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ENNIO PARRELLI, Relatore. Sì, è anche imputato.
Come dicevo, il deputato Sgarbi accusava il magistrato di
aver "insabbiato", quale incaricato delle indagini contro il
dottor Romeo Simi de Burgis, tali indagini relative ad accuse
di corruzione contro quest'ultimo da parte del "pentito
attendibile" Angelo Epaminonda, archiviando il caso dopo
essere stato a cena con il Simi de Burgis medesimo, il quale,
a sua volta, sarebbe stato a cena con Angelo Epaminonda.
Inoltre, accusava il dottor Davigo di non aver adempiuto, in
tal modo, ai propri doveri e gli rivolgeva pubblicamente
l'intimazione a provvedere alla riapertura del processo,
minacciando che altrimenti lo avrebbe denunciato per
"collusione con la mafia, per concorso in associazione
mafiosa", ammonimento, quest'ultimo, correlato dal conduttore
televisivo a precedenti querele proposte contro di lui dal
dottor Davigo nonostante la "lampante verità" delle cose dette
in trasmissione.
Vi è stata inoltre l'aggravante dell'attribuzione di fatti
determinati.
Prima dell'udienza preliminare, il difensore
dell'onorevole Sgarbi ha ovviamente depositato una memoria
difensiva eccependo la guarentigia dell'articolo 68, primo
comma, della Costituzione, ragion per cui il giudice per le
indagini preliminari del tribunale di Brescia ha rimesso gli
atti alla Camera dei deputati.
La Giunta per le autorizzazioni a procedere, a
maggioranza, si è pronunciata a favore della sindacabilità. Le
osservazioni formulate sono le seguente. Il contesto giuridico
e fattuale nel quale l'onorevole Sgarbi ha pronunciato le
frasi oggetto della querela, in una con la natura e qualità
della terminologia usata, è tale da escludere l'operatività
delle guarentigie invocate.
E' proprio la sinergia concorsuale di tale complesso
contesto che fonda siffatta convinzione. Si pensi, ad esempio,
al messaggio, di certo non subliminale, della raffigurazione
che si pone a titolazione muta, ma proprio perché tale più
eloquente e penetrante, dei due maiali - come dire - "togati"
e con le "attrezzature" e conseguenze di macellai.
Si pensi al prestigio ed alla consapevolezza
dell'onorevole Sgarbi, del quale non si può non apprezzare la
cultura e il dominio dei mezzi espressivi e concettuali.
Si ponga, infine, mente al sapiente uso spettacolare della
presunta complicità tra magistrato e magistrato per scagliare
l'accusa di "in tal modo favorendo la mafia" e "... di
insabbiare soprattutto le cose che riguardano i magistrati",
che trova il suo apice effettuale nella qualifica di
"corrotto" così assolutizzata con recisa e secca
affermazione.
Tutto questo induce a ritenere che non sempre e comunque
il deputato possa godere dell'immunità concessagli dalla
suprema legge statuale e dalle norme ordinarie applicative
allora esistenti, poiché il fatto di essere onorevole deputato
della Repubblica comporta anche dei doveri ai quali non è dato
sottrarsi, quando, come è del caso - ed è quel che più conta -
non si possano in alcuna maniera ricondurre le attività e le
espressioni esplicative della stessa al mandato parlamentare
né in modo tipico e neppure in modo atipico, intendendosi per
queste ultime quelle manifestazioni "divulgative" di cui si
parlava nel decreto-legge più volte reiterato, che poi è
decaduto.
Aggiungo una sola considerazione. Per me personalmente è
molto complesso e delicato, stavo per dire sofferto (ma la
frase è talmente abusata che quasi più nessuno la pronuncia, o
quando la pronuncia nessuno ci crede)...
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