da sottoporre al voto della Commissione la
prossima settimana.
Giovanni DI STASI, presidente, domanda ai
presentatori delle risoluzioni se siano disponibili ad
accogliere la proposta da ultimo formulata dall'onorevole
Rizzo o intendano insistere per la messa in votazione dei
testi presentati.
Mario PRESTAMBURGO (popolari e democratici-l'Ulivo) si
dichiara disponibile a riformulare il testo della risoluzione
di cui è firmatario, rammaricandosi perché l'onorevole
Tattarini non ha ascoltato l'illustrazione della risoluzione
stessa. Ritiene comunque che si debba dare un segnale forte
dal momento che vi sono Ministri in difficoltà per causa delle
burocrazie che remano contro. Ribadisce infine la propria
disponibilità a riformulare la risoluzione, eventualmente
senza partecipare in prima persona alla riscrittura del testo,
che potrà essere messo in votazione la prossima settimana.
Giorgio MALENTACCHI (rifondazione
comunista-progressisti) non ha preclusioni ad accettare la
proposta formulata dall'onorevole Izzo, rilevando che le
valutazioni espresse dall'onorevole Tattarini costituiscono
patrimonio comune delle forze di maggioranza.
Giovanni DI STASI, presidente, prende atto della
volontà di riformulare le risoluzioni all'ordine del giorno,
rinviandone la discussione ad altra seduta.
La seduta termina alle 17,25.
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