| NANDO DALLA CHIESA. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
a me sembra che il modo in cui questo dibattito viene condotto
sia viziato dalla difficoltà di orientarsi in merito alle
indicazioni, alle prescrizioni dell'articolo 68 della
Costituzione. Mi sembra anche che non sia viziato soltanto
dalla difficoltà di capire in che modo l'attività televisiva
dell'onorevole Sgarbi possa rientrare a pieno titolo e sempre
nell'esercizio della funzione parlamentare. Non è solo questo
che sta viziando il dibattito. Invito i colleghi a riflettere
in proposito, perché potremmo andare su una china pericolosa.
Mi sembra che sul giudizio che viene dato, sulle nostre
facoltà di avvalerci delle guarentigie del parlamentare e sui
limiti entro cui possiamo esercitarle pesi molto
l'atteggiamento di settori del Parlamento o di singoli
parlamentari nei confronti dei magistrati. Credo che questa
sia una logica sbagliata e in qualche modo perversa, perché da
un po' di tempo serpeggia la convinzione, che oggi ha preso
corpo definitivamente, secondo cui noi rispondiamo agli abusi
della magistratura - che noi attribuiamo o che effettivamente
sono commessi dalla magistratura - con abusi da parte del
Parlamento, che alza il livello delle proprie guarentigie
oltre il limite della sopportabilità in un paese
democratico.
Dire, ogni volta che discutiamo di questo argomento, che
ci sono dei magistrati che hanno sbagliato lì, ci sono dei
magistrati che hanno commesso degli abusi dall'altra parte, ci
sono degli arbitri da parte di questo o quell'altro
magistrato, e attraverso questo giustificare l'assunzione in
termini generali da parte del Parlamento di un di più di
garanzie nei confronti dei propri membri, secondo me comincia
ad assumere il tono della rappresaglia e non mi sembra una
grande forma di garanzia. Infatti abbiamo sempre detto alla
polizia che commetteva gli arbitri che agli arbitri non si
risponde con gli arbitri; abbiamo sempre detto alla
magistratura che combatteva le emergenze che alle prepotenze
ed alle emergenze si risponde con la legalità e con la
regolarità;
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adesso, di fronte ad abusi che in qualche modo coinvolgono
anche membri del Parlamento, rispondiamo con la teoria secondo
cui ad abuso segue abuso e che gli abusi della magistratura
vengono fronteggiati da parte del Parlamento, che in qualche
modo li teme, a torto o a ragione, con altri nostri abusi.
Credo che questo non sia assolutamente accettabile, perché
se esistono abusi della magistratura, ebbene, facciamo anche -
perché no - delle attività di inchiesta che rientrano nella
funzione propria del parlamentare, facciamo in modo che il
Parlamentare svolga fino in fondo la sua funzione ispettiva e
di denuncia. Se li vediamo diffondersi per il paese,
incominciamo anche a fare un osservatorio delle sentenze, un
osservatorio dei mandati di cattura o delle misure in cui
possono essere costrette le libertà dell'individuo a causa di
questi abusi. Questo è il modo corretto da parte del
Parlamento di intervenire, non quello di sostenere che il
parlamentare in qualsiasi situazione può asserire quello che
vuole, perché si parte con i magistrati e, come è stato
dimostrato, si arriva ai comuni cittadini; e le stesse persone
che in quest'aula motivano il loro voto per l'insindacabilità
quando le opinioni vengono espresse contro i magistrati, hanno
espresso il loro voto a favore dell'insindacabilità anche
quando queste opinioni colpivano i comuni cittadini.
Ciò dimostra che si parte da un principio e poi lo si
applica ovunque; e la logica di rappresaglia ci porta davvero
ad abbassare il tono delle garanzie di questo paese
(Applausi dei deputati dei gruppi misto-verdi-l'Ulivo e dei
democratici di sinistra-l'Ulivo).
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