| ANTONIO SODA. Signor Presidente, non concordo con la
proposta della Giunta per le autorizzazioni a procedere e
pertanto voterò per l'insindacabilità, però desidero svolgere
qualche riflessione per motivare il mio voto.
Non credo che i toni accesi ci aiutino a risolvere questi
problemi. So che è in corso un dibattito sull'interpretazione
dell'articolo 68 della Costituzione. Ci si chiede se la sua
applicazione debba essere limitata soltanto agli atti tipici
parlamentari o se copra anche l'attività politica svolta dal
parlamentare sul territorio, se questa debba essere sempre
coperta dalla guarentigia ogni qualvolta il parlamentare
esprima un'opinione o se un discrimine ed un limite debba
essere trovato in quello che si definisce l'insulto o la
diffamazione. Questo è un tema delicatissimo.
La questione si pone quando un parlamentare, a torto o a
ragione, conduce una sua battaglia politica, che non riguarda
l'attività privata di un singolo cittadino. Sono d'accordo con
il collega Ciani che ha chiesto a che titolo, quando, dove e
come possa difendersi un cittadino attaccato dal potere ed è
proprio questo il limite che dobbiamo tener presente
nell'interpretazione da dare all'articolo 68. Ma il caso
Sgarbi è anomalo e tipicamente italiano, se volete, e tuttavia
rientra comunque nella tradizione di un certo conflitto
politico e di un certo parlamentarismo.
Sgarbi può avere torto o ragione quando conduce certe sue
battaglie: questo lo dirà alla fine la storia
(Commenti)... In questo caso Sgarbi denuncia un fenomeno
(Commenti)... fatemi parlare, per cortesia. La storia
del nostro paese dirà se vi sono stati, per esempio, degli
atti giudiziari viziati da un eccesso di ricerca di
protagonismo dei magistrati (Applausi dei deputati del
gruppo di forza Italia). La storia dirà se le numerose
assoluzioni che hanno luogo nei dibattimenti italiani, che
sono superiori rispetto a quelle degli altri paesi democratici
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